La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

LEZIONI N uruddin Farah BASTARDI DELL'IMPERO. SCRITTURA E POLITICA DELL'ESILIO Nuruddin Farah (traduzione di Paola Splendore) Nuruddin Farah, è nato nel 1945 in Somalia. Vive in esilio dal 1976per aver criticato il regime di S~ad Barre. Le Edizioni Lavoro hanno pubblicato Chiuditi Sesamo, nel 1992, e Latte Agrodolce, 1993. Questo testo è tratto da "Transition", n. 65, _1995 Copyright dell'autore (per gentile concessione). ♦ Sono molti i motivi che mi spingono a dichiarare fin dall'inizio che per poco meno di venti anni ho vissu~o ne~li incerti dett~gl~ di un territorio che chiamo 11paese della rma immaginazione. Cercare di capire perché sia stato necessario intessere un paese dalla rete intricata di un bisogno, costruire nel corso di un~ dozzina di anni tormentati un paese che m1 placasse la mente, è un'impresa che mi sgomenta. Forse solo un miracolo potrebbe rendere comprensibili i percorsi della ~ia i:nente agli altri - a coloro. che hanno sempre vissuto nelllo stesso posto, che vivono dove sono nati e cresciuti, che risiedono in un paese che ha un'esistenza fisica definita come i confini internazionali _segnai::is~lla ~ar_ta_g~ografica. Può darsi che c10nsult1 d1ff1c1leanche perché ho sempre considerato i paesi poco più che un'ipotesi di lavoro, porte aperte su assunti di fedeltà a un'idea: un popolo promette eterna lealtà a un luogo che è proprio quello in cui è nato e che ha scelto di chiamare patria, un luogo in cui il clima, la geografia fisica e la vegetazione gli sono familiari. Ma si può promettere lealtà a un'altra idea, a sua volta valida: un'idea putativa, un'ipotesi nata dal sogno e dall'ambizione, il terreno che produce l'emigrazione: la possibilità di migliorare la propria posizione economica, il benessere della propria famiglia o la rropria sicurezza. Nel corso del viaggio da un'ipotesi all'altra, ci si allontana sempre più da se stessi. E poi, in un punto tra la fuga e l'arrivo, ecco che nasce il rifugia- .to: cittadino di un paese troppo amorfo perché ill1Qt:jJ. abbia un nome, ma partorito dal grembo della sublime speranza, un paese la cui lingua ancor~ ~o~ parlata è intrisa della retorica di future v1s1om. Mi chiedo cosa accade di un individuo - anzi di un intero popolo - quando la propria "ipotesi-di-paese" cessa di funzionare. Come è carico di tragedia, di un'agonia inesprimibile, l'istante in cui si percepisce che il proprio paese non esiste più, né come idea né come realtà fisica! Ricordo quando la Somalia, il paese in cui sono nato, ha cessato di esistere nel costrutto della mia logica, come un postulato messo da parte. In quell'istante mi sono sentito privo d1un luogo e insie1:1ein~redu~o, c_ome se si fosse rotto uno specchio. M1 sarei chiesto in seguito se a causa di tutto questo sono diventato un altro. . Ricordo che mi trovavo in un appartamento a Roma, con in mano il ricevitore di un telefono muto. Stavo tornando al mio paese e avevo chiamato mio fratello maggiore a Mogadiscio perché mi :venissea prendere all'aereopor~o; mi consigliò di non tornare. Le sue parole m1sono rimaste impresse: "Dimentica la So.malia!Considerala morta e sepolta. Pensa che per te non esiste più!". Dopo qualche minuto, con il telefono ancora in mano, sentii come se qualcosa di vivo mi montava dentro: in quel momento un altro paese cominciava a esistere dentro di me, un nuovo paese e una nuova logica, un'altra realtà. Nato ~a. ur:ia1:ece~sit~psich!ca, questo nuovo paese s1msmuo nei m1e1sensi come una falena che si accosta silenziosa a una finestra illuminata, la falena della mia sanità. E la falena si trasformò in una farfalla che volteggiava intorno al frutto cristallino del mio esilio: un esilio che aveva avviato automaticamente i poteri della mia immaginazione. Ma cosa accade di un uomo o di una donna se nessuna falena bussa alla finestra dell'universo della sua creatività? Che cosa accade se nessun frutto immaginario assume la forma cristallina e nessuna farfalla arriva? Che accade di un uomo o di una donna la cui posizione economica e professionale non gli dà il privilegio di far scaturire un altro paese dal suo senso di non-luogo? In altri termini, cosa accade delle persone che no'n possono tornare alla realtà ipotetica dei propri paesi, né alle loro residenze attuali? È questa la materia di cui è fatto il rifugiato? Data la decisione che mi veniva imposta all'improvviso, mi chiesi se sarei riuscito a farcela, uno scrittore africano di circa trenta anni, approdato in Europa, ma poco conosciuto

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