La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

Lo studio di Kenneth Kin$ sui numerosi piccoli produttori di Nairobi c1 informa che per gli artigiani imprenditori l'uso di attrezzature improvvisate non è una scelta: "Molti sarebbero desiderosi di riuscire ad avere e utilizzare i torni se fosse disponibile l'energia elettrica, ma la marca più economica costa dalle 3.000 alle 5.000 sterline. Sebbene un osservatore occidentale potrebbe essere colpito dal basso costo e dall'mgegnosità delle vane macchine Heath Robinson, gli inventori le considerano in modo del tutto diverso. Sanno perfettamente quale tipo di tornio cecoslovacco comprerebbero, il suo costo e perché non possono permetterselo". Lo studioso fa il confronto tra il credito di milioni di sterline concesso all'alta tecnologia dell'industria della plastica e l'estrema difficoltà riscontrata dal settore artigianale nell'ottenere prestiti. "L'ostacolo maggiore non è la dimensione tecnica, ma la carenza di infrastrutture creditizie di base, l'impossibilità di mantenere un certo standard economico nelle aree urbane e la mancanza di una politica tecnologica a sostegno del piccolo imprenditore". Nei paesi più ricchi, dove siamo stati colpiti dalla maledizione dell'ideologia capitalista, e anche di quella marxista seconao cm le forme di commercio minori sono una sorta di residuo di uno stadio poco avanzato della rivoluzione industriale: la società basata sull'economia sommersa ha lo stesso ruolo marginale, lontana dai finanziamenti di sostegno a chi avvia una piccola impresa nell'attesa che si ingrandisca. Tuttavia, se nell'esame delle implicazioni e del potenziale di questo tipo di economia prevale il senso di sconforto per l'irreversibile calo dell'occupazione, allora ci si dimentica che l'economia sommersa rappresenta un'aspirazione per milioni di persone occupate. Tra queste, quattro su cinque dichiarano che se all'improvviso entrassero in possesso di un capitale proveniente da un'eredità o una vincita, la loro aspirazione non sarebbe una vita oziosa sulla spiaggia di un'isola, ma preferirebbero mettersi in proprio, da soli o con altre persone, essere padroni di se stessi, avviare una piccola impresa, un negozio, un laboratorio, una piccola tenuta o una trattoria in cam-. pagna. Potrebbero essere solo sogni, ma anche un'indagine svolta dall'Associazione Consumatori britannica e pubblicata nella rivista "Wich" indicava che i lavoratori più soddisfatti e gratificati sono i lavoratori autonomi. La popolazione povera e i lavoratori sicuri dei paesi ricchi aspirano a ciò che i bisognosi delle città povere di tutto il mondo fanno per necessità. In entrambi i casi l'ostacolo è lo stesso: l'impossibilità di accedere al capitale o al credito, la mancanza di sicurezza, dato che in tutti i paesi la previdenza è prerogativa delle persone regolarmente occupate, dei lavoratori controllabili, non degli autonomi, e l'assenza di un'infrastruttura sociale che favorisca automaticamente il piccolo imprenditore locale. Sresso mi chiedo come siamo arrivati alla situz10ne in cui termini rispettabili come "impresa", "iniziativa" e "intraprendenza autonoma" vengono automaticamente associati alla destra politica e alla difesa del capitalismo, mentre si dà per scontato che la sinistra voglia uno Stato stile Grande Fratello, responsabile di un reddito da miseria per tutti e di uno stipendio a prova d'inflazione per i suoi funzionari. Novant'anni fa la gente pensava a un socialista come a un calzolaio autonomo, radicaJ.fJJ..QJ:Jj_ n R le, seduto nella sua bottega con una copia d Useful Work versus Useless Toil (Lavoro utik contro fatica inutile) di William Morris su banco da lavoro, il martello in mano, chiodi d ottone tra le labbra e la testa piena di idee sull. liberazione dei compagni lavòratori dalla ser vitù industriale nell'oscura officina satanica Certamente l'immagine attuale è quella di ur docente universitario con una copia di ThL Inevitable Crisis of Capitalism (L'inevitabik crisi del capitalismo) in una mano e uno stri scione con la scritta "Contro i tagli" dall'altra mentre la sua mente è impegnata a mettere a punto strategie per riuscire a far cadere l'attua le consigliere laburista al.comune. Dove sono andate a finire tutte le aspira zioni alla liberazione del lavoro? Cli ve Jenkins, se non altro, scrisse un libro intitolato The Collapse of Work (Il collasso del lavoro) sul modo m cui la piccola rivoluzione avrebbe portato all'eliminazione di posti di lavoro e sulla necessità di svilupr.are l'etica del lavoro. Ma come al solito sbagliò tutto. In primo luogo, chi vuole davvero un contratto che porta dalla culla direttamente alla tomba, con un datore· di lavoro del genere Mitsubishi solo per il privilegio di essere mandato in pensione a 55 anni anziché a 65? Questa è essenzialmente la proposta di Clive. Inoltre, usa i termini sbagliati. Clive parla, in modo perfettamente corretto, del collasso dell'occupazione, non del lavoro, perché non ci sarà mai carenza di lavoro inteso come svolgimento di servizi utili. A un uomo che aveva appena acquistato, non del tutto consapevolmente come supponevo, la licenza locale per un negozio di fotocopie chiesi cosa rappresentava per lui quell'attività. La risposta fu: "È l'unico modo per essere il mio capo". Replicai che così era completamente alla mercè degli altri. Mi rispose: "Sì, ma per me la sensazione di essere indipendente è la cosa più importante nella vita". La verità di questa affermazione può essere confermata dal fatto che in quell'arcana specialità nota come valutazione dell'impiego, una prova fondamentale è rappresentata dal periodo di tempo trascorso senza supervisione, mentre nelle cooperative di Mondragon nei Paesi Baschi l'assenza di supervisori viene considerata dai lavoratori un vero trionfo dell'impresa. Ma anche solo nominare le cooperative si- ~nifica _solleva~eun' al.tra questione sull'uso 1deolog1codel lmguagg10.Se un uomo apre un laboratorio per costruire sedie a dondolo e sgabelli l'attività viene definita individualistica e piccolo borghese e a conferma di ciò il nostro artigiano locale è presidente della Camera di Commercio. Ma se due o tre persone si uniscono per svolgere la stessa attività, con l'aiuto della Commissione Servizi Risorse Umane diventano un importante esempio di creazione di lavoro socialmente significativo. Le cooperative sono tornate di moda nonostante le aspre critiche ricevute sessant'anni fa da Sidney e Beatrice Webb. Una delle tristi verità della vita insegnatami da un veterano delle imprese di costruzioni cooperative è che coloro che più amano il principio della cooperazione dimostrano una minore capacità nell'eseguire un lavoro entro i termini stabiliti e al giusto prezzo, doti essenziali nell'economia di mercato. Al contrario, coloro con maggiori qualità imprenditoriali spesso si rivelano meno abili nel gestire la delicata arte di riuscire a lavorare con gli altri sen-

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