scoutismo, per assumersi la piena responsabilità delle proprie scelte e diventare un membro attivo e impegnato della società. Ma prima di giungere a questo momento solenne, lo scout deve superare una serie di tappe e compiere alcuni riti di passaggio che sanciscono anche formalmente la sua progressione personale. Gioco, simulazione di ambienti fantastici o esotici (bosco, giungla), vita all'aria aperta, socializzazione e poi apprendimento di abilità manuali, abitudine al servizio e alla riflessione, ,/ . vita comunitaria: tutto questo costituisce il contenitore e il metodo utilizzati dallo scoutismo fin dalla sua nascita. Di fuochi di bivacco, veglie alle stelle o escursioni nei boschi parlava già Baden-Powell quasi un secolo fa e, da questo punto di vista, ben poco è cambiato da allora. Sono i contenuti ad essere almeno in parte mutati, determinando così anche una ridefinizione dell'identità dell'associazione. L'abilità manuale, la fede naturista e il vago filantropismo di un tempo sono passati in secondo piano o comunque sono diventati mezzi, piuttosto che obiettivi, per promuovere una cultura capace di districarsi tra la complessità e le contraddizioni del mondo moderno. Nelle riviste edite dall'associazione si parla sempre più spesso di società multirazziale, di cultura relativistica e soggettivistica alla quale non si può soggiacere, di conflitti sociali, di periferie, cli giustizia e di legalità. La bussola che serviva ad orientarsi nei boschi oggi sembra essere stata sostituita da una bussola che è sempre più culturale e politica e che segna una direzione ben precisa per quanto riguarda le scelte in campo 5UOLEDI VENTO sociale. È stato dunque superato lo spirito della buona azione compiuta senza consapevolezza dei suoi effetti e senza alcuna intelligenza dei soggetti che ne sono i destinatari. Ora il "servizio", uno dei cardini del metodo scout, implica seml?re più un'analisi e una presa di posizione nei confronti dei problemi - sociali, ecologici, politici - con i quali si entra in contatto. Non bisogna dimenticare che l' Agesci è un'associazione cattolica, che dunque riconosce il magistero della chiesa. Tuttavia la sua immagine non è immediatamente confessionale, come avviene per altre associazioni cattoliche: insomma non si diventa scout perché si è credenti, anche se a volte può accadere di diventare credenti grazie allo scoutismo. È stato lo stesso cardinal Martini a riconoscere che i ragazzi si avvicinano allo scoutismo da posizioni di fede molto differenti - e spesso da una posizione di indifferenza alla fede - per cui l'Agesci si trova ad operare in un territorio di frontiera dove nulla, nel campo religioso, può essere dato per scontato. Forse è proprio per questo che lo scoutismo ha un rapporto che è dialettico e non di subordinazione con le gerarchie ecclesiastiche, in linea del resto con la propria storia delle origini: nel 1928 Pio XI non si preoccupò di difendere presso le autorità fasciste la sopravvivenza dell'Asci (Associazione scout cattolici italiani), a cui veniva anteposta la prosperità della ben più fedele e allineata Azione cattolica. Competizione/ condivisione Il motto dei lupetti è "Del nostro meglio", quello degli esploratori "Sii preparato"; il saluto dei rover e delle scolte è "Buona strada". Le "parole maestre" dello scoutismo esortano alla competenza, al miglioramento di sé, al progresso verso una meta ideale, obiettivi che vengono suggeriti anche dai giochi e dalle attività a carattere competitivo di cui è fatta la vita associativa. Che si tratti di buone azioni o di orientamento, di volontariato o di abilità manuali, la gara e la sfida hanno un ruolo considerevole nel metodo educativo dello scoutismo, il quale provvede anche a riconoscere i progressi e gli sforzi compiuti con la consegna di distintivi o con ,l'affidamento di incarichi di responsabilità. Quella scout è un'etica dai tratti quasi calvinisti che coniu~a essenzialità e laboriosità, utilitarismo e spiritualità, e premia la buona volontà, la dedizione, l'impe$no, requisiti fondamentali per essere "degni d1 fiducia". Ma la competizione e la tensione verso traguardi che si allontanano man mano che si procede per raggiungerli si accompagnano ad una concezione e a una pratica di vita comunitarie perché, secondo lo scoutismo, la vera autonomia è solo quella che si realizza a contatto con gli altri. Non per nulla il motto dei rover e delle scolte è "Servire", che significa mettersi a disposizione e far diventare un'abitudine quotidiana l'attitudine a prestare attenzione alle esigenze di chi ci sta intorno. I canti, i giochi, le escursioni e i falò contribuiscono anch'essi a instaurare nel gruppo sentimenti di cameratismo e a consolidare i legami di amicizia tra i singoli. Il Vangelo, Baden-Powell, don Milani, Bertold Brecht, Saint-Exupery e altri disparati autori, citatissimi nelle riunioni e nelle riviste associative, sono i numi tutelari di questa filosofia in bilico, attenta a non sbilanciarsi, a non peccare né di individualismo né di incoraggiamento degli istinti gregari.
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