Studi Sociali - XVI - n. 4 serie III - 20 marzo 1945

StUDI SOèlÀLì j,l _-App11nti._ per una vita '.di_;. Luigi Fabbri (co-ntinuaiione, vedi numero 'precedente} Luigi "Fabbri facev,a a Roma la vita del .giornalista, del militante,- dello studente; vita di strettezze, _e d'en– tusiasmo che si · svolgeva in gran parte. t_ra le quattro pareti della sua stanz~tta ammo12iliata, il cui letto era _muto te.stimone · delle lunghe letture no1:turne, il cui tavolo vedeva ammucchiarsi le cartelle àffannosamente riempite con quei· chfai·i ed e~ergici caratteri ch'erano i:ip~so agli .occni stanchi dei tipografi: Le ore libere trascorrevano fugaci, nelle reda~iom, alle conferenze e, qualche volta, per dovere. giornalistico, a teatro. Ma- le piu belle ,erano sempre quelle che tutti i giorni egli - passava in ·casa flella fidanzata, dove, fin dal suo ~r~ riv~ .a Roma, avev,a ·trovato stabile rifugio· la sua bi– blioteca .è dove,. con l'attentissimo ud'itori~ della sua Biànca e '-della madre di que~ra;la zia Èmilia, leggeva _versi, roritjnizi, ìlrammi d'autori italiani e stranieri. Vie- tor Hugo -~ e Cardùcci eran!> allora ·1a sua passione; e veramente· ~benché il suo. .giudizio ,estetico sia poi ca:i;n- . bi.tto nella ~aturita___..,,_ l'affetto per i poeti che .allora amm~rava é -rimasto vivo in lui fino agli ultimi anni, insieme ad u11a, certa nostaJ:gia per quegli entusiasmi. Là zia Emilia, quasi completamente autodidatta, com– pensava con un'acuta intelligenza la mancanza d'una cultura reg·olare e, benché disapprovasse mat'ernalmente le idee troppo a~cese e pericolose d°el nJpote 1 lo aiutaya 'nel suo lavoro pel'!',«Il Pensiero»,. leggendo i libri che arrivavano in dono· alla rivista ed indicando quali fos– sero, meritevoli di recensione. , · ., Q_uando, in. seguito alÌo strapazzo del viaggio e àellè conferenze, sdpravvenne ·la pleurite; Luigi Fabbri dove~– te abbandonare la sua cameretta per entrare· al Policli– nico di Roma. Mentre, fra le ·cure dei medici e le pre- ·– 'mure· della fidanzata e degli amici, superava la· grave crisi, all'isola' d'Elba Pietro Gori: il suo «fratello d'armi e di Pensiero» (come ·scrisse egli stesso in calce ad una S~a fotog~aìia), attraver~ava anch'~gli una fàse acuta del– la' malattia che doveva ucc:iderlo piu tardi. Il lavoro comune àelÌa rivista -a cui Gori dava del resto, come s'é detto, una contribuzione piuttosto saltuaria- subi dei ritardi e degli intoppi, ma non s'interruppe. Al capezzale di Luigi Fabbri sfilavano amici umili ed illustri, ·appartenentì a quell'ambiente misto _in cui fio. riva il «'Pensier-o»; ci andavano i Mesnil, gli Av,enard; ~i and6. a_piu .,riprese M~uccio Ruini, cui gia accennai, ne, che. é, ancora disgraziatamente comune tra chi non ha l'esperienza diretta della lotta· rivoluzionaria: _-«Senza dubbio ogni rivoluzioriè esige, }I ~forno dòpo, ùila ditta• tura, ma solo una rivoluzione intrepidamente umanista e democratica pu6 ridurre al ininimo in durata e in qualita qu~sta 1,ittatura umanamente inevitabile:> («El Pais~, 28 febhr_aio 1945). Avevamo _trovato quest'accet– tazione fatalista anche \nell'articolo citato · di Magrini; essa forma parte ,deU'inc'ubo di ·eui piu sopra parlav,ano e non ha ·altra base èhe. la tradizione mar;dstà;, Se esa– miniamo infatti -la storia non troviamo mai la dittatura il giorno· dopo d'una rivoiuzione, ma mesi o anni ·dopo, come iniziatrice della fase controrivoluzionaria. Quanto · tempo separa la rivoluzione inglese del 1648 da:lla ditta– tura di Cr9pwell, la_ pre~a de1la Bastiglia dal' Ter,rore; la . costituzione libera dei soviet russi dalla dittatura bolscevfoa, · il 19 · lµglio spagnolo daHo ·schiacciamento ·sèinJ-dittatoriale delle forze popolari da parte della coa– lizione bonghese-stalinista? La vera rivoluzione nasce nella liberta e neila dittatura decade ·e muore. V LUX. socialista moderato, destinato a formar parte piu tarili ' dei due piu "effi~eri ministeri clie abbja, a:vuto l'Italia, uno subito prim,a e uno subito dopo di quel dramma v-entennale che si chiama Fascismo (oggi Ruini é ìl por– ·iabàndiera d'un partito nuovo, la Democrazia del Lavoro, in no~e del quale firm,.a le dichiaorazioni del C.· di Li~.– berazione). · A quel temp-o- Luigi Fabbri e:i;a' -certamente senza sua colpa-. corteggiato dalla massoneria, che_ pensava farlo dei suoi. -Non poco deve aver contribuito a creare quest'illusione l'impulsri da- lui dato al Congresso-· del Libero Pensiero tenuto; come s'é" detto, nel settembre -di quell'anno. I motivi che l'aveva_no spinto a partec{parvi e a desiderare che gli ltnarchici in genere' -v~ partecipas– sero, ·egli li aveva esposti chiarissimamente: «Solidaiiet;i innanzi tutto con chi nèll'ora grigia che_ volge com-batte un'organizzazio,rie opprimente come il clericalismo · ed una forza reazionaria come il misticismo superstizi9so delle religioni, - che oggi piu che mai · tenta .rialzare la . testa; affermazione morale ed intellettuale del pensiero Hberta~io ih un consesso internazionale· delle inte}ligen– ze libere e laiche che si vantano amiche del progresso; desiderio di det;rmina:re. in m~zzo . ai liberi pensatori ru{a corrente sempre piu mo-der-na s_ul modo di comhat• tere la -lotta anticlericale e di intendere · l'a liberta di' pensiero; fare che, tra le variè frazioni della democrazia partecipanti al Congresso,- si determini un m_utuo patto internazionale di difendersi a vic~nda non ·solo contro . . . ' . . . l'invadente oppressione dè,i preti e_-d~lle religioni, ma anche,-,contro la vi@Ìenta limitazione da. parte d'ogni go– verno alla liherta di propaganda e di .diffusione delle · ~ingole lo;~ opinioni politiche e s~ciali, ~ffese legali éd illegali che si. esplicano sopratutto oggi con l'accaqirsi/ contro i~ rivoluzionari di tuui _i paesi delle polizie na– zionali ç della polizia int__ernazionale» (<<IlPensiero» del I. 0 _ settembre 1904, p. 244) _- - -Questo brano scritto a 27 anni ci spiega' molti atteg– giamenti ppsteriori d'i Luigi Fabbri, che son.o stati poco capiti, spetialmente in ·Amer_ica; atteggiamenti fatti. di tolleranza ampia e senza caÌcoli nei rapporti con le altre correnti di sinistra, d'intransigenza gelosa nelle questio– ni di principio~ Non dovevano aver capito ·la sua pò_si– zione d'allora, pur cosi minuziosamente chiarita, ;nep– pure i numerosi amici massoni che avevano _ con lui quel genere di relazioni che nascevano nel giornalismo, nella scapigliatura letteraria di pdncipio di secolo, nella lotta comuné contro la chiesa, destinata a ramificarsi ben presto in opposte direzio·n_i. . _ E proprio a richiesta di· qualcuno di loro, prima <l' am-– malarsi, Luigi Fabbri aveva scritto un opuscolo su Carlo ' Pisacane, edito da Serantoni. In que_ste· poche pagine, scritte con passion~, la figura dell'eroe di Sapri· era e– saltata in t~tto il ~uo profondo e complesso significato. La musa r~mantica del l\f ercantini ed i testi uffici~li ·di storia: avevano trasformato la ,gesta del gio-vané c;dagli occhi azzùrri e,dai cap~lli d'oro» andatÒ yolontariamente incontro alla morte per il suo i_deale, in un convenzio– nale eseml)iO di pàtriottismÒ, escludendo, da quell'e11oi– smo e da quella morte,' ii pensiero. Scop9 -dell'opuscolo , -che n:on aveva altre pr~te~e che quella della divul– gazi<i'iie, ma ·che ·rispondeva ad una necessita ~ cQlmava ·1 un vuoto_ in 9ue,l .momento i11 cui sµl Pisac_ane s'era an•

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