La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

CHIAPAS: I COLLOQUI DI SAN CRISTOBAL Alejandra Mareno Toscano (traduzione di Monica Campardo) Alejandra Moreno Toscano è stata una dellefiduciarie governative nelle trattative Elzn a San Cristobal nel Chiapas dall'JJ febbraio al 13 marzo 1994.Ha pubblicatosugliavvenimenti del Chiapas, Turbulencia politica.Causcsy razoncsdel '94 (Oceano,Mexico. D. F., 1996)da cui abbiamo presoparte del suo Verbale delle trattative, per gentile concessionedell'autrice. • Lunedì 21 febbraio 1994 Alle nove di mattina inizia il colloquio. Viene concordato il gruppo 19+4+3: 19 zapatisti; 4 mediatori; Manuel, Roberto e io. L'angusto ingresso del corridoio in fondo alla cattedrale ci porta alla sala dove si svolgeranno le trattative. Una sala allungata con finestre molto alte. Il tavolo è troppo largo. I mobili della sacrestia sono stati spostati lungo la parete. C'è una lavagna. Fa freddo, si sente l'umidità. Arriviamo per primi. Aspettiamo gli altri sulla porta per stringere loro la mano. Entrano, in gran parte indossano camicia marrone scuro e pantaloni neri, hanno il viso coperto da passamontagna o paliacate (tipico fazzoletto rosso usato dagli indios del Messico). Si mettono ognuno al proprio [osto, sicuramente la disposizione indica i loro ordine gerarchico. Possiamo solo formulare delle ipotesi. Chiedono di osservare un minuto di silenzio per le vittime della guerra. Poi parla Marcos: "Siamo qui riuniti, i rappresentanti del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno e la delegazione governativa per la pace. Pace. Abbiamo detto che siamo disposti al dialogo e siamo armati, ma siccome non abbiamo niente contro di voi, mettiamo da parte le armi perché contino le parole e non le armi, perché è la pace che vogliamo". Si alzano, vanno uno alla volta a deporre le armi sul tavolo, vicino alla porta, e tornano ai propri posti. Marcos continua: "Un compagno vi spiesherà perché abbiamo il viso coperto". Uno dei membri del comitato si alza. Indossa il vestito da cerimonia di lana nera degli indios chamulas. Dice: "Signori qui presenti: vi spiegherò perché, come rappresentati degli indigeni, siamo venuti a viso coperto. Non è per paura. Il motivo è che il governo non ci ha riconosciuto come forza belligerante. Quando questo accadrà, ci scopriremo il viso e parleremo faccia a faccia". Poi interviene il vescovo Samuel Ruiz. "Dopo aver parlato con la delegazione e con l'Ezln abbiamo deciso che prima ci saranno le rispettive presentazioni; quindi esprimeremo la nostra posizione, prima io, poi l'Ezln e infine la delegazione. S1faranno alcune domande e poi ci ritireremo per pensare a cosa rispondere. Finite le spiegazioni si fisserà un orario; ci potranno essere delle modifiche: è il tempo che serve l'uomo e non il contrario". Iniziano le presentazioni: don Samuel, "34 anni di lavoro nella diocesi". La squadra del mediatore: Raymundo Sanchez Barraza, Gonzalo ltuarte, padre Beto. Un membro del Comitato dice: "Che la delegazione si presenti. I compagni vogliono sapere chi siete". "Sono Manuel Camacho Solfs, sono venuto ad ascoltarvi. Negli anni in cui ho fatto parte del governo mi sono impegnato a servire la gente e non a fare affari. La m\a politica è stata il rispetto delle libertà pubbliche. Credo nella democrazia". Ci fresentiamo come la squadra del delegato de governo: Alejandra Moreno Toscano e Roberto Salcedo Aquino. I rappresentanti del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno si presentano: Moisés, Marcos, Ana Marfa, Felipe, indio tzotzil; Ramona, tzotzil; Eduardo, indio tzeltal, cento per cento messicano; Pedro;_capitano, tzeltal, messicano; Felipe, tzeltal; Uscar, cuore della .selva, rappresentante indio tojolabal; Victor Manuel, indio chol; Jesus, frontiera settentrionale del Chiapas, chol; David, tzotzil; Javier, tzo~zil; Humberto; Juan, campesino; Federico, capitano. Si alza Raymundo Sanchez, della squadra del vescovo, scrive sulla lavagna con il pennarello blu: "Il momento delle presentazioni è finito". Anche l'uscita e il rientro saranno momenti speciali. Viene proposto il seguente orario di lavoro: dalle sette alle otto le interviste con i siornalisti convocati. Spiega lentamente. Alcuni prendono nota, con grande serietà, sui propri quaderni colorati, gialli, bianchi, rosa. Indossano gli abiti da cerimonia. Hanno il viso coperto da paliacates rossi o da passamontagna di lana neri o marroni. Ramona indossa un huipil ricamato (casacca indigena con motivo a rombo) e un passamontagna azzurro. Ana Marfa ha una divisa militare. Inizia l'intervento di don Samuel: "Come vedo questo momento? Dato che siete staticostretti all'isolamento, a vivere in luoghi sperduti, alcune notizie non vi sono arrivate e quindi dirò qual è il motivo della nostra presenza qui. Ringrazio Dio per essere arrivati a questo momento". Don Samuel per convincere narra degli aneddoti. In uno racconta: "Quando ero bambino a volte piangevo perché mi sentivo come una goccia d'acqua nell'immensità del mare. Che senso avrà il mio cammino nel mondo? Che farò? Una goccia d'acqua passa senza che nessuno se ne accorga". In 9uesto momento stiamo costruendo una stona che va avanti. In qualsiasi modo ognuno la intenda. Don Samuel apprezza le dimostrazioni di fiducia. Tutto è pronto per l'inizio dei colloqui. Ringrazia il delegato governativo per il suo impegno per il raggiungimento del "cessate il fuoco" manifestato fino a questo momento in cui siamo riuniti a testimonianza del fatto che, forti delle nostre convinzioni, voglia'mo costruire la pace. "Il primo gennaio ci ha colti di sorpresa un cambiamento che ha avuto ripercussioni a livello nazionale. L'indigeno non rivestiva alcun ruolo nella società messicana". I membri del Comitato ascoltano a braccia incrociate, lo sguardo rivolto a terra. Alcuni fissano i quadri che decorano la sacrestia. Federico, con il suo PIANETATERRA

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