La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

ringhe sono state insabbiate. E anche da parte di chi fa ricerca e interventi di sanità pubblica, per motivi ovviamente diversi da quelli che ho appena illustrato per gli attivisti neri, si comincia a risentire "odore di Tuskegee". Credo che tra non molto si dovrà arrivare a un confronto aperto. E a guel punto qualcuno dovrà pur cominciare a fare qualcosa... No, no. L'America non deve mai fare qualcosa. Al momento del confronto l'apparato troverà uomini politici neri che dichiarano in televisione "I programmi di riduzione del danno incoraggiano l'uso di droga". E ci saranno Jessie Helms e compagnia cantante che dichiareranno "Se la gente non capisce che non deve usare droghe merita di morire". Abbiamo anche noi avuto politici che si sono distinti in questo senso, e ne paghiamo le conseguenze. A proposito di conseguenze, c;ominciamo a vedere anche in Italia sulla scia dell'infezione da Hiv una crescita della tubercolosi, Com'è la situazione nel Bronx? Dopo un secolo di costante declino la. tubercolosi ha ripreso a salire a New York dal 1978, certo in concomitanza con il diffondersi dell'infezione da Hiv che riduce la resistenza alla tubercolosi, ma anche in relazione alla politica di criminalizzare i tossicodipendenti, arrestarli e metterli in prigioni affollate. Anche il fenomeno del degrado delle abitazioni, della scarsità di case e del conseguente aumento dell'affollamento in ambiente domestico. Inoltre gli ospedali non avevano più adeguati settori di isolamento, e soprattutto la questione delle cure inadeguate: oltre a non far guarire le persone, la somministrazione dei farmaci secondo schemi incompleti porta alla selezione di ceppi resistenti. Ci si trova adesso a fronteggiare focolai di un'infezione che è trasmissibile per via aerea e che non è più curabile (cioè è mortale in un'alta percentuale di casi) con gli antibiotici disponibili. Le cose stanno lentamente migliorando negli ospedali, e anche nelle prigioni si è capita l'importanza di non tenere persone con l'infezione tubercolare in celle affollate. Ma è vero che il problema fondamentale, anche per la tubercolosi, sta nell'uso di droga e nell'infezione da Hiv. Negli Usa, in particolare a New York, l'infezione da Hiv è endemica. Ciò significa che per ogni persona che muore di Aids ce n'è un'altra che si infetta con Hiv: ci sono almeno 60.000 nuove infezioni per anno negli Usa; in qualsiasi momento c'è un milione di persone con l'infezione da Hiv. E l'infezione, come sappiamo bene, porta alla distruzione del sistema immunitario, alla riattivazione delle infezioni tubercolari già presenti, all'aumento dell'infettività e quindi della trasmissione di nuove infezioni. Nel South, Bronx i tassi di tubercolosi vanno dal 200 al 400 per 100.000 per anno: è peggio che in Africa. E finché non si risolve il problema dell'uso di droga per via endovenosa che provoca l'epidemia di Hiv neanche questo problema verrà risolto. • SALUTEEMALA1TIA L'ESPERIENZA AUSTRALIANÀ Alex Wodak Alex Wodak, che è tra i maggiori "responsabili" del successodegli interventi su tossicodipendenza e Hiv in Australia e tra gli esponenti del movimento per la riduzione del danno da droga più in vista a livello internazionale, ha sentito l'ultima parte dell'intervista di Drucker. Alex, vuoi aggiungere un breve commento? Tra le cose cne abbiamo imparato dell'epidemia di Hiv tra le persone che usano droga per via endovenosa c'è che sappiamo esattamente quali sono tutti i fattori necessari a creare un'epidemia: non è un fatto accidentale, non si può parlare di incidente o fatalità. In generale, non parliamo specificamente dell'Italia... in generale i paesi che hanno evitato di applicare programmi di prevenzione efficaci (mantenimento con metadone, siringhe pulite... le cose che conosciamo bene), clie li hanno negati alla loro popolazione, erano paesi che erano degli entusiasti sostenitori del proibizionismo sulla droga e che hanno adottato in toto le politiche del proibizionismo e le hanno applicate in modo accanito e tenace. Però riduzione del danno e antiproibizionismo non sono sinonimi. Non sto certo dicendo questo. Ma il proibizionismo è uno spartiacque: l'.Australia è un sostenitorè non-entusiasta del proibizionismo e ha adottato le politiche di riduzione del danno: anche questo non è un "incidente", non è un caso. L'adozione di queste politiche da parte dei massimi livelli dello stato, da parte del governo nel 1985 ci ha permesso di avere l'autorità per applicare misure pragmatiche e di ottenere risultati che poi non hanno più messo in discussione queste misure. Un altro punto che non viene mai sottolineato a sufficienza è che più l'epidemia di Hiv diventa un problema globale più la politica sulla droga diventa il nodo centrale per lo sviluppo del1'epidemia. È la politica proibizionista che ha trasformato nel sud-est asiatico milioni di fumatori di oppio in persone che si iniettano eroina esponendo in questo modo centinaia e centinaia di milioni di persone al rischio di infezione di Hiv, rischio al quale non sarebbero altrimenti stati esposti per decenni. Inoltre dobbiamo ricordare die il proibizionismo crea una situazione di instabilità per i narcotrafficanti che devono in continuazione cercare di aprire nuovi mercati sia in aree in cui sono già ,Presenti sia in aree in cui il loro "prodotto ancora non viene usato: il rischio di infezione da Hiv, ma anche di epatite B e C, viene diffuso seguendo l'anaamento del mercato della droga. È chiaro che in Asia non avrebbero mai dovuto chiudere le fumerie d'oppio. Adesso che sono chiuse è impossibile riaprirle: il mercato è tale da avere interessi e forza sufficienti ad impedirlo. Battere il proibizionismo è essenziale per limitare i danni da droga. ♦

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