La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

planetaria è lodevole. Vorremmo che fosse colpa di Pistolini che non ha scavato più a fondo (ed iri parte forse è così) se al confronto con i modelli americani, una periferia dell'Impero come la nostra appare insignificante e sbiadita. Ma probabilmente, anche a mettersi più di impegno non si sarebbe potuto tirar fuori granché ... Per capire meglio di cosa si parla, per controllare analisi e descrizioni del libro di Pistolini potrà essere utile l' antologia uscita alcuni mesi fa Nuovi narratori americani. Racconti della post-genaration (Theoria, 1995; L. 18.000), che raccoglie undici testi di narratori per lo più under 30. Rispetto ai .loro coetanei italiani, va detto intanto che questi nuovi narratori appaiono sospinti verso a scrittura da motivazia°ni più autentiche e profonde. I profili biografici forniti dagli autori (veri o falsi no importa, anzi meglio se falsi) hanno una simpatia~ una lucidità che è raro trovare nei nostri esordienti. Uno "è un americano portoricano che passa gran parte del suo tempo a bazzicare i ragazzini del South Bronx, quartiere dove è cresciuto. Gli fa leggere quello che scrive per un parere e da come reagiscono ha la conferma che i suoi racconti rispecchiano le loro vite e i loro ambiente" ( Bambini , p.85), tm altro ha frequentato una scuola quacchera, "ha distribuito calendari delle partite per i Philadelphia Phillies and Eagles, e per sei mesi.ha lavorato nell'unità di sicurezza del Centro Psichiatrico do Philadelphia" ed attualn:ente "lavora per un orgamzzaz10ne senza scopi di lucro che forni- . sce alloggi agli homeless."(Lovelock , p. 61), una ragazza. (che si definisce come una "diversa: ebrea, divoratrice di libri, lesbica") capisce che "la trama e i personaggi aiutavano ad affrontare le questioni morali" e si mette a scrivere un racconto " che prendeva in considerazione un dilemma morale fondamentale per le donne: fare una scelta, prendere il controllo della propria vita e accettare le conseguenze" Come un essere umano, p.11). Non conoscendo nulla degli autori, tutti esordienti o quasi, preferiamo leggere il li-. bro come una sorta di romanzo collettivo, un'opera di Anonimo Generazionale che non cessa di raccontare la stessa storia. Ed in effetti la comunanza di temi, motivazioni ed anche linguaggi (per quanto si capisce dall'acrobatica traduzione degli slang ) è davvero sorprendente. Si tratta di storie per lo piià dai margini, dall'America provinciale e suburbana, dei motel e dei casamenti abbandonati. Alcuni racconti sono folgoranti: Come un essere umano (una bisessuale si trascina tra il marito, l'amante e la depressione), Giona 2.5 (incontro notturno con una tossica nera), Lovelock (uno struggente, casuale incontro d'amore con una ragazza un po' ritardata in uno squallido motel), Bambini (una coppia di drogati e la responsabilità di diventare adulti e padri), Il suo vero nome (un tale rimorchia una ragazza che si .rivela una malata di cancro ed insieme vagano fino alla terribile agonia di lei), Città di smeraldo (incontri stupidi nell'ambiente dei fotografi di moda - ed è l'unico racconto situato in una New York medio-alta, se pure vista con gi occhi di un provinciale), Wabi (un ragazzo aggredito dai naziskin entra in coma e _neesce avendo ~erso ~a memona ma con una nacquisita verginità nei confronti del . mondo, insomma indifeso ma · nuovo). Il migliore approccio a questa antologia sarebbe forse costruire un piccolo dizionario di temi, stilemi e sensibilità. Qui ci limiteremo solo alle "voci" più importanti, e che ci aiutino a completare il discorso fatto in apertura. La fisicit~ , intanto, ~prrime spesso I pe.rsonagg1 rinchiusi dentro corpi pesanti, asfissianti. Le scene di sesso sono un tentativo continuo di non guardare il corpo di sé e dell'altro (Come un essere umano, Il suo vero nome - solo in Lovelock si ha una pudica storia d'amore con una ritardata). E dall'opposto dei corpi sta la memoria nostalgica , la dimensione ipertroficamente cresciuta nelle ultime generazioni, come nota anche Pistolini: Ma in questa antologia si dovrà parlare piuttosto di memoria negata: tutto è già accaduto·, eppure no c'è niente da ricordare; memoria tuttalpiù hanno gli ogsetti, le cose: indicativa la Bibbia con i nomi degli avi che appare ne Il suo vero nome . Ed al riguardo ci sarebbe da fare un accenno alla religione , che Pistolini non nomina nemmeno ma che in questo testo appare come un percorsq non secondario di costruzione dell'identità o comunque come qualcosa con cui bisogna fare i conti (si veda anche il racconto intitolato indicativamente Giona 2.5, o certi cenni nei profili biografici). Nel raccon-'- to di apertura tra l'altro si legge: "Quando le suore ci hanno parlato del limbo, penavo che galleggiare nel srigio null.i_ doveva essere peggio che bruciare all'inferno. Almeno là succedeva qualcosa, qualcosa potevifare" (p.17). Spesso astiose sono le rappresentazioni della famiglia, che è sempre qualcosa che ci si è lasciati alle ·spalle sehza rimpianti (in Winterlude ) o che non si decide a ricostruire (Bambini). Le cose, meglio le merci , sono infine il solo. luogo deputato dei sentimenti, delle memorie, delle speranze. All'internò di esse è abolita ogni distinzione tra oggetti desueti e oggetti funzionali: "fece segno alle sue spalle verso la mercanzia a colori vivaci disposta lungo le pareti: sacchetti verdi, rossi e arancioni di patatine assortite, ciambelle salate, biscotti; una schiera di frigoriferi a vetro riforniti di birra, gazzosa e succhi di frutta; due corridoietti zeppi di carta igienica, detersivo, cibo per cani" (Lovelock, p.76). È un elenco di merci già orfane, fuori catalogo, consumate nello sguardo. Rispetto all'analisi degli Sprecati siamo su un altro pianeta: la situazione psicologica è forse la stessa, ma la sensibilità è esattamente l'opposto. È questo che Pistolini non dice nella sua difesa dei giovani arditi del consumo: che le merci, per le frange insensibili o marginali dei giovani, sono tristi, nascono morte e non appaiono riscattabili da nessun "riciclaggio" creativo, ci intrappolano ai nostri fallimenti e alle nostre miserie (la sveglia di Topalino in Winerlude: "Un mese prima aveva considerato quell'orologio patetico tanto era volgare, ma ora ci trovava qualcosa di commovente. Ché cazzo d'imbecille", p. 160). Aggrapparsi a loro è già un gesto che sappiamo disper~to, da naufraghi. Attraverso di esse si può leggere perfino, come in filigrana, la resa del passato: "Aveva fatto incetta di meYQQ.

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