La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

frontiere artificiali. Vorrei anche suggerire che le nervose e arbitrarie nazionalità costruite dagli imperi nascondono questioni di cruciale importanza sui mandanti e sulle responsabilità. Possiamo immaginare quale sarebbe lo stato delle cose se le relazioni di vicinato tra Somalia ed Etiopia da un lato e Somalia e Kenia dall'altro non si fossero inasprite a causa di confini ereditati e disegnati dalle potenze europee? Proiettato nel ruolo d1 un bellicoso espansionista, incapace di affermare la prof ria identità - e dunque la propria umanità - i somalo è messo contro il somalo in una sorta di combustione interna, quella grande implosione che ha prodotto uil regime tirannico di Siyad Barre e le sue tristi conseguenze. Abbiamo avuto l'autorità di definire relazioni, di denominare aree, di stabilire linee divi~ sorie tra le persone; abbiamo avuto il potere di definire la nostra identità e di costruire la nostra immagine. E abbiamo fallito. Questo fatto, a mio avviso, rende il mondo europeo solo in parte· responsabile dell'incapacità del continente africano a liberarsi del giogo neocoloniale. Nel costituire la loro empia alleanza con i costruttori dell'impero, gli africani - in prima persona - si sono messi in combutta con i diavoli che si trovavano dentro e fuori del pac- /, se. Ci sono stati naturalmente chiari -~,,.,. presagi del disastro che stava per scop- ,. · piare, dei conflitti che si sarebbero verificati a circa venti anni dall' "indiJ?endenza". Allo stesso modo in cui gli africani di culture e lingue diverse si sono spesso trovati accomunati in imperi preoccupati solo della ricchezza, si l potrebbe sostenere che i somali sono rimasti divisi a causa della loro stessa avidità imperiale. È strano che l' organizzazione dell'Unità Africana (Oau) non abbia mai messo in questione l'arbitrarietà di quei confini, e che solo ora sia stata rivendicata, da parte del sentimento popolare nella Somalia settentrionale, la suprema abilità del costrut- tr: tore imperiale europeo. Poiché il confi- ~ ne tra l'ex-Somalia italiana e l'ex-So-~ malia inglese si trova esattamente do:ve si trovava quando le due aree di lingua somala erano colonie italiane e inglesi. La lingua è il collante dell'identità. L'imJ?ero inglese guidò i suoi possedimenti in Africa orientale come se fossero una ·sola unità economica. La parte meridionale della Somalia, ai confini di quella regione, non ne faceva parte, né Mogadiscio aveva niente in comune con le regioni settentrionali di lingua somala altrimenti note come Protettorato della Somalia Britannica o con l'Ogaden governato dall'Etiopia, né tantomeno con lo "stato di due nazioni" retto dai francesi, oggi noto come Repubblica di Gibuti. L'Africa orientale ha avuto l'esperienza di grandi imperi come l'Africa del nord e quella occidentale. Persino un impero in miniatura, quello di Shaka, è stato più espansionista di qualsiasi altra impresa 1mpenale in Africa orientale, il che se1ega come mai non ci fosse una lingua franca fino a quando gli inglesi non imposero lo swahili. A sud del Sudan, al di là dell'impero di lingua àraba, è una babele in cui WKll::JJ. proliferano una gran varietà di dialetti. L'idea stessa di impero è secondo me basata su questioni che hanno a che vedere-con l'identità, sia a livello retorico che filosofico e culturale. Non è un caso che noi siamo gli eredi dell'egemonia linguistica di coloro che furono o sono alla $uida di imperi. Queste lingue non cessano d1occupare una posizione centrale nella vita di coloro che le parlano anche dopo la disintegrazione totale c:lell'impero. È sempre più evidente che il mondo si sta trasformando in maniera radicale, e che tali cambiamenti ci costringono a $uardare con nuovi occhi noi stessi e i nostn vicini. Non possiamo dare più niente per scontato al giorno d'oggi. Ciò che più colpisce è vedere sul volto del proprio interlocutore un'espressione di chiaro disagio, i segnali della diffidenza. I valori dell'umanità e della dignità, i principi umani che hanno sempre tenuto insieme le comunità nel mondo intero sono stati svalutati. I nuovi tempi portano nuove ansie e una brutta temperie sta passando sulle capitali dell'Europa occidentale. I giornali parlano di una "inondazione umana", che trasporta persone in cerca di asilo, di fiumi di rifugiati, di flotti-

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