La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

R BATTAGLIA A SAN SALVARIO Fabrizia Bagozzi Giorgio Morbello Gli autori fanno parte della redazione di "Narcomafie". • Si fa presto a dire San Salvario. Oggi rionesimbolo di una realtà urbana in cui pare sempre più difficile vivere. Non è un caso forse che Torino abbia perso circa centocinquantamila abitanti in poco più di dieci anni. I ricchi vanno verso la collina, gli altri a gonfiare i paesoni di Settimo, Borgaro, Venaria, Collegno, Grugliasco, Orbassano, Benasco, la vera ~eriferia della città. San Salvario si diceva: da qualche mese, da quando il parroco del rione ha lanciato il grido d'allarme: "la tensione nel quartiere è insopportabile: presto si arriverà allo scontro tra italiani e stranieri", è stato un via vai di giornalisti, televisioni. Il pullman del Tg4 stabile per giorni in piazza Saluzzo davanti alla chiesa. Sui giornali titoli adeguati alla situazione, veri e propri esempi di giornalismo "di servizio", attento alle sfumature, mai tentato da pericolose semplificazioni, nel solco del politicaly correct: "metti una notte a Torino tra neri, droga e violenza", "qui viviamo blindati", "via Nizza, emergenza continua", "Pusher, tornate a casa", "volevamo dargli una lezione", "sono tanti nella notte i confini della paura", fino a un elegante "San Salvario, Africa". In realtà la pane del quartiere "brutta, sporca, cattiva e nera", è il cosiddetto "quadrilatero", delimitato dalla ferrovia a ovest, dal centrale C.so Vittorio Emanuele a nord, da via Madama Cristina a est e da C.so Marconi (sì, prol?rio dove stanno gli uffici dirigen_zialidella Fiat) a sud. Un reticolo di vie rigorosamente ortogonali con i due soli spazi ap_ertidi piazza Saluzzo, fino a poco fa luogo di spaccio, e piazza Madama Cristina, dove c'è il mercato, quello ufficiale. Subito fuori da questi confini, ma sempre San Salvario è, tutto cambia: verso il parco del Valentino, bei palazzi e ville liberty, affiancati da eleganti condomini moderni per come possono essere eleganti esempi di edilizia abitativa anni Sessanta, insomma tutta roba da tre-quattro milioni al metro quadro. San Salvario è la storia di Torino de~li ultimi centocinquanta anni: il primo stabilimento Fiat, i magazzini docks accanto ai binari della ferrovia, lo stabilimento della Microtecnica, la scuola allievi Fiat, la sede del quotidiano La Stampa, la casa editrice Utet, e poi le università, medicina, fisica, chimica, agraria, architettura, farmacia, la "Società di gmnastica", una delle prime aperte in Italia, le società di canottaggio lungo il Po, Torino Esposizioni, il grande parco del Valentino, l'Orto Botanico, e ancora le parrocchie cattoliche, la sinagoga ebraica, il tempio valdese e, ultima nata, la moschea. È ricchissimo di attività commerciali, negozi di tutti i tipi, dalle gastronomie, agli elettrodomestici, ai porno-shop. Ultimamente BUONI E CAWY/ (, grazie alle migrazioni maghrebine, nigeriane e slave è nata una nuova categoria merceologica: il negozio etnico; negozi, minimarket che vendono merci diversissime tra di loro, ma dalla stessa area geografica: riso, profumi, scarpe, piccole stoviglie, libri, scatolame, tutti rigorosamente cinesi o nigeriani o del Nord Africa. Racconta il titolare di un negozio di casalinghi e elettrodomestici che da sempre vive nel borgo: "Qui hanno sempre abitato lavoratori, operai, negozianti. Alla fine degli anni Cinquanta e per tutti gli anni Sessanta c'è stata una fortissima ondata migratoria dal sud. I datori di lavoro andavano con i camion a Porta Nuova (la stazione) a contendersi la manodopera che arrivava dal meridione su treni speciali. C'era una grande confusione, mancavano le case, gli ospedali scoppiavano, la gente viveva in cantine e soffitte. Alla Fiat interessava che la gente producesse, degli scompensi che tutto questo portava non si preoccupava di sicuro. Le case, le infrastrutture, i servizi sono arrivati solo più tardi. Anche adesso arrivano tante persone da fuori, stranieri dal Marocco, dal- !' Albania, dalla Nigeria ... ma il lavoro oggi non c'è, e così va a finire che spacciano, si prostituiscono. A dire il vero la prostituzione c'è sempre stata, via Ormea era ed è famosa a Torino per questo, ma era diverso: da bambini lasciavamo le borse della spesa in custodia alle prostitute, mentre andavamo a giocare a pallone. Anni fa avevamo il magazzino in un cortile di via Saluzzo. Abitava gente semplice, ma tutti lavoratori. Noi lasciavamo il furgone carico, senza problemi. Oggi quello stesso cortile è abitato da brasiliani omosessuali; pare addirittura che ci sia un nero che gira film porno amatoriali in un appartamento ...". Il luogo in cm lo spaccio era più visibile è stato per lungo tempo proprio piazza Saluzzo, di giorno percorsa da donne e uomini indaffarati, ragazzi che giocano, anziani che passeggiano, di sera abitata da piccoli gruppi eh.e confabulano, forse comprano e vendono droga. Negli ultimi mesi però una sorveglianza stretta delle forze di polizia ha fatto trasferire il luogo del "mercato" di sostanze, fa parte di un gioco migratorio senza fine che caratterizza lo spaccio a Torino. Da Porta Palazzo, ai Murazzi, a piazza Saluzzo, a piazza Donatello, di fronte a1bagni pubblici finalmente riaperti dopo anni di chiusura per mancanza di personale, che pare essere oggi il luogo deputato allo smercio di droga del quartiere. Sono stati i commercianti a richiedere con insistenza la presenza delle forze dell'ordine e finalmente polizia e carabinieri sono arrivati in forze. Non è raro, di sera vedere r.osti di blocco di carabinieri, "gazzelle" con 11muso in mezzo alla strada e mitra ben in vista. "Ma la repressione, adesso, non ci serve più a niente" sostiene Giancarlo Clara, presidente dell'associazione commerciale l'Oasi San Salvario. Fa il commerciante nel borgo da vent'anni e lo conosce come le sue tasche: "presidiare il territorio va bene ma non basta" polemizza, "adesso noi ci troviamo per le mani un quartiere blindato, ma l'attività commerciale continua a calare e nulla è stato fatto per ricostruire il tessuto sociale: ora bisogna riqualificare il territorio, investire, puntare sullo sviluppo, fare in modo che la gente ritorni a passeggiare per le strade, a suardare le vetrine". !'In San Salvario ci sono millecentododici attività commerciali, fra artigiani e commercianti più di tremila lavoratori,

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