Terza Generazione - n. 0 - agosto 1953

Dentro la legge dell'ideologia materialista Come uscirne? È il problema di tutti • ormai, laicisti o cattolici, qualunque sia la parte in cui ci si è formati. Caro Ciccardini, nella tua lettera tu hai ci– tato, per criticarne l'insuffi– cienz.a, esperienze che abbia– mo in larga parte compiuto assieme tu ed io. Da queste esperienze abbiamo imparato il poco che sappiamo; e se un pericolo può esservi in questo momento, è quello di non tenere conto che una si– stematica e totale compren– sione critica di esse non è ancora sicura; e quindi di essere ingiusti nei ricordi e nei giudizi. Quello che segue vuole dunque essere non una cri– tica a uomini, fatti, istitu– zioni, ma la nostra autocri– tica personale: dei nostri er– rori, delle nostre illusioni, delle nostre diffidenze. Il problema dinanzi a cui ci siamo trovati non appena siamo stati in grado di guar– darci intorno, è stato questo: da un lato stava il Cristia– nesimo e le infinite prospet– tive che esso aveva aperto agli uomini; dall'altro la lot– ta degli uomini che si espri– meva in atteggiamenti e in affermazioni in sostanziale diverge~con quelle pro– spettiv nostro desiderio era ad ' tempo con la Chie– sa e con le tensioni autentiche di progresso umano; il nostro problema di giungere a com– porre quel dissidio, di « rias– sorbire lo scisma », di « col– mare la frattura ». Erano queste alcune delle nostre espressioni di allora. Però, non a spese della verità. Non siamo mai caduti nell'errore e forse nemmeno nella tentazione di una qua– lunque forma. anche miti– gata, di modernismo: non abbiamo mai pensato che il Cristianesimo potesse ottene– re l'adesion·e o quanto meno la tolleranza delle masse a prezzo di mere abdicazioni. Non abbiamo però mai ne– gato l'esistenza del grande di– lemma moderno: o con la Chiesa o con le masse. Solo. cadendo a modo nostro nel– l'errore del mondo da cui pro– venivamo, lo abbiamo mini– mizzato: se non abbiamo mi– nimizzato la Chiesa, abbiamo ll}i~~ato le. !fH(sse. -~b\Q-- o :ridcftto le loro istanze a bisogno· di cibo, di allio1ggio, di vestiario, di divertimento: abbiamo largamente accettato in pratica le ideologie posivi– stiche del riformismo anglo– sassone; abbiamo considerato il comunismo come uno « sci– sma» e abbiamo predicato che questo « scisma comunista » sarebbe stato riassorbito se lo Stato avesse compiuto una politica di « audaci riforme sociali », avesse cioè dato il « welfare » alle masse. Di con– seguenza, nion abbiamo visto altra azione possibile che quella dell'efficiente ammini– strazione statale e quindi nes– sun altro possibile attivo no– stro intervento sociale se non quello offerto dalla politica. Mi guardo certo dal negare che compito dell'amministra– zione statale sia di garantire a tutti i soggetti le condizioni di vita e di azione; ma quando noi vedevamo nell'efficiente amministrazione statale a di– rezione dei cattolici un me7zo per testimoniare la « socialità del Cristianesimo», « l'inte– ressamento e la par-tecipazio– ne dei cattolici alla causa dei lavoratori ». noi attribuivamo allo Stato co1mpiti non propri, assegnandogli una linea e dei tempi che non erano i suoi e operavamo un allacciamento arbitrario e pericoloso tra te– stimonianza cristiana e azione politica e statale. In t.al modo, ci siamo comportati come se pensassimo che un uomo non « pulitamente educato» è sol– tanto materia grezza che gli « educati » debbono sapere in– formare con cautela. nutrire con sufficienza, garantire di un elevato standard di vita affinchè egli possa con rico– noscenza convertirsi alle idee astratte sociali e religiose dei suoi benefattori. Noi non ab– biamo mai pensato cosi, ma ci siamo praticamente com– portati in un modo obiettiva– mente conforme a una simile posizione ideologia. Perchè questo è accaduto1? La risposta non va cercata in un semplice riferimento alle nostre persone e alla nostra esperienza, ma a quella sto– rica di tutto il mondo catto– lico italiano da cui prove– niamo. Stp icamente il mondo cat– tollco italiano aveva mante- nuto una fedeltà alla condan– na di principio della civiltà moderna, espressa nel Sillabo, non paragonabile a quella del mondo cattolico di altre na– zioni. Tale particolare fedeltà, frutto del particolare rappor– to tra Santa Sede e mondo cattoHco italiano e del pro– cesso di frattura tra Stato e Chiesa durante il Risorgimen– to, aveva mantenuto una se– parazi•one quasi materiale tra mondo cattolico e società ci– vile, che nè i compromessi politici giolittiani nè il Partito popolare. nè infine lo stesso Concordato, dato il carattere del regime fascista, avevano potuto comporre. Sicchè si può dire che in Italia non ha mai potuto aver luogo piena– mente un autentico esperi– mento di vita politica da par– te dei cattolici. del tipo di quello avvenuto cosi compiu– tamente in Francia. e che in sostanza avPva condotto ad una netta distinzione. quasi ad una velata senarazione. tra religione e politica, tra attività laica e attività reli– giosa. Quando, dopo il crolJ o del fascismo, il mondo· cattolico italiano si è trovato ad es– sere l'unica forz.a organizzata che potesse furn,tere da sup– porto nel paese allo Stato de– mocratico, sembrò ai cattolici giunta necessariamente l'oc– casi0ne di rompere lo scisn1a tra Chies.a e società e dare vi– ta a un « ,ordine sociale inte– gralmente cristiano». dono le esperienze laiciste dell'epoca moderna. Si giungeva cosi ad una posi7ione di intervento: e ciò accadeva proprio qu:indo la parte niù dinamica delle masse italiane veniva eC1emo– nizzata in modo stabile dai partiti di estrema sini<:;tra e la situazione internazi0n~le veniva a liauidare la possibi– lità di una conciliazione. nel– l'attività politica e amm:nj– strativa interna. tra cattolici e comunisti. Dalla collabora– zione si passava presto ad una contrapposizione definiti– vamente sancita anche dal noto decreto del Santo Uffizio. Ne veniva dunque che i cattolici si sono trovati s 1 olle– citati non tanto a un'attività di presenza e testimonianza nel paese per reggere con una r-:1!,,:- ,,, ......... ~~ ~~ ... -::--:,:,;>- .... - .·... ,. .,:,';..;-""' .,._~ ~ : ~-/ffi li::-:. ,,f~· :..:--, •. ,. ,,.,., . .... > .. ...-! ~ I .. - fi f. . - - I .-_ :_ :i"~ . ~-·- j ~ -~,;. ·- ;e, {' ; . - . V

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