La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

gari in modo arcaico o nella poca ricchezza. Invece nelle città, o perlomeno à Palermo, ci sono delle contraddizioni grosse perché c'è da un lato la necessità urbana e dall'altro lato l'inadeguatezza di una serie di strutture, situazioni che creano disagio, specie nelle periferie. E poi c'è questa contraddizione tra dei centri, come il centro storico di Palermo, che erano e sono tuttora splendidi, e la der,ortazione di grandi fasce di persone nelle penferie, con tutti i disagi umani e fisici che questo comporta. Tutto questo crea un contrasto così forte che poi rende così interessanti le storie che loro raccontano, le vicende che vengono fuori. È il disagio che provano che diventa interessante, e sono le maniere di adeguarsi a questo· disagio che rendono ancora più interessanti le storie che nascono. A Palermo, specie•all'interno dei gruppi cattolici o comunque attivi nel sociale, ti si è accusata di avere uno sguardo estetizzante sulla marginalità e sul degrado, una assenza di spirito costruttivo, specie riguardo a Spioni, con quei terribili bambini che avevano perfettamente introiettato i modelli e la cultura mafiosa. Intanto, questa è una parte di realtà che non si può negare. Ad alcuni può-dare fastidio il fatto che, nonostante ci siano delle azioni contrarie, continui ad esistere questa realtà, lo capisco, però è anche vero che è più interessante per me ascoltare il disagio piuttosto che ascoltare delle voci ormai conciliate e positive. Mi fa piacere che qualcuno possa dire: è stato fatto molro per la lotta contro la mafia, i bambini ormai sono bravi, belli buoni e sanno dove devono e dove non devono andare. A me interessa far vedere il fatto che comunque, nonostante questo, ci sono ancora ragazzini di un intero quartiere, che vanno a scuola e quindi non sono del tutto lontani_da strutture che potrebbero educarli, non hanno problemi di evasione scolastica, i genitori vanno a parlare e.oni professori, e nonostante tutto questo tipo di cultura resta radicata. Lo trovo molto più interessante, a livello conoscitivo, lavorare su queste fasce piuttosto che su quelle "bonificate". Tu però dentro questa cultura non ci sei nata, la hai incontrata dopo, da "adulta e vaccinata". Cercando di vederla da dentro, hai avvertito anche il suo fascino; la seduzione della mafia di cui si è tanto parlato (perfino a proposito di Sciascia)? Certamente. Io non voglio apparire come qualcuno che sta facendo un lavoro sociale. Io creo solo delle storie, però trovo che il fenomeno mafia abbia delle caratteristiche drammaturgiche e antropologiche interessanti. Ci sono questi processi di mafia che si trasformano in autentiche recite. La cosa che mi da fastidio è che in Italia un discorso simile fa orrore: siccome la mafia è cattiva e si deve sconfiggere, se io dico c_heguardo i processi a Michele Greco come se fossi a teatro è un discorso cinico. (Adesso in verità succede anche che le interviste a Buscetta su "Repubblica" le va a fare il critico cinematografico, per cui tutto rientra un po' nel gran calderone). Io credo che noi abbiamo troppa paura, e quando si ha troppa paura di una cosa non si riesce neanche a vederla. In questo atteggiamento c'è troppa ideologia, cosa che invece il mafioso paradossalmente non ha, perché se c'è qualcuno assolutamente anti-ideologico è pron ç(I0/1:,J]J_ VE"{T9 o Hianco prio il mafioso. La cosa che fotte quegli altri secondo me è proprio la retorica, la mancanza di lucidità e se vuoi di cinismo. La mafia utilizza tutto, fino allo smaltimento dei rifiuti. O ai film antimafia, per cui c'è questa cosa geniale che a Palermo c'è quel tizio, un organizzatore di produzione, che come comparse sui film di mafia fa lavorare i mafiosi ven! Lo sguardo "antropologico" sulla mafia è in effetti una cosa del tutto nuova nel cinema italiano. Non in quello italoamericano (Coppola, Scorsese),ma in quello italiano si. Ci si rifà alla cronaca, col risultato che poi il risultato sembra sempre in ritardo almeno di tre-quattro anni ... Scorsese in Quei bravi ragazzi ha cercato davvero il mafioso e lo ha raccontato. Da noi c'è sempre una tendenza pedagogica: ma il cinema mica deve essere insegnamento! Se ti insegna qualcosa lo fa per vie traverse, ma se non hai la storia non ti insegna niente. Non è un programma Dse. Gli americani lo hanno capito, anche con più cinismo: lo dice anche Buscett~ eh~ i film migliori sulla mafia li fanno gli amencam. Infatti ricordo che dalle mie parti ai mafiosi piaceva molto il Padrino, ci si vedevano. Ecco: a te piacerebbe che un mafioso si indignasse, si incazzasse guardando i tuoi film, o che ci si riconoscesse? Che ci si riconoscesse, senza dubbio! Loro hanno· un grande senso della ritualità, della messinscena. La mafia è anche melodramma, teatro greco! L'altro giorno ho letto della madre di due pentiti che diceva: "Io questi due figli non li ho partoriti, li ho sognati" per dire che li rinnegava. È Shakespeare, capisci? Malto rituale è anche la religione, la messinscena della morte. Venendo da f uò.ri come hai visto questo aspetto fondamentale del cattolicesimo mafioso? È chiaramente una religione del tutto "cosificata", senza alcun tipo di pensiero dell'aldilà. È la ritualità della religione. È anche questa una enorme, affascinante contraddizione. È come quell'altra cosa straordinaria, per l'arlare d'altro che è la fuga d'amore, la fujitina: le ragazze scappano di casa col fidanzato ma quando sanno già che la madre di lui li accoglierà e che poi torneranno a casa. È anche qui una messinscena totale, un pezzo di teatro. Ed è anche questo che mi interessa della mafia, al di là dei suoi aspetti sociali. Tu sei anche l'unica donna ad aver cercato di raccontare la mafia attraverso il cinema: Adesso c'è questa piccola moda, del rapporto tra donne e mafia, sono usciti un sacco di libri: analisi, testimonianze ecc.. A parte le .varie volgarizzazioni tipo Lara Cardella, si sente che è u.n tema importante, decisivo.... Io trovo che anche qui ci si~ un grosso bluff. Credo che la donna non sia colei che porta alla liberazione, che si ribella ecc.. Ci sono dei casi singoli, ma come ci sono stati degli uomini ci sono delle donne; non ne farei una questione di genere. D'altra parte, con le donne succede sempre così: basta che facciano una cosa e subito: "le donne fanno" ... lo trovo repellente. È inutile presupporre un movimento dove ci sono motivaziom individuali e perso-

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