Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

ln ultì,na analisì, la crisi del liberalisnio come forza civile egenione non era nata da una povertà della nazione italiana, nut da una sua ricchezza: dalla sua niolteplicità di tradizioni, di culture, di vocazioni, dalla sua ricchezza di storia. Il liberalisnio e l'esperienza 1noderna avevano su– scitato la esplicitazione di questa realtà niolteplice e s1·era– noi poi rivelati incapaci a contenere le sue manifestazioni di libertà. Ma indietro al liberalisnio non si tornava: la sua scon– fitta politica era sì una testirnonianza della sua insufficienza nia anche del suo successo: zone culturali e civili prima sta– tiche ed ùnmote erano entrate in niovinzento e non sareb– bero pi·ù tornate alla stasi prirnitiva. Bisognava che il processo fosse conipiuto: che dal mo– vùnento anarchico e contradditorio delle forze e delle tra– dizioni nazionali si passasse ad una autentica integrazione di esse, alla rivelazione di una coniplementar·ietà di culture e di valori la cui distinzione veniva convertita dal disordine in antitesi. Qualunque sostanziale liniitazione della libertà idea– le e pratica dei cittadini, pur nel disordine delle sue 1nani– festazioni, era destinata al f alli,nento e si sarebbe risolta ·ùi pura perdita per la nazione. Lo Stato liberale era caduto proprio soprattutto per il suo aspetto di Stato ideologia e quindi in quanto fonte di liniitazione sostanziale di libertà: più grave e più tragi– ca la caduta, sotto il peso della niedesirna legge storica, dello Stato fascista. Il problenia fondanzentale che stava innnazi alla na– zione italiana era quello di vedere se la legge della de– niocrazia avesse potuto essere rispettata sino a che si fos– sero visti gli effetti riordinanti ad essa sostanzialmente connessi o se essa, ancora una volta, dovesse cedere al pe– so degli effetti della 1nanifestazione del disordine che essa così pienan1ente consentiva. Non v'era dubbio che questa volta la chiave della de– cisione su questo punto passava per le n1ani del partito cattolico, della Deniocrazia Cristiana. Come interpretare le maggioranze assolute e relative conferi te alla Democra– zia Cristiana dall'elettorato italiano? Come un mandato senza riserve al partito cattolico o conie il riconoscimento che esso, più di ogni altro, era capace di garantire in con– dizioni difficili la preservazione della de1nocrazia? De Gasperi fece adottare alla D.C. e alla larga mag· gioranza del niondo cattolico la seconda interpretazione del voto nazionale: cioè, in sostanza, quella giusta. Tuttqvia la giustezza di questa posizione non la ren– deva 111,enodifficile a sostenersi, all'interno del mondo cattolico; però il tipo di tale difficoltà era tale che solo il partito cattolico era adatto a reggerla. S~ è molte volte rimproverato al partito cattolico di non avere una autonoma consistenza politica, di essere, sul piano delle soluzioni politiche, una forza subordinata ai propri legami ecclesiastici; di avere, conseguentemente, col proprio elettorato non un rapporto proprio legato alla va· lidità od invalidità della propria politica, ma un rapporto mediato, fondato sull'Autorità della Chiesa e sulla disci– plina ecclesiastica. E nessuno può contestare la validità sostanziale di que– sta affermazione. BibliotecaGino Bianco • Proprio però questa particolare natura del partito cat– tolico veniva a rivelarsi di grande importanza e significato per la preservazione della deniocrazia italiana. Se le condi– zioni storiche della nazione affidavano come principale compito al partito al potere la custodia della democrazia, precludendogli ogni possibilità di effettiva soluzione poli– tica dei grandi problemi civili, questo era un compito quan– to mai gravoso ed ingrato, perchè non consentiva una rac– colta di consensi e di appoggi popolari corrispondenti al reale sforzo del governo. Nessun partito laico poteva reg– gere ad una tale legge di governo: lo ha dimostrato La se– vera prova subita dai partiti di de1nocrazia laica. L'unica posizione che consenta oggi ad un partito laico di godere largamente di suffragi è la piena e coerente opposizione; il successo elettorale delle destre e soprattutto delle sinistre sta a provarlo. Solo un elettorato che non verificasse principalmente e propriamente il proprio partito per riferimento alla vali– dità della posizione politica adottata ma per riferimento a motivi ideali in ultima istanza di ordine non politico, cioè l'elettorato cattolico, poteva reggere quel tipo di poli– tica di se1nplice preservazione della democrazia che il su– premo interesse della nazione domandava. De Gasperi fu l'uomo che diede al partito ed all'elet– torato cattolico la guida ideale e politica necessaria per svolgere questo compito nazionale. In questa sua opera non gli venne mai nieno l'appog– gio della Gerarchia Ecclesiastica senza la quale la sua ope– ra non sarebbe stata possibile. Jl

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