Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

il defluire stanco delle forze della cultura moderna ha fatto rieniergere il mondo cat– tolico co,ne forza suppleti1.:a, facendolo così divenire, cons<!guentemente, da forza non sta– tale, il sostegno principale dello Stato in Italia. Il segno più evidente della crisi dello Stato è che il niondo cattolico è divenuto forza statale senza, effettivi e reali salti qualitativi, senza sviluppi culturali, senza adeguamenti alle situazioni sto-riche. La co– sidetta ripresa del inondo cattolico è dovu– ta - più che ad altro - all'effettiva deca– denza del mondo ,noderno e delle forze mo– derne in Italia. L'acconiodamento al qua– le si è giunti da parte di laici e cattolici è quello di considerare la Chiesa e i cattolici come " una parte" della società civile, e di identificare in tal senso la Chiesa con il mondo cattoli'co organizzato. Questo acco– modamento equivoco a lungo andare com– pro1nette in maniera certa il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa, la natura dello Stato, il senso religioso dei cattolici italia– ni e in definitiva le possibilità di sviluppo della società. Difatti non è riducendo la Chiesa e i cat– tolici a parte della società civile che i cat– tolici possano conquistare una vera e au– tonoma funzione civile ed un effettivo ruo– lo propulsivo di forza statale moderna. J\1a piuttosto riconoscendo alla Chiesa una po– sizione non di parte che la disimpegni da una supplenza storica non sua. Solo così ogni discorso sullo sviluppo dei cattolici non può non essere inteso, in modo proprio, che come ripresa dello sviluppo religioso, allon– tanando il pericolo sempre esistente in que– sta situazione che i fermenti che si svilup– pano all'interno del mondo cattolico siano il portato di infiuenze Jaiciste che prima o poi cadrebbero inevitabilmente sotto la san– zione della Chiesa, giustamente, gelosa della sua singolare natura. Non si riscopre una nuova " dimensione laica " dei cattolici, riducendo semplicisti– camente la Chiesa ad una funzione di par– te nella società civile, vale a dire laicizzan– do quella funzione di supplenza che essa esercita nella società italiana, col conferire una autorità pubblica sul mondo cattolico, agli uomini politici di parte cattolica. Si devono invece proniuovere le condizioni, tra le· quali non vanno dimenticate 14,napiù ampia ricchezza della dimensione civile e laica e una più profonda compresenza nei termini suoi propri della testimonianza reli– giosa dei cattolici, onde permettere una rea– le maturazione, a ben altro livello, dell'in– serimento dei cattolici a titolo personale, ed in nome dei valori storici che interpretano. Una ripresa dello sviluppo della società civile nella situazione italiana che sta al centro di una situazione mondiale del catto– licesimo, non può prescindere da una effet– ti'Va ripresa dei cattolici a livello mondiale: anche questo· è un punto di convergenze e di analogia della situazione italiana con la situazione mondiale. Anche per questo ap- BibliotecaGino Bianco pare sempre più improrogabile una prima– rietà dello sviluppo religioso nei confronti di ogni altro impegno civile da parte dei cat– tolici. Quando gli a,nici del '' J\1ulino " sembra– no dimenticare questo, cadono in una valu– tazione del mondo cattolico che per le in– sufficienze gravi della conoscenza delle l~g– gi in terne della Chiesa,, è gravida di peri– coli per la società civile. A chi 8·li intellettuali? Il problema della qut:.V,ificazione propo– staci dal "Mulino " investe la dibattuta que– stione della funzione degli intellettuali. La concezione illuministica e riformistica che abbiamo or ora esa1ninato nei problemi che lascia scoperti in Italia ha una sua ap– pendice rispetto alla funzione esercitata da– gli intellettuali. Non staremo di nuovo ad illustrare la scissione tra il 1nodo di pensare della cul– tura e quello degli uomini comuni: il di– vorzio tra intellettuali e massa è un fatto peculiare noto del mondo moderno che al– tri nieglio di noi ha descritto ed illustrato. A noi ci preme mettere in rilievo come questo divorzio abbia praticamente costret– to la funzione degli intellettuali in un rap– porto fra intellettuali e am1ninistrazione dello Stato, escludendo continuamente il rap– porto fra intellettuali e formazione dello Stato dal basso, legato alla sistematica in– ventiva delle nuove forme di partecipazione allo Stato degli uomini esclusi dalla storia. Anche la stessa visione (2) di una for- 1nazione organica degli intellettuali non ha superato lo stadio della partecipazione alla linea delle forze politiche con conseguente riduzione degli intellettuali a strumenti di propaganda. In realtà il discarso degli intel– lettuali, e la formazione della loro cultura sono per loro natura legati ai notabili: di qui l'incapacità di un ~tfettivo legame con gli uomini comuni, e con il senso comune. Nel Mezzogiorno il problema si pone in termini dilem matici: o con i notabili nel tentativo di niodernizzare la loro azzo– ne, o con i contadini, abbandonando di con– seguenza quegli strumenti culturali che ren– dono gli intellettuali incomprensibili ed estranei al modo di pensare, alla vita mo– rale, alle esigenze ed ai problemi storici dei contadini del Mezzogiorno. In questa prospettiva la necessità di sco– prire nella società civile rapporti umani fe– condi di nuova cultura, nuovi doveri validi per tutta la situazione mondiale ci sembra essere un'opera non soltanto necessaria, ma degna del migliore impegno, del più a 'lo senso della missione intellettuale. I termini del problema nale . nazio- La cultura tradizionale che ha trovato il suo terreno in Italia proprio nelle élites in- teltettuali cosniopolite che cercavano di ac– clùnatare nel nostro Paese la filosofia tede– sca o lo spirito giacobino francese o La pra.:.– ~i politica inglese o infine ultimaniente l'empirisnio americano e l'ottimismo sovie– tico non è evidentemente la più adatta a parsi il problema della vocazione dell'J talla e della funzione italiana nel mondo. E' questo un problema che pone in dt– scussione i fini stessi dello Stato poichè noi crediamo che gran parte della debolezza nell'azione dello Stato in Italia sia da ri– condurre a questo non ritrovato centro li l gr .,1,vità nell'azione di tutti i cittadi11i, na– turalniente ed ovviamente accettato. Anche in questo ca,npo la sistematica del– la cultw a raccomandataci da ' Il 1,1 ulino n si mostra a nostro avviso lacunosa. Abbiamo visto come la questione nazionale italiana, vale a dire il problema del ,,1 ezzogiorno e dello sviluppo omogeneo delle zone a civil– tà moderna con le zone a civiltà arretrata, sia altresì un problema mondiale. In que– sta prospettiva l'Italia ha forse ancora una funzione da svolgere che giustificherebbe, quanti, come noi, credono ancora ad uno sforzo. degli Italiani per riacquistare una fun– zione nazionale, una indipendenza naziona– le, per tentare di fondare uno Stato nazio– nale. Si tratta a nostro avviso di risolvere pro– blerni nuovi, al livello mondiale, utilizzan– do tutte le energie nel patrinionio di tradi– zioni della coscienza nazionale espresso nel– la storia delle nostre città e dei nostri pae– si, in quella che con termine forse troppo li– rico che ha infastidito gli amici del "1'Iu– lino ", abbiamo chiamato l'anima antica del nostro paese. Risolvete la nostre, questione nazionale significa mettersi in condizioni di dare la nostra collaborazione per risolvere il pro– blema mondiale, nutrendo la speranza di fare dell'Italia un paese pilota nella solu– zione del problema dello sviluppo o,noge– neo del niondo unito, un paese che abbia una funzione da espletare nei confronti di tutti quei popoli di civiltà arretrata che vengono a contatto con il mondo moderno. Q~testa prospettiva non è in contrasto con la funzione espletata dagli italiani, in ter– mini universali, più volte nel corso della loro storia. Ed essa è capace di riqualificare molti proble1ni di fronte ai quali il nostro paese senibra aver perduto ogni autonom? iniziativa. Il problerna dell'unificazione europea i,_ quindi visto al di fuori della cultura di certi sradicati europeisti che auspicano una Eu– ropa in cui sia morto il concetto di nazione e in cui la funzione dell'Italia, della Ger– uzania e della Francia è indifferenziata, co me se avessimo a che fare con il 7 et:'1da, il i'\lontana ed il Colorado, e non con tre! civiltà, e che sostanzialmente darebbero al– l'Italia, nei termini pratici in cui l'Hnifica– zione europea viene posta la fun::ione eh · la Lucania assolse nell'unità di Italia. 31

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