Una città - anno V - n. 38 - gen.-feb. 1995

di storia del socialismo I I L'identificazione fra socialismo e abbattimento del capitalismo è alla base della fine del socialismo reale e della crisi della socialdemocrazia. L'importanza di quegli eretici del socialismo, Merlino, Caffi, Rizzi, allora emarginati perché vedevano il socialismo non come negazione di qualcosa, ma come affermazione di un'etica. Intervista a Nico Berti. Gianpietro "Nico" Berti è ricercatore di Storia del Risorgimento al1'Università di Padova. Si occupa di storia dell'anarchismo e delle idee del/'800 e ha recentemente pubblicato il libro Francesco Saverio Merlino. Dall'anarchismo socialista al socialismo liberale (Franco Angeli editore) Nel momento in cui il crollo del l'errore originario. Conseguentemente sono andati in crisi anche quei tipi di socialismo, la socialdemocrazia e in parte l'anarchismo, che, pur non identificandosi col socialismo realizzato, avevano nel paradigma dell'abolizione del capitalismo la loro ragione originaria. In particolare la socialdemocrazia va in crisi perché l'esperienza del "socialismo reale" dimostra socialismo reale sembra portare che la socializzazione dei mezzi di con sé ogni idea di socialismo, produzione, sia che si consegua forse tornano buone le idee. di. con mezzi rivoluzionari che con quei socialisti eretici che ai loro mezzi riformistici, alla fine non dà tempi furono del tutto marginali una società in cui si stia meglio ed emarginati... · · rispetto al capitalismo. Se il crollo del socialismo realizza- E' considerando tutto ciò che credo to sta trascinando con sé anche valga la pena di rivisitare le idee di quelle forme di socialismo non co- quei socialisti "eretici" che non si munista, non marxista, che non lo rifacevano al socialismo marxista, avevano sostenuto - penso alla so- al riformismo, ali' anarchismo e che cialdemocrazia- credo sia dovuto da queste tradizioni furono trascual fatto che il socialismo, fin dal- rati e dimenticati. Ma che cosa ha l'inizio, si sia sempre identificato di particolare questa tradizione con l'abbattimento del capitalismo. "eretica"? Non a caso tutta la storiografia venuta dopo il '17, compresa quella più critica, lasciava sempre al socialismo realizzato un margine di positività: lì era stato abolito il capitalismo. Errori e orrori venivano .,,visti come conseguenza, non di un errore originario, ma di una deviazione da una impostazione giusta: la convinzione, di origine marxista, che la condizione imprescindibile del socialismo fosse l'abbattimento del capitalismo. Ora, perché fallisce il socialismo realizzato? Solo perché perde il confronto coi paesi capitalistici? Non credo che ci siano dubbi che la causa primaria stia nel fatto che senza essere riuscito a realizzare né libertà né uguaglianza, non è nemmeno riuscito a dare un minimo di benessere alle popolazioni di quei paesi, che alla fine hanno ceduto. C'è stata, insomma, un'implosione del sistema. E' venuto alla luce né marxista né riformista né anarchico Le "eresie" di questi socialisti si innestano proprio sull'identificazione fra socialismo e rovesciamento del capitalismo, su questa negazione speculare. Essi, infatti, non dicono che, nella ricerca di una società più giusta e libera, non si possa o non si debba abolire il capitalismo, ma sostengono che la fonte originaria del socialismo consiste nell'affermazione di alcuni specifici valori, di una visione del mondo, non nella negazione del capitalismo. Il socialismo è prima di tutto un'etica: non tanto il contrario del capitalismo, quanto il contrario di ogni società di sopraffazione, di violenza, di autorità, di dispotismo, d'ingiustizia. E solo su questa base il socialismo ha un confronto col capitalismo che può anche arrivare a un rovesciamento. Per loro comunque non si dà una società socialista semplicemente quando è stato abolito il capitalismo, ma quando effettivamente è cresciuta un'etica, una cultura, che sia il vero cemento della socialità. Il socialismo non nasce, come si potrebbe dire in senso marxiano, dalla critica dell'economia politica, ma dalla decifrazione e dalla divinazione di un possibile, diverso, modo di vivere in società degli uomini. Questo è il nocciolo dell'eresia di questi socialisti e in esso vi è anche il motivo per cui non potevano avere seguito: non facevano appello a quelle immediate situazioni sociali, economiche, alla lotta di classe dei lavoratori, che invece erano la cifra di uno sviluppo del movimento operaio e socialista che stava al passo con con tutti i passaggi del capitalismo. Non avendo la dimensione storicistica del marxismo, questo socialismo è sempre stato inattuale. Il che vuol dire che è sempre rimasto anche attualissimo. Ma chi sono i pensatori "eretici" più significativi? Ci sono state più eresie, ma il primo teorico di notevole spessore è Francesco Saverio Merlino ( 18561930). Militante e pensatore anarchico ali' inizio, era uno dei leaders del movimento anarchico italiano quando, alla fine dell'800, se ne allontanò. Ma non divenne un socialista riformista, bensì cercò la via di un socialismo "liberale". Nella sua opera principale, Pro e contro il socialismo, Merlino fa una fondamentale distinzione fra essenza del socialismo e sistemi del socialismo: l'essenza è appunto un'etica e i sistemi sono tutti quei mezzi che possono realizzarla. In sostanza propone una versione della distinzione kantiana fra etica e scienza, fra giudizi di fatto e giudizi di valore. Dicendo, ad esempio, che ci possono essere dei sistemi socialisti che uccidono l'essenza del socialismo, Merlino riesce ad anticipare più di qualunque altro l'esito catastrofico del socialismo nato dalla rivoluzione russa. Per Merlino l'essenza del socialismo non può mai essere realizzata completamente, ma può sempre essere, in misura maggiore o minore, praticata. Merlino unisce una grande tensione utopica a un marcato empirismo ed in questo ambito si situa la polemica sulla democrazia che Merlino ebbe con Malatesta, il leader anarchico con cui, per altro, restò sempre grande amico. Per Malatesta, tra democrazia e anarchismo c'è una distinzione netta, mentre per Merlino democrazia e anarchia non sono nettamente separate ed una certa pratica dell'una può portare ali 'altra. In questo senso Merlino apre una strada che può essere ancora ripensata: se i sistemi sono tanti, se sono empirici. non dobbiamo negare l'essenza a nessun sistema, a nessuna realizzazione pratica, e il socialismo non è la realizzazione di un sistema, ma è la realizzazione di alcuni grandi principi, la libertà e l'uguaglianza innanzitutto, e tutti i mezzi per realizzare questa tensione sono semplicemente dei mezzi che vanno verificati. Infatti, se io dicochc il socialismoè la realizzazione della libertà e dell'uguaglianza non dico che il socialismo è l'abolizione del capitalismo, anche se poi posso scoprire che per realizzare la libertà e l'uguaglianza bisogna abolire il capitalismo. Posso però anche scoprire che l'abolizione del capitalismo non produce la libertà e l'uguaglianza o che un altro sistema, come può essere una economia socialista liberale, ammesso possa esistere, può realizzare un tasso maggiore di libertà e di uguaglianza. Così come, se si scoprisse che il massimo della libertà e dell'uguaglianza si realizza in una società capitalista, per Merlino vorrebbe dire che il sistema che realizza l'essenza del socialismo è proprio il capitalismo. Sembra un discorso contraddittorio, ma dà l'idea del la grande spregiudicatezza intellettuale di Merlino, per cui il socialismo rimane la ricerca della massima libertà ed uguaglianza. Certo, bisogna anche intendersi su che cos'è l'uguaglianza. Se l'uguaglianza consiste nell'abolire la proprietà privata e nel mettere tutto in comune, siamo già a una definizione particolare dell'idea di socialismo, ma se l'uguaglianza è che tutti possano avere dei mezzi di produzione, al di là che questo sia più o meno utopico e irrealizzabile, vuol dire che non si pone per il socialismo la pregiudiziale dell'abolizione del capitalismo. La distinzione merliniana fra etica e scienza, per cui l'etica è la libertà e l'uguaglianza e la scienza sono i sistemi che possono essere più o meno validi, è una lezione che non è stata più ripresa, ma che, secondo me, è ancora oggi di grandissima attualità. Un altro eretico fu Andrea Caffi ( 1887-1955) e anche nel suo pensiero possiamo osservare il tentativo di portare il socialismo su un piano che non fosse quello della semplice abolizione del capitalismo. Caffi, come Merlino, non era pregiudizialmente legato a nessuna teoria scientifica del socialismo, non era quindi né un anarchico, né un marxista, né un socialista liberale. Dal punto di vista teorico era sostanzialmente un eclettico che utilizzava varie linee interpretative per costruire un socialismo che fosse alternativa "esistenziale", prima ancora che socio-economica, alla società esistente. Per lui il socialismo è innanzitutto un modo di essere, un agire a cui uno deve iniziarsi, non può essere una dottrina che abbia un'immediata traduzione strategico-politica. Proudhon era presbite,vedeva la realtà di oggi Mentre in Merlino questa possibilità c'è, Caffi ha una concezione impolitica del socialismo, e questo è uno dei motivi della sua non fortuna, del fatto che non sia conosciuto. L·altro motivo è che. essendo nato in Russia da genitori italiani là residenti, fu cosmopolita: partecipò alla rivoluzione russa del 1905 e alla resistenza antitedesca in Francia, girò per mezzo mondo e scrisse su riviste russe, americane, italiane, inglesi, francesi centinaia di articoli spesso di difficile o impossibile reperimento. Inoltre preferiva il dialogo alla scrittura, e molte delle sue idee erano affidate alle conversazioni che aveva coi suoi amici, fra i quali Nicola Chiaromonte, Moravia, Camus, Nello Rosselli, Antonio Banfi. Bruno Rizzi ( /901-1977), infine, fu un eretico del socialismo che, a differenza di Merlino e Caffi, si rifaceva a Marx, ma riduceva i paradigmi marxisti a semplici strumenti interpretativi e quindi non legava la realizzazione del socialismo alla giustezza di questi paradigmi. O' altra parte Benedetto Croce, fin dal 1896, aveva affermato che di per sé il materiai ismo storico non implica il socialismo: la teoria che tutta la storia è storia della lotta di classe non comporta una dottrina socialista, perché anche un conservatore potrebbe essere d'accordo e continuare a perseguire fini opposti al socialismo. Così per Rizzi: dire che tutta la storia umana dipende dal rapporto struttura-sovrastruttura di per sé non conduce a desiderare un mutamento del rapporto esistente perché nessuna scienza, nessun giudizio di fatto, può condurci all'etica, al giudizio di valore. Se dico che oggi è una bella giornata non ho ancora detto che vado fuori a prendere il sole. Ma che di per sé un giudizio di fatto non implichi un comportamento lo avevano detto fin dal '700 Hume, poi Weber, poi Croce e, ancora prima di lui, lo aveva dello Merlino. Rizzi parte da queste considerazioni, e se per decifrare la società capitalista utilizza alcune categorie interpretative marxiste -la teoria del valore lavoro, quella del plusvalore, il materialismo storico-, poi, quando si immagina la società socialista, descrive una società che è completamente svincolata dall'idea marxista dello sfruttamento economico. Per Rizzi, nel caso più paradossale, la società socialista è quella che permellerà a tutti di realizzare un plusvalore, non di abolirlo, dando a tutti la possibilità di gestire i mezzi di produzione. Per poter far questo naturalmente ci dovrà essere un libero mercato socialista, in cui le merci verranno scambiate in base al loro costo e uno potrà guadagnare di più o di meno in base a quanto riuscirà ad abbassare il costo e a vendere più merci. Che è esattamente il contrario del paradigma di Marx . Non c'è un problema nell'idea di un socialismo sempre "al di là" delle condizioni storiche, di ogni forma particolare di società? Merlino è consapevole che il socialismo, inteso come il massimo della libertà e dell'uguaglianza -e che, in questo senso, sconfina con l' anarchia- non potrà mai realizzarsi totalmente ed è consapevole, conseguentemente, che la questione fondamentale è l'ethos, cioè la tensione che spinge a ricercare questa libertà e uguaglianza. Questa tensione, per Merlino, ma anche per Caffi, è indipendente dalle condizioni storiche: sia che si viva in una società di alto benessere che in una povera, si può sempre rendere operante un certo modo di essere, si può sempre realizzare un po' di libertà e uguaglianza. Svincolare il fine dalla condizione storica, questa è stata l'intuizione di Merlino e questo è tulio il contrario di quanto pensava Marx, che legava la realizzazione della libertà e dell'uguaglianza allo sviluppo delle forze produttive, quindi a una certa condizione storica. Non a caso uno dei pilastri del marxismo crollati in modo irreversibile è quello che vedeva nella classe operaia la leva del socialismo: oggi la classe operaia non c'è più. Negli anni 60-70, quando ci fu la riscoperta del marxismo teorico, riviste titolate Classe operaia o Potere operaio non a caso prevedevano marxisticamente che col progresso storico ci sarebbe stata una proletarizzazione crescente, quindi l'allargamento di quella classe operaia che avrebbe dovuto guidare la rivoluzione socialista, mentre quelli erano proprio gli anni in cui la classe operaia stava scomparendo. Questo dà un'idea della duttilità delle idee di Merlino e Caffi rispetto all'astrattezza del marxismo. Lo stesso marxismo che, come pure tante altre tendenze della sinistra, ha sempre irriso tutte le forme "piccolo borghesi" del socialismo, sostenendo la centralità della grande industria, mentre, prevedibilmente, in futuro si tenderà a tornare alle piccole e medie aziende, come aveva preconizzato Proudhon. Come è stato detto da un grande interprete di Proudhon, se Marx è stato l'autore del ventesimo secolo, Proudhon sarà quello del ventunesimo, quando forse si abbandonerà l'Europa delle patrie e delle nazioni per quella delle regioni e del federalismo. Proudhon era presbite: vedeva oltre le condizioni storiche in cui viveva. Ed aveva ragione: non bisogna farsi suggestionare troppo dalle condizioni storiche che, proprio perché sono storiche, sono destinate a mutare. Uno stesso problema per Caffi: un'etica esistenziale come la sua può tradursi politicamente? Slegare la tensione socialista da ogni specifica situazione storica e da ogni costruzione sociale definita è, in particolare, la forza del socialismo di Caffi, ma anche la sua debolezza, perché, come dicevo, non permette delle precise traduzioni politiche e quindi difficilmente può trovare una dimensione collelliva. E' un abito che va bene a poche persone, ma nella vita delle società esistono dei problemi di

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