La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

acquietato. Quasi tre anni passati davanti alle televisioni a scrutare i volti tragici o strafottenti dei potenti (o ex) aggiogati alle precise, semplici domande dei giudici non possono non aver lasciato segni nella memoria collettiva (è difficile dire ancora per quanto). In quegli anni è stato sceneggiato, grazie alla solerzia delle televisioni, un avvincente romanzo popolare su scala nazionale, dentro il quale una straordinaria occasione di moralizzazione della vità pubblica è stata lentamente affogata nel facile conformismo di un'onestà senza contenuti.Ed oltre ad un probabile "effetto tangentopoli", di ori$ine recente, per valutare la lista delle virtù considerate indispensabili dagli italiani, bisognerebbe senz'altro tener conto anche di un aspetto del carattere nazionale di origine tutt'altro che recente, ossia la doppiezza fra virtù pubbliche e virtù private. Apparentemente, infatti, non c'è alcun motivo per mettere in dubbio l'aspirazione collettiva ad un "paese che cresce" grazie ali' onestà, alla laboriosità, alla solidarietà e al senso di responsabilità dei singoli, se non fosse altrettanto vero che l'esperienza individuale di cittadini nei luoghi di lavoro o negli uffici pubblici suggerisca quasi sempre che l'agire individuale si incardina quotidianamente a tutta un'altra serie di virtù (come emerge chiaramente da altri studi).! risultati dell'indagine sono, pertanto, abbastanza sorprendenti ma non mancano le ragioni per un certo scetticismo di fondo, nonché per cercare di interpretarli più a fondo. Ad esempio si evidenziano degli spunti interessanti di riflessione nella distribuzione dei dati in base al livello socio-occupazionale degli intervistati (calcolato in base al titolo di studio e al tipo di occupazione). Vi è una differenziazione marcata fra il livello più basso e il livello più alto, nei due strati socio-occupazionali vengono accentuate due liste diverse, se non antitetiche, di virtù (tab. 2). Nello strato più alto: la responsabilità (15,2%), l'organizzazione (10,5%), la serietà (10,3%) e l'efficienza (10,1 %). Nello strato più basso: la solidarietà collettiva (21,2), il rispetto (21,2 % ), l'educazione (13,3%), la semplicità (7%) e la prudenza (8,4% ). Questo risultato sembra prodotto davvero da due diverse visioni delle cose del mondo: l' efficientismo manageriale delle classi alte che vede poco oltre se stesso e l'umiltà latente, la mitezza, i valori fuori moda (l'educazione, il rispetto) delle classi basse. A tal proposito, con Christopher Lasch si può convenire nella considerazione che "la persistenza della morale all'antica tra le classi meno colte" e "la resistenza popolare alla religione della critica" costituiscano un motivo per sperare (La ribellione delle élite, Feltrinelli). Forse "un altro motivo per sperare" deriva anche dalla risposta del campione alla domanda: da chi si sente maggiormente rappresentato? Governo (3,5%), partiti • (4,3%), Parlamento (4,4%) e Associazioni di categoria (4,9%) sono tutti agli ultimi posti, con una percentuale di consensi inferiore al 5%. Come a dire che i reali soggetti di rappresentanza non potrebbero essere più in crisi rispetto alla loro stessa ragion d'essere. E' evidente che anche su questo scenario di risposte deve aver influito in maniera significativa il confuso affastellarsi di schieramenti elettorali e parlamentari degli ultimi tre anni, nonché l'incerto passaggio di ciclo politico e istituzionali che stiamo vivendo.Tuttavia, ciò che colpisce di più sono due dati: il primo è quello per cui la maggioranza degli intervistati, pari a circa il 24%, dichiara di non sentirsi rappresentata semplicemente da nessuno; l'altro è 'che al primo posto fra i soggetti di rappresentanza vengono indicate le associazioni di volontariato (22,8%) e subito dopo la Chiesa (19,1%) (tab. 3). Se si mettono in relazione questi dati con la lista di virtù utili per far crescere il paese (oneTab. 1 - Le virtù ritenute indispensabili per la crescita del paese (val. %) (':•) Modalità di risposta 1. Onestà 2. Laboriosità 3. Giustizia 4. Solidarietà collettiva 5. Responsabilità 6. Or$anizzazione 7. Serietà 8. Competenza 9. Civiltà 10. Rispetto 11. Efficienza 12. Educazione 13. Coerenza 14. Cultura 15. Razionalità 16. Creatività e fantasia 17. Coraggio 18. Generosità 19. Non sa, non risponde 20. Entusiasmo 21. Capacità di rischiare 22. Tolleranza 23. Parsimonia 24. Adattamento 25. Flessibilità 26. Semplicità 27. Prudenza 28. Cortesia 29. Passione 30. Speranza 31. Furbizia 32. Altro % 61,9 20,7 19,2 16,3 14,0 10,8 8,7 7,5 7,2 7,0 7,0 6,8 6,6 5,7 5,3 5,2 5,1 4,6 4,6 4,1 3,5 3,4 2,9 2,3 2,1 1,9 1,9 1,5 1,1 1,0 1,0 0,6 C): Il totale non è uguale a 100 perché la domanda prevedeva tre possibilità di risposta Fonte: indagine Censis, 1996 YQQ.

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