La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

- innate? E, viene da chiedersi, hanno bisogno di guide amorevoli che incoraggino con il sorriso le loro piccole, importanti esperienze o di giudici severi, pronti a dire: "Guarda che hai combinato!", "Sei un pasticcione", "Non sai fare niente", "Sbrigati!", "Non rompere!". Una giornata al nido comunale di R. Decoratissimo da macro-disegni alle pareti e alle finestre, dispone di un salone in cui i bambini dai 14 ai 36 mesi aspet,1.(Jnoal mattino l'arrivo delle educatrici. Corrono, urlano, si picchiano. No, non tutti, qualcuno resta in un angolo a guardare o a succhiarsi un dito. Nel salone ci sono tre tricicli, una carrozzina sgangherata e un 'automobilina che è regolarmente requisita da Bruno, il maggù:1redi tµtti e leader indiscusso, anche agli occhi degli adulti. Alle 9,30 i bambini vengono divisi in gruppi. "I pulcini qui da mé: andiamo a dipingere". Gli "orsacchiotti" vanno a strappare la carta, gli "scoiattoli" a manipolare la pasta matta. Nei giorni seguenti si farà la rotazione. I prodotti più "belli" vengono appesi in corridoio. Ci sono soprattutto gli scarabocchi di Bruno, di Marica e di Adelio, che hanno più forma. "Per gli altri è ancor presto", dice la coordinatrice. Quando hanno finito (10,30) tornano tutti insieme nel salone: le educatrici vuotano a terra in più mucchi due bidoni di costruzioni diverse, mescolate tra loro. Ancora tafferugli, litigi, corse. Alle 11 i "pulcini" vanno nel bagno dei piccoli per una seduta collettiva sui water (ce ne sono dieci in fila, più alcuni vasetti) e lavaggio mani. Gli "orsacchiotti" nel bagno dei più grandi fanno le stesse operazioni a comando, mentre gli "scoiattoli" vanno a cantare. L'indomani, rotazione nota solo agli adulti, i bambini non sanno mai dove devono andare e aspettano l'indicazione. Infine vanno tutti in sala da pranzo; bavaglie al collo, si siedono alle tavole già apparecchiate: sono· le 11,30. Tutti gridano, battono i cucchiai, qualcuno piange. Un'educatrice impone il silenzio. Il pranzo arriverà alle 11,45 e terminerà alle 12,15 in punto, perché le assistenti possano pulire la stanza, poi se è bello -si va in giardino per mezz'ora. Altrimenti dentro, a guardare il filmino. All'una tutti a letto fino alle 15. "E se qualcuno non ha sonno?" "No, no, facciamo buio e alla fine dormono tutti". Il risveglio è anch'esso collettivo; si accendono le luci, si chiamano i "dormiglioni" per la merenda. ("A volte qualcuno si sveglia prima, lo facciamo alzare perché non svegli gli altri e lo teniamo con noi"). I più fortunati escono alle 16, ma c'è chi resta, nel .solito salone, fino alle 18 con palle e tricicli o in "saletta" con qualche costruzione. Chi lavora con ragazzi delle medie o delle superiori può riconoscere in questa organizzazione un modello scolastico che gli è ben noto, incluse le attività a comando, la socializzazione a ore fisse, la negoziazione di qualsiasi ritmo o bisogno individuale, di qualsiasi motivazione personale. La violenza della scuola, così bene denunciata negli anni passati per le elementari da un educatore come Mario Lodi si ritrova in pieno in questa Stf:abruttacop_ia_in ~ui vivo7:o pe_r4ieci ore ~l giorno bambini dai tre o sei mesi ai tre anni. BibliotecaGinoBianco ALVOTO,ALVOTO! Andrea Rosso - Nessuno sa dirf che cosasuccedetà dopo l'ab(!lizione degli esami di riparazion~. La .riformetta del ministro è stata un capolavoro di demagogia ed anche una burla crudele, un finto sorpassoa sinistra che lasciagli insegnanti nudi con i loro voti in mano. La scuola rnperiore italiana, non lasciatevi ingannare dai convegni, era ed è fatta, sostanzialmente, invariabilmente di voti. La stagione dei giudizi complessivi e collegiali, dell'interdisciplinarietà, della comunicazione tra scuola e società, vista da un presente senza idee, sembra passata come u,namomentanea infatuazione, e ci si rende conto che è stata subita dai più, imbrigliata nella formalità e nella routine resa astratta per essere comodamente accusata di astrattezza. Nella transizione politica che stiamo vivendo, mentre si sono udite le voci di magistrati, operai, casalinghe, geometri, camionisti e soub'Yette, una sola categoria non si è espressa:quella degli insegnanti. Nessun commento pubblico, nessun progetto comune, nessuna idea controcorrente sull'orizzonte culturale del sistema scolastico, mentre i partiti combattono altrove, sui soldi, sull'efficienza, sull'azienda-scuola. E allora, poiché sono convinto che non tutti lo sanno (e che molti di quelli che lo sanno si sono adattati a sopportarlo), vi dico che cosa succede ancora oggi, -in una scuola superiore. della Repubblica, nel giorno più importante, il g~ornodella resa dei conti, i[ giorno del giudizio. Assegnato il turno (prima la religione, poi l'italiano, e a seg~ire il resto), ciascunodeclama il numero del voto segùitctdal numero delle assenze· (si dice "sei con tre': per dire "sufficiente con tre assenze", con un risparmio di secondi non trascurabile, alla fine). La parola più frequente è "sei". Ogni tanto, però, qualcuno dice "cinque". Tutti sanno - insidia e mistero del numero intero - che c'è cinque e cinque. Chi non si lascia intimidire dai comunisti, se dice cinque, è cinque e basta. Ma nella maggior parte dei casi i cinque, non appena pronunciati, diventano dolcemente sei come tutti gli altri, e molti professori continuano a vedere in questa metamorfosi il segno di una concessione che, fatta una volta, non si potrà più ritirare, il che non farà che aumentare il discredito della scuola. Compensa questo angosciosopensiero, talvolta, la parola "tre", che un professore pronuncia seccamente con il compiacimento di chi introduce nella storia un soprassaltodi novità e con l'orgoglio di chi ha il coraggio di farsi diga alla frana. E c'è-il vantaggio che quella parola chiude ogni discussione, ogni perdita di tempo. Nessun prodigio potrebbe mai trasformarla in sei. Il numero tre, sia chiaro, non è indizio di accanimento verso l'alunno (questo succede al due, uno e zero essendo rarissimi). Ma è comunque un numero politicamente impegnati-. vo. Il quattro, invece, non stupisce (ed è l'unico chepuò insidiare il primato del sei). Il quat-

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