Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953
suo contado, del quale Firenze sentiva la indispensabilità per vivere (7): non così il « comune feudale » di Siena che entra in relazione con il suo contado « formalmen– te -» con1e gli altri comuni italiani, ma non lo sa governare e dominare in modo da la– sciarvi i segni della sua civiltà. Questa di– versa funzione delle città-capitali è la spie– gazione vera dell'esistenza delle « due To– scane », di questi due mondi sotto uno stesso nome. Le due Toscane e la mezzadria. In ambedue le zone domina oggi il con– tratto di mezzadria; nell'una o nell'altra immobile e in crisi cronica, esso attende solo una soluzione per morire. Intanto la storia può dare utili indicazioni a una ricerca in proposito. Infatti nella « Tosca– na felix » lo sviluppo economico si è fer– mato a un punto più alto; la conduzione mezzadrile è « normale conduzione » del fondo e davanti alla crisi di essa, i conta– dini hanno più possibiltà di reagire, pas– sare a poderi con capitali e inventario mo– derno (giacchè essi possono muoversi), pas– sare a qualche industria o all'artigianato, ingrossare il proletariato agricolo in con– dizioni di sviluppo sociale più elevate non correndo il rischio di divenire sottoprole– tari, o infine tentare la via della proprietà. Nella seconda zona tutto il contrario: c'è una sostanziale immobilità di fatto anche se i contadini vogliono muoversi; ecco al– lora il mulino comunista che gira a vuoto e controlla totalmente una situazione di nullità. La mezzadria deve avere ancora qui, invece che la funzione di normale con– duzione, quella di trasformazione a forza di braccia, cioè di « capitalizzazione del lavoro », come nelle antiche enfiteusi o nelle prime mezzadrie che, probabilmente con questa funzione, sono apparse, per quanto sappiamo, proprio nel senese con i primitivi contratti dell'818 e dell'821 d. C. citati dall'Imberciadori (8). Con un aumen: to progressivo la mezzadria si estende nel se~es,e tanto che nel 1316 su 15.000 pro– prieta 6.500 erano a locazione e di esse 5.000 erano a mezzadria (9). Ancora oggi il carattere di capitalizza– zione della fatica umana deve essere ben presente nella funzione della mezzadria in questa zona se nel volume sull'economia agraria in Toscana si leggono, a proposito del comprensorio di bonifica della Val d'Or– da e della Val di Paglia, queste parole (10): « le terre così lentamente conquistate ... possono facilmente ricadere in preda alle erosioni delle acque, se le opere create non vengono con vigile cura conservate: basta un solco mal fatto per dare inizio alla formazione ~i un nuovo calanco. E' per questo che si rende necessario .fissare alla terra una mano d'opera interessata che . ' sappia... mantenere quanto è stato... con- quistato: e tale fine si realizza con l'appo– deramento a mezzadria, a case sparse ». Benedettini e cistercensi. Nell'ambiente feudale che influenza la città, e invece di vincere gli ostacoli della natura fa di essi le basi di una persistente i~~o.bilità, si svo~se fino dai tempi più an– t1ch1 t1 lavoro dei benedettini: su una ter– ra povera e con una popolazione in au- 1bliotecaGino • 1anco mento è probabile che fin dagli inizi si facesse sentire una notevole necessità di vetto, agliamento. Ma le notizie e gli stu– di su queste comunità dal punto di vista sociale sono scarsissimi: niente si sa del– l'organizzazione sociale delle terre dei mo– nasteri, e dei loro rapporti con i vari po– tentati: abbazie e conventi appaiono sal– tuariamente dalle notizie che possediamo anche se in posizioni molto importanti. L'Abbadia S. Salvatore, per esempio, esi– ste certamente dall'VIII secolo, e svolge fino da allora un'intensa attività agricola. Qualcosa di più si conosce sui monaste– ri cistercensi. La stessa Abbadia S. Salva– tore passò nel 1230 ai Cistercensi, ebbe an– cora una notevole influenza se nel 1303 il suo dominio arrivava fino a Talamone. Nel 1347 i conti di S. Fiora, che la dominava– no, la vendettero al Comune di Siena. Ugualmente notevole l'influsso dell'abbazia cistercense di S. Galgano, fondata nel 1180, intorno alla quale si formò un convento e una borgata fortificata che si reggeva con leggi proprie e soppiantò, riscattandone i terreni, le abbazie benedettine dei dintorni. Nel sec. XIII essa controlla non solo tutta la regione circostante, ma Chiusdino e Montalcino; nel 1212 infine l'Abbazia cede un quarto delle sue terre a Siena. Questi dati frammentari, se mostrano la necessità di estese ricerche, dànno ugual– mente il senso dell'importanza che le ab– bazie dovevano avere e della funzione che devono avere svolto. Può darsi che il loro lavoro di redenzione della terra, basato su relazioni più umane con i servi e i co– loni, consistesse in quella « èapitalizzazio– ne del lavoro » (di cui abbiamo parlato a proposito della mezzadria) e che anzi vi fosse una certa corrispondenza tra terre dei monasteri e colonie parziarie. In ge– nerale, questi monasteri dovevano essere premuti dalla feudalità con varie forme di taglieggiamento, e per questo devono essersi avvicinati ai comuni che poi, con vari mezzi, si fecero cedere le terre disso– date. E' probabile così che il parziale mi– glioramento della Maremma, già impalu– data dall'epoca barbarica, si spieghi con l'azione benedettina. L'ultimo dei mona– steri cistercensi fu quello di Monteoliveto Maggiore fondato nel 131.9 nelle terre di Tolo1nei: anche questa fondazione tardiva testimonia la funzione dei monaci che vie– ne addirittura appoggiata da alcuni ma– gnati cittadini; ma l'elemento religioso de– ve aver giocato nel caso di Monteoliveto una certa parte, e in tutti i modi la fami– glia Salimbeni era la famiglia dei banchieri che avevano investito massimamente nella terra. L'influsso dei benedettini e soprattutto dei cistercensi su Siena fu notevolissimo: diverse arti minori che si praticavano a Sie– na, come l'intaglio del legno e la miniatu– ra derivavano certamente la loro origine da esempi monastici. Anche il gusto del decorativo proprio della pittura senese mostra l'influenza cistercense, specialmente di S. Galgano. Il gotico cistercense influen– za ugualmente anche l'architettura religio– sa e civile della città: non è strano se si pensa che il monastero di S. Galgano pos– sedeva ricche proprietà sia a Siena che nei centri minori di Ardano, Grosseto Massa Marittima e S. Gimignano. ' Se la funzione economico-agraria dei monaci può illuminare i rapporti tra città e campagna nel medioevo e nel trapasso all'epoca seguente, il loro sviluppo cultu– rale deve certo aver svolto una notevole influenza sullo sviluppo della nostra civil– tà comunale. « Il comune feudale». Abbiamo usato più volte il termine di « comune feudale » senza in realtà definir– lo compiutamente, ma solo delineando al– cuni fatti che lo originavano ed alcune sue caratteristiche parziali. Poichè ci sembra che la spiegazione del termine abbia una grande importanza per capire le vicissitu– dini di Siena e il suo sviluppo « troncato » ci accingiamo ora a definirlo non certo con una formula, ma facendolo emergere dal– la descrizione e per quanto è possibile dal– l'interpetazione dello sviluppo cittadino. E' forse il caso di ricordare innanzi tutto le condizioni di ambiente storico. C'è, co– me altrove anche a Siena, fin dalle origini una forte autorità vescovile. Nel secolo VII il fatto che, nella lotta scoppiata tra vescovo di Siena e vescovo d'Arezzo per la occupazione di diverse parrocchie del ve– scovado senese, il popolo appoggi in armi il vescovo dimostra che la contesa non è solo di giurisdizione ecclesiastica ma anche civile, o meglio ancora che le due cose si mischiano tra loro in modo per noi poco comprensibile. Ed è probabilmente la fun– zione di primo magistrato della città che il vescovo acquista molto presto, che favo– risce questa frammistione. Comunque è il vescovo che restringe .fin dalle origini l'autorità del gastaldo lom– bardo e del conte franco e anticipa così l'azione del comune. Anzi via via che la città si impone sul contado, vendite e ces– sioni sono fatte « alla chiesa e al vescovo, ai suoi successori e al Comune ». Solo dal 1151 al 1168 le autorità del comune co– minciano ad apparire sole negli atti pub– blici: Grosseto e Ardano sono cedute solo ai Consoli. In Siena il Comune soppianta feudatari laici ed ecclesiastici nella « loro funzione » rispetto all'Impero e si comporta nei suoi riguardi come loro, appoggiando e osteg– giando l'Imperatore secondo i propri in– teressi, chiedendo la formale assegnazione del contado, e cercando soprattutto di assi– curarsi il ruolo di rappresentante dell'Im– pero di Toscana. Come altrove, i Consoli nei primi tempi sono eletti da famiglie di media nobiltà longobarda e franca, cui si aggiungono i nobili « veniticci » fatti inurbare per amo– re o per forza: ma lo scarso sviluppo po– polare (che non permetterà mai movimenti come quello dei Ciompi a Firenze) fa sì che i « mercatores » e i « compsores » (mer– canti e cambiatori) si fondano presto con la nobiltà nel governo della città e si for– mi dal 1199 il governo podestarile. Non esiste mai quella solidarietà provvisoria tra borghesia e popolo minuto che ha per scopo la presa del potere. Così la federa– zione di forze in continua lotta e ricom– posizione tra loro è il frutto di tutto ciò: diplomazia e settarismo sono le manifesta– zioni concrete di questa situazione. Le conseguenze del carattere feudale del
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