La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

LerughedeU'economia. Glianzianicomeproblema Stefano Laffi In una casa di riposo la maternità coincidente di alcune infermiere e operatrici socioassistenziali determina improvvisamente un vuoto nei turni e nella distribuzione dei carichi di lavoro tale da portare alla decisione di assumere nuove unità di personale~ a copertura delle quali avviene un au~~nto delle_ rette per gli osp1t1.Esplode 11conflitto: da un lato si schierano questi ultimi, anziani con limitate risorse economiche, che non si riescono a fare una ragione del perché loro dovrebbero finanziare la maternità del personale, e dall'altro le future madri, che rivendicano il diritto di poterlo essere, secondo un calendario d~ttato dal proprio percorso di vita e non dai turni di lavoro È questa una situazio~e reale, avvenuta e ricorrente, non solo nelle case di riposo: pensiamo al fatto che il lavoro di cura nella nostra società è svolto prevalentemente da donne - infermiere in ospedale, operatrici nei vari servizi socioassistenziali, madri nelle famiglie - e che l'inevitabile p~ra?ola biologica fa degli anz1am la quota prevalente degli assistiti e degli ammalati della nostra società. Ed è una situazione esemplare dei conflitti intergenerazionali che ci attraversano e ci attrav~rser~nno s~mpre di più. Fra gh altn danm che gli anni Ottanta hanno lasciato dietro di sé c'è sicuramente quello di essere stati estremamente diseducativi: in un'epoca in cui i consumi crescevano più dei redditi e l'abbondanza, reale o illusoria, ha agevolato la frammentazione sociale e la ricerca della propria nicchia di consumo - quasi che da questa passasse un processo di creazione dell'identità - non ci si è ac- ~orti depa fragilità di questo mcantes1mo. Così ci svegliamo . . . '' oggi m un gioco a somma zero", con una posta limitata da spartire fra molti pretendenti: ritorna l'economia della definizione di "allocazione di risorse scarse", e ci si scopre improvvisamente in conflitto. Non solo fra generazioni diBibIiotecaGinoBianca verse - fra anziani e nascituri e . ' così _pure fra padri e figli in fabbnca, fra lavoratori e giovani/vecchi fuori dal mercato del lavoro - ma anche fra pari, per e~àe sta~s - tutti alla disperata ncerca d1 un posto di lavoro, disposti ciascuno ad abbassare il proprio prezzo, sia esso tradotto in rinuncia ai fine settimana o livello retributivo. Dopb la finanziarizzazione della vita quotidiana degli anni Ottanta - le famiglie italiane che scoprivano l'ebbrezza del gioco in bors.a, titoli e fondi di investimento come parole chiave dell'insulto slang di quella cultura - l'economia ritorna a colonizzare il nostro immaginario, ma questa volta nella veste di ansia collettiva, di rigido e rigoroso decisore di quanto spetta a ciascuno della torta di benessere rimasta. Ma quanto è reale il pericolo del capolinea dell'idea di una società del benessere e quanto invece indotto, funzionale a interessi e poteri di un elite? Il dubbio, certo, viene, se pensiamo per esempio alla minacciata e poi decaduta riforma del sistema pensionistico nella forma in cui era stato pr:esentato. Sarà per l'assoluta impermeabilità dei decisori agli effetti delle decisioni prese: solo l'ignoranza dellastoria di questo paese e l'assoluta estraneità alla dimensione di sofferenza del lavoro (e non di passione, passatempo o hobby) possono arrivare a pensare e decretare che 40 anni di lavoro non bastino e violentare così il delicato calendario di vita individuale, dove il conto alla rovescia per l'agognato riposo può partire anche a 1O o 15 anni di distanza. Op_pure al ~on~rari_o_sarà per gli mteress1 pnvatl m causa: basta pensare all'enorme beneficio che le società assicurative - e fra queste la Mediolanum della Fininvest - hanno tratto per il semplice effetto di annuncio di smantellamento del sistema previdenziale (in economia è notorio che basta annunciare un evento per averne probabilmente le conseguenze). O ancora sarà per la sempiterna validità di un motto come "djvide et impera". Se c'è puzza di bruciato in que~t-a guerra fra poveri degli a~m Novanta, _amasgior ragione non va d1ment1cato èhe nel decennio precedente non è avvenuta una crescita generale del _benesser~ma una polarizzaz10ne sociale: come dimostrano le a·nalisi sulle distribuzioni dei redditi, i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri. Espansione e depressione, cicli opposti del processo economico, riescono quindi comunque a creare un meccanismo, e le sue giustificazioni, di ingiustizia sociale. Ma un problema di risorse esiste davvero, soprattutto quando le si intenda così come f~ la r:icerca socia~e:ogni analisi ragionata e ragionevole sulle capacità del singolo o della famiglia di affrontare problemi e situazioni critiche fa i conti non solo col denaro, ma anche ~on la terna "salute, tempo e mformazione", ossia quanto abitualmente il soggetto e le persone a lui vicine impiegano, consumano o mettono a disposizione per fronteggiare problemi e crisi. E allora si coglie la dimensione strutturale del problema delle risorse, soprattutto quando si focalizza lo sguardo sulla questione degli anziani nella nostra società: questo non solo perché fan p~rte de!la schiera dei "poveri d1ventat1 sempre più poveri", perché hanno da sempre poca v~:>eei_ncapit?l_o in qualunque d1batt1to (politico, economico sociale) e sono esclusi dai principali circuiti informativi, mentre vengono assai spesso mist~ficati e ideologizzati (ritrattl ed evocati quasi esclusivamente come vittime e malati, con l'innocenza e l'incoscienza dello stereotipo del vecchio-bambino), ma anche perché sono un punto nodale del rischio di cedimento strutturale della nostra società. Uno sguardo attento, laico e disincantato alle trasformazioni demografiche, sociali ed economiche e ai loro indicatori prefigura un paesaggio dove le tensioni sulle risorse - denaro, tempo, salute e informazioue - saranno sicuramente un luogo di conflitto. Basta ricordarsi sinteticamente che: 1) il nostro sistema previdenziale sarà sottoposto a sempre maggior tensioni, in presenza dell'inevitabile incremento dell'indice di dipendenza, ossia il rapporto fra anziani ultrasessantacinquenni e po-

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