La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bit tre anni sono fallite miseramente per mancanza di interessi e obiettivi comuni. "Per i Balcani non vale la pena di rischiare un solo granatiere di Pomerania". Dai tempi di Bismark non sembra cambiato gran che. Infatti la comunità internazionale invece di promuovere una coerente politica di pace, ha perseguito nella ex Jugoslavia contrastanti interessi geopolitici e di tipo economico astenendosi da un impegno reale. Dall'inizio della guerra, Russia, Francia e Inghilterra si sono, in modo diverso, schierate dalla parte della Serbia seguendo posizioni storicamente consolidate (la Russia con un appoggio esplicito. Francia e Inghilterra assumendo una posizione di apparente equidistanza che tendeva di fatto a riconoscere le conquiste militari serbe), mentre Germania e Austria hanno appoggiato Slovenia e Croazia favorendone prematuramente la separazione dalla Jugoslavia (maggio/ giugno '91). Gli Stati Uniti si sono tenuti per lo più in disparte appoggiando tiepidamente i musulmani bosniaci e promuovendo la federazione con i croato-bosniaci in funzione antiserba e contro l'ipotesi di uno stato musulmano in Europa. L'esclusione di un intervento armato su ampia scala da parte dell'Onu o della Nato, giudicato tecnicamente complesso (il fronte è ampio e diviso in un territorio montagnoso), politicamente difficile (sui nemici da combattere la comunità internazionale non è d'accordo), oneroso (vi sarebbero vittime tra le fila del contingente internazionale in quanto occorrerebbero truppe terrestri di appoggio all'aviazione) ed eticamente discutibile (altre vittime tra la popolazione civile si aggiungerebbero alle attuali), in realtà si spiega soprattutto con la mancanza di rilevanti interessi economici occidentali che lo avrebbero giustificato. L'orientamento di una parte della comunità internazionale (tra cui le associazioni pacifiste), in sintonia con varie risoluzioni Onu (713 del 9/'91, 819 del 4/'93) consiste nel riempire i punti caldi del conflitto armato con consistenti "contingenti di pace" Onu (non con i soli 38.000 militari attuali, irrilevanti se paragonati ai 500.000 impegnati nella "guerra del golfo"), nell'esercitare un controllo serio sull'embargo delle armi e nel sostenere una Bosnia multietnica. La posizione recentemente dominante nella comunità internazionak è invece quella di controllare il conflitto (il timore che si estenda è più forte della tentazione di lasciare che "si scannino tra loro"), limitandolo e congelandolo con una presenza minima di caschi blu con funzioni di "interposizione", l'imposizione di una no fly zone, l'embargo delle armi (più formale che sostanziale) e l'embargo economico contro la Serbia (recentemente attenuato). Contemporaneamente è in atto l'iniziativa diplomatica del "Gruppo di contatto" (Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania) per lo sviluppo di un piano di pace in Bosnia la cui proposta consiste nell'attribuire ai serbo-bosniaci il 49% del territorio (invece del 70% che controllano militarmente) e alla federazione croato-musulmana il 51 % . I serbo-bosniaci si confedererebbero alla Serbia così come i croato-musulmani dovrebbero essere confederati alla Croazia. Le ipotesi più recenti a cui lavora il "Gruppo di contatto" riguardano un'offerta di sospensione delle sanzioni economiche contro PIANETA TERRA noBianco Belgrado in cambio del riconoscimento di Bosnia e Croazia. La posizione del governo croato è di accettazione di un simile orientamento se vi sarà un controllo internazionale sulle frontiere demilitarizzate tra Serbia e Montenegro e se il riconoscimento da parte di Belgrado interesserà tutte le repubbliche (Bosnia, Croazia, Slovenia, Macedonia) come eguali successori della passata Jugoslavia. La Serbia però non riconosce i confini amministrativi precedenti la guerra (tracciati dal parlamento partigiano oltre cinquanta anni fa) che annullano le conquiste militari serbe. Su quali confini è negoziabile questo accordo? La Krajina e la Federazione Croato-Musulmana Le iniziative militari hanno cambiato i confini tra le repubbliche ·della ex Jugoslavia. La Serbia occupa un terzo del territorio della Croazia ("Repubblica serba di Krajina") e le armate serbo-bosniache occupano il 70% del territorio bosniaco ("Repubblica serba di Bosnia"). Il resto del territorio della Bosnia (l'Herzegovina) è occupato da croato-bosniaci e da musulmani formalmente organizzati in una Federazione. La posizione dei dirigenti serbi della Krajina è di indisponibilità verso qualsiasi forma di autonomia all'interno dello stato croato proposta dal "Gruppo di contatto" (moneta, polizia e bandiera autonome, dipendendo da Zagabria unicamente esteri e difesa). Sostengono la secessione come unica soluzione e nel contempo dichiarano l'impossibilità di una trattativa senza la mediazione Onu, invalidando di fatto la motivazione formale del governo croato. Quel che potrebbe accadere è che in una trattativa a tutto campo, la Krajina sia sacrificata da Milosevic, più interessato a mantenere il controllo sulla Slavonia (l'altra parte della Croazia conquistata dai serbi, più interessante dal punto di vista economico) e a spartirsi la Bosnia con la Croazia. Ma contro questa spartizione è stata intrapresa un'ambiziosa iniziativa internazionale. Circa un anno fa, veniva siglato a W ashington un accordo tra croati e musulmani per la formazione di una federazione tra le parti di territorio bosniaco controllate dai musulmani e quelle controllate dai croati (complessivamente il 30% del territorio della Bosnia, per il resto occupata dai serbi). Dopo più di un anno di feroci combattimenti, particolarmente cruenti nella città di Mostar dove croati e musulmani si sono affrontati casa per casa, le due parti sono state convinte all'accordo da forti pressioni esercitate da Stati Uniti e Germania in particolare sul governo croato, restio a rinunciare all'idea di annessione della parte Sud della Bosnia controllata dai croato-bosniaci. A un anno dall'accordo l'idea della federazione croato-musulmana stenta a funzionare perché i croati dell'Herzegovina occidentale (zona della Bosnia da sempre abitata quas esclusivamente da croati dove il movimento d estrema destra degli "Ustasha" è profondamente radicato) la boicottano sostenendo ne fatti un'istituzione surrettizia, propagine dell, Croazia (Repubblica dell'" Herzeg- Bosnia" che funge da stato parallelo ma con potere rea

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