coloro che titoli non hanno, e pertanto fanno parte dei "quadri strutturali" dello sviluppo. La creazione del sapere secondo questo paradigma è una funzione professionale specializzata che viene eseguita secondo metodi e procedure che richiedono l'osservazione distaccata in contrasto al coinvolgimento diretto. Si basa sul principio secondo cui da una posizione "superiore" privilegiata è possibile osservare e decidere cosa manca e cosa serve affinché coloro che hanno condizioni di vita inferiori possano migliorare attraverso una politica e un'azione di sviluppo. ,Infine, questo paradigma dà la priorità assoluta alla scienza economica - la gestione delle risorse scarse - riducendo il concetto di sviluppo alla crescita economica, anche se ultimamen te si è ag~iunta una certa attenzione all"'equità distributiva". Non c'è bisogno di spiegare che sono la politica e le azioni degli organi di potere le cause delle misere condizioni di molti stati e del mondo intero: le persone comuni non hanno avuto la responsabilità del proprio sviluppo e di quello della propria società. In alcune delle società più "sviluppate" assistiamo alla formazione di disagi sociali che vanno oltre il controllo dell'uomo. In generale le crisi economiche, sociali, morali ed ecologiche che ci troviamo ad affrontare oggi, insieme alla deviazione delle risorse dagli usi produttivi per creare mezzi di distruzione di massa, sono ampie testimonianze dell'incapacità intrinseca degli organi di potere che si sono arro~ati la responsabilità dello sviluppo della società e del mondo verso uno sviluppo sano. Tali strutture invece si sono vendute a interessi malevoli divenuti così grandi e potenti da minacciare la stessa sopravvivenza del genere umano. Verso un paradigma di sviluppo alternativo. Carattere endogeno dello sviluppo L'ottica dello sviluppo alternativo sostenuta dalle diverse correnti che confluiscono nei movimenti popolari rifiuta il principio per cui lo sviluppo possa essere "elargito dall'alto". Lo sviluppo, intendendo con questo termine lo sviluppo di popoli e società, è un processo organico di sana crescita e utilizzo delle potenzialità creative. Questo processo può essere stimolato e facilitato da elementi esterni, ma ogni tentativo di forzarlo verso standard che non appartengono a quel tipo di cultura avrà solo l'effetto di causare danni irreparabili. Lo sviluppo è endogeno: non esistono esempi da imitare. Si può essere influenzati e stimolati dai risultati degli altri, ma ogni tentativo di imitazione potrebbe al massimo dare come risultato una copia priva dell'originalità di una vita sociale e di un'evoluzione creative. In realtà neanche una semplice copia si può ottenere senza i presupposti storici necessari e ogni tentativo di imitazione avrebbe come risultato solo gravi distorsioni. Se lo sviluppo è endogeno, allora il soggetto dello svilupl?o socia.le è il popolo stesso. Questo l?rincip10 ha enormi implicazioni per quanto riguarda sia la classificazione delle persone sia il tipo di rapporti che il sapere instaura nella società. Rapporti umani non ~erarchici Lo schema gerarchico del paradigma dello sviluppo tradizionale prevede che le grandi masse di popolazione siano gli oggetti dello sviluppo e che la maggior parte di esse, con risorse economiche al di sotto degli standard stabiliti dalle strutture dominanti, siano definite "povere". Di fatto, oggigiorno per sviluppo si intende generalmente il superamento del problema di questa povertà, riducendo in questo modo le aspirazioni umane al raggiungimento di un insieme di beni economici. Ma il problema della povertà non è ancora stato risolto e per molti paesi dopo tre "decenni di svilupj)o" rimane difficile da affrontare. L'anno scorso nel mio intervento alla Società Asiatica del Bangladesh espressi l'opinione che non si può eliminare la povertà identificandola come problema da risolvere, poiché in questo modo si creano delle motivazioni negative negli individui. Qualche tempo dopo, nel marzo scorso, rimasi colpito dal questa storia raccontata in un intervento al seminario di Carti$ny: "Dopo avrei voluto prendermi a cale,, ma lì per lì la mia osservazione mi era sembrata la cosa più naturale al mondo. Erano passati sei mesi dal catastrofico terremoto del 1985 e avevamo trascorso la giornata a camminare per Tepito, un quartiere di Città del Messico distrutto, abitato dalla gente comune ma minacciato da speculatori terrieri. Ci aspettavamo di trovare macerie e rassegnazione, rovine e squallore, ma la nostra visita ci aveva fatto riflettere: c'era uno spirito di orgogliosa collaborazione tra vicini, un'intensa attività di piccole cooperative edili dappertutto; ci trovammo di fronte a una fiorente economia informale. Ma alla-fine della giornata, preso dall'impulso di fare una sorta di resoconto, mi scappò l'osservazione: 'Benissimo, ma in fondo queste persone sono sempre terribilmente l;'overe'. Subito uno dei nostri accompagnatori ribatté risentito: 'No somos po'bres, somos Tepitanos!' (Non siamo poveri, siamo tepitani). Che lezione! Perché mai avevo fatto un commento così offensivo? Dovetti ammettere con imbarazzo che, del tutto involontariamente, la mia reazione era stata dettata dai cliché della filosofia dello sviluppo" (W. Sachs, On the archaeology of the development idea. Six essays, articolo presentato al seminario della Fondazione Christophe Eckenstein "Verso l'era del postsviluppo", Ginevra, Svizzera, 5-9 marzo 1990). Anch'io sono stato vittima del modo di pensare che mi è stato trasmesso e in molti miei articoli ho definito alcune popolazioni "povere". Non tutti sono in grado di rivendicare la propria identità così prontamente come i tepitani, dato che molti hanno interiorizzato, come ho accennato prima, lo "sguardo" del ricco sul povero 4 • Proprio da ciò nasce il problema dello sviluppo: non ci potrà essere sviluppo (che è endogeno) a meno che non si affermi o si ristabiliscanellepersone l'orgogliodi se stessi come esseri umani degni e inferiori a nessuno. La qualità umana di un popolo è indipendente dalle condizioni economiche e può addirittura brillare ed essere di ispirazione nelle condizioni più disagiate. I popoli hanno bisogno di autostima per riuscire a reagire nel modo migliore, per dare risposte più creative e umane alla propria situazione e, quindi, svilupparsi. Per questo devono essere invitati a confrontarsi con chiunque e qualunque struttura in modo orizzontale, da pari a pari, e non verticalmente. Creazione del sapere e rapporti che instaura nella società Le due premesse precedenti - il carattere
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==