Una città - anno V - n. 38 - gen.-feb. 1995

gennaio-febbraio OPINIONE PUBBLICA. Giorgio Calò ci mette in guardia sul pericolo, mortale per la democrazia, di un uso strumentale dei sondaggi, della loro manipolazione, di una piazza telematica tendenzialmente plebiscitaria. In seconda e terza. LA FRONTIERA DELL'INIZIO. Carlo Casini ci invita a riflettere sulle domande ultime e terribili che ci pone la lecondazione in vitro: cos'è un embrione? Si può manipolare, si può selezionare, si può usare per la sperimentazione, quanti genitori può avere un bambino? In quarta e quinta. I NOMI DELMAESTRO sono le riflessioni, da Napoli, di Carla Melazzini. L'ERESIA DELL'ETICA è /'intervista a Nico Berti sugli eretici dimenticati del socialismo: Merlino, Calli, Rizzi. Per loro il socialismo non si identilicava con l'abbattimento del capitalismo, ma con un modo di vivere, con un'etica della libertà e dell'uguaglianza. In sesta e settima. LA CONDIZIONE OPERAIA AL DEPURATOREMl-NORD è il racconto di Le/e Galbiati su come la lettura di Simone Weil l'abbia aiutato a ridare un senso al lavoro di dipendenti pubblici. DA MOSTAR le testimonianze d, Abdo e Mira, due anziani signori che non hanno abbandonato il loro appartamento sulla linea del Ironie, il corso principale, e poi della giovane Mila, di Koschnick, il sindaco tedesco, di Adnan della radio. In ottava e nona. L'IMPOSSIBILE CORRETTEZZA. Alessandro Carrera, da/l'America, ci racconta come l'intolleranza antizarrista stia deteriorando la comunicazione Ira persone di razza, etnia e sesso diversi e suscitando una reazione, speculare, che rimetterà in discussione dei diritti delle minoranze. In decima. PICCOLI PEZZI DI VITA è l'intervento di Andrea Canevaro sul vuoto di una memoria che non passa più attraverso le lamiglie e l'esperienza personale e che l'uso dei lilm sullo sterminio non può colmare. In undicesima. DOVER VIVERE DA INNOCENTE è l'intervista a Massimo Carlotto sul libro che ha scritto sulla sua allucinante odissea: 18 anni passati, Ira latitanza e carcere, alle prese con un processo ingiusto e interminabile. In dodicesima e tredicesima. L'AUTO. Guido Viale ci la riflettere su quanto l'auto abbia alterato tuffa la nostra vita. Ci sono alternative? In quattordicesima e quindicesima. LORO è il racconto di Giovanna Cappelletto sulla sua esperienza di insegnante che si batte contro l'invasione televisiva della giornata dei suoi ragazzi e per salvare il libro. In ultima. Bianco

un mese di un anno "Bene, benissimo. Alle prossime elezioni vi massacre- •· remo e questa volta non faremo prigionieri, ci prenderemo le televisioni, la Banca d'Italia, la presidenza della Repubblica, perché ègiusto così. Gente come voi si merita solo Fini, così dopo sarete contenti". E' un signore di 45 anni, benestante, di Forza Italia, che si rivolge a un 'anziana signora, sua madre, colpevole di essere socialista fin da ragazza, di votare Pds da quando c'è, di detestare da sempre Berlusconi per la volgarità delle sue televisioni. La scena ci è stata raccontata da un redattore che era presente. Non sarà un campione rappresentativo, ma temiamo lo sia fin troppo. Il nuovo avanza. La sensazione che si stia tergiversando perché loro, gli antidemocratici, hanno già vinto non è piacevole. Ma rassicura la certezza che loro vogliono barare e quella, soprattutto, che il rispetto delle regole, della carta scritta, delle forme stia tutto da una parte. Quello è un buon punto fermo. Poi, lo si sa, la democrazia mette nelle m,!!nidei suoi nemici un'arma mortale. Ma così deve essere. Ai democratici non può che spettare solo e sempre il seçondo colpo. Al momento in cui scriviamo non si sa ancora se avremo un governo. Comunque vada, lo stile con cui il presidente incaricato ha reagito alla canea sarà stata una folata di aria pura. Con un tono dimesso, ma anche fermo ha detto: non ho tradito e non mi sento tradito. Nello stesso momento da un canale Fininvest un fascista stava già parlando di sua moglie. Questo per l'etichetta, che è cosa importante. Per quell'etica che sognavano gli eretici del socialismo, rimandiamo all'ultima: lavorare con fatica e tanto affetto perché due ragazzi che passano ore di frqnte alla televisione e che si atteggiano a naziskin, alla fine, leggano volentieri16 ottobre 1943 di Debenedetti. Partire di lì. PUBB Il sondaggio, a volte anche manipolato, è ormai usato come slogan e come strumento di pressione. La piazza telematica non sarebbe democrazia diretta ma tirannide. In un paese spaccato in due dove il risultato elettorale lo decideranno gli incerti, il controllo dei mezzi di comunicazione televisivi può essere decisivo. La necessità di una grande coalizione per la difesa di una democrazia in pericolo. Il rischio serio di quei cinque milioni di italiani che sono contro il parlamento. Intervista a Giorgio Calò. B1 Giorgio Calò è amministratore delegato dell'istituto di ricerca Directa. I sondaggi d'opinione influenzano ormai le scelte politiche e lo stesso modo di fare politica. Cosa comporta questo per la vita democratica? Il dibattito sui sondaggi è aperto in tutto il mondo, ma in Italia, da quando è sceso in campo il Cavaliere, anche questo settore si è purtroppo imbarbarito. Rispetto ad altri paesi, di sondaggi fino a un anno fa se ne facevano relativamente pochi. C'era e c'è, come in tutti i settori, chi lavora meglio: professionisti più preparati e altri m~no preparati o meno seri, ma non era mai successo nulla di veramente molto grave. I sondaggi erano usati cum grano salis, senza esaltazioni e senza demonizzazioni; erano, come in tutti i paesi del mondo, uno strumento di conoscenza. Oggi invece hanno preso una piega che a me non piace: sono diventati uno strumento di lotta politica. E se l'uso dei sondaggi non può bastare per vincere, è anche vero che può contribuire a vincere. Detto questo, che configura già una situazione del tutto particolare rispetto agli altri paesi del mondo occidentale, il discorso sul rapporto sondaggidemocrazia diventa anche un discorso etico e in questo senso riguarda anche altri paesi: è una questione più generale. Il sondaggio, anche quando è fatto ad opera d'arte, cioè applicando seriamente le norme della statistica, pur essendo un utilissimo strumento di ricerca sociale, di per sé non ci consente di andare alla profondità delle cose, al cuore dei problemi, e sovente resta in superficie. Questo va tenuto ben presente quando leggiamo un sondaggio: Il sondaggio fotografa innanzitutto il momento, perché dopo 48 ore quello stesso sondaggio non è più valido perché il quadro generale può essere cambiato, perché può essere avvenuto un evento che ha cambiato certi atteggiamenti sui temi sociali o politici. Il sondaggio è perciò un ottimo strumento di conoscenza, di ricerca sociale, ma se resta nei suoi limiti. Quindi, per certi temi è adatto, mentre per altri lo è meno. In certi casi lo stesso tipo di sondaggio, la stessa domanda, può essere più o meno valida a seconda degli umori della popolazione ed in ogni caso, per problemi complessi, che implicano degli atteggiamenti profondi della gente, se il sondaggio non è integrato da quelle che noi chiamiamo "ricerche qualitative", non è esaustivo. li sondaggio scatta una fotografia, che in certi casi, anche se il fotografo è bravo e la macchina è a posto, può essere sfocata. L'importanza di integrare il sondaggio con lo strumento qualitativo dei colloqui individuali e di gruppo condotti in profondità da sociologi o da psicologi, sta nel fatto che essi consentono di interpretare meglio il dato numerico. Ad esempio, il 55% preferisce il rosso, il 40% il bianco, il 5% non lo sa o non vuole pronunciarsi: lo strumento qualitativo ti consente di andare al di là della fotografia, di capire se quel determinato sondaggio, quegli argomenti, quelle domande poste in quel determinato modo, di per sé siano un'informazione interpretabile correttamente o siano, in realtà, voci stonate che portano fuori pista. Insomma, la deontologia del sondaggio è molto rigorosa. E senza entrare nel merito delle tecniche usate, un criterio di valutazione del I'affidabi Iitàdel sondaggio e dell'istituto che lo effettua, soprattutto per i non addetti ai lavori, è vedere se tale istituto è accettato dal l'associazione di categoria, I' Assirm. influenzare la gente diventerà . un gioco Nell'Assirm sono rappresentati i principali istituti italiani indipendentemente dalr orientamento sociale e politico e vige un codice deontologico molto rigoroso. r-;ion a caso istituti che vanno per la maggiore in termini di notorietà e che hanno presentato domanda ali' Assirm, non sono stati ammessi. Più in generale: il sondaggio che cos'è? Basterebbe prendere il vocabolario per vedere che il sondaggio è, per definizione, una raccolta di informazioni soggettive per campione. Quindi se non c'è il campione non c'è sondaggio. Il sondaggio per campione implica, poi, una metodologia ben precisa: innanzitutto l'estrazione casuale, per cui è l'intervistatore che sceglie a caso la persona da intervistare e non è la persona che con le sue passioni si autoelegge all'intervista; in secondo luogo l'intervistato può essere interpellato una sola volta. Quando vengono a mancare questi due requisiti fondamentali si deforma tutto. Lo stesso uso improprio del termine"sondaggio" può portare a grandi sviste. L'ultimo caso di questo genere è stato quello, clamoroso, di Men tana, che ha chiesto di telefonare al Tg5 per esprimere un'opinione su Berlusconi. Quel "sondaggio" è stato un grande falso: non era per campione e ci sono persone che hanno telefonato anche molte volte, quindi hanno duplicato la loro opinione. E' vero che Men tana ha detto, ali' inizio della trasmissione, che non era fatto con rigore scientifico, e da questo punto di vista si è messo la coscienza a posto, ma quello che lui ha detto molto rapidamente ali' inizio della trasmissione non è stato poi riprodotto sullo schermo in modo sistematico. Tutto ciò è stato molto ipocrita, perché quelli che hanno acceso il televisore o sono passati su Canale 5 solo dopo la frase iniziale di Men tana mancavano di questa informazione e potevano pensare che quello fosse il pensiero degli italiani rilevato seriamente. Qui siamo già in un caso molto grave di manipolazione: non un modo di rilevare l'opinione degli italiani, ma un modo di lanciare messaggi. Di per sé, tuttavia, i sondaggi sono stati per molti anni uno strumento di democrazia perché consentivano di conoscere le opinioni e i bisogni della gente e perché potevano aiutare i governanti nelle loro decisioni, ma non per fare quello che la gente dice, al fine di moltiplicare i propri consensi, ma per tenerne conto. Adesso, e senza parlare ancora delle manipolazioni, la cosa sta degenerando: io danneggio il paese se ascolto sistematicamente l'opinione pubblica e se prendo decisioni tenendo conto principalmente di essa, al fine di aumentare il consenso al mio partito. In questo modo non verranno mai prese decisioni che possono far perdere popolarità a chi le prende, mentre il governante, come il medico. deve anche poter prendere decisioni coraggiose che possono, all'inizio, far male o suscitare delle reazioni negative. In futuro, con il dilagare della telematica, si può arrivare addirittura ad un superamento, dal mio punto di vista negativo, del sondaggio: si può arrivare alla democrazia direita telematica. Negli Usa c'è un dibattito aperto in proposito, in Francia ci sono delle sperimentazioni e si arriverà al punto che tutti i cittadini saranno collegati mediante un terminale: questa sarà la fine del sondaggio per campione perché ci sarà la consultazione diretta di tutti. I governanti potrebbero interpellare in tempo reale l'intera popolazione e tutti potrebbero esprimersi. Si dice che questo, che è la forma estrema del sondaggio, sia l'ottimo per la democrazia, che così diventa un censimento telematico delle opinioni, ma io sono molto critico perché così si uccide la politica. due partiti: chi legge e chi guarda la tv In questo modo si crea certamente una grande piazza, ma si va sempre di più verso delle deviazioni di tipo plebiscitario. La piazza greca poteva anche essere l'ottimo della democrazia, ma oggi, quando si può influenzare la piazza con gli slogan trasmessi dalle televisioni, questa democrazia diretta ucciderebbe la democrazia e aprirebbe le porte alla tirannide. Tutti possiamo immaginarci come il sondaggio usato ripetitivamente, il sondaggio usato come slogan, sarebbe stato uno strumento straordinario in mano a Goebbels. UNA CITTA' Abbonamento annuale a 1Onumeri: 40000 lire. e.e. postale n.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. - Forlì Redazione: ·p.za Dante 21, 47100 Forlì. Tel: 0543/21422. Fax: 0543/30421 Si possono richiedere copie saggio. UNA CITTA' è alle librerie Feltrinelli. Una copia: 5000 lire • 2 UNA ClffA' o

81 Il sondaggio, in questa fase di transizione, sta diventando uno strumento di lotta politica e si trasforma in un modo per forzare la democrazia. Attraverso un certo modo di fare e usare i sondaggi si vogliono creare le condizioni per passare, da una democrazia di tipo mediato e parlamentare, quella che ci ha retto fino ad oggi e che è rappresentata da quella Costituzione che si vuol far credere superata, a una partecipazione plebiscitaria. Con gente che sa usare il mezzo televisivo, con esperti di comunicazione pubblicitaria, diventa un gioco influenzare le masse e quindi la cosiddetta piazza. In questo modo il pubblicitario diventerebbe uno strumento del "grande vecchio", del re o del Peron di turno, per dare una verniciatura di democrazia ad un potere che sarebbe un potere assoluto, alla versione moderna di un potere antidemocratico ed autoritario. Certo, non sarà più il fascismo di un tempo, ma questo della democrazia telematica è il pericolo maggiore che l'Italia sta correndo in questo momento. Ma non c'è, nella gente, una cultura che possa permettere di resistere alla assoluta manipolabilità che fonderebbe una "democrazia" di questo genere? La persona che ha un buon livello culturale, leggendo e tenendo in esercizio la memoria, mantiene il senso critico. E non parlo di una persona che abbia fatto l'università: ci sono tante persone comuni che si coltivano. E neanche ha importanza che questa persona sia di destra o di sinistra: quando uno legge e si sforza può poi prendere delle decisioni opposte a quelle prese in precedenza. La democrazia è proprio questo. Chi, invece, non legge per niente o quasi per niente e guarda molto la tv, perde ogni senso critico. La televisione ha fortemente influito sul nostro modo di pensare perché il telespettatore, bombardato da un'informazione continua, via via perde il senso della memoria. Non registra più e non confronta più: non a caso ci sono dei personaggi che, nel giro di pochi giorni, sostengono tesi diametralmente opposte. Ci è capitato di intervistare queste persone senza più memoria e quel che appunto abbiamo visto è che applaudono il personaggio quando dice "a" e continuano ad applaudirlo anchequandodice "b". Questo vuol dire che, attraverso il mezzo televisivo, si identificano con il personaggio e delegano tutto a lui, saltando ogni mediazione. Il personaggio è applaudito in quanto personaggio e la tv è il sacerdote che consente questo matrimonio, questo contatto diretto, plebiscitario, con la gente che si identifica con lui. C'è una manipolazione del consenso e dell'opinione pubblica ed è per questo che, se non si risolve il problema dell'informazione, siamo su una strada autoritaria e andare a votare è inutile. In Italia c'è stato fino a pochi giorni fa un presidente del Consiglio che, oltre a controllare parte del settore assicurativo mentre si sta lavorando sulle pensioni, controlla gran parte del distributivo e le televisioni sia pubbliche che private. Sono cose che non capitano neanche in Africa! Lo stesso baluardo della Costituzione, che è il patto che ci garantisce tutti, viene messo in discussione. Certo, dopocinqu~ ,l'anni la Costituzione può, modificata, ma per farlo ci vuole l'accordo di tutti. Queste sono cose che dovrebbero far mo Ito riflettere Ia gente, ma la gente non le percepisce perché è martellata tutti i giorni dagli slogan. E invece la manipolazione vera e propria del sondaggio in cosa consiste? Circolano dei sondaggi che lasciano molto perplessi proprio perché il sondaggio è sovente usato come strumento politico. Il sondaggio è usato, e questo è un aspetto che va sottolineato, non solo per dimostrare all'opinione pubblica che si è forti, che conviene correre sul carro del vincitore, ma soprattutto come strumento di pressione sugli opinion leaders, sulle istituzioni e sui centri di potere. Berlusconi è stato il primo ad usare il sondaggio in questo senso quando, all'inizio del '94, diffuse sondaggi che dimostravano come Forza Italia, un partito che prima era inesistente, fosse molto forte. In questo modo lui diceva ai centri di potere economico, alla Chiesa cattolica, a quelle persone della società civile note e popolari nella loro zona: "guarda che se vuoi fare carriera politica devi venire da me". Adesso usa il sondaggio nei confronti dei popolari e delle alte gerarchie ecclesiastiche per dire: "Attenzione, dovete fare i conti con noi, loro sono perdenti, quindi vi chiedo almeno una posizione equidistante. Perciò non appoggiate tròppo il partito dei cattolici, perché poi i cattolici votano in gran parte per noi". quel falso 10% in più speso dappertutto E' noto che, in seguito al mio esposto all'Esomar, che è l'associazione internazionale dei ricercatori, Gianni Pilo è stato espulso. Tutto nasce appunto nel gennaio dell' anno scorso quando, anche se ilCavaliere non era ancora sceso in campo, già si parlava di Forza Italia. Tutti gli istituti, dai più seri ai meno seri, la collocavano tra il 3% e il 6%, che era già qualcosa per un partito che non esisteva, mentre la Diakron, l'istituto di Pilo, diffondeva sondaggi in cui dava più del 16%, cioè I O punti in più del massimo attribuito dagli altri. Il Cavaliere, in uno slogan televisivo a cavallo fra febbraio e marzo, diceva sorridente "Un italiano su tre ha già deciso di votare Forza Italia" riferendosi ai sondaggi fatti dalla Diakron, che in quel periodo gli dava il 35%. In realtà, il 27 Marzo, non è stato votato da uno su tre, ma da uno su cinque. Questi I0-15 punti percentuali di differenza fra i sondaggi della Diakron e i sondaggi degli altri ce li siamo portati dietro per tutto il periodo elettorale e alla fine, quando la Diakron assegnava il 37%, Forza Italia ha ottenuto il 21%. Allora, o erano degli incompetenti -ma non credo, perché con i mezzi di cui dispongono, con i consulenti che hanno avuto, certamente non potevano fare errori così grossolani- oppure devono spiegare, e l'ho chiesto più volte a Pilo, il perché di questa differenza rispetto ai sondaggi degli altri istituti previsionali. Le elezioni del 27 marzo, per come si sono svolte, sono state, secondo me, discutibili, perché già allora i giochi erano truccati: se una marca di automobili affermasse di controllare una quota di mercato gonfiata del 70%, il giurì di autodisciplina la condannerebbe per concorrenza sleale, non ci si può attribuire una quota di mercato così marcatamente sbagliata. Ma questo è stato il modo di strumentalizzare il sondaggio: in quel momento avevano bisogno di accreditarsi e ci sono arrivati grazie a questa operazione e alla tv. Ora chestia montando piùomeno una ondata di destra, quanto può essere decisivo il controllo delle televisioni e il conseguente uso dei sondaggi? In questa fase di grande mobilità elettorale, di grande confusione, di grande angoscia, se non si arriva alle pari condizioni, i giochi sono fatti, non c'è spazio. "Pari condizioni" vuol dire che le tv devono restare il più possibile fuori dallo scontro politico e quando entrano devono essere chiaramente controllate in modo che ci siano per tutti le stesse condizioni in termini di tempo, di fasce orarie, di possibilità di espressi ohe. Secondo me, per esempio, Buttiglione era sincero quando diceva di voler portare al centro Berlusconi, però lo stesso Buttiglione, quando si è reso conto che sulla strada di Berlusconi i rischi per la democrazia erano elevati, non ha esitato a dichiarare di potersi alleare con la sinistra. Buttiglione sta dimostrando di credere nella democrazia e questa sua scelta si giustifica senza alcun dubbio, perché siamo ritornati, dopo cinquant'anni, in una situazione sotto certi aspetti simile a quella della Resistenza, dove marxisti e cattolici, liberali e statalizzatori, si son ritrovati uniti per combattere il fascismo. E' triste che persone come Federico Orlando o Montanelli, che sono certamente dei conservatori, debbano essere considerati comunisti! Arriviamo a questa deformazione. Però, se questa deformazione la si ripete con slogan sistematici, la gente finisce per assimilarla e se viene intervistata ripete le stesse parole che sente continuamente in tv. La capacità di comunicazione che Berlusconi ha nell'uso di questo strumento del marketing è indiscutibile e per contrastarla non basta neppure la par condicio, anche se ne è la condizione preliminare e necessaria, perché se le tv restano concentrate in mano a una sola persona o a determinate forze politiche, lo spazio che rimane è molto poco. Qui si tratta, come nella Resistenza, di salvare la democrazia nel nostro paese. Dopo, risolto questo problema vitale, che altrimenti rischiamo di tenerci vent'anni, i democratici debbono e possono tornare a dividersi. Adesso l'unità è una precondizione. Per poter cambiare, tuttavia, ci vogliono anche altri fattori: si deve creare una grande coalizione di forze su un programma comune molto chiaro, si deve trovare un leader che sappia attrarre i moderati. La situazione attuale molto schematicamente è che una parte di italiani, andata via via crescendo a seguito dell'entrata in campo di Berlusconi e che noi valutiamo intorno al 30%, può essere considerata di destra, più o meno moderata, mentre prima questa percentuale era certamente minore. All'incirca equivalente e con sfaccettature diverse, un 30% si dichiara di sinistra. Resta poi un 40% che non è di centro, ma sono i cosiddetti benpensanti, i moderati, diversi fra il nord e il sud perché nel sud hanno disponibilità economiche piuttosto ridotte, mentre nel Nord sono la borghesia con caratteristiche egoistiche, i piccoli imprenditori. Questa area centrale dell'elettorato è rappresentata solo in piccola parte dai partiti di centro, ma sono queste persone che, spostandosi da La testata UNA CITTA' è di proprietà della cooperativa UNAGITTA'. Presidente: Massimo Tesei. Consiglieri: Rosanna Ambrogetti, Paolo Bertozzi, Rodolfo Galeotti, Franco Melandri, Gianni Saporetti, Sulamit Schneider. Redazione: Rosanna Ambrogetti, Marco Bellini, Fausto Fabbri, Silvana Massetti, Franco Melandri, Morena Mordenti, Massimo Tesei, Gianni Saporetti (coordinatore). COLLABORATORI: Rita Agnello, Edoardo Albinati, LorettaAmadori,AntonellaAnedda, GiuliaApollonio,GiorgioBacchin, Paolo Bertozzi, PatriziaBetti,AldoBonomi, Barbara Bovelacci, Vincenzo Bugliani,Andrea Canevaro, Alessandro Carrera, Paolo Cesari, Michele Colafato, Dolores David, Liana Gavelli, MarzioMalpezzi, Gianluca Manzi, Carla Melazzini,Gaby Milic,Linda Prati, Carlo Paletti, Rocco Ronchi, don Sergio Sala. INTERVISTE: A Giorgio Calò: Franco Melandri.A Carlo Casini: Marco Bellini.A Nico Berti: Franco Melandri.A Le/e Galbiati. MarcoBellini.Da Mostar: MicheleColafato e Massimo Tesei. A Massimo Carlotta: Gianni Saporetti. A Guido Viale: Franco Melandri e Gianni Saporetti. A Giovanna Cappelletto: Gianni Saporetti. FOTO: di Fausto Fabbri. A pag.6: dal libro"// socialismo senza Marx" di Francesco Saverio Merlinoe da "Un socialista irregolare: Andrea Gatti" di Gino Bianco. In copertina: Mostar: Abdo e Mira. Grafica: ·casa Walden•. Fotoliti: Scriba. Questo numero è stato chiuso il 18gennaio '95. l1otecaGino Bianco una parte o dall'altra dello schieramento politico, poi determinano quella che è la maggioranza. In quest'area agisce fortemente la tv, ma per attrarla non basta che la tv sia resa innocua, nel senso di una equa distribuzione, per attrarla ci vuole un leader che questa gente accetti e che sappia portarla su un discorso di centro-sinistra. Il cuore della questione è qui, solo che non si vede l'alba di un leader riconosciuto da tutta quest'area di opposizione, il programma non esiste e quindi si rischia di andare in ordine sparso, cioè di andare incontro a una sconfitta certa. Ma c'è, almeno in potenza, un leader come quello che lei vede necessario? Io vedo un binomio che potrebbe essere vincente, un binomio costituito da Prodi come leader con un suo valore oggettivo e da Di Pietro come simbolo. Di Pietro ha il vantaggio di essere un uomo del popolo per le sue origini, perché parla quel linguaggio ed è popolare e amato da molti di quelli che amano Berlusconi. Nei colloqui di gruppo per le "ricerche qualitative", che facciamo con casalinghe, per intenderci, che sono innamorate sia di Di Pietro che di Berlusconi, e che sono quelle che fan la differenza quando si va a votare, facciamo spesso il giochino di far buttar giù dalla torre uno dei due. Ebbene, quando si cerca di farle discutere su questa scelta sono angosciate come quando si pongono problemi delicati in famiglia, si vede proprio dal viso che non amano questo tipo di contrapposizione, ma quando le si costringe a scegliere, la maggiorparte sceglie Di Pietro e butta giù Berlusconi. Di Pietro ha una popolarità superiore al 95%, il 90% degli italiani gli vuole bene, lo apprezza. un 5% di italiani è contro il parlamento Ora, se scendesse in politica certamente perderebbe parecchio perché verrebbe aggredito, lo metterebbero in croce, così come è successo ora con Buttiglione o Bossi. Tuttavia il suo impatto con la gente è tale che, secondo nostre analisi prudenziali, riuscirebbe a spostare tranquillamente un 10% di elettorato da un'area ali' altra. E questo farebbe la differenza. In questa situazione, l'andare in piazza, per esempio nel caso dei sindacati tempo fa o ora nel caso di possibili e minacciate adunate della destra, quanto conta? Uno dei meriti di Berlusconi è di aver fatto rinascere i sindacati ed è un merito importante. Di fatto la vera opposizione è stata fatta da loro più che dai partiti. I vari Buttiglione, D' Alema e Bertinotti sono stati molto tranquilli: altro che non lasciarli lavorare, li hanno stralasciati lavorare! Sulle pensioni è passato il messaggio che sarebbero stati colpiti gli interessi deboli e non quelli forti, e la gente ha reagito. Così come la gente ha reagito al momento del decreto "salvaladri" perché Tangentopoli era dentro l'animo delle persone e l'idea dell'impunità ai politici corrotti era uno schiaffo al Di Pietro che, con la barba lunga, scamiciato, di fronte alle telecamere dichiarava il suo sdegno. Il fatto è che l'attuale aggressione alla Costituzione la gente non la vive. In questo momento, tuttavia, l'Italia è, grosso modo, spaccata in due. Abbiamo fatto un sondaggio "epidermico" sulla Costituzione dove chiedevamo: "Lei ritiene il Parlamento uno strumento importante per la democrazia o se ne potrebbe fare a meno?". Era una domanda volutamente fatta in quel modo perché volevamo individuare la sacca di persone di per sé autoritarie e le abbiamo identificate in chi rifiuta il Parlamento. Ebbene, il 10% del campione rappresentativo degli italiani ha detto che se ne potrebbe fare a meno. Ora, il 10% sono circa cinque milioni di italiani che coscientemente, razionalmente, sono autoritarie, sono contro il Parlamento. Rispetto agli altri quarantacinque milioni di cittadini sono pochi, però di questi cinque milioni non è difficile portarne un milione e mezzo in piazza. E allora... - UNA CITTA' 3

a, pro1:>Iern1a, conr,ne I Embrioni tenuti in laboratorio in azoto liquido per essere dati alla sperimentazione. Il problema dell'identità familiare del bambino nel caso della fecondazione eterologa. La riduzione fetale operata nel caso di gravidanze plurigemellari, l'escamotage del preembrione. La fecondazione artificiale in vitro, ancor più che il problema dell'aborto, ci sta ponendo domande ultime e drammatiche sulla vita dell'uomo. Intervista· a Carlo Casini. Germania e la Spagna. Al Parlamento Europeo e al Consiglio d' Europa si sta discutendo da tempo. II I3 marzo '89 il Parlamento ha approvato due risoluzioni -di una sono stato relatore io, dell'altra un socialista tedesco- che esprimono un atteggiamento estremamente prudente verso la procreazione artificiale. Si dice: "mai sperimentazione sugli embrioni, in nessun caso", "mai interventi sperimentali se non quelli che sono il rimedio estremo per salvare la vita stessa dell'embrione", "no alla selezione degli embrioni". Nel testo finale, poi, si diceche il Parlamento Europeo non auspica il ricorso alla fecondazione artificiale eterologa, ma, nell'ipotesi che a questa si ricorra, chiede almeno che si applichino, per analogia, le norme previste per I' adozione. Il che vuol dire che, ad esempio, in Italia sarebbe possibile solo in favore di coppie sposate, perché l'adozione oggi è consentita solo a coppie sposate. Carlo Casini, esponente del Movimento per la Vita, è deputato al Parlamento europeo, dove si sta occupando dei temi della bioetica. biologico, l'appartenenza biologica alla specie umana in forma individuale, è già sufficiente a indicare il mistero e tutta la ricchezza del1'uomo? Sono grandi domande che Quali problemi etici pone lo svi- vengono poste in modo ultimo su luppo della fecondazione artifi- questa frontiera dell'inizio della vita ciale e qual è la sua posizione in umana e che la procreazione artifimerito? ciale ripropone in termini ancora Mentre la procreazione artificiale più drammatici che nella materia, in vivo, con introduzione diretta così controversa, dell'aborto. nell'utero femminile dello sperma Recentemente a Bologna, durante maschile, era conosciuta da tempo un congresso di ginecologia presso e praticata anche sull'uomo, non · l'Istituto S. Orsola della Facoltà di solo sugli animali, lo sviluppo re~ Medicina, è stata fatta una relaziocente di quella in vitro, con prelie- · · ne nel corso della quale è stata vo, cioè, dell'uovo femminile e sua documentata con filmati, attraverfecondazione con seme maschile so meccanismi ecografici, lacosidin ambiente esterno al corpo della detta riduzione fetale in 36 casi. Di donna, creando una quantità enor- che si tratta? Si trattava di casi di me di possibilità, tante delle quali concepimenti avvenuti mediante ancora da sondare, ha posto tutta procreazione artificiale, con preleuna serie di problemi estremamen- vamento di uova femminili, loro te inquietanti. lo ho fatto il parago- fecondazione con sperma maschile ne con la scoperta dell'intimità del- e impiantazione degli embrioni la materia inanimata: la bomba ato- nell'utero femminile, che avevano mica nasce come sviluppo negati- dato luogo a gravidanze plurigevo di una conoscenza, in sé positi- mellari. va, dell'intimità della materia inanimata. Qui si tratta della conoscenza dei meccanismi della mate- .,,ria animata e i rischi potrebbero essere anche più gravi di quelli della bomba atomica, perché l'uomo potrebbe, al limite, attraverso la manipolazione del genoma, diventare proprietà totale di un altro uomo e quindi perdere il suo carattere di soggettività: la stessa dignità umana verrebbe distrutta. Il fatto che ci sia un embrione umano in un laboratorio di biologia ci pone delle domande. Di chi è? Chi può decidere per lui? E' proprietà del medico o di chi ha dato il seme o di chi l'ha commissionato? Cosa si può fare su questo embrione? Si può fare l'analisi del genoma? Si possono buttar via gli embrioni che non sembrano tanto adatti? E, vista la velocità con cui procede la ricerca, sono tutti problemi oltre che inquietanti anche estremamente urgenti da affrontare. Problemi che, secondo me, riguardano due questioni fondamentali. · La prima grande questione concerne il significato stesso del vivere umano. Questi embrioni costruiti in provetta che, in attesa di essere impiantati nell'utero della donna che desidera una gravidanza, vengono conservati a decine di migliaia nei laboratori di biologia sotto azoto liquido, cosa sono? Sono pezzetti di carne senza significato? Sono masserelle genetiche? Sono individualità umane? E questa domanda rinvia a un'altra, ancora più grave e profonda: in fondo cosa rende umano l'umano? Il volto, il nome, l'intelligenza, la salute, il colore della pelle, l'autoconsapevolezza? Oppure il dato . . ' se c1sono p1u bambini e di uno è l'ordinativo? Sono casi relativamente frequenti perché, siccome la possibilità di impianto dell'embrione nell'utero è più difficile che non nella fecondazione naturale e siccome tale impianto dipende anche dai richiami che l'embrione manda, si immettono tre, quattro embrioni in modo che più forte sia il richiamo e maggiore l'adattamento della mucosa uterina. Il rischio qual è? Che gli embrioni si impiantino tutti. Allora che si fa quando l'ordinativo è di un bambino e invece ci sono più bambini? Riduzione fetale. E' stato documentato che ali' ottava settimana di gravidanza si fa un'iniezione nel cuore di alcuni di questi gemelli in modo da poterli sopprimere, perché ne restino uno, due, quelli che interessano ai genitori o al medico. Sono fatti avvenuti a Bologna, non in Canada o chissà dove. Ora, questa come la chiamiamo? Decimazione? Selezione? lo sono antiabortista per principio, ma posso rendermi conto delle difficoltà, delle angosce, dei timori e delle solitudini che possono portare una donna a dire: "beh, io questa gravidanza proprio non la voglio, abortisco", ma non riesco neanche a immaginare una mamma che, avendo due gemelli a seguito di una fecondazione dovuta a un rapporto sessuale normale, dica: "ne voglio uno solo, perciò ne ammazzo uno", "proseguo la gravidanza solo per uno". Mi sembra quasi inconcepibile. Se una mamma è ff CoffadeiRipf ormdi iForlì s.p.A. IIIH#I- CONTO, f!i!ì, dA O a 10 anni da 11 a 19 anni Perloro il migliorfuturopossibile Aut. Mln. n. 6/1758 del 2/10/93 4 UNA ClffA 11 ,O disposta ad accoglierne uno, li accoglie tutti. Ma se io ricorro alla procreazione artificiale per avere un figlio, io ne voglio uno, per questo ho speso, per questo mi sono impegnata, per questo mi sono sottoposta a procedure invasive per avere una iper-ovulazione, per cui il medico mi deve garantire. Allora: riduzione fetale. Ma questo problema c'è già in laboratorio, col problema degli embrioni di troppo congelati. Infatti. Ho fatto l'esempio della riduzione fetale perché è terribile, perché l'iniezione al cuore colpisce. In realtà nella procreazione artificiale la selezione è un fatto normale, avviene sempre, come nel caso del congelamento degli embrioni. Siccome oggi non si riesce a congelare l'uovo mentre si può congelare e conservare l'embrione, siccome le procedure mediche per prelevare dal corpo della donna uova giunte a maturazione sono tutt'altro che semplici e richiedono anche sofferenza, siccome, infine, l'impianto dell'embrione è evento abbastanza raro e può succedere di dover procedere a diversi tentativi, si produce allora un' iper-ovulazione, si preleva il maggior numero possibile di ovuli, si fecondano tutti, per averne alcuni da impiantare nel primo tentativo e tenerne altri, conservati sotto azoto liquido, di riserva, per successivi tentativi. Nelle procedure più normali se ne impiantano tre, sperando che uno solo viva, e quindi c'è già all'inizio l'accettazione della morte di qualcuno. Si dice che' anche in natura avviene così e non voglio discutere di questo. Ma se l'impianto avviene al primotentativo?Oseladonna cambia idea o sesi sposa con un'altra persona o se muore? Che se ne fa di questi embrioni umani? E' un problema cruciale, tanto più grave quando poi si pretende di far diventare questi embrioni materiale per sperimentazioni di carattere farmacologico o, qualcuno dice, persino militare, per provare prodotti chimici militari. lo di questo non sono un esperto, ma credo che ci sia una grande richiesta perché vedo che c'è una pressione molto forte perché si accetti la sperimentazione sugli embrioni. Al Consiglio d'Europa, nell'ultima seduta, si sarebbe dovuta approvare una convenzione europea in materia di bioetica in cui si diceva, tra l'altro, che non si possono produrre embrioni a scopo di sperimentazione e non si possono fare sperimentazioni su embrioni che abbiano una vita sviluppata di più di 14giorni dal concepimento. Per ora è stata bloccata e rimandata a gennaio e devo dire che nell'opporci a questa risoluzione c'è stato MUSTIOLA NEGOZIO AFFILIATO un rapporto molto stretto fra me e Langer, quindi fra cattolici e verdi. Ma perché non andava bene? Uno che non è esperto potrebbe dire: "ma che bravi! Mettono dei limiti." In realtà, una simile disposizione non mette ancora nessun limite, perché per produrre embrioni è necessario prendere l'uovo della donna, che deve essere quindi disponibile a farsi sottoporre a certi interventi. Ma la donna lo fa se vuole un figlio, altrimenti per quale ragione dovrebbe farlo? In realtà il gran numero di embrioni che vengono prodotti in surplus vengono tutti dalla procreazione artificiale. Quindi dire "non si possono produrre embrioni al solo fine della sperimentazione" non significa niente. Occorre, invece, dire che non si possono produrre embrioni che non siano immediatamente impiantati nel corpo della donna. Come anche non significa molto affermare che "non si possono fare sperimentazioni sugli embrioni quando si sono sviluppati per più di 14 giorni". Tutti sanno che un embrione umano, fuori del corpo femminile, non riesce a vivere senza degradarsi oltre il 14° giorno. E allora non puoi farci più neanche gli esperimenti, per cui anche mettere il limite dei 14giorni significa non mettere alcun limite. C'è anche un'altra questione, diceva... Sì, quella, gravissima, della famiglia. Mediante la procreazione artificiale si possono, infatti, avere più padri e più madri. C'è un'alterazione della natura. Allora, mi domando quale dev'essere il punto di vista più importante: quello dei piccoli o quello dei grandi? E se noi diciamo quello dei piccoli, non va certo bene che un bambino che nasce abbia la madre e non abbia il padre o non sappia chi sia il padre. su 1 O embrioni come non fare una selezione? Non va certo bene che un bambino nasca da una donna di ormai 60 anni, perché questa donna avrà 80 anni quando il ragazzo ne avrà 20 e saranno alterate tutte le logiche normali del rapporto psicologico fra figlio e madre. C'è un desiderio di potenza, una volontà di dominare la natura che crea dei rischi gravi fra i quali, gravissimo, il rischio di selezione. Le analisi si fanno sull'embrione concepito in provetta e se noi accettiamo questo, saremo portati, su 10 embrioni, a cercar di far vivere quello che sembra perfetto, meno malato, eccetera. Lo ripeto: mi pare che siano cose su cui ci sia da ragionare come se ci ALIMENTI NATURALI di PATRIZIA FERRARA viale Il GIUGNO, 62 tel 53063 Prodotti freschi (pane, biscotteria, torte, pizze, eccetera) e confezionati frutta e verdura biologica alimenti macrobiotici integratori alimentari trovassimo di fronte alla bomba atomica. Solo che sulla bomba atomica sarebbe stato molto meglio se le persone che si occupano di morale avessero cominciato a ragionare non dopo, ma prima di averla costruita. Nel campo della procreazione artificiale possiamo ancora farlo. Qual è la normativa attuale in Italia e in Europa? In Italia non abbiamo alcuna legge. Abbiamo avuto varie proposte di legge e un tentativo governativo di orientare la materia con il ministro Degan. Degan nominò una commissione, il cui presidente era Santosuosso, un magistrato del laCorte di Cassazione oggi alla Corte Costituzionale, che concluse con due ipotesi: la prima di ammissibilità della sola procreazione artificiale omologa, cioè ali' interno della coppia, e la seconda di legislazione nel caso che fosse accettata anche la fecondazione artificiale eterologa, cioè con patrimonio genetico esterno alla coppia. Erano ipotesi restrittive, perché dal diritto costituzionale si ricavavano alcuni principi i per cui doveva essere prodotto e impiantato un solo embrione, non ci doveva essere il congelamento di più embrioni e comunque, anche se il seme fosse stato esterno alla coppia, la fecondazione doveva essere fatta in favore della coppia. Ma le cose sono rimaste lì. A livello europeo, c'è una legislazione diversificata da paese a paese. Una delle leggi più permissive è quella spagnola del '9 I, la più restrittiva è quella tedesca del '90, mentre nei paesi scandinavi, in Norvegia e in Svezia ad esempio, contrariamente a quello che si pensa, le leggi sono piuttosto restrittive e dipendono da norme sia indirette, che vietano la sperimentazione sugli embrioni, che dirette perché si riconosce al figlio concepito artificialmente, quando raggiunge l'età adulta, il diritto a conoscere le proprie origini. E quest'ultima è una questione molto controversa sia dal punto di vista teorico che pratico. Teoricamente si afferma che ognuno ha il diritto a conoscere se stesso, che non si deve fondare un'origine sulla menzogna. Si replica che, da un punto di vista pratico, consentendo al ragazzo di andarsi a cercare il genitore biologico, non ci sarà più nessuno che darà l'uovo o il seme perché non vorrà mai trovarsi di fronte a un ragazzo che dica: "tu sei mio padre" o "tu sei mia madre·•. Si controreplica: è praticamente quello che vogliamo, scoraggiare il ricorso alla procreazione artificiale limitandolo di fatto. Di recente la Francia ha approvato un testo complessivo di leggi sulla bioetica che sta a mezzo fra la Da un punto di vista più generale, sulla procreazione artificiale quali questioni culturali ed etiche lei vede come decisive, su cui non si deve cedere? Il punto che a me sembra importantissimo e che riguarda la coscienza civile come tale, laica, riguarda la pretesa distinzione fra pre-embrione ed embrione, dove il pre-embrione sarebbe l'embrione nei primi 14 giorni di vita, prima ancora che ci sia l'annidamento nell'utero femminile. Oggi tutti quelli che operano nel campo tendono a dire: "beh, bisogna rispettare l'embrione ma non il pre-embrione". cosa è bene per il bambino è la domanda Ebbene, il limite dei 14 giorni non ha nessun senso scientifico. Ora, nei processi naturali l'embrione si forma nelle tube, poi scende nel1'utero e comincia un processo di annidamento, di cattura, cioè, da parte della mucosa uterina che lo nutre: questo processo comincia attorno al 5° giorno e termina attorno al 10° giorno, per cui il 14° giorno non c'entra nulla. E' solo vero che fino al 14° giorno l'embrione è in grado di svilupparsi fuori dell'utero femminile e che oltre, non è più in grado di svilupparsi e non siamo più in grado di alimentarlo. In realtà, quindi, il 14 ° giorno è un termine del tutto arbitrario che serve soltanto a consentire le sperimentazioni. Su questo bisogna essere molto chiari: qualunque norma in materia di procreazione artificiale è inaccettabile se ammette la distinzione fra pre-embrione ed embrione, perché questa è l'anticamera inevitabile per accettare poi l'uso del congelamento e la sperimentazione. La seconda cosa che vorrei dire, invece, in quanto cattolico o, meglio, in quanto uomo che ha un certo senso del mistero intorno alla vita, che vede la vita come qualcosa di straordinario, di grande, è che in questo forzare la natura a qualsiasi costo c'è qualcosa di strano e di pericoloso. In fondo, il gesto umano sessuale generante è carico di mistero. Le condizioni ottimali in cui avviene è quando due persone si vogliono bene al punto tale da desiderare di unirsi e avere una vita in comune qualunque cosa accada e il figlio è il risultato, il dono, il suggello di questa scommessa sul futuro. Se togli questo, il figlio viene tradotto in prodotto della tecnica, diviene qualcosa di commerciabile e valutabile economicamente, per cui finiscono per prevalere elettrauto marzio malpezzi piazza della vittoria forlì tel. 67077

facilmente interessi economici di prima grandezza. "Ti assicuro che ti farò un figlio così, così e così". L'accettazione della procreazione artificiale eterologa, non riflette una tendenza più generale a mettere in secondo piano i contenuti biologici? esempioinepocafascistamaiepoi I NOMI DIELMAIE.S'liRO mai avrei tuto vo re le leggi razziali. Così come, se anche mi dimostrassero che attraverso la sperimentazione in massa su embrioni E' vero che oggi la cultura moderna tende a cercare contenuti sostanzialmente non-biologici della paternità e della maternità. Ed è anche vero che ci possono essere maternità e paternità acquisite assai più ricche, per quanto riguarda gli affetti, di maternità e paternità biologiche. E' esperienza comune: quanti padri e quante madri si comportano male? L'istituto dell'adozione risponde a questa logica: maternità e paternità di affetti che prevalgono sumaternità e paternità biologiche. La mia tesi, accettata poi dal Parlamento europeo nell'89, parte da una domanda: il meglio perun bambino qual è? Il meglio è che coincidano maternità e paternità biologica, maternità e paternità degli affetti, maternità e paternità legali. Nessuno pensa ali' adozione come all'istituto ideale, ma la differenza fra l'adozione che sdoppia e la procreazione artificiale che pure sdoppia, sta nel fatto che l'adozione è innanzitutto un rimedio al male di un bambino abbandonato fisicamente omoralmente o rimasto solo perché i genitori sono morti. La procreazione artificiale, invece, è un rimedio a un male, la sterilità, solo degli adulti. Ma se ci mettiamo nell'ottica del bambino, il meglio per il bambino è che possa chiamare padre e madre coloro che sono realmente padre e madre anche dal punto di vista biologico. Dal mio punto di vista, che potrei chiamare personalistico, il problema di fondo è sempre la scelta dell'angolo di visuale. Se la scelta deve essere quella del più debole, del più piccolo, la procreazione artificiale non è una buona cosa per il bambino, almeno dal punto di vista delle garanzie. In Inghilterra è scoppiato lo scandalo di cento mamme che si sono accorte che era stato impiantato un uovo che non era il loro. A questo si potrà anche rimediare. Ma si potrà rimediare alle crisi psicologiche, alle crisi di rigetto dei mariti, a recriminazioni del tipo: "questo è tuo, l'hai voluto a tutti i costi, io non lo volevo"? Sono cose già successe. Lei come legislatore cattolico a che tipo di compromesso sarebbe disponibile? Come le accennavo ali' inizio, ci sono due grandi valori, il significato della vita e il punto di riferimento della famiglia, che fanno guardare con sospetto alla procreazione artificiale, in particolare a quella eterologa. Poi, certo, sulla procreazione artificiale la visione cristiana ha una riserva ulteriore, ma questo è più difficile da capire da parte di un non credente. lo trovo giusto e bello quello che dice I' insegnamento della Chiesa: l'uomo è qualcosa di misterioso in quanto creato da Dio come parola d'amore di Dio, che lo chiama a un destino eterno. E questa parola è pronunciata in un contesto che Dio ha voluto che ripetesse il linguaggio della sua stessa essenza. il linguaggio del- !' amore: un uomo, una donna, un sempre, un dono reciproco, carico di speranza sul futuro e sugli altri. Ecco il figlio. Se si toglie questo contesto il figlio non è più mistero, non è più miracolo, rischia di ridursi a prodotto, a oggetto. in stato avanzato, si potesse arrivare a guarire il cancro mai potrei acconsentire. Così come credo che mai potremmo acconsentire al prelievo di organi sani da malati incurabili per salvarne altri. Vi sono dei limiti che nessuna visione utilitaristica può rendere valicabili. Credo che il tema della vita sia uno di questi limiti. D'altra parte se mi si chiede di tradurre in leggi la visione cristiana della sessualità come impregnata di mistero, di amore, legata al progetto di Dio, rispondo che le leggi debbono rispettare un minimo etico, non si può imporre tutto e alcune scelte sono lasciate alla libera coscienza di ognuno. Quindi, pur mantenendo un atteggiamento di sospetto verso la procreazione artificiale in quanto tale, una legge che consentisse solo la procreazione omologa o che, se proprio si dovesse accettare quella eterologa, quanto meno la vincolasse alle regole dell'adozione, una legge che vietasse il congelamento e la sperimentazione sugli embrioni e acconsentisse soltanto alla fecondazione artificiale di un solo uovo da impiantare, penso che nel panorama complessivo del mondo sarebbe una buona legge. Lei in tutti questi anni è stato visto dalla sinistra come un ne- _ mico, esponente oltranzista del movimento della vita. Questo mi ha fatto molto soffrire per tante ragioni, ma in modo particolare perché sono sempre stato tacciato di essere "conservatore", uno "di destra", quando invece queste tematiche sono tematiche di sinistra. Se sinistra vuol dire attenzione privilegiata agli ultimi, ai più poveri, senso di giustizia sociale, rifiuto della discriminazione, eguaglianza, questo è il tema della sinistra. Non solo. Perché quella sinistra che ha trovato la sua espressione nel comunismo reale è fallita? la persona, banco di prova della sinistra Perché istanze persuasive e affascinanti di eguaglianza e di giustizia sociale sono state fondate sul basamento falso del materialismo teorico, sul rifiuto, cioè, dell'idea che nella persona ci sia un mistero. Stalin ha ucciso in buona coscienza e la sera andava a dormire tranquillamente perché per I ui il valore non era la persona, ma era lo stato, il partito, la classe. La stessa cosa che faceva Hitler: per lui la razza era la cosa superiore a tutte. Il singolo cosa vuoi che valesse? Invece, se le istanze di giustizia e di eguaglianza venissero radicate non sull'idea vaga di una classe, di un proletariato, di un'umanità che nessuno incontra mai sulla strada, ma su questo mistero della persona -dico persona e non individuo, proprio per non cadere nel materialismo capitalista-, di un soggetto, cioè, che è capace di rapporto con gli altri, che è portatore di un qualcosa che supera tutto il resto della natura, queste istanze ritroverebbero il loro spazio, il loro momento. E' crollato il muro di Berlino, mettiamoci delle fondamenta sane e serie. E credo che i punti di riprova di una conversione che sarebbe straordinaria sono proprio i temi della vita, i temi della bioetica. Se la sinistra non lo capisce grande danno sarà per l'Italia, se lo capisce grandi vantaggi saranno per l'Italia ... Lyceum E' stata quasi commovente la sollevazione di un popolo di ex-liceali -allo stato presente dottori a vario titolo- in difesa dell'inestimabile Istituto minacciato di estinzione, per la verità solo nel nome. Avendo frequentato un decorosissimo liceo di provincia, non ho motivi per conservarne imperitura memoria. Come tutti, le cose importanti che so le ho imparate fuori della scuola. Quelle che sto imparando ora dentro la scuolaperché ci lavoro- sono quasi tutte contro la scuola. Per quanto vedo e sento intorno a me (parlo ordinariamente solo delle cose che conosco di persona) l'attuale liceo è una sorta di caricatura della vecchia istituzione gentiliana: proprietà quasi privata di una corporazione di piccolo borghesi semicolti e per lo più frustrati i quali, in una specie di maniacale soliloquio, impartiscono a ritmo forsennato nozioni sterili e compiti a casa, e si spartiscono la feconda messe delle lezioni private, senza le quali pare che un numero impressionante di ragazzi di normali o anche ottime capacità non riesca ad ottenere il diploma. Quelle che seguono sono le parole di un mio ex alunno, il quale stazionava, ventenne e senza più genio, in una terza di Istituto tecnico, ruminando senza posa e senza riuscire a digerirli, i cinque anni precedentemente trascorsi in un liceo. Il ragazzo è stato più volte bocciato in italiano. "Ho deluso molto in campo scolastico. Ero un bambino discolo, fannullone, catastrofico ma... intelligente. Studiavo pochissimo e passavo il tempo giocando, facendo confusione e disturbando tutti coloro che si trovavano nelle mie vicinanze, e così sono stato fino alle scuole medie. Poi sono passato alla scuola superiore, cioè quella che dovrebbe essere la vera scuola. Mi iscrissi al liceo scientifico, questo è stato uno dei più grandi errori che ho commesso nella mia vita. In quella scuola ho imparato purtroppo cosa vuol dire vivere nella dimensione scolastica, diventare parte di un organismo che dovrebbe formare la società. Organismo che funziona molto, anzi troppo, male e gli effetti del suo errato funzionamento si scaricano su tutti quegli alunni che forse non hanno seguito alla lettera le norme dettate da questo ambiente. Norme che ignorano completamente i veri criteri di giustizia e di uguaglianza; norme che troppo spesso svuotano gli alunni di ogni potere all'interno della scuola, rendendoli impotenti rispetto a un sistema che ha il potere di decidere la sorte di ragazzi che magari saprebbero e potrebbero rendere molto più di altri. Questi ragazzi perdono ogni motivo e ogni convinzione delle loro capacità, non riuscendo più a mostrare le loro qualità perché soffocate o mutilate da giudizi troppo spesso erronei. Causa di questi errori sono i professori: infatti un gran numero di essi vive in una dimensione di giustizia personale dove tutto ciò che loro dicono o fanno è giusto e inconfutabile, e l'alunno deve solo ascoltare e imparare; l'alunno deve dimenticare che intorno a sé c'è un mondo di soddisfazioni e divertimenti: l'alunno deve dimenticare il mondo reale. Proprio in quel liceo dove ho passato cinque anni della mia vita, proprio quei professori che hanno tanto predicato la loro onestà e la loro integrità morale, proprio loro si sono mostrati dinnanzi a me, e anche dinnanzi a tanti altri ragazzi che hanno vissuto la mia stessa esperienza, essere la peggior melma dell'ambiente scolastico. Questi professori ricevevano, e tutt'oggi ricevono, regali di ogni genere e in alcuni casi vere e proprie ''tangenti". Non mi soffermo a descrivere tutte le nefandezze che io e altri alunni abbiamo subito, però dalle squallide esperienze che ho fatto in questi anni ho tratto una conclusione: tutto è più sbagliato di quanto già sembri". Non a torto, dunque, Ivan lllich andava a cercare nel mondo di Borges qualcosa che rappresentasse adeguatamente l'insensanelle mani del professore. "In un estratto da un'immaginaria enciclopedia cinese Jorge Luis Borges cerca di evocare quel senso di stordimento che un tentativo del genere non può non produrre. Ci dice che gli animali si suddividono nelle seguenti classi: a) quelli che appartengono all'imperatore; b) quelli che sono imbalsamati , c) quelli che sono addomesticati; d) i porcellini da latte, e) le sirene; f) quelli favolosi; g) i cani randagi; h) quelli inclusi nella presente classificazione; i) quelli che finiscono per impazzire; i) altri innumerevoli; k) quelli dipinti con un sottile pennello di peli di cammello; I) eccetera; m) quelli che hanno appena rotto la brocca; n) quelli che da lontano assomigliano alle mosche. Ora, una tale tassonomia non sarebbe possibile se non ci fosse qualcuno che la ritiene utile ai propri scopi: nel caso particolare suppongo che questo qualcuno potesse essere un esattore fiscale. Almeno per lui questa tassonomia deve aver avuto un senso, nello stesso modo in cui la tassonomia degli obiettivi dell'istruzione ha un senso per gli scienziati che ne sono gli autori. Nel contadino, il vedere uomini padroni di una logica così imperscrutabile autorizzati a valutare il suo bestiame deve aver provocato un senso agghiacciante di impotenza. Per ragioni analoghe gli studenti che si sottopongono seriamente a un programma di studi tendono a sentirsi paranoici. Ed è inevitabile che siano ancor più spaventati del mio immaginario contadino cinese, dal momento che quelli che si stanno marchiando con un segno imperscrutabile sono non delle bestie ma gli scopi della sua vita". Acqua e fuoco Da tempo non leggo i giornali, che mi paiono la caricatura della realtà; né posseggo un televisore, perché non ne soffro la mancanza. Non ho quindi conoscenza di tutto quanto è stato detto a proposito delle piogge che hanno devastato il Nord. Dall'eco che mi è giunta attraverso la radio, mi è parso tuttavia di capire che il repertorio delle colpe sia stato anche questa volta esaustivo: il dissesto; il condono; il malgoverno democristiano; il consumismo; l'abbandono della montagna; il neomalgoverno berlusconiano; il cemento; il ritardo dell'informazione; il ritardo dei soccorsi. Tutte sacrosante verità. Come sempre, rimane sottaciuta quell'ulteriore sacrosanta verità che antecede tutte le altre: la natura è, come sempre, più forte dell'uomo. Anni addietro, quando mezza Valtellina rovinò sotto una pioggia calda che scioglieva i ghiacciai, mentre i giornalisti stigmatizzavano sciovie e disboscamenti una mia conoscente vide dalle sue finestre il fianco di una montagna vergine travolto da una massa d'acqua che sradicava uno per uno i grandi pini, e li faceva riemergere dopo pochi istanti lisciati come stuzzicadenti. Da che l'uomo -unico tra gli animali- ha acquisito la capacità di pensare la propria morte, non molte sono le possibilità di affrontare saggiamente il problema: tra le quali, il religioso timore dell'uomo antico di fronte alla potenza dell'aria, dell'acqua, della terra e del fuoco non è la più primitiva. Un moderno saggio ha osservato come, di fronte alla morte di una persona amata, immaginare di esserne in qualche modo colpevoli ci è più facile che accettarne la crudele casualità. E' lo stesso procedimento psichico che rende preferibile all'essere umano addossarsi tutta la colpa della catastrofe naturale perché il riconoscerne la autonoma sovranità lo angoscia e lo offende. Immaginare di essere noi colpevoli della totale distruzione della natura è l'ultima difesa dall'idea che, oggi come sempre, la natura nel suo imperscrutabile cammino può distruggere noi, senza autorizzazione e senza preawiso. Ma il nostro narcisismo non tollera la nostra contingenza, e si rifugia nei suoi deliri onnipotenti. rita che nessuno legge più sopra la profumeria Chérie, all'angolo tra corso Garibaldi e via Gianturco a Portici, dopo la tremenda eruzione vesuviana del 1631: "O posteri, o posteri, di voi si tratta ... venti volte da che splende il sole, se non sbaglia la storia, arse il Vesuvio, sempre con immane strage di chi fu lento a scappare ... lo vi awiso, questo monte ha il ventre pieno di bitume, presto o tardi si accende ... Tu scappa fin che puoi... se ti coglie è finita: sei morto. Disprezzato, ha scacciato gli incauti e gli avidi a cui la casa e i mobili furono più cari della vita. Ma tu, se hai senno, ascolta la voce di un marmo che ti parla: non pensare alla casa; non indugiare: scappa. Anno di salute 1632". Due secoli dopo dai fianchi dello stesso monte il più solo dei poeti guarda coraggiosamente in faccia la accidentale presenza dell'uomo nel cosmo, e lancia il suo richiamo alla solidarietà. I nomi del maestro Milioni di cristiani chiamano la persona per loro più importante con il nome di Maestro. Ogni allievo di conservatorio aspira al raggiungimento del titolo di Maestro: in corno, fagotto o clarinetto, o addirittura in quella summa del potere musicale che è ladirezione di orchestra. Nelle comunità accademiche, dicesi con ammirazione "è un Maestro" del docente che eserciti un tipo particolare di attrazione intellettuale e morale su una cerchia di discepoli. Nel lavoro manuale, il Mastro è colui che dirige e impone le regole dell'arte. Tutt'altro succede a colui che più di ogni altro ha il diritto di fregiarsi del titolo: l'insegnante elementare. Qui l'applicazione del titolo, soprattutto al genere maschile, dà luogo a strani fenomeni. A Napoli, ad esempio, le maestre femmine vengono dette "signorine", mentre la vox populi ha promosso il maestro maschio a "professore"; pertanto chiamato dagli alunni "prussò". Il termine "signorina", che suggerisce uno status incompiuto, sussidiario a quello materno, prescinde da ogni specificazione di età e stato civile. Prima delle riforme, le maestre erano "signorine" tout-court. Con l'introduzione del tempo pieno, furono suddivise dall'utenza in: "signorine a righe" e "signorine a quadretti". Con l'introduzione del modulo, e l'affiancamento ai tradizionali ltaliaAOe Aritmetica degli Studi sociali, si son potuti vedere alunni disorientati andare dall'una all'altra delle tre signorine chiedendo, "Signurì, ma vuie site a righe, a quadretti, o a quadernone?" (intendesi il quaderno formato computisteria atto ad ospitare grafici e diagrammi e altri strumenti dell'indagine sociale). La tripartizione può venire applicata anche ai "professori", ma più raramente. Si potrebbe supporre che negli strati bassi della popolazione perduri un pregiudizio antidonnesco, che impedisce di attribuire al maschio il nome di un mestiere tipicamente femminile. Salendo nella scala sociale però, le cose non cambiano nella sostanza. Se ad esempio un maestro (elementare) esc~ dal chiuso della classe per affrontare più vaste questioni, e instaura relazioni con professori (veri), organismi sociali e politici di varia natura, creerà non poco imbarazzo nei suoi interlocutori sul piano dei nomi. Per lo più essi adotteranno l'uso popolare, facendo finta di ignorarne l'improprietà, e lo chiameranno "professore". Qualcuno non si periterà di ricorrere al risibile "dottore". Gli esperti del ramo, tra di loro, lo chiameranno "pedagogista", assumendolo, anche se non laureato, nell'empireo delle scienze dell'educazione (idiografiche e non nomotetiche, come tutte le scienze umane, ma pur sempre scienze, cose da laureati). Tutto ciò è comico e insieme triste: perché la dice lunga sulla natura di una società nella quale il mestiere più importante dopo quello di genitore, oltre ad essere il meno pagato della gerarchia pedagogica, porta un nome del quale ci si vergogna. La dice lunga, al di sotto di tutte le apparenze, sul conto nel quale questa società tiene i suoi bambini. Se poi mi si chiede come legislatore cristiano cosa farei, posso dire che alcune cose non si possono fare, qualunque cosa capiti: ad • tezza del potere classificatorio depositato I giornalisti avrebbero parlato di malgoverno spagnolo; a me pare buon senso ciò che ispirò al Duca di Monterrey Emanuele Fonseca, Viceré di Napoli, la lapide anne- Carla Melazzini B 47100 FORLI' via FlavioBiondo,5 Tel. 0543/ 31524 l1otecaGino Bianco Tutta la scelta chevuoi Vtaledell'Appennino1,63 - Forlì . • - - SOFIWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DATI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE CORSI DI FORMAZIONE Soc. Coop. a r.l. 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