intervista a Dario Antiseri VERITA I IN TASCA questo numero Da questo numero tentiamo le 12 pagine. Quattro pagine in più per dare continuità a temi, rubriche e tentare progetti "immaginati"da tempo. La pagina "ricordarsi", che vorrebbe tentare una riflessione su temi del passato che ci conducano al presente e viceversa. E poi quella dedicata ai "viaggi",con testimonianze sia di romagnoli che viaggiano che di "forestieri" di passaggio. Poi vorremmo rendere continuativi dei paginoni tematici come quello sulla droga di questo numero, dove alle testimonianze, che comunque avranno sempre lo spazio privilegiato, si affiancherà il parere di esperti dei problemi. Vorremmo anche riuscire a dare più spazio alla "battaglia delle idee", e sempre con "spirito polifonico" e lontani dal luogo comune e dal pregiudizio. E CHIAVI DI CAMERE A GAS DarioAntiserio, ltreadessere autoredi varisaggie di manuali difilosofiah, acurato la traduzionietalianadellibrodi KarlPopper"Lasocietàaperta e i suoinemici".Insegna allaLUISSdiRoma.Loabbiamoincontratporimadellasua conferenza su"Le ragioni del pensierodebole", tenutaall'universitaàchiusurdael ciclo "Modernitàg:enesei declinodi un epoca". Il "pensiero debole" è una tipica espressione della cultura di questo secolo. Una cultura "postmoderna", che è passata attraverso una serie di esperienze traumatiche, come le guerre mondiali, che hanno lasciato il segno provocando la fine dell'illusione, o della credenza, in valori assoluti. Questa consapevolezza dell'inesistenza di un assoluto è destinata a restare come retaggio ineliminabile nel pensiero umano, oppure può essere l'espressione di una cultura e di una società in decadenza, ma che può avviarsi verso un'eventuale nuova fase? Effettivamente c'è un legame fra i fatti sociali, le tragedie del nostro seèolo, e queste idee. Le idee non sono mai staccate dal la realtà: noi siamo le nostre idee, ci sono idee che combinano grandi guai e idee che combinano delle cose buone. Per capire il "pensiero debole" è opportuno individuare per sommi capi quello che sarebbe il "pensiero forte". Ora, quando questi autori, per es. Vattimo, parlano del "postmoderno" e cercano di individuare il "pensiero forte", lo individuano come un pensiero metafisico che riguarda l'uomo (immagini dell'uomo, concezioni della storia o dello stato...) nelle quali si pensa di avere un "fundamentum inconcussum". Per es. Cartesio è un pensiero forte perchè pretende di aver trovato un "fundamentum inconcussum"; il marxismo o l' - hegelismo sono dei pensieri forti, perchè pensano di aver . trovato queste grandi narrazioni che dovrebbero descrivere il divenire della storia, il destino del!' uomo ecc. Ora, sia l'ermeneutica di Gadamer che l'epistemologia popperiana hanno messo in luce delle cose fondamentali: Popper ha messo in luce che il nostro sapere è fallibile e quindi non c'è il "fundamentum inconcussum"; Gadamer ha messo in luce che noi leggiamo la realtà attraverso il nostro linguaggio: poichè questo muta, non possiamo trovare un "fundamentun inconcussum". Tu mi chiedi se questo pensiero è destinato a durare: bè, è difficile fare i profeti! Dopo aggiungi che il "pensiero debole" è un pensiero della decadenza. Bè, iopenso di no, perchè esso significa, UNA ClffA' Hannocollabora10a questo numero: Rosanna Ambrogeui, Giorgio Bacchin, Roberto Balzani. Paolo Bertozzi, Pa1rizia Betti. Roberto Borroni.BarbaraBovelacci.Andrea Brigliadori. Libero Casamurata. Faus10Fabbri,RobertoFabbri,GrazianoFabro.DanielaFilippelli.FabioFiorentini,LuisaFiumi.Rodolfo Galeoni. Liana Gavclli. Marlio Malpezzi. Silvana Masselli. Alice Melandri. Franco Mclandri. GiovanniOrlati.CarloPolc11iV. eroRavaioli. Rocco Ronchi. Beppe Ramina. Gianni Saporctti, Fabio Strada.MassimoTesci. Fo10:pagg. 1,5.7.10.12 di Fauslo Fabbri: pag.9 di RosannaParmeggiani:pag. 3percortesiadiMichele Biondi. Progct10grafico:Casa Waldcn. l0liti 0TP: ,Scriba. kantianamente, andare alla ricerca dei limiti della ragione: e questo non ci fa meno umani, ma più umani, perchè noi, quando abbiamo abusato della ragione, abbiamo procurato grossi danni. Perchè tutti coloro che hanno pensato di avere la verità in tasca hanno avuto poi nelle tasche le chiavi delle camere a gas ... Prendiamo il marxismo contemporaneo: esso era pensiero forte, era cioé l'idea che ci fosse una società perfetta fatta in un certo modo, era il senso ineluttabile della storia ecc. Che cosa ha causato? Prima delle gabbie, poi la fame. In sostanza, prima di dire che il "pensiero debole" è pensiero di decadenza ci penserei due volte: io credo sia un pensiero di grande consapevolezza: noi uomini siamo fallibili. Questo è il nocciolo del "pensiero debole": non possiamo pretendere di avere nelle mani assoluti terrestri; non siamo degli dei. Il "pensiero debole" restituisce l'uomo ali' uomo per quello che è, con la sua debolezza, la sua fallibilità, il suo rischio, la sua responsabilità. Il relativismo, spesso banalizzato, non rischia di diventare indifferenza, o forse mancanza di speranza o di fede in qualcosa? No, io penso che le cose siano ben diverse, perchè il "pensiero debole", come l'abbiamo definito prima, non è un pensiero che fonda le fedi, però apre alla fede. Oggi un ateo · non può venire da me cristiano a dirmi: io sono scientifico e tu sei irrazionale, perchè l'asserzione "dio non esiste" dal punto di vista logico non ha più fondamento della frase "dio esiste". Diceva Etienne Gilson che l'ateismo è difficile perchè non si può provare. Tu parli di relativismo, ma, come diceva Weber, noi viviamo in un mondo politeista e ognuno sceglie il suo dio. L'importante è che non ci sia nessuno che imponga, in nome della ragione, il suo valore agli altri; cosa fatta, per esempio, dai marxisti: chi ha il diritto di dirmi che cosa è la felicità e di impormi la sua felicità? Con quale ragione? Nel cristianesimo l'idea di inferno è il "sigillum" di questa libertà. Cristo dice "se vuoi seguimi", non dice mica "tu devi seguirmi"! Questo l'han detto tutti coloro che pensavano di conoscere il senso ineluttabile della storia e hanno avuto tragedie senza fine. E dico una cosa: io non sono uno scettico, sono un realista un pò fideista; ma nessun scettico, nella storia dell'umanità, ha mai ammazzato un altro uomo. Equesto perchè non ha niente da imporre. Ma, allora, uno che crede? ùno che crede spera che la sua fede sia quella giusta. Ma diceva Kierkegaard che esistono ve- ~ rità che si dimostrano e verità che si testimoniano: le verità di fede e di etica sono verità che si testimoniano. Un altro esempio: Wittgenstein ha lavorato per rendere comprensibile il dicibile della scienza, ma ha fatto questo per proteggere l'ineffabile.C'è una lettera molto bella di Wittgenstein che nel '21, al ritorno dalla prigionia, scrive a un suo amico: "Ti mando il "Tractatus". Esso è fatto di due parti: di quello che è scritto e di quello che non è scritto. Guarda bene che quello che non è scritto è la parte più importante". Ciò che la scienza non può dire è la parte più importante, e la scienza non può rispondere alle famose domande di Kant:"che cosa debbo fare" e "in cosa posso sperare". Qui sono le nostre libertà di coscienza, le nostre scelte di fede, che si testimoniano: non possiamo imporle a nessuno. Quindi io non ho paura del relativismo: basta che nessuno mi impedisca di accettare e di testimoniare la mia fede. In realtà però l'epoca in cui viviamo tende forse ad ignorare questa fallibilità e a considerare la scienza come un sapere assoluto... Si, che ci sia un pericolo di scientismo è vero, ma di più nella mentalità comune, nella politica, piuttosto che negli scienziati. Ma penso che ormai ci sia una grande consapevolezza di questi limiti della scienza: un medico che per 40 anni fa pratica medica e cambia 15 volte una terapia, pensi che creda alla verità? Un astrofisico alle prese con le teorie del l'uni verso... teorie che vanno e vengono, oggi le teorie hanno vita breve. Quindi che ci sia questo pericolo di scientismo è vero, specie nella stampa; però è anche vero che ormai c'è consapevolezza della fallibilità umana e della rivedibilità delle teorie: le teorie sono scientifiche in quanto falsificabili, smentibili. Le mutazioni culturali sono lente: le idee prima passano a livello alto, poi attraverso i manuali scolastici e alla fine arrivano ai giornali. Comunque mi pare che, se guardiamo ali' 800, questo mito dei fatti e della scienza non c'è più; anche perchè le applicazioni scientifiche hanno prodotto un sacco di danni: i danni ecologici, la paura dell'atomica ... Oggi la scienza non è più una cosa sana, è una cosa che mette anche paura. Implicita nel "pensiero debole" c'è anche la crisi dell'idea del "soggetto" ed essa delegittima le tensioni utopiche che hanno favorito certi miti, ma anche certi fatti sociali... Certi drammi! Tale crisi, però, non può portare ad una totale "ricaduta" nel presente, ad una mancanza, non tanto di aspirazioni, SERCOM s.r.l. TECNOLOGIA E ARTE NELL'ARREDARE NEGOZI 47100 Forlì - Zona industriale Via Correcchio, 21/A Tel. 0543/722330 - Fax 725483 lido rima SPA BIZERBR MACCHIHIE P(R PUAf\JAf. quanto di progettualità rispetto alla società? Io credo proprio di no. Tu hai messo in luce il fatto che prima il soggetto era un soggetto creativo di mondi perfetti, cioè utopici. Ora questo non c·è più, ma non penso che sia un danno, non significa che noi non progettiamo ... Ti faccio un esempio: in una scienza gli scienziati praticanti risolvono singoli problemi, ma nessuno scienziato ha mai la verità totale e definitiva, e non per questo noi non facciamo scienza, c'è un continuo adattamento. E questo deve capitare anche nella vita sociale: si aprono problemi, alcuni li risolviamo, ne creiamo degli altri ... Nell'800 su IO uomini ne morivano 9, oggi ne vivono 9. La soluzione di questo problema ha portato alla sovrappopolazione: un problema ne crea un altro. Io non penso che si possa bloccare la società e farla perfetta, noi vivremo sempre in una società imperfetta. La società perfetta è l'opposto della società "aperta", aperta cioè a nuove informazioni, a nuove critiche, a nuovi valori, a nuovi problemi e a nuovi progetti. Non c'è un progetto finale e definitivo. Popperdiceche non c'è nessun argomento razionale per stabilire cosa sia la società perfetta, però abbiamo via via dei tentati vi perrisolvere i problemi di una società aperta e questo mi pare sia la cosa più importante: la fallibilità, il rischio e la responsabilità dei singoli individui, delle persone umane. Quindi il pensiero debole invece di limitare la speranza delle persone, lapotenzia? Sì, perchè tutte le persone possono progettare, possono sperare, senza essere vittime di coloro che, avendo la forza, dicono: questo è il giusto senso della storia, e lo impongono. Quindi le critiche, sopratutto da sinistra, all'apparire dell'antologia di Vattimo sul "pensiero debole", erano la reazione al pericolo di perdere la fede? No. Era la perdita di un mito da parte di coloro che scambiavano il mito per scienza ineluttabile e certa. a cura di F. Melandri e F. Strada corrispondenze L'aumento delle pagine e la realizzazione di questi progetti è legato alla possibilità di nuove collaborazioni che noi auspichiamo vivamente. Già da questo numero, e speriamo che la cosa diventi continuativa, hanno collaborato Roberto Balzani e Rocco Ronchi. Di fronte alla complessa trama della vita delle persone e delle società noi cerchiamo dei fili. A volte non livediamo. A volte non siamo capaci di seguirli. A volte riusciamo a tirarli. In questo numero riparliamo di ebrei. Si tratta di uno di quei "fili",intravisto un anno fa nell'intervista di Sulamit, quando il giornale si chiamava "l'altracittà". Seguire questo filoci può portare, oltre a scontrarci con sedimentati luoghi comuni della sinistra, a toccare alcuni punti nodali di questa società. Intolleranza, razzismo, sopraffazione allignano dove l'ignoranza la fa da padrone, e si sviluppano tanto più facilmente quanto meno si sono comprese le lezioni della storia. Hitler e ilnazismo sono stati "demonizzati", le lorovittimee chi liha combattuti mitizzati. Il risultato è stato disumanizzazione e rimozione. Per la tranquillitàdi tutti.Ma iprogrom e igenocidi non cadono dal cielo. Nascono sulla terra, nutrendosi delle piccole sopraffazioni quotidiane, di piccole intolleranze e risentimenti, per poi esplodere, difronte alle crisieconomiche e sociali, nel grande "sonno della ragione" e del cuore. Da questo punto di vista quello che è successo a Forlìnel 45 e dopo, di cui nessuno, o quasi, ha mai saputo nulla, ci sembra esemplare. Ecco perchè ce ne occupiamo. Non solo per un omaggio dovuto a vittimecolpevolmente dimenticate dalla città, ma per capire la nostra storia e attraverso quella riflettere sul presente. M. Tesei EMILIA-ROMAGNA REGIONE A RISCHIO MAFIOSO? di Beppe Ramina Il ferimentodi tre carabinieri,lunedì29marzoa Rimini,e I' omicidio, avvenutonellanottedi sabato 19 aprile, del benzinaioClaudio Bonfiglioli, ripropongono con drammaticitàalcunequestioniri- •feritealla penetrazionedelle organizzazionicriminalinel territorio bolognesee in regione. Dopo l'assassinio dei tre carabinierialPilastro,ultimodiunalunga serie che ha funestato lo scorso anno e l'inizio del '91, sembrava che le pressioni degli organi inquirentisugliambientimalavitosi avessero quantomeno costretto all'inattività bande criminali, dimostratesitanto ferociquantoefficacementeorganizzate. Ma evidentemente, ed essendo poco plausibile una spiegazione che affondi le proprieragioninel caso, gli interessi in gioco sono oramaitalmentefortida nonconsentirepauseo prudenze. L' EmiliaRomagnaè notoriamente una regione ricca, nella quale ognigiornovengonomovimentategrandiquantitàdidenaro.cosiituendo così un luogo ideale per riciclaresoldisporchiprovenienti da attivitàillecite. Questemassedi denaro.non giustificabiliattraversoalcunacontabilità, trovanostradedi ripulitura e di legalizzazionele più diverse: società finanziarie,strozzinaggi. utilizzodei normalisportellibancari, acquistodi attivitàcommerciali. di immobili, di aziende. creazione di aziende in settori, comeadesempioquellodellepulizie,a bassoinvestimentoiniziale. Nel I990. intervenendosu Micro Mega. Pino Arlacchi scrive che ·•unquartodell'economia turistica della riviera riminese risulta essere in manoalla mafia·•. Alcuniosservatorisostengonoche, perviadelcattivoandamentoturisticodegli ultimianni,gli interessi economicidella criminalitàorganizzata si sarebbero trasferiti massicciamentea Bolognae nei ricchicomuniemiliani. Per impossessarsidi attivitàcommercialie di aziendelacriminalità,accantoall'acquistotout-court, utilizzapiùmetodi.Tra gli altri la classicaazionedi taglieggiamento che induce il proprietario ad abbandonarel'attività cedendola a bassoprezzoe poicon il prestito di denaroad altissimitassidi interesse,checonduceallo"strozzo", all'imposizionedi unoo piùsoci, alla cessione, infine,dell'attività. Da parte di alcuni operatori vengono riferite altre modalità. Vi figurerebbe il capitano di industria ilquale.a cortodi liquidi,ma con una industria valida, se ne vedeoffertiingrandequantità.In cambiopotrebbeavviareunaattività immobiliare.essendo a tutti gli effetti un prestanome,prestatore di un nomenobilee privodi macchiealqualeognunoè portato a dare credito.Sonodel tuttoevidenti i rinessi che una ipotesi di questotipo, se realizzata.avrebbe sulla città. In altri termini. l'amministratore pubblico, non si troverebbe di fronteun imprenditorechiacchierato, come può essere il catanese Costanzo.checontrattal'acquisto di un·area, che chiededi parteciparead unappaltoo unamodifica del Pianoregolatore.In sua vece avrà un interlocutoresolido. potente e stimato sul piano locale, che non lasciasupporredi essere portatoredi interessialtrui:subirà così le pressionidella criminalità organizzatasenzaneppureesserne a conoscenza.senza che si renda Agenzia di Recapito: STAMPE - PACCHI - DOCUMENTI Per tutte le destinazioni 47100 Forlì - Via S. Antonio Vecchio, 25 Tel. 0543/35187 necessario il meccanismo della tangenteo della minaccia.Si rende necessariorammentareche le leggi esistenti poco possono per controllare fenomeni di questa natura. E' chiaro che una politicaattenta al patrimonio ambientale, fortementevincolatadallanecessitàdi riqualificare le esistenze umane con l'ambiente, costituirebbe di per sè un seriodeterrente. Poichègli immobi I i,da benid'uso quali tradizionalmentesono stati, hannoassuntola vestedi luogoa forte interesse speculativo, è intuibile in quale misura costituiscanounruolocentralenegliinteressidelle finanziariecriminali. Ma l'attività immobiliarenon interessasolo lamafia,lacamorrao la 'ndrangheta;esistono naturalmente molte altre aziende, tra le quali alcuni colossi cooperativi. Si fanno risalire agli interessi di alcuni tra questi sia la comparsa del costrnttoreCostanzonel mercatobolognese(attraversoi favori del qualesi sarebbedovutaverificare 1• aperturadelmercatosiciliano alle coop edili emiliane)che. naturalmentecon altro segno, le efferatezzedellacosiddetta·'banda dellecoop". Ci si è spesso domandati quali fosseroi motiviche spingesseroi componentilabandaadaffrontare trasferteaeree, a metterein piedi un certo impiantologistico.a ucciderecontaleferocia,recuperando bottinidi poco conto. Unarispostapotrebberisiederenel meccanismo dell'intimidazione. In breve, alle cooperative che minaccianoposizioniconsolidate nelle regionimeridionali,magari con l'appoggiodi elementi legati ad unclancd inconflittoconaltri. viene rammentatonel modo più duro e vileche le regoledel gioco sono pesanti e che meglio farebbero a ritirarsi o a cercare nuovi accordie altre alleanze. L'omicidio dei nomadi, di due benzinai,di passanti,dei trecarabinieri al Pilastro,sembranocosì potersi iscrivere all'interno di questi scenari: di volta in volta possonodifferenziarsile motivazioni contingenti,ma il messaggioha tonalitàcostanti:a Bologna un nuovopotereva affiancandosi a quelli noti e ad altri occulti, dotatodi notevolimezzifinanziari e della aggressivitànecessaria per farsi largoe peresigererispetto. UccidereClaudioBonfiglioliper pochimilioni.mamostrandouna certa organizzazione (appostandosi, rilevandone le abitudini, avendo insomma quella piccola dose di pazienzache non appartieneadei balordi},garantiscepiù obiettivi, spaventandochi, ora o domani, venga fatto bersagliodi taglieggiamenti, mostrando agli organi di indaginee di controllo che nonpossonotenereinmanoil territorio. Si trattadunquedi una situazione nuova per la nostra città e per la regione,della quale ancora sfuggono idati fisiognomicipiùdettagliati. Rischiamo, in tutta evidenza. di vederfattopropriodapartedimolti quantoproponevaGiorgioBocca sull'Espressodi qualchesettimana fa: la criminalità organizzata portadenari?Bene.non potendola combattere. accordiamoci:investa,maalle regolechevigonoal nord. E' proprio questa la sola strada che rimane? Beppe Ramina. Bologna. ]O aprile 199/ eK:il!e.Ye~m Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==