La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

amoroso in un convento di monache di clausura) Rondalli si rivela uno story teller puro che attraverso l'assunzione istintiva ma già matura di modelli alti (Bresson soprattutto) e il rigore delle scelte espressive, ottiene risultati di grande felicità narrativa. La storia d'amore delle due suorine richiede un minimo di disponibilità iniziale, poi la tensione, ottenuta con esemplare economia di lin_guaggio, tiene avvinti alla sedia fino alla fine. E davvero raro imbattersi in un esordio già così compiuto, in un autore capace di usare la tecnica e il linguaggio "in trasparenza" per rappresentare in risolto equilibrio una storia e dei personaggi. Alla misura classica di Rondalli fa da contraltare il talento barocco dell'ultima autrice di questa rassegna, Anna Negri. Il lavoro di questa milanese emigrata a Londra appare fra tutti quello _piùaperto alle suggestioni e alle correnti vitali del cinema e delle culture giovanili. Spettatrice onnivora e realizzatrice eclettica, la Nesri ha frequentato con consapevolezza genen diversi, mostrando una mano particolarmente felice per la commedia. Car Wash Love è una spassosa suburban comedy che abbina la satira sociale a una saturazione dell'immagine di marca pop, mentre il suo lavoro migliore, Al! at Sea (secondo premio a Locarno), zeppo di idee, gioca sull'ibridazione di arcaico e ipermoderno. Tuffando un'attrice napoletana con il suo improbabile inglese in una scenografia degna di Greenaway (un letto di ferro battuto che, come una zattera in un mare azzurrissimo, offre rifugio a una corte di pittoresche e mute figure), il film mostra tracce di quell'estetica postmoderna del crossover che ha prodotto risultati molto interessanti in campo musicale. Attingere al repertorio della tradizione, usando il corpo e la voce dell'attrice, e veicolarlo attraverso i linguaggi e l'imma~inario delle generazioni più giovani (Corsicato insegna) può rivelarsi una carta vincente del cinema dell'immediato futuro. I cinque autori che presentiamo in questo e nel prossimo numero e le tendenze consolidate o in fieri che interpretano (o avversano) non esauriscono certo il panorama del filmmakers. La concentrazione sulla fiction ci ha fatto trascurare aree molto significative, fra le quali la più vitale ci pare quella che, con Roberta Torre soprattutto, ibrida l'inchiesta documentaria con I.etecniche espressive della video arte. Non ci sembra altrettanto interessante invece quel gruppo di ironici giocolieri del linguaggio che, nell'affermazione di una datata cinefilia, si assesta su una linea ormai di retroguardia. Che rifacciano gli explication movies qegli anni Sessanta (Le~ami di sangue di Domenico Liggeri) o si ispirin o al primo Moretti (Il caricatore di Cappuccio, Gaudioso e Nunziata, pluripremiato), i loro film sono macchinette linguistiche funzionanti che, nella rinuncia programmatica a ogni profondità, si esauriscono regolarmente nella loro idea portante. ♦ SUOLEDI VENTO nt (1 e n o CINEMA DONNE NEL CHIOSTRO Alberto Rondalli a cura di Luca Mosso Sono nato a Lecco nel 1960. Ho frequentato "Ipotesi Cinema" a Bassano. Ho girato alcuni video, poi Quam mirabilis, che è stato in concorso a "Pesaro '94". Credo che i cortometraggi siano lavori di autoformazione. Bisognerebbe che la critica, i festival, i produttori guardassero a questi lavori come a segnali di un percorso di formazione, un percorso poetico che poi, quando ci sarà la possibilità di operare in modo più compiuto, potrà portare a i;isultati in qualche modo definitivi. Purtroppo fare il regista non è come fare il pittore; i film costano e non puoi ricoprire la tela di un altro colore. Il lavoro rimane lì, è un se$no della tua storia, della tua ricerca. Il mio ultimo lavoro è un cortometraggio fatto con quattro milioni che mi è servito per sperimentare sulla narrazione. Mentre la struttura narrativa di Quam mirabilis è lineare (io la chiamo medievale, nel senso che è fatta a stanze: sono episodi chiusi in sé, giustapposti, e sono tutti nuclei narrativi che spingono avanti la storia), quella di Le parole e le cose è circolare. Procede per cerchi concentrici attorno a un nucleo centrale. Come in Antonioni, l'attenzione non è posta sugli elementi che spingono avanti la storia, ma sulla divagazione intorno a un elemento, un dato narrato. Il problema della narrazione mi sembra essere centrale nella tua riflessione... Credo che come racconti la storia sia cosa racconti. Dopo la Bibbia e l'Odissea, tutte le storie sono state raccontate. Adesso è come si racconta che è fondamentale. Puoi prendere la stessa storia, la fai girare per quattro linee diverse e avrai quattro film diversi. Che raccontano davvero qualcosa di diverso, perché è nel modo di raccontare che si può centrare o mancare l'obiettivo. Non so, immagina la storia di due suore che scappano da un convento trattata in un altro modo: può diventare di tutto ... Come hai lavorato su Quam mirabilis? Per Quam mirabilis ho applicato un metodo di lavoro rigoroso, ferreo: quando sono arrivato sul set non c'era una virgola che già non fosse del tutto prevista. Poi trovi cose che non corrispondevano alle previsioni (immaginavo una chiesa molto grande e invece ho trovato una chiesetta di 30 mq) e devi sapere improvvisare, ma se sei passato attraverso un processo di lavoro preciso sei facilitato. È come se partissi da una base più alta. Ti racconto un aneddoto. La scena più complicata da girare di Quam mirabilis è stata quella in cui le due suore protagoniste attraversano il chiostro ed escono di campo camminando. Quella che sembra una scena semplicissima è stata la più difficile. Ho dovuto interrompere le riprese, dare un'ora di pausa e strigliare le attrici perché non erano assolutamente credibili come suore. Camminavano co-

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