La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

E1 o di exploit terroristici anche troppo reali, la variopinta paccottiglia ideologica del "ciberculto" coglie (e sfrutta) probabilmente un nervo scoperto del nostro presente, una questione (politica) seria, una difficoltà decisivadella democrazia. Tra qualche anno, quando finalmente proveremo a fare la metaforolo_gia degli anni Novanta, 9.uando cercheremo di ricostruire gli emblemi, le ossessioni, le parole chiave di questo (mediocre) decennio d1passaggio, c1accorgeremo - immagino - che in questa affollatissima foresta di simboli la multiforme figura della rete avrà probabilmente un posto d'onore. Più seducente della nozione (asettica) di "interdipedenza", meno compromessa con il passato della retorica prevaricante della "totalità", più neutra del grande so~no illuminista del cosmopòhtismo, la piccola, facile, (eterna), metafora della "rete" cattura esigenze, paure, desideri che affiorano lentamente in superficie, galleggiano, attraversano il piattissimo mare del J?resente. Naturalmente, ventà e menzogna sono molto legate, come sempre. Ma se la stupida reorica su Internet "nuova forma del mondo", esprime una (programmatica) malafede promozionale, un consapevole tentativo di mistificazione e un pessimo modello di divulgazione, quella metafora (la rete) dice (involontariamente) ·qualcosa di più. L'idea - magica - di un'assoluta comunicazione simultanea, di una sintonia totale, "reticolare", completamente trasparente, tra i milioni di punti di un universo illimitato, l'immagine ("ciber") del mondo come di un unico, enorme, sistema nervoso, il sogno (delirante) di una compiuta, perfetta, simbiosi tra tutti gli infiniti "terminali umani", rimandano obliquamente al tratto antropòlogico forse più clamoroso del nostro paesaggio politico e culturale, alla sua contraddizione decisiva. Il grosso dilemma, il micidiale paradosso, in cui siamo invischiati riguarda - mi sembra - precisamente un desiderio, contraddittorio e smentito, di comunicazione: un disperato bisogno di contaminazione, di interscambio, di riconoscimento e rapporto tra le differenze, e un'aggressiva e rancida, paura dell'altro, un'ossessiva, testarda, esi- 'iS2s::1. H , R r ee genza di riaffermare (anche violentemente) le ragioni, i tratti caratteristici, il profilo esclusivo della propria - incomunicabile - identità. Hannah Arendt ha scritto una volta che "è il linguaggio che fa dell'uomo un essere politico". Forse il "piccolo comune denominatore" della socialità contemporanea chiama in causa proprio un (mezzo) fallimento delle nostre parole, un'ambiguità che riguarda il linguagg10 e viene (ambiguamente) dal linguaggio. La comumcazione - allora - non funziona più? Non esattamente. Ma i buchi neri della vita privata, il penoso teatrino della politica locale, i grandi scenari planetari dell'ineguaglianza (e dell'indifferenza), alludono probabilmente a una stessa sfiducia nella capacità (difficile) di parlarsi e di capirsi e di agire msime, a una medesima - avvilente - rinuncia alla parola come grande strumento per trasformare il mondo e per trasformarci. Su questo sfondo, in questo (deprecabile) contesto, la metafora della "rete" - sem,plicemente - di: venta l'esorcismo che aggira il problema (e lo sancisce); il "grande uovo" mistico che riconnette - senza comunicazione - i frammenti di un mondo polverizzato. Senza comunicazione; meglio e di più: contro ogni ipotesi comunicativa. In un melenso, appiccoso, "coccodrillo" dedicato al suicidio di Deleuze6, Bifo parla esplicitamente di questo suo (sussiegoso) disprezzo per la comunicazione. "Ipocrisia" fondata solo su un qui pro quo, schifosa "peste del pensiero", esatto contrario della "danza leggera" dei concetti (e dell'amore, dell'amicizia, di quei "sogni sognati insieme da milioni di persone" che sono i "movimenti") per il gran sacerdote del ciber-culto la comunicazione è solo un'altra di qoei retaggi ingrombanti · del passato che "il pensiero del tempo a venire" dovrà incaricarsi di sotterrarre. "In rete", del resto, non avremo nemmeno bisogno di comunicare. Dopo i riti, le preghierine della sera, le cerimonie obbligate della liturgia, il ciberculto presenta alla fine un'ingenosa, peculiarissima, ipotesi di ecclesiologia. La singolare teologia delle presenze angeliche7 e çlell' anima mundi, la retorica delle "tribù istantanee" e degli "eventi improvvisi", la promessa di un'unica - enorme - "mente collettiva" alludono - in rete - al grande sogno globale di un' appartenenza assoluta e senza resti, alla genesi (virtuale) di un "cervello universale costantemente sveglio", alla nascita di "un organismo ipercosciente che avvolge l'intero pianeta". E' vero, probabilmente abbiamo un problema di comunicazione. Bifo vuole risolverlo con la telepatia. Restano un interrogativo (serio) e una sfida guasi disperata. Mi sembra m fondo piuttosto evidente: il nodo centrale, l'elemento decisivo, il punto chiave della questione "Internet" riguardano essenzialmente l'immaginario, la grande lotta simbolica latente per definire ipotesi, modelli e schemi del nostro futuro. Ma possiamo ancora guardare al futuro onestamente? Non è una domanda retorica o scontata. Nei suoi momenti migliori - più lucidi, più intensi, più consapevoli - la nostra cultura registra piuttosto la fine di un mondo. La sua estinzione. Stila la cronaca - necessaria - dell'Apocalissi (il pianeta dei cani, l'umanità postuma dello Zio di Brooklyn). Serge Daney ha evocato una volta la prospettiva del futuro come di "un'isola del dottor Moreau senza nessuna rivolta ali' orizzonte". Agghiacciante. Forse dobbiamo provare a inventarci qualcosa. Certamente non possiamo lasciare il futuro al1' arbitrio del caso o alle mitologie della contro-contro-cultura, alle prediche (sciocche) dei suoi sacerdoti. Note 1 cfr. Bifo, Introduzione alla psiconautica, in Cibernauti. Elementi di psiconautica, Castclvecchi 1994, p.8 2 cfr. F. Bolelli, Per una politica della creazione, in, Cibernauti, cit. p. 114 3 La rete come paradigma e la reinvenzione della democrazia, in Cibernauti, Internet e il futuro della comunicazione, Castelvecchi 1995, p. 11 4 cfr. Bifo, Introduzione alla psiconautica, cit. p. 9 e Bifo, La rete come paradigma ..., cit., p. 17 5 Bifo, La rete come paradigma..., cit., l?P· 8-9 6 "il manifesto", 7 novembre 1995,p:27. · 7 cfr. Pierre Lavy, Coreografia dei copi angelici, in Cibernauti. Ciberjilosofia, Castelvecchi 1995. ♦

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