La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

UN ANNO DELLA MIA ESISTENZA. LETTERA· Al MILITARI Dino Davide Taddei Milano, 9 dicembre 1992 Al Distretto Militare. di Milano Alla Procura Militare di Padova Ricevuta in data 27 novembre 1992 vostra comunicazione di presentarmi il giorno 11 dicembre 1992, a Venezia Lido per essere inquadrato nell'ente addestrativo lagunari "truppe anfibie", debbo comunicarvi la rriiaindisponibilità a compiere il servizio militare o qualsiasi altro servizio sostitutivo. La mia coscienza di uomo mi impedisce di accettare che lo stato, con mezzi coercitivi, possa decidere di un anno della mia vita, ancor più uno stato. nel quale io non mi riconosco ed al quale non ho sottoscritto nessun contratto sociale o delega di sorta. Non mi sento nel do.- vere di difendere nessuna riga tracciata sulla carta geopolitica col sangue di milioni di vite spezzate in nome dell'imperialismo, del militarismo, di interessi particolari e soprattutto dell'irrazionalità. In particolare l'esercito rappresenta in modo esplicito e concentrato tutto ciò che questa societàpuò produrre di negativo. · Partiamo dal mito storico, vero humus alla cultura militaristà (non esistepaese italiano che non abbia un monumento alle nostre glorie patrie ... ); si instilla nelle menti ancora acerbe la certezza della necessità di un esercito e che> guarda caso, il nostro in particolare, si è sempre trovato agnello tra lupi; omettendo il fatto che dal 1848 ad oggi le nostre forze armate sono · sempre state dalla parte dell'aggressore e, per capirci meglio, parlo di tre guerre di indipendenza (nella seconda si è fatto di tutto per essere aggrediti), la presa di Roma, le guerre coloniali, l'occupazione di Corfù, l'Etiopia, la Spagna e due guerre mondiali. Certo, oggi il ministero della guerra si chiama ministero della difesa (esisteper casoun Tornado ad uso·aggressivo ed un Tornado ad uso difensivo?) ma il buon Gian Battista Vico mi. mette in guardia dai ricorsistorici. Così se oggi ufficialmente (speriamo!) i cannoni non aprirebbero il fuoco su chiprotesta comefece il carnefice Bava Beccaris, ciò non toglie che l'esercitoitaliano venga sempre più usato a scopi di repressione interna come in modo eclatante è stato dimostrato con la militarizzazione di intere regioni (Sicilia, Sardegna e l'Aspromonte calabrese);che sini-: stramente i soldati italiani si riaffaccianonel palcoscenicodi misfatti precedenti non ancora cicatrizzati quali l'Albania, i Balcani e la Somalia; che il nuovo corsointerventista inaugurato con il Libano e con il progressivo potenziamento dell'apparato militare ci ha portato a vere azioni belliche quali la guerra chirurgica del Golfo (probabilmente il bisturi ci è scappato un po' di mano.:. 200 mila morti... il buon senso ci dice ancor prima della ragione·che questo si chiama genocidio di massapiù cheguerra). . Chiaramente oggi le classidominanti di cui l'esercito è da sempre diretta espressione ed estrema ratio per la difesa dei propri privilegi, hanno buon gioco a mascherare le proprie nefandezze sotto abiti puliti che di volta in volta si chiamano polizia internazionale, Onu, dife- . sa della democrazia, difesa degli interessi vitali etc. Mi si vorrà obiettare che l'esercito italia-. no, essendo di leva, è una forza popolare destinata alla salvaguardia delle istituzioni democratiche; Permettetemi di dubitare; la storia insegna che l'istituzione militare basa la sua compattezza sull'obbedienza cieca dei suoi componenti e proprio questo annullamento di volontà ha portato ad uccidersi tra fratelli, il proletario in divisa a sparare su altri proletari, a commettere i crimini più efferati aaducendo come giustificazione il tra~ico ritornello "ho eseguito gli ordini"; come fosse un merito delegare ad altri la capacità di decidere cosa è buono e cosa è cattivo, quasi fossimo non uomini con capacità di discernimento ma automi acefali. Quanto alla difesa delle istituzioni democratiche mai sono state minacciate come dalle deviazioni di alcune frange dell'esercito stesso, il generale Di Lorenzo inseri.na. · In sostanza se Don Mi/ani affermava .che oggi l'obbedienza non è più una virtù io rincaro affermando che non lo è mai stata.( ...) Non accetto, né accetterò mai, di servire questa subcultura basata sulla violenza e sulla morte. MAI una società è diventata più libera è giusta grazie alla violenza, piuttosto malgrado essa. L~ liberazione dell'uom~ non_passaper l'obbedienza e tantpmeno per il fuale mà per un processodi rivoluzione culturq,le, ove la responsa- . bilità diretta e la dignità umana siano gli elementi focali di un mondo rigenerato. Per quanto concerne il servizio civile sostitutivo, pur valutandolo una grande conquista civile, non posso esimermi dal rifiutarlo per i seguenti motivi: 1 - giudico:quantomeno offensivo ilfatto che lo stato mi obblighi a lavorare nel socialequando le sue stesse strutture alimentano il disagio contro il quale io mi batto da anni nel carcere minorile, nelle scuolepopolari, nei centri di iniziativa popolare; . 2 - se si dovesse osservaresolo la composizione sociale degli obiettori di coscienza, c'è da pensare che questo strumento legislativo sia in molti casiuna comoda scappatoiadi classe;mentre la massa di operai e proletari finisce nelle caserme del Friuli, la gioventù universitaria che ha strumenti culturali infinitamente maggiori vive una situazione di privilegio. 3 - il servizio civile sostitutivo sta assumendo semprepiù l'aspetto d'una servitù feudale ove lo Stato/Signore al posto di assumere personale comanda i suoi sottoposti alle corvée, decidendo lui stessocosasaifare meglio. ' · In conclusione di fronte all'obbligo di regalarvi un anno della mia esistenza, un anno del mio cervello, la rispostanon può essereche negativa per una questione di valori ancorprima che politica. Alla vostra richiestadi assecondar.ela legalità della volontà io mi sento in dovere di contrapporre la centralità dell'uomo, la fratellanza non teorica ma costruita sull'interazione delle diversità, ove l'essere italiano abbia il significato di peculiarità socio-culturalee non essereappartenente ad uno stato, in cui le immense risorse destinate a crearedistruzione vengano impiegate per costruireuna vera giustizia sociale. ♦ PACE F. UF.RRA

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