parte di città significa non solò aprire i negozi un po' più a lungo, anche se questo sarebbe probabilmente utile. Significa, più concretamente, conservare funzioni vitali e residenziali (e funzioni commerciali e logistiche, e servizi, in funzione della residenza), resistendo al vento che .soffia sul fuoco dell'interesS€ commerciale. · L'ertte pubblico, l'amministrazione comunale in particolare, dovrebbe e potrebbe intervenire su questo attraverso la pia-nificaziòne u.rbanistica, il piano del commercio e le politiche culturali e sociali in generale. Quanto alle periferie, cioè alle frontiere dove si compie il processo di rielaborazione delle nuove complessità, la disgregazione degli anni scorsi ha certo lasciato il segno. Le ferite sono profonde, alcuni guasti probabilmente irrimediabili, ma qualcosa è in movimento. Non è un movimen~o consapevole, anzi, quasi sempre i soggetti coinvolti sono "parlati" e "agiti" dalle trasformazioni e dalle situazioni senza che ne abbiano sentore. Ma, da una parte, queste trasformazioni avvicinano elementi diversi, lontanissimi .l'uno dall'altro - immigrati di diversa nazionalità, di diverso continente addirittura, non di rado impregnati di reciproca diffidenza - dall'altra costringono a qualche form~ di confronto, a vincere l'isolamento e l'assenza di dialogo. L'opera di mediazione delle -amministrazioni locali può essere preziosissima in questo caso. Fatto sta che, appunto, sulla frontiera delle periferie si sta giocando forse il profilo ulteriore delle città. Essa va quindi tenuta sott'occhio, presidiata per molti versi, capita anche nelle potenzialità che esprime, nelle componenti che ospita. "· 2 Scrivo queste note - un po' sospese tra una riflessione diaristica e un ragionamento più meditato - dopo aver partecipato, ..... in veste di assessore alle politiche sociali e dunque come rappresentante dell'amministrazione comunale di Venezia, a un battesimo di rito ortodosso impartito da un pope a un bambino serbo ospitato con i genitori presso un campo profughi. Si tratta di uno dei due campi allestiti dal Comune, superando durissime contestazioni da parte dei cittadini ovunque si ipotizzasse di realizzarli. Anche i campi profughi sono dei nonluoghi, spazi senza status né regole precise. Il rito ortodosso è stato possibile celebrarlo in una chiesa cattolica per l'accordo del Patriarca di Venezia e a tale rito hanno partecipato molti cittadini residenti nella zona, laici o meno che fossero. L'occasione era particolare, il battesimo di un bambino fa sentire più buoni forse. Fatto sta che il piano umano, il livello di comprensione reciproca tra cittadini diversi, tra locali e ospiti, è stato assai elevato in questa circostanza. Non 19 è stato affatto nella ormai lunga vicenda dei campi pro~u_ghi, luoghi-nonluoghi che nessuno vuole v1cmo a casa. 3 L'agenda di lavoro dell'assessorato in questi giorni è fitta di appuntamenti che richiamano questa ipotesi di una nuova complessità, in nuce ma già ben afferrabile. È in programma un'importante convegno sulla prostituzione in città, sulle trasformazioni subite dal fenomeno e sugli strumenti più idonei per intervenire. Anche qui, mondi mescolati: le nere e le mulatte del Sud, le bionde slave, ancora straniere insomma, e poi le italiane, ormai una minoranza, tossicodipendenti sopratBibliotecaGinoBianco tutto. A costoro vanno rivolte precise proposte di prevenzione igienico-sanitaria e linee comporta'lllentali, incoraggiandone l' autonomia di scelta. Il servizio di operatori di strada, che stiamo per avviare, operato1:i·che éigiscono sul versante della prostituzione, sul tipo di quello già attivato per Ja prevenzione della tossicodipendenza e del disagio giovanile, potrebbe essere utilissimo nell'indirizzare i comP?rtamenti, ~el co~trolla:r~ l'imp~tt? s_~ll'opimone pubblica,· evitando 1 conflitti pm laceranti, facilitando l'accesso a servizi sociali e sanitari delle prostitute, nel tutelarle quando decidessero di uscire dal giro o di denunciare violenze e sfruttamento. È, questo, un altro d_ei"ma~gini ", delle periferie da dove, e dove, ricostruire. 4 Un appuntamento chiave di questi giorni è la predisposizione della nuova delipera quadro relativa· all'assistenza domiçiliare agli anziani, ai disabili, ai minori in difficoltà, uno dei servizi più d'impatto sull'opinione pubblica oltre che sulle migliaia di famiglie?direttamente interessate (con una media di circa tre ore al giorno per ogni caso). Un servizio _che riduce la solitudine e il rischo, che persegu_e la fine dell'a:bbandono e, dunque, la ricostruzione di una comunità, di una rete non solo istituzionale ·(ma salda nelle sue solide garanzie anc_heistituzionali) attorno ai sqggetti presi in canco. ._ 5 Altro appuntamento, con gli alcolisti della citt_à,che partecipano numerosi a un convegno sulla prevenzione dell'alcolismo. È, in realtà, un· afpuntamento con una delle grandi sc.iagure de nostro tempo, che invalida e uccide.ogni anno migliaia e migliaia di persoi:ie. E così via, per molti incontri, seguendo le piste delle moltissime q1:1estioni aperte che rinviano tutte a situazioni nuove o a dimensioni nuove oltre quelle già aperte da tempo della vita urbana. È necessario, perciò, tornare a riflettere sui destini della città, sulle trasformaz1om m corso. Occorre, sul piano progettuale, saper reinventare una vita possibile, un ruolo non meramente mercantile per il centro storico. Lì la vita abita ancora, ma residualmente, in interstizi, e va i_ncoraggiat~, !iberata, attraverso la strumentazione urbamsttca. Nelle periferie, invece, è massimamente urgente riproporre il volto riparatore ed educativo delle istituzioni, e il loro spirito di servizio, laddove non si è ridotto a un mero fantasma un po' ipocrita. Sono sempre di più i quartieri delle nostre città sprovvisti, oltre che di elementari servizi, di adeguate strutture e funzioni educative, impedendo così ai più giovani di fruire di processi formativi adeguati. Ai giovani italiani ma anche alle nuove componenti multietniche delle nostre comunità, poiché è soprattutto nelle periferie che giungono i flussi delle ultime immigrazioni. Giungono lì, cioè qui, e rischiano spesso di trovare il nulla, o un caos sregolato e de-civilizzato. Ma in questi nuovi arrivi, come nel decomporsi della vecchia articolazione sociale, degli stessi comportamenti generazionali, sta forse la matrice della città di domani. Questa tendenza evolutiva, spesso nascosta dai processi degenerativi, tutt'altro che conclusi, va infine colta. Certo nei limiti, nelle ambiguità che presenta, ma anche accompagnata e assecondata, orientata consapevolqiente, nelle potenzialità della sua prospettiva.
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