La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

B SCUOLA LA SCUOLA. PER GLI ALTRI Franco Lorenzoni Sergio Kraiskij Ana Maria Gomes Chiara Conotter IL DIRITTO DI RACCONTARCI STORIE;. BILINGUISMO, ORALITA INTERCULTURA Franco Lorenzoni Franco Lorenzoni, maestro elementare, insegna a Giove e coordina le attività della casa laboratorio di Cenci (Terni). È autore de L'ospite bambino, Theoria 1994. ♦ Lingua materna e lingua della scuola Negli ultimi anni mi è capitato di confrontarmi con i problemi della scuola in regioni e paesi del sud del mondo dove l'analfabetismo costituisce ancora un nodo rilevante e irrisolto. Nelle regioni indigene dell'America Latina, così come in gran parte dei paesi dell'Africa e dell'Asia, imparare a leggere e a scrivere deve confrontarsi con un ulteriore problema: imparare a comprendere e a parlare a scuola una lingua diversa dalla lingua materna. Così, guardando alle difficoltà delle scuole nel mondo, mi viene da dire che la questione del bilinguismo è in qualche modo una questione centrale. Ci sono infatti moltissimi paesi in cui non esiste affatto una lingua nazionale, e neppure una lingua ~revalente. In questi casi le scuole, oltre a copiare il modello occidentale di trasmissione delle conoscenze, nell'insegnare a scrivere costringono i bambini a parlare (e dunque a pensare) nella lingua degli antichi o recenti colonizzatori, siano essi europei, arabi o cinesi.. Del resto la questione del bilinguismo era presente anche in Italia, prima che la televisione, ben più rapidamente ed efficacemente della sc~ol~, m~egnasse più o meno l'italiano a tutti gli abitanti del nostro paese. · Il problema della lingua, la complessa vicenda della costruzione di una lingua comune, credo dunque rappresenti una caratteristica che sta alla radice della scuola ed è scritta nel suo carattere genetico. Ma è sui modi in cui avviene la traduzione di differenti esperienze in una lingua comune KJ1.Q1.t,. ( ,mo ('l,HlCO che si misura la qualità dell'educare. Lavorando nell'altopiano del Guatemala, in regioni dove quindici anni fa l'esercito devastò centinaia di villaggi indigeni, in paesi dove la memoria di quei massacri ai limiti del genocidio è ancora viva, mi è capitato un giorno di chiedere agli insegnanti indigeni, cioè gli insegnanti che parlano una delle ventidue lingue Maya, di indicare quali fossero le parole ixil per loro intraducibili. La miniera preziosa delle parole intraducibili Le parole intraducibili costituiscono una miniera segreta e preziosa che ogni lingua conserva. Così una mattina bagnata da un'incessante pioggia tropicale, durante un corso di formazione, un gruppo di maestri indigeni si sono riuniti separatamente per ricercare le parole della loro lingua che, a loro avviso, erano intraducibili in spagnolo. I maestri ixiles, che sono meno di un terzo nella scuola, anche in regioni abitate quasi esclusivamente da indigeni, hanno passato qualche ora a ridere di cuore, perdendosi e trovandosi in suoni a me sconosciuti. Era un gioco di memoria, di identità e di riconoscimento, che suscitava stupore e ilarità. Un piccolo viaggio nell'irriducibile che ha creato tra loro una forte complicità. Completamente nuovo al problema, sono stato colpito dai risultati di questa piccola ricerca. Tutti i bambini ixiles hanno due nomi. Uno nella loro lingua, che è quello con cui sono chiamati fin dalla nascita dalla mamma, dai parenti e dai vicini, e uno nella lingua ufficiale, che è quello con cui sono iscritti all'anagrafe, ed è spagnolo. I cognomi, poi, sqno intraducibili, come intraducibili sono i significati dei suoni che nominano molti dei loro villaggi, come quello alto, che si sporge dalla cresta di una montagna, il cui nome indica il travaglio e le protezioni necessarie perché sia felice e sicuro il partorire. Intraducibili sono anche le parole che indicano i giorni, i mesi e gli anni, perché collegati a una complessa simbologia rituale, che lega inscindibilmente il rapporto che ciascuno vive con il suo animale totemico - il suo nahual - con la denominazione che organizza il tempo. Solo unendo il nome totemico individuale alla dimensione cosmica del tempo è possibile avvicinarsi ai significati misteriosi della vita, nella tradizione Maya. Una tradizione che ha fatto della computazione del tempo e della costruzione dei calendari il fondamento della sua concezione del mondo. Dunque tempo, spazio e identità, i tre ele-

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