La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

endogeno dello sviluppo e la nozione non gerarchica dei rapporti umani - portano a una terza premessa che riguarda i rapporti del sapere nella società e la creazione del sapere necessario allo sviluppo. Se lo sviluppo è endo~eno, allora è incompatibile con il pensiero e 11sapere esterni, né è possibile un rapporto di uguaglianza se si ha la sensazione che sono gli altri a possedere le conoscenze necessarie al proprio sviluppo.Tempo fa visitai un villaggio nel Bangladesh insieme a un'agenzia che intendeva iniziare lì un programma di credito ai poveri. Venni presentato alle persone come un uomo molto istruito ed esperto: questo compromise immediatamente la possibilità di un dialogo paritario tra me e gli abitanti. Cercai di rimediare dicendo loro che avevano già visto persone "esperte" come me prima, ma che non avevano tratto alcun vantaggio da loro e che se avessi dovuto rimanere a vivere nel villaggio non ce l'avrei fatta senza il loro aiuto. Forse ne sapevo più di loro sulle strutture e i rapporti internazionali, ma loro conoscevano certamente più di me il loro ambiente. Mi avrebbero permesso di imparare da loro? Non riuscii con pochi minuti di belle parole a cambiare la visione profondamente radicata in loro della verticalità dei rapporti (e tutto sommato, quest'uomo "esperto" era insieme agli agenti di un programma che offriva loro dei soldi!). Esaminiamo più da vicino questa pretesa di saggezza. Noi passiamo circa i nostri primi venticinque anni di vita in scuole e università tagliati fuori dalla vita reale per diventare "istruiti", saggi. Nel frattempo la vita va avanti, lottando e trasformandosi attraverso sfide e ostacoli. Coloro che riescono a superare gli ostacoli sono di sicuro molto abili ed esperti, e tra di essi ci sono i più abili, i più esperti, i più dotati di risorse, anche se con meno mezzi, e i più creativi esseri umani. Eppure, dopo venticinque anni trascorsi in isolamento dalla vita reale, abbiamo la presunzione di metterci su di un piedistallo con i nostri titoli di studio in mano e di decidere come devono muoversi, senza nemmeno preoccufarci di sapere da loro come sono arrivati a que punto o quali sono le loro opinioni su questioni importanti per loro. Gli "esperti" non hanno dimostrato di essere più "intelligenti" o capaci di decisioni e atteggiamenti più saggi e responsabili dei cosiddetti "non istruiti". Mentre noi "esperti" siamo i responsabili delle attuali piaghe del mondo, ci sono molti esempi di persone comuni "non istruite" che si ingegnano a trovare una soluzione ai propri problemi dimostrando grande abilità, senso di responsabilità e moralità. Ma rimane comunque il mito che siano i professionisti, e le f ersone "istruite" in generale, i depositari de sapere e della preparazione necessari allo sviluppo e gli unici soggetti qualificati alla creazione delle informazioni e alla valutazione della realtà come punto di partenza per l'azione di sviluppo. Questo mito non solo si rivela falso nei fatti, ma continuando a proporre un rapportoverticale del sapere in realtà blocca lo sviluppo. Non esiste una realtà sociale "esterna", in senso assoluto analizzabile con metodologie standard. È l'osservatore che la costruisce con le sue sensazioni, i suoi valori e i suoi metodi di valutazione, determinando cosa vede, cosa astrae dal processo di osservazione e infine quali sono i risultati cui arriva; la realtà, in alJ.flJQtil tre parole, viene costruita all'interno di un paradigma specifico, quello di una particolare scuola epistemologica. La validità logica delle interpretazioni, quindi, è limitata ai progetti di azioni e politiche appartenenti a quel paradigma particolare. Qui non si vuole mettere in discussione la validità logica degli esperti che costruiscono la realtà sociale - il sapere - rimanendo distanti dalla vita delle persone e osservandola dalla loro posizione privilegiata per decidere politiche e azioni richieste dagli organi di potere (e peraltro commettendo grossi sbagli). Tuttavia il valore di tale safere è strettamente collegato alla validità de paradigma che presuppone una subordinazione gerarchica come base per lo sviluppo. Se nel paradigma dello sviluppo alternativo sono i popoli i veri protagonisti, allora l'unica realtà che conta è la loro e sololoropossonocostruirla. · Sono stato introdotto a questa teoria epistemologica quando nel 1976 partecipai a uno shibir [riunione (N.d.T.)] per il Lok Chetna Jagoron (risveglio della consapevolezza popolare) appartenente al movimento indiano di Bhoomi Sena. In quella riunione, a cui partecipavano una quarantina di rappresentanti di gruppi tribali adivasi5 provenienti da diversi villaggi in condizioni di grave oppressione, i leader del movimento e i pochi animatori esterni che erano presenti non cercavano di trasmettere alcun sapere alieno alla endogena creatività dei presenti, ma di stimolarli a costruire il _proprio sapere collettivo sulla propria ~on<:11zi~:mseociale - la_loro scienza socia~ le. L ob1ett1vo centrale d1 questo lavoro d1 "animazione" era di stimolare gli adivasi a considerare le esperienze della propria vita come la loro verità, senza alcun riguardo alla "verità" diffusa dalle strutture di potere o dagli "esperti" (scienziati sociali). I partecipanti erano dapprima invitati a compiere questo esercizio individualmente per affermare le proprie verità personali (soggettive), poi a discutere gli elementi comuni di tali verità e, infine, ad arrivare a definire la propria verità collettiva (oggettiva). In seguito venivano stimolati a prendere iniziative collettive per promuovere i propri interessi sulla base del sapere sociale creato da loro stessi e a impegnarsi quindi in una loro pratica collettiva sistematica - .cicli di riflessione-azione-riflessione - sforzandosi di far crescere sia il proprio sapere collettivo sia la propria esperienza di vita collettiva, di cui la creazione e lo sviluppo della conoscenza di se stessi è una componente essenziale; cioè, continuare a svilupparsi in modo endogeno. Attualmente i movimenti popolari di diverse parti del mondo applicano delle varianti di questo metodo per la costruzione autonoma della conoscenza propria realtà sociale come punto di partenza ed elemento fondamentale dell'auto-sviluppo collettivo. Il movimento di Paulo Freire6 della "coscientizzazione", nato in Brasile e ora diffuso in molti paesi, e il movimento della "ricerca partecipativa", fondato dal consiglio internazionale per l'istruzione degli adulti 7 e anche esso divenuto un fenomeno mondiale, sono movimenti simili che condividono lo stesso principio del Lok Chetna Jagoron del Bhoomi Sena. Il programma "Organizzazioni partecil?ative delle popolazioni rurali povere" (Partic1patory Organizations of Rural Poor-Porp) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) ha avuto un qualche

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