La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

ti e appoggiati ma non "istruiti" nel senso tradizionale del termine. Né si può essere "formati" a svolgere delle mansioni che non siano meccaniche ma creative. Le istituzioni per l'istruzione e la formazione professionale che hanno l'obiettivo di trasmettere il sapere e le abilità, in realtà hanno l'effetto di disorientare le capacità proprie di ogni individuo sano di cercare e scoprire il sapere in maniera creativa. Tali istituzioni sono, inoltre, de~li strumenti per indottrinare gli allievi al principio della struttura gerarchica che in seguito essi tenderanno a perpetuare vendicandosi e trasferendo sui propri subordinati l'umiliazione provata da loro stessi. Negli ultimi anni ho cercato una lingua che potesse fornire un'alternativa a termini come "insegnamento" e "formazione". Lo scorso marzo l'ho trovata nello Zimbabwe in un seminario di attivisti sociali di base provenienti dall'Africa e dai Caraibi. Si discuteva dell'addestramento di animatori di villaggio per promuovere lo sviluppo partecipativo. In questo seminario sollevai il problema del concetto di formazione, un concetto gerarchico che secondo me ha l'effetto di creare una struttura verticale all'interno dei rapporti interpersonali e nelle istituzioni di formazione che peraltro non hanno alcun rapporto organico con la vita pratica. Chiesi ai partecipanti di cercare se nei dialetti delle persone con cui avevano lavorato ci fossero dei termini che esprimessero una nozione di apprendimento alternativa e non gerarchica. Trovarono due parole in una delle lingue dell'Africa meridionale: uakana, ossia "costruirsi a vicenda", e uglolana, che significa "perfezionarsi a vicenda". Vi invito a riflettere sulla forza e la ricchezza di queste due parole nell'esprimere sia il concetto che la pratica dell'apprendimento non gerarchico secondo cui nessuno insegna a nessuno, ma il sapere viene ricercato e costruito attraverso il dialogo reciproco e la ricerca collettiva. Vorrei inoltre invitarvi a riflettere sulla forza e la ricchezza di tale concettualizzazione popolare come una componente organica della loro esigenza di uno sviluppo collettivo in un contesto non gerarchico: una forza e una ricchezza che noi tentiamo di distruggere quando imponiamo su di essi nozioni di istruzione e di formazione derivati da una struttura di valori completamente estranei, i valori del controllo culturale. La scienza economica Eccoci, infine, alla scienza economica. Occorre fare una distinzione tra la scienza economica intesa come ideologia e la scienza economica come strumento di calcolo razionale. Nel primo caso, come ho già detto prima, la scienza economica considera la crescita economica come preoccupazione centrale dello sviluppo all'interno del paradigma dello sviluppo tradizionale, nel quale le strutture di potere e gli esperti al loro servizio hanno la presunzione di decidere quali dovrebbero essere le aspirazioni e i bisogni della popolazione. Come strumento di calcolo razionale, la scienza economica resta una disciplina importante e anche i calcoli quantitativi sono di grande aiuto rtel misurare alcune delle coordinate economiche più importanti. Tuttavia, è altrettanto vero che non si può sostenere che i calcoli economici siano necessariamente fattori fondamentali nella vita e nelle aspirazioni di individui, comunità e società. LEZ1.QljJ_ Sebbene molte delle comunità economicamente disagiate vorrebbero migliorare le proprie condizioni da un punto di vista economico, tuttavia altrettante - se si trovassero di fronte a una scelta obbligata - sicuramente opterebbero anche per valori come la dignità, la conservazione delle culture autoctone e l'autoaffermazione piuttosto che per un livello economico più alto9 • Come ho affermato nel mio intervento alla Società Asiatica, poiché la facoltà che contraddistingue l'uomo è la creatività, ogni essere umano ha l'esigenza di metterla in pratica; di qui discende che la possibilità per l'autoespressione creativa - la sintesi di tutti i valori precedenti - sia il "bisogno fondamentale" che distingue gli esseri umani dagli animali. Indipendentemente dal fatto che questo bisogno umano primario sia quantificabile o meno, la scienza economica non può escluderlo a priori dall'insieme di beni cui l'uomo aspira, perché questo significa porre sullo stesso piano animali ed esseri umani. Il problema dello sviluppo non si risolve, dunque, distribuendo alle persone un insieme di beni materiali, ma facilitando il massimo dispiegamento della creatività popolare, ossia permettendo alle stesse di crearsi autonomamente i J?ropri insiemi di beni, compresi le aspirazioni culturali e intellettuali in linea con i loro desideri. Il gruppo di braccianti di Sarai! di cui ho parlato pnma, gli altri innumerevoli gruppi popolari di base e le comunità di tutto il mondo ci insegnano qualcosa di più. Parlano immancabilmente di solidarietà tra loro e nei confronti di altre persone con difficoltà economiche o socialmente oppresse. La scienza economica che abbiamo imparato - quella della "soddisfazione" personale, o piuttosto dell'avidità personale - riflette i valori delle strutture di potere occidentali che ha servito e continua a servire. Ma c'è un'altra scienza economica che serve gli interessi di strutture che cercano di imporre il proprio dominio sul popolo in nome del "socialismo" e invocando il valore del "collettivismo burocratico". Nessuno di questi due tipi di scienza economica ammette il concetto di solidarietà sostenuto dai gruppi autonomi: condividere le esperienze e prestare aiuto agli altri, collaborare non solo per accrescere le fortune individuali, ma anche per svilupparsi insieme, dare una mano a chi è in difficoltà o rimane indietro, garantire che lo sviluppo di alcuni non avvenga a scapito di altri. Per questi gruppi popolari simili principi sono valori naturali, spontanei che guidano gli sforzi collettivi 10. Peccato che la scienza economica non abbia ammesso la razionalità della solidarietà, valore normalmente rispettato nella vita collettiva, ma invece si sia sempre basata o sul principio dell'interesse privato o sul principio del collettivismo burocratico strutturato gerarchicamente. La preoccupazione per l'equità distributiva nella scienza economica moderna come tentativo di mitigare il principio dell'avidità privata non è una risposta ali' esigenza popolare di solidarietà, un valore che ha a che vedere con i rapporti quotidiani tra le persone, piuttosto che con la distribuzione delle ricchezze sociali per fini privati. D'altro canto questa solidarietà che esisteva in diversi gradi nelle società pre-socialiste potrebbe in realtà essere stata repressa, se non distrutta, in alcuni paesi dall'introduzione del socialismo burocratico dove la legittimazione viene dal sistema

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