Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954
temporanei legati alla vita, più che a quel– la di uomini 1noderni, appaiono non visti non risolti o non capiti dal sistema dei con– cetti esistenti. E noi saremo paghi di riuscire ad indi– care dei problemi reali, a cui non corri– sponde a nostro avviso una voce nell'Enci– clopedia della cultura a nostra disposizione. Nascita o morte dello Stato? Il problema che sentiamo come centrale, per il quale non possiamo accedere alla qua– lificazione propostaci dal " Mulino ", è quel– lo dello sviluppo degli uomini nelle zone di antica civiltà non giunte a livello storico, omogeneamente congiunto allo sviluppo de– gli uomini nelle zone di civiltà moderna in crisi di ristagno. !vla poichè la maniera con la quale abbia– mo affrontato questo problema ha indotto gli amici del " Mulino " ad accusarci di -'' espungere addirittura lo Stato" dell'am– bito del nostro discorso, non sarà inutile ve– dere questo problema proprio dal punto di vista dello Stato, nei termini cari ai nostri interlocutori. Lo Stato italiano nasce con dei limiti sto rici b~n noti, come Stato di. élites cittadine'\ maturatesi soprattutto nel Nord. Tutta la sua storia è dominata dal problema di di– ventare lo Stato di tutti i cittadini, di riu– scire ad inserire le masse popolari (per usa– re una formula della cultura democratica) nella sua vita. La stessa formula dello Stato di diritto, così importante per non giudicare le ma– nifestazioni dello Stato come esclusive e bru– tali forrne del dominio di classe, è inope– rante in larghe zone, dove non si riesce a garantire neppure l'uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge. . Le forze politiche falliscono sistematica– mente nel tentativo di effettuare la parteci~ pazione dei cittadini allo Stato? il proble– ma che la cultura democratica espone nei termini di " contrasto fra paese legale e paese reale " è continuamente aperto. Dopo la Resistenza le tre forze politiche che massimamente rappresentavano le mas– se fuori dello Stato (il partito dei cattolici e i partiti socialista e comunista) tengono per breve tempo congiuntamente il potere. Il massimo sforzo di questa congiuntura si traduce nella nuova Costituzione, come tutti sanno, inapplicata e - nell'attuale si– tuazione - di fatto inapplicabile. Il vero personaggio di questo dramma, la questione nazionale che ha impedito la cre– scita dello Stato, che ne ha logorato l'esi– stenza, è il problema del Mezzogiorno d'I– talia, del rapporto tra Nord e Sud. Le condizioni storiche ed economiche han– no sistematicamente impedito il formarsi di ' una coscienza statale nelle masse contadine, particolarmente nel Mezzogiorno. \ Lo Stato si è retto in queste zone con il ibliotecaGino Bianco sistema delle clientele, che nega ogni .cre– scita della coscienza statale, e nell'ultimo periodo, tentando la via del riformismo. Ma anche il riformismo nei suoi punti più avanzati produce forze eversive: la società meridionale matura rapidamente in manie– ra incomponibile con la sopravvivenza dello Stato espresso nelle formule storiche che co- . nosciamo. Per quello che ci è dato sapere, la cultura che noi (e gli amici del "Mulino") cono– sciamo non ha strumenti sufficienti ad evi– tare la definitiva condanna dello Stato in cui viviamo: nè il riformismo statale più ammodernato nè l'ammodernamento (e con quali strumenti?) delle vecchie clientele, po– tranno fermare, come il "Mulino " sembra credere, un destino già scontato. E questo nonostante che tutte le forze esistenti si di– chiarino, e tutto mostra credere che effetti– vamente lo siano, interessate alla conserva– zione dello Stato. Fondare lo Stato dal basso In realtà tutta la cultura moderna, dal liberalismo al comunismo, sembra non avere strumenti di fronte al problema di compor– re lo sviluppo delle zone arretrate con la conservazione dello Stato. lnf atti il proble– ma va visto in termini nuovi e più vasti: esso è il problema mondiale del rapporto tra le società moderne e le società arretrate: appare ormai chiaro che lo sviluppo di quelle non può essere più concepito come autonomo dallo sviluppo di queste. D'altro canto la stessa idea di sviluppo, limitata alla sua concezione tecnica, quale ci è stata tramandata dall'ideologia del pro– gresso, sembra incapace di uscire dalle pure dimensioni economiche dell'intervento di as– sistenza. Ma questo è attualmente in crisi e pone dei problemi mondiali che vanno ce– lermente maturando e la cui configurazione più grave è data non soltanto dalla scissione del mondo in blocchi ma da una sempre più grave frizione ai margini della società a sviluppo moderno, che dall'Asia si sta estendendo all'Africa e che pone persino le ~oteche nel Sud America. . L'l talia si trova al centro di questo pro– blema mondiale: è da un lato il punto più sviluppato delle aree depresse e dall'altro il punto in cui il sistema capitalistico sembra aver perduto ogni capacità imprenditiva ed espansiva tale da non poter permettere a nessuno l'ipotesi di una sua autonoma espan– sione nel Mezzogiorno. Lo stesso rnetodo pianificato, che si pone come unica alter– nativa, applicato nella forma propria dalle uniche forze che oggi potrebbero applicar– lo, comprometterebbe gravemente il patri– monio singolare di tradizioni e di valori che caratterizzano in maniera particolarissima la natura del nostro Paese. L'insufficienza del rapporto tra società moderne e società arretrate, tra Nord e Sud d'Italia denuncia l'insufficienza dei metodi di intervento nelle societa arretrate: it problema di una nuova via di sviluppo per superare la crisi nazio– nale diventa in questa maniera una que– stione di portata mondiale ed è strettamente legato al superamento dei metodi esistenti,___ A tal fine noi pensiamo che tutte le ener– gie vadano applicate in una ricostruzione dello Stato concreto, partendo dalle situa, zioni umane più depresse e inserendo come forza di sviluppo statale, non eversiva, la maturazione delle aree ad antica civiltà. Una forza statale di sviluppo non è una forza politica ma una presa di coscienza del senso dello Stato, autonoma ed · attiva nella società. Non si tratta più del proble- 1na di allargare la dimensione formale dello Stato attraverso un perfezionamento delle funzioni esistenti o attraverso la spe– ranza di un rafforzamento delle forze poli– tiche democratiche di tradizione statale. Bisogna ricostituire lo Stato partendo da un'altra diniensione ( quella che è contenuta nella verità dello stato di diritto), promuo– vere un accrescimento dello Stato attraverso la crescita della società civile, la mobilita– zione e la partecipazione al senso dello Sta– to di tutii i cittadini, attorno ai problemi incontrovertibili delle comunità, la fonda– zione di una unanimità civica di base at– torno alle speranze dell'uomo comune, at– torno al giudizio di senso comune. Che significa dunque concretamente in– serire come forza di sviluppo dello Stato, non eversiva, la maturazione delle aree ad antica civiltà? Oggi lo Stato è compreso in queste zone solo come responsabile delle situazioni esi– stenti e a lui vengono indirizzati i " ca– hiers di doleance" che i comunisti accu– ratamente raccolgono. La presa di coscienza in senso rivendicazionistico disgrega la so– cietà e la niole dei problemi irrisolti (non disgiunta dalla incapacità di molti improv– visati solutori) condurrà lo Stato al, falli– mento. Ma non si può forse sviluppare questa presa di coscienza senza che essa sia ne– cessariamente rivendicazionistica e nella pre– sente situazione eversiva? Al dilemma im– mobilismo od eversione, non si può sosti– tuire una via che sia nel contempo una via di sviluppo delle zone arretrate e di conse– guente crescita dello Stato? Non è possibile la via della presa di co– scienza positiva: in cui l'unità civile viene fondata nella sua cellula di base, nell'unità di tutti i cittadini di una comunità, per co– noscere le cause dei problemi e risolverli a livello dei loro mezzi? Non è posibile arrivare alla ricomposizione dell'unanimità di fronte ai problemi incon– trovertibili della comunità: l'organizzarsi co– sciente delle energie, delle attività, della in– ventività attraverso comitati, leghe, unioni, create per affrontare i problemi più che per denunciarli? 29
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