L'Unità - anno I - n.3 - 30 dicembre 1911

e i programmi d'azione non s' impron ·isano da un giorno all'altro. Bisogna elaborare le idee oggi, e mettersi a diffond erle domani , affìnchè siano mature nell'opinione pubblic a domani l'altro. Ebbene i socialisti di tutti i colori e di tutte :e denominazioni, intendono continuare a non volere ocmp arsi del problema, come han fatto fra il 1901 e il 190-1-,allorchè si preparava il regim e doganale attuale? Cioè, intendono rendersi complici, passivi bensì, ma consapevoli , del rincrudime nto di protezio– nismo industriale settentrionale, che si pre– para a danno di tutta l'Italia agricola, set• tentrionale e meridionale? E che cosa vogliono di fronte al problema tributario? - Intendono disinteressarsene sempre, come fecero nel t 902, alloréhè senza nessuna pressione in contrario - e allora . erano onn .ipotenti ! -- lasdarono che cadesse la riforma \Vollemborg, che avrebbe alltgg,ri/o il Mt{{ogiorno e il Setlwfno11e agrii:olo, e avrebbe aggravato quel St>flmfrione industrial e, che sfrutta e dep:1.upera l'intera Italia, ma che eleggeva i deputati socialisti ? Oppure - peggio ancora - ritorneranno a magnificare come grande riforma tributaria il zibaldone presentato dall ' on. Giolitti ' nell'autunno del 1 909, il quale non riformav, un bel nulla, e solo aggiunge\'a tasse e ingiustizie nuo\'e alle tasse e ingiustizie antiche? E' il suffragio universale, questo po\·ero suffragio universale, lo vogliono, non lo \·o– gliono, lo subise;ono, lo temono, che cosa intendono farne? (Si veda a questo propo· sito l'articolo segu e~te del Savelli). Insomma, il giorno in cui riprendessero il timone politico, come lo tenne ro nel 1901- 1902, ritorneranno a perdere tutto il loro tempo col riposo festi\'o, con .!:,_Uf– ficio del lavoro, con la Banca del lavoro e simili alt_re riforme, non mai discusse e au– torii{al e dai Congressi, dovute alle semplici iniziative personali di questo o quel deputato , o sbagliate, o di scarsa importanza, o estre– mamente discutibili, e in tutti i casi utili solamente a pochi gruppi proletari meglio ag1111rrili e perciò meno bisognosi degli aiuti legislativi; ·- oppure intendono battere una nuova strada ? A queste domande nessuno vuol-rispondere. Si tengono congressi continui per discutere sempre nuove redazioni dell'atto di fede socia– lista. Ma si scantona sistematicamente in tutti i congressi di fronte a tutti i problemi di azione concreta. Così ogni Congresso si chiu– de con una nuova redazione del simbolo degli apostoli ; ma i deputati, e i giornalisti, e gli amministratori di organizzazioni restano sempre con le mani libere per fare quello che vogliono, cioè per badare agli interessi dei soli gruppi organizzati e influenti, trave– stiti da « proletariato ». Jmpreparazione a discutere i problemi tec– nici della politica nazionale? - Sì. - Ma anche cattiva volontà. - Perchè sono molti anni che qi;este \'erità sono dette e ridette e rifischiate alle orecchie del Partito. Ma è stato sempre fiato sprecato. Ognuno aveva da badare ai e fatti propri ~, ed aveva a noia com e importuni disturbatori coloro che si ,sforzavano di agitar e qualche problema di vero int eresse democratico e nazionale. Ora, un Partito ridotto a questa atonia in– tellettuale e morale,. non è un partito ago– nizzante e forse morto, anche se nel campo della critica negativa - di quella che non ac• compagnata da azione positiva non è che bella e buona maldicenza - continua ancora ad agire e a dar segno di esistere? A noi pesa assai scrivere queste amare parole. li Partito socialista è stato I' alberd alla cui ombra no: abbiamo sognato i sogni più puri della nostra gioventl1. - Gli uomini, che hanno fondato e che dirigono · tuttora questo Partito, sono stati i nostri più eflicaci educato, i. - Ma non mai più che nei momer.ti , in cui abbiamo criticata e combattuta l'opera, che ci sembra\'a e ci sembra tuttora funesta, di q1J.esti uomini, noi ci siamo sentiti loro di– scepoli e quasi loro figli intellettuali. - Noi difendemmo contro di essi l'idea le, che essi ci avevano educa to ad amare e a porre sopra ogn.i altra cosa al mondo. L'UNITÀ Ed è appunto la fede sempre viva in que– sto ideale, che ci spin ge anche oggi a rip e– tere: e Il Partito socialista , quale ha funzio– nato in questi ultimi anni , non è degno di esistere più. O si rinnuova sulla base di idee positive chiare e con crete ; o è bene · che al piì.1 presto si dissolva > . Quella reazione, la quale o prima o poi si determinerà nel paese contro gli errori della politica estera ed interna di questo torbido periodo della nostra vit:1.nazionale , non deYe essere con fiscata, come già avvenne della rea– zione contro il crisp ismo e contro il reazio• narismo pellousiano, da un Partito, che si dimostri ancora una \·olta incapace di com– prendere tutti i problemi più \·eri della no– stra vita nazionale, e che non appena si ao,·i di nuovo in grado di agire positivamente sul governo d'Italia, non sappia far altro se non ripetere tutti gli errori e tutte le tristizie dei partiti, contro cui ave\-·a prima battagliato. • L'Unità. Accordi tripolini, .Mentre /'on. Pafllt1leo11i,dopo ave,·e aff ermalo :.ml Giornale d' Italia del J O se/lem b,.e 1 f)I I nella mani era più esj>licila che I' l talia deve r1spet1are in 1 ripolitania u la rd igio11e,i costumi e il tff. tilt o privalo degli indigeni 11, è passalo sul Popolo di Gallipoli del I9 novembre I9Il ad t1Jferma1 e sempr e " uella maniera piir esplicita " che " la imbastardita alhml e popolazion e costiluila dal– /'il,croc,o di quanto ,,•J,a di piit laido Ira le ra~– :;e uman e, va respittta e dislrul/a e sostituita co11 br1011 sangu e italia no "; -- e se qaalcuuo si ar– rischia sse a domandar e al prof. Panta/ eoni i,i e/re modo I' llalia potrebbe rispetlar e la ,·eligione, i cosltm1i e il dirillo privato di ut1a popol(l:;1011e che si deve dislnt gg ere, il prof Panlal eoui ri– peterebbe certamente cou la grand e so/mnità ~~;~ee ~:~sG't~r~~f e'':A ;;'r ~:'~f:,; ~":f ~~o g~ _ discutere. De1.1t bastare al /ti/ore ordinario, il ql,ale lettore nulla ·sa, il parer e dei compelmli in una questione di fallo, come a lui basta questo parere Stl ,ma questione di fatt o in argonm,to di astronomia n; - 11011 ma11ca1w,invece, i lripoli11i che vedono riposta la salute avvenire d'Italia ne– gli e/felliprodigiosi che deriveranno da/l'i1tcrocio del nostro sa11gu1 col sangue lripoliuo, e si espri– mono in questi ac,:mti: " Vai a Tripoli , o Italia Hoslra, vai e restaci ad ogni coslo e 11ell'alli11ilà ,iuova e nei m,ovi confalli ritempra le tue Joru ed il tuo sm,gu e. L ' aulico sangue ringiova11mdosi tor,ierà ad avere 11so/)rm,vent o e tu sarai il fon/asma di Roma che a poco a poco tornerà ad ajfennarsi. Vedrai chinare innan .ei a te le tue sorelle più de– boli e fi,i dai suoi cardini tu farai tremare per l'u/Jima volta il nostro pia11,1a cl,e volr al /,:a . . monto ,, Chi desidera piit pncisi parlicolan · s" questo bentauspicalo comm t>Vimen/o tellurico, può n·vol– g ersi a Galatea " rivista del pensiero lei/erario, scimtifi co ed artistico ,,. Se i tripolini si mell,ss ~ro ,m po' meglio ,ra c– cordo prima di mettere in giro le loro corbellerie, "o" sar ebbe mal,. g. p. D'Annunzio • cestinato •. La ghiotta notizia è stata data d;ill' .,./va,,li del 24 Dicembre, e non è stata smentita da nessuno degli intere.ssati : dunque è vera. E merita d'e s– sere accuratamente conservata: A l poeta della l'appo11ci11a, esule... vo/011/ario a Parig i, ne s/a,mo rapitando delle bel!t:. Dopo le canzoni d 'oltre ,na,·e, dei trof ei, det sacra– metJ!o, del sang ue ecc. ecc., Cf[li aveva seri/lo quella dei Da, ·danelli. Questa cam;one rifiutala dal Corriere della Sera , fu dal poeta co,r. gran g esto offerta al Comitat o ,,ene::iano per t,;,, Croce ,·ossa. A tale oj "erla ern sia/a falla una sovru– mana e da,111,nnùma redam e. 11/a d,e è e che 11011 t\ la canzone 11011 si pubblica e il Comi/al o ve11e::ia110 la i111ba/la e la rispedi.rce al D 'A mnm– zi o per le oppor/1111e corr ezioni. L' lm aginijico si ,-ijiula sd,:guoso alle correzi oni ed alk sll e11ua::io11i. Che cosa è staio, i11so111111a, domanderà I' impa::ienle lettore. Ecro qua: Il D 'A1mu11::io nella Owzo11e dei Da rdmtelli J[illa fuo co e fiamme contr o la Germania e (011/ro l'Au slria; con/ro /' Imperatore Francesco ripete anche la celebre i,welliva del Ca,-ducci scritt a l' i11doma11idel 111a,·tirio di Oberda11: « l 'impera– tore degli impi ccali~ . I 11a::io1talisli si spave11la– ro110 e lice11::iaro110 inon ·iditi il poeta poidtè le f orr!te sono om i11onore .. secondo gl i usi locali. /)al/a lrag edia, dunque, disff 11dia1110 alla com• media, dalla commedia alla f arsa e dalla far sa alla pochade. L' abbonamento decorre a cominciare · dal primo numero del l'l}ese, in cui f' ab– bonamento è inviato. - Chi invia l'abbo– namento entro il corrente mese di gennaio, avrà anche, se li: ch:ede, i tre primi nu– meri usciti nel mese di dicembre. - Chi non intende abbonarsi è pregato di rin– viare al più presto i nume -ri di saggio « senza staccare le fascette. » Suffragio universale e democrazia. C'C un 1>unto capitale intorno a cui tutti "am:o d'accordo oggi, in Italia, quanti s'occupan o, con un po' di gusto, della \'ita politica ciel nostro paese - tutti . s'int ende, sal\'o i soliti ritarda. tari che, per definizione , devono arri,·ar e dopo gli altri - ; ed il punt o si è precisamente che i ,·ecchi partiti , le \'ecchie nomenclatur e politiche·, non rappre sentano più vere e concrete distin– :.doni nel campo dell 'azione, ed hann o perduto ogni chiaro significato. Uomini che pro,·engono da parti lontani ssime s' intendono , hann o certe diretlive comuni e son portati a giudicare, se 110 11 ancora ad .lgire, al– l'unisono ; altri , che pur ieri sembrarnno della stessa bran ca, non s' intendono più e si guar• ciano tra loro cc,me amanti che abbiano più ,·ohe , reciprocamente, tradit o l'antico giurnment o. Conser\'atore ! Questo epit eto, applicato qual– che anno fa_ ad un po\·ero uomo . .gli face\'a ac– capponare la pelle e gli attirava addo sso il pub– blico disprezzo. Chi sono oggi i conserrnt ori più temibili, gli amici dell'on. Sonnino o i socialisti riformisti? L'on. Sonnino , pur restando nell'am– bito dell' <ltlUale ordinament o sociale, !-OStiene sinceramen te il suffragio univer sale, ossia vuol mettere tulte le classi e categorie , p~r quanto è possibile, in condizioni di difender si e di farsi Yalere. I riformisti - non è il caso di distinguere troppo tra riformisti di destra e riformisti di si– nistra-, meno qualch e in<li\·idno isolato, esclu– SÌYamente preoccupa ti dei parti colari interes si dei loro adepti , certi che il suffragio univer sale spezzerebbe le loro clientele ed abbatterebbe le posizioni privilegiate di cui godono, pur non di• chiarandolo troppo apertamente, di questa rifor– ma si sono stmpre disintere ssati, ed oggi che il Governo con gran clamore la promette e la im– pone, essi , i riformat'ori della società ab ùnis , la subiscono, poveretti, la subiscono ! Dove sono i conservatori ? Anticlericalismo! Altra magica parola che riempie di sacro fuoco !'onesto anin;o di un buon prolerario e suscita ,·eri impeti d'entusia– smo nel cuore del giovane intellettuale di belle speranze. Ma chi sa indicarmi in questi felici tempi di democrazia · trionfant e, qualche idea, qualche diretti,·a, qualcosa di concreto che, lon– tanam ente arieggi, a questo riguardo , la con– dotta dell'antica destra cavourri.ana? Nulla: nulla che non sieno smargiassate o commemorazioni di Francesco Ferrere Giordano Bruno, ormai ac– comunati, nelle acute menti dei nostri democra– tici, in un sempiterno connubio. Esist ono oggi, sul serio, anticlericali in Italia? E così, potremmo continuare per un bel po': non c'è problema nazionale che non riYeli, la degenerazione dei grandi partiti; non c'è partito che, analizzato nella sua vera azione, non ri\·eli la più insanabile rontraddizione co'suoi principi. Gettiamo uno sguard o sul PMtito repubbli cano. Chi sa additare un partit o meno repubblicano del repubblic .:mo? Si potrà obbiettare che, oggi come oggi , di fronte alla nostra monarchia, non po– trebber o regolarsi di"ersamente. E sta bene. Ammettiamo. Ma conser\'a ssero almeno la loro fisionomia distinta, un raggio di quella ll:ce idealistica che fa del repuhblicano, in Italia, il T'artito di più nobili tradizioni. Niente. Son ri– dotti, poveracci, ad accodar:;.i ai socialisti per i quali sentono, in fondo all 'animo, una insa– nabil e antipatia, ma di cui sono, in faccia al paese, disgraziati ssimi plagiari. E il tlisguslo nel se,10 dei Yecchi partiti, della democrazia in ispecie , si fa sempre più profo ndo; i migliori, le anime devote e sincere, o vi stanno rincantu cciate e sdegnose, o, più confortante atte ggiamento , si preparano ac 1 un' nperta ri– bellione. ~= appunto di qu 1 esto disgusto che bisogna tener conto, e che dobbiamo studiare da \'icino, se vogliamo intendern e il valore e capire i nuo vi orientam enti della nostra Yita politica. Quanti oggi, uomini di una certa sincerità , sentono in fondo all'anima la nostalgia dP.I vi– goroso e batta gliero socialismo di quind ici anni fa, o del vecchio e glorioso 4 Partito repubblican o ne'suoi begli anni , o del forte e fattivo Partito liberale, non vogliono - la semplicità loro non giunge a tal segno - ritornare indietro di ven– t'anni o di cinquant 'anni ; nè pensano che biso• gnerehbe cancellare gli avvenimenti e le espe– rienze di questi ultimi tempi. Sanno questi spe– cialissimi nostalgici, che se le cose han presa questa piega, vi sono molte brave ragioni; sanno che le cose stann o così perchè, nelle condizioni in cui si sono svolti gli avvenimenti, non poteva avvenire diver samente. U Id l{.U Ma allora perchC prote!-tano? l)j che si lamen– tano ? Cl1c.· cosa <'o.f:lio110, in f ine/ Essi ricordan o che quel poco. o tant o, che s'è fatto di bene dai pilrtiti. nell'ora buona di cia– scun part ito, s' è fatto appunt o pcrchè uomini mora lment e alti. pieni cli spirito cli sacrilicio, interpretJ passionali di un'o ra sto rirn. si son gettati in mezzo alla vita ed han chiam.ito a raccolta le minoranze batta gliere che fanno la . storia. ì\la poi, si sa I Gli uomini invecchian o, le idee !-i adattan o, alcuni interessi si consolidano, le schiere s'Jllargano, le minoranze di\'entano maggioranze , nei ranghi incomincia una sele– zione a rovescio.... e le statur e si abba ssano. i~ l'ora grigia dei partiti: !'ora attua le dei Partito socialista italiilno . L'ora in cui un par, tito , compiuto il suo ufticio, dato quello che pote,·a dare , si corrompe. Bisogna rimuov erlo e passare oltre. Che cosa ,·ogliono adunque gli scontenti di cui abbiamo parlato? \'ogliono rimettere assieme poch i uomini, di statura morale possibilmente alta , che inter– preti. in quest 'ora di sfacelo, di qualche grande interes se, con cuore sicuro si caccino a\·anti rompendola con i \·cechi partiti. etichette sgual– cite omai prive di significato. La nostalgia degli scont enti d'oggi non l'." poe• tico rimpianto d'un passato ch' è morto; non è letterario disprezzo dell.l prosaica realtà; è spe• ranza e proponimento di ritemprare il presente, l' ora nostra. la storia cui collaboriamo. con nuova f ede. Oggi in Italia tutti son democratici: democra– tico il Presidente del Consiglio , democratico !'on. De Rellis (non è molto l'Avanti ! ne faceva sperare il rav\'edimento), democratici tutti i de• putati compari delle industrie protette. Consen ·atori non ce ne son pili : però la de– mocrazia che ci delizia è democrazia ronscrva– lrice , democrazìa di politicanti che sfruttano i favori dello Stato~ tutto S\'antaggio della grande massa dei proletari , soprattutto dei contadini, che de\'ono pagar le spese di tutte le protezioni industriali ed operaie. La democrazia imperante è democrazia cli minoranz,e parassitarie. Koi, Ìn\'ece, ,,og'iiamo un.l democrazia che spezzi i privi:egi dei nuovi feudatari borghe si e delle nuove corporazioni proletarie; democrazia non solo avver sa ad ogni spartizion e ingiusta dei frutti della produzione, ma preoccup ata della produ zione e chlla ccmqulata detb 'ric– chezza, e nemica intran sigente t: sistematica di ogni sperpero e di ogni moltiplicazione parti– giana degli inceppi statali. E poich è non è costume che i prh·ilegiati ce– dano, spontaneam ente, bisogna portare contro la \'ecchia democrazia parassita nuove masse alla ribalta, ed interessi fin qui obliati e calpestati; bisogna opporre gruppi nuovi più larghi ai gruppi vecchi ristretti ; bisogna garantire una più vasta eguaglianza del diritto con nuo ve forze. Ed eccola 11ostrn fiducia nel suffragio univen ale. A qualcuno o:embra eccessiva questa fiducia. Sara davvero, dicono, un toccasana questo suffragio universale ? o non riuscirà, dceversa, a far discender e ancora più giù la bassa demo– crazia? E già vedono, con troppo facile immagina– zione, accre sciuto il numero dei postulanti, al– largato il ·parassitismo politico. E tremano pen• sando che, dopo il trionfo della Banc~ del la– \·oro , bisoguerà aspettarsi chi sa qual lunga serie di banche agricol e, e fare anche una buona flotta per gli emigranti, capitanata da ufficiali organ izzati e gestita direttamente dallo Stato. Ma chi pensa che il paras sitismo si accre- .. scerà, non riflette che il parassitismo non può essere che dei pochi. Si possono facilmente ta• citare gli appetiti di pochi speculatori; si può agevolmente migliorare la pos.izione di qualche categ oria proletaria a spese di tutti, ed a– verla cosi consenzi ente pas sh•a e magari attiva all'oppressione dei più; si può creare una posi– zione di pri vilegio a qua lche cooperativa. Ma alla maggioranza degli ultimi , alla grande massa dei contadini , che formano la vera popolazione italiana, quale pri vilegio si può conceder e che non sia un diritto riconosciuto ai più? Non per nulla i più fra i riformisti han sempre fatto i sornioni quanclo in questi ultimi anni, qualcuno batteva il ferro del suffragio univer• sale: essi intuivano che il trionfo del suffragio uni,·ersale avrebbe suonata la loro fine. Ed appunt o questo oggi sta per accadere . Non crediamo di andar troppo oltre con le pre– visioni del futuro , se nel, suflfagio universale vediam o lo sfacelo rapido della vecchia demo – crazia e i primi albori di una democrazia nuova. Genova, i dicembre 1911. Rooo1.Fo SA vELLJ,

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