La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

giro d'Italia MILANO TRENTA, CINQUANTA. UN DIARIO NOTTURNO Andrea Beretta "Bocca figa; trenta cinquanta! Dai bello, dai vieni; provare scopare". "Ciao ... come va? Me va male, merda, male. Gente schifosa, clienti bastardi ... non è giusto! Io lavorare, io lavoro con mia figa; se tu vuoi scopare paghi, no problema, paghi e tu scopare rn mia figa. Ma cliente bastardo: lui paga, lui mi prende e lui bacia mia bocca. Capito? Lui mi da bacio in mia bocca; schifo cliente. Che cazzo ... e no solo baciare in bocca, lui vuole scopare senza preservativo! Io mi incazzo. Il bastardo inizia a spingere, mi tiene, io cerco andare via, scappare. Apro la portiera, mi prende un braccio; lui mi picchia ... non è giusto, capisci? Io lavoro con figa ... Mi date un passaggio? Sono stanca, voglio andare a casa, non abito lontano". Siamo sul controviale di una strada a quattro corsie, lunga, semialberata, alla periferia sud di Milano . .È quasi l'una e sto accompagnando Franco nel giro notturno che da alcuni mesi ormai compie ogni martedì: fa l'operatore per un progetto di Unità di Strada realizzato da una cooperativa del "privato sociale" in collaborazione con l'Usi di zona. Scendo dal furgone e faccio sedere sul sedile davanti Tania. Ha ventun anni, è di origine albanese, è in Italia da un anno e mezzo e da un anno e mezzo fa la prostituta. Le offriamo qualcosa da bere, si tranquillizza. "Tua moglie non c'è stasera?". "Ti ho già detto che non è mia moglie, è la mia collega. E comunque questa sera non poteva venire, per questo c'è Andrea. È un mio amico, è la prima volta che viene". "Ah, piacere ... Ma tua moglie, sì la tua collega, non ti ha dato gonna per me? Ha detto che regalare una gonna per Tania". "No, non mi ha dato niente. Ma non preoccuparti, vedrai che te la porterà se te l'ha promessa". Franco parla lentamente, scandisce le parole una ad una per farsi capire. "Tania ... per. quella storia che c1hai raccontato prima, sei preoccu- ~ Q d ' "' "M . patar uan o e successor a... settimana scorsa, non so. No r.reoccupata, no: ho paura. Non è giusto capisci? No giusto!" "Hai ragione, lo so. Se vuoi, se pensi che ti possa tranquillizzare, tu ·sai che possiamo fissarti un appuntamento per una visita, per un controllo; è tutto gratis e non devi neanche dare il tuo nome". "Non so, vediamo e... siamo arrivati. Ciao. Grazie, grazie". · Se ne va. Guardo Franco. Sono scosso, stranito. Vorrei fargli delle domande, chiedere spiegazioni. Parla lui per primo: "È strano che ci'abbia fatto questo racconto: non ti aveva mai visto. E poi siamo due uomini. È uno schifo, eh?" "Uno schifo" penso. Facciamo inversione e ci incamminiamo verso il controviale. "Ciao, da quanto non ci vediamo! Dove siete stati tutto questo tempo? E lui? Chi è, un tuo amico?" Marika è slava. Anzi serba, come ci tiene a precisare. Lavora insieme ad Anna e Nicole. Sono bionde, hanno gli occhi azzurri e lineamenti delicati. Tacchi a spillo, calze a rete, gonne cortissime e camicette bianche trasparenti: sono "vestite per uccidere" direbbe qualcuno. 19, 20, 21: queste le loro età dichiarate. Conoscono Franco da qualche mese. Si fermano a chiacchierare volentieri; sono espansive, scherzano, parlano in continuazione. Beviamo insieme Coca-cola e mangiamo biscotti. Nicole chiede le caramelle; va matta per le caramelle, ne divora un pacchetto. Mentre Anna controlla la strada per vedere se;arrivano clienti, Franco porge a Marika dei volantini. "Questi non li hai ancora visti vero? È del materiale informativo nuovo. Spiega come prevenire ed evitare il contagio con l'Hiv e come difendersi in caso di aggressione o di violenza da parte dei clienti". "Ah, interessante. Bello, è pieno di disegni". "Sì, però è scritto in italiano e in inglese: tu conosci l'inglese?" "Sì, lo conosco. Guarda che io ho studiato, cosa credi. Però Anna e Nicole non so ... se vuoi posso tradurlo nella mia lingua". "Sì, è una buona idea. Tieni". Io sono rimasto solo con Nicole. Non so cosa fare, dove guardare. Per superare l'imbarazzo mi metto a raccogliere i bicchieri di carta in cui abbiamo bevuto. Lei sorride. Non sembra per nulla turbata e continua a masticare candidamente le sue caramelle. Si ferma una macchina. Mi giro di scatto. Scende un ragazzo alto, moro, g10vane. "Allora signori, c1 stiamo divertendo? Cosa fate qui? Avete bisogno? Ci sono problemi?" Mentre parla mi mostra un documento. "Ma ... guardi ... siamo operatori" balbetto. Non mi escono le parole: ho paura. Siamo sul bordo di una strada, in una zona industriale, con delle prostitute:· temo il peggio. Meno male che c'è Franco: "Lavoriamo per un progetto di prevenzione, siamo operatori: se vuole le faccio vedere i tesserino". "No, no,non c'è problema - dice l'altro, che nel frattempo ha letto la scritta sul furgone dell'Usl - abbiamo visto un po' di movimento e siamo venuti a controllare. Arrivederci, buonanotte, buon lavoro". Era la buoncostume. Due minuti dopo si ferma una volante dei carabinieri. L'agente accanto al conducente abbassa il finestrino: "Buonasera. Sì, sì, ci conosciamo, fate.pure. Stiamo facendo un giro di controllo". Franco li saluta. Stanno per ripartire. Marika e Anna si avvicinano alla macchina, sono disinvolte, ridono, appoggiano i gomiti sulla portiera e cominciano a parlottare con loro. Mi chiedo cosa avranno da dirsi. "Sono quasi le due", Franco mi chiama: dobbiamo rientrare. Mentre salutiamo le ragazze, un cliente si ferma da Nicole: "Cinquanta in bocca, ottanta di figa". Ingrana la marcia e riparte. Anche noi ci avviamo. Franco mi spiega che le tariffe sono diverse: in questo periodo le prostitute slave sono le più richie-

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