La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

durre mostri e atrocità? Questa è la risposta corrente e minima che o~gi è opinione comune. Una risposta che nasce dalla paura e dall'impotenza e che non ha il coraggio di guardare cos'abbia prodotto, di nuovo, l'Occidente in quest'ultimo squarcio di secolo: non certo una rivitalizzazione degli ideali dell'89, rimasti lettera morta nelle celebrazioni del bicentenario o nelle illusioni del dopo-muro. Non è "democrazia" il motto (il valore) che l'Occidente ha di nuovo cucito sulle sue bandiere, ma "forza": anche se non la usa ancora né dove dovrebbe né quanto vorrebbe, sia entro i propri confini che fuori. È lo stesso motto contro cui si mobilitò, venendo sconfitta, la generazione degli anni trenta; ma è una sfida che una parte dell'Occidente, per quanto minoritaria, dovrà continuare ad accogliere e combattere. Il Norde il Sude i nuovibarbari Mimmo Càndito La geografia del mondo dopo l'abbattimento del muro, la sua nuova faccia, l'aveva disegnata un paio di anni fa un bel libro, che aveva un titolo anche efficace: L'Empire et les nouveaux barbares. Con un gusto raffinato della provocazione intellettuale, ma anche con il rigore del ricercatore che si muove senza impacci nei processi lunghi della storia, vi veniva fatto un paragone con la caduta di Cartagine e con la "rivoluzione ideologica" che questa vittoria aveva portato a Roma. L'autore, Jean-Christophe Rufin, ricordando quel momento di svolta che aveva mutato le sorti del mondo allora conosèiuto, tracciava un parallelo in evoluzione: l"'impero" del nostro tempo, diceva, la "Roma" di questo Duemila, assai più che nel vecchio potere egemonico degli Stati Uniti uscito vincitore dallo scontro dei blocchi, è ora rintracciabile all'interno della "nuova unificazione" del Nord del mondo; ma è un Nord complesso, meno· omogeneo e certo di quello che si BibliotecaGinoBianco conosceva, e per questa sua et~rogeneità è perciò meglio definibile in negativo, cioè nella sua diversità da qualsiasi realtà che lo contrasti o lo minacci. Ne viene allora che l'emergere del Sud nel ruolo dei "nuovi barbari" raggiunge questo risultato di identificazione in opposizione; al confronto Ovest-Est segue dunque, e gli si sostituisce, la nuova opposizione universale Nord-Sud, che procede lungo la linea verticale dei meridiani. Sono passati appena due anni, e questa interessante mappa del nostro tempo deve però accettare la correzione che ora le impone una cartografia ancora più puntuale, quella che nasce sotto l'impronta della mondializzazione dell'economia. I "nuovi barbari" di Rufin minacciano sempre la sicurezza dell"'impero", ma ora pare che non gli stiano più alle porte: son già penetrati dentro le sue stesse mura. Autore di quest'ultimo Portolano delle relazioni internazionali è Robert Reich, economista americano diventato ministro del lavoro di Clinton. Il nuovo disegno, dice Reich, appare confuso per l'incrocio di tendenze che traversano le linee dei meridiani, senza più rispetto per le certezze di un passato anche recente; e però questa confusione non imf,edisce di scorgere i due f ussi principali: oggi, da una parte c'è un Nord in perenne e felice espansione, che non è più soltanto il territorio metropolitano degli Stati Uniti, con al traino la vecchia Europa, e poi anche la locomotiva giapponese, -ma ha ·confini che ormai si vanno dilatando verso il Sud, e inglobano in questo processo continuo di crescita nuove terre, nuove regioni, perfino continenti interi; dall'Asia all' America Latina; questa espansione deve subire però l'invasione di un movimento di segno opposto, il Sud dei poveri, degli sfruttati senza speranza, degli emarginati da ogni processo di sviluppo, che ha scavalcato la frontiera del vecchio Terzo Mondo ed è già penetrato dentro le società ricche, dove cost1tu1sce,anzi, una presenza ormai immodificabile. La rottura dei sistemi economici e la velocità dei flussi di capitali hanno creato nuove relazioni di interdipendenza: ìnasse enormi di ricchezza si muovono tra le nazioni in tempo reale, ma .r,rovocano anche una redistnbuzione fortemente diseguale - e però stabile, consolidata - all'interno dei paesi industrializzati. La Cina, per esempio, che negli ultimi tempi ha avuto un tasso di crescita monstre, superiore al 10% ogni anno, si avvia a disegnare al proprio interno regioni di sicura appartenenza al1' area di sviluppo, e rivela forme di borghesia imprenditoriale dinamiche e spregiudicate, più ancora di quelle nate dalla confusa eredità dell'impero sovietico; ma anche se il suo prodotto nazionale lordo pare ormai più alto di quello del Giappone (e sembra che supererà

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