Studi Sociali - XVI - n. 4 serie III - 20 marzo 1945
• jO STUDI SOCIALI TRA .LE Hl-VISTE E I ·GIORNALI Il gran tempo trascorso dall'uscita del numero ante– riore di «Studi Sociali:, rende imposs_ibile conservare questa volta il carattere piu o meno organico di questa rubrica, giacché le cose notevoli da commentare riunen• dole intorno a due o tre· argomenti fondamentali sareb– bero veramente troppe e lo spazio questa volta é po– chissimo. D'altra parte· non abbiamo ancora possibilita di ricevere s_tampa italiana che non sia «fuoruscita».· Ci limiteremo quindi a mettere in rilievo qualche ·consenso e sopratutto qualche dissenso, rinunciando· aH'esame si– stematico,. in parte gia pronto ed ora destinato al cesti- .. no, delle pubblicazioni anarchiche ifaliane e non -ita~ liane e a quello della ·stampa antifàscista in generale. Nel prossimo numero -se uscir~ relativamente presto~ ci ·occuperemo oltre che della discussione delle cose re- . centi, anche di qualche collezione presa nell'insieme, come quella della rivista «Mundo» ( «Socialismo y Li– bertad:i>') del Messico, con cui sarebbe utile stabilire un dialogo, anche a cosi grande distanza. Non é possibile invece né esaminare qui secondo le nostre intenzioni i ·numeri 3 e ·4 dei «Quaderni italiani». né rimandarne l'esame al pr.dssimo numero: Accenneremo all'essenziale. . Il .n. 3, dedicato quasi interamente al-la Spag·na, contiene un articolo di Magrini «Rosselli in Spagna», che é un .;·vero. e proprio libro e come tale andrebbe recensito. Spe• riamo ancora che qualcuno. dei nostri compagni con esperienza diretta della materia possa farlo; malgrado il tempo tr.ascorsQ. La seconda parte contiene un arti- . colo di F. Ricci su «I consigli dei lavoratori» ch'é ora · piu ché mai attuale giacché sostiene, sulla base dell'e- . same storico della ·funzione rivoluzionaria della Comune in Francia; dei soviet (quelli veri) in Russia,' dei con– sigli in UngherÌa e in Germania, delle commissioni di fabbrica in Italia, dei Comitati di fabbrica o quartiere nella Spagna . del '3() e delle formazioni recenti della guerriglia antinazista, che la rivoluzione della liberta deve basarsi su questi organismi locali, espressione ·di– retta ed autonoma della volonta delle masse, piuttosto che sui partiti. -Ci sarebbero naturalmente alcune cose da discutere, sopratutto la tendenza -cosi comùne-;- a ba!ar tutto su un unico tipo d'organismi, che, in quesio caso, rapp_resenterebbero solo la produzione e non il. consumo. Il IV numero é dedicato alla ricerca dell'equilibrio fra «soci~lismQ e liberta> definito nell'introduzione co– me «equilibrio di cose •distinte». Nel che é riassunto tutto il dramma ,del socialismo li bera le, in cui si sente quasi in ·permanenza il disagio d.el connubio, ch'é in fondo diffidenza per il suo natura le carattere libertario. Questo i).isagio, che proyiene dall'esitazione a porre in termini chiari il problema dello Stato, 'non si sente nell'articolo di Ricci «Pèr un nuovo socialismo» (p. 11) ch_e ci trova quasi pienamente consenzienti. e che sareb– be da riassumere ampiaJt!ente (uniche cose obiettabili: il rispetto per. la tecnica capitalista della produzione e la mancata presa di posizione di fronte a_lproblema del potere politico, che é, in questo nuovo socialismo _di Ricci, un elemento non necessario e non ricercato, ma di cui non si domanda la scomparsa); si sente invece questo disagio, e forte, nel «Programma del Movimento .Giustizia e Liberta» proposto nel 1943 da un comitato dell'Italia centrale (p. 23) e, sopratutto, in un lunghis– simo articolo di Magrini «Verso una societa liberal– socialista» (p. '31) sul qµale avevamo preparato minu– zìosi commenti, impubblicabili per mancanza di spazio. L'abbiamo letto con simpatia e ci abbiamo trovata quella passione di liberta che siamo soliti trovare in Ma– grini. Per questo il contrasto fra le inlemiioni e il risultàto ha questa volta. qualcosa di drammatico. Sem• bra che l'autore si dibatta contro il fatalismo d'un incubo totalitario che vede pesare sul mondo e cerchi di sfuggirgli cercando di salvare quel che si puo della liberta, in una forzata combinazi_one di fattori eteroge– nei. Non concilia -come dice- . il socialismo con la liberta, ma il totalitario capitalismo di Stato di Stalin (o di Hitler) con' il liberalismo borghese tradizionale di ChurchilJ che, se prevarr.anno, . probabilmente non avranno bisogno d'aiuti per conciliarsi soli magari• at• traverso una nuova guerra. E' curioso -per esempio– vedere come Magrini, ch'é stato in Spagna (dove nel 1936 ~ '37 il problema principale -dopo quello della guèrra- era iÌ conflitto fra- la soda1izzazlone e la stt• tizzazione dell'economia), ·impieghi quasi sempre indif. 'ferenteinente i due termini. A Buenos Aires si sono pubblicati questi ·ultimi due i:nni sci numed d'una nuova rivista italiana, «Domani> diretta da -Paolo Vita • Fim:i che fu per tanto tempo, in Italia, collaboratore dell'dtalia che scrive> di Formiggi. ni e che é stato poi -mi dicono- volontario per Franco e consolé fascista a. Rosario. E~, una pubblica• zione molto - «italiana>, direi provincialmente italiana. ora che le nazioni sono ridotte -si puo dire- à pro• vince. E' interessante per noi sopratutto come repertorio di notizie spicciole sul destino di persone, istituzioni. monumenti. Ed é interessante anche ·come indice d'un ambiente e d'una m.entalita che mar~fiit.icamente si· defi. · nirebbe piccolo-borghese e . che ha ·Qggi -in Italia– la sua importanza ed il .,~µo peso, specialmente nell11 parte in cui dominano gli:"11lleati. L'aspetto pio vitale di qu~sto settore é la po~izione di un Mùsatti -gia commentata precedentemente in questa rubrica-- che é quella del giovane cresciuto nel fascismo e ferito nella sua pass~one. nar;ioqalista ·dalla conseglia dell'Italia ai tedeschi; che arriva, attr~verBo questa sua delusione, a scorgere e a definire nella sua mente l'antifascismo come ideale di liberta e di trasformazion~ ..profonda, conce– pendo .pero questa _nuova visione coi}ì_'eun superamento della precedente, senz_a pentimenti' e s"ènza palino·die. Pe– ro il tono che predomina in «Domani> é un altro: é quello del nazionalismo prefascìsta, che tanto hai contri• buito a creare il fascismo, con quella permalosa custo• ii a del «nome italiano», ·quel· culto della cmoderazione> e quell'avveirsione alla <demagogia>, quell'importanza. artificiale data alla Tita politica, dip}pmatica, accadeinica e quell'ignoranza incoscentemente ·spre~zante delle pas– sioni, degli interessi e degli ideali 'delle masse. E' Ja ·mentalìta dei. bempensanti che sono _stati fascisti senza capire il fascismo, ed ora sono · antifascisti pressapoco con la mentalita di Churchill, pero con in piu un Or• goglio nazionale che duole come una piaga aperta. Da quest'orgoglio di sconfitti, che bisogna. pur eonciliare con l'attitudine alleatofila, nascono le relative audace di qùesja rivista e del libro di. P. V. Finzi <L'Italia nel moìWlo futuro> che vi si pubblica a puntate. Tra queste audace sono l'idea dell'interdipendenza delle ·nazioni e quella di mode-rate riforme sociali. Citiamo: e-La dif– ferenza fra la nuova concezione della cooi,erazione mon• diale,· quale si va delineando etfì,ratut~o nei paesi an1lo– sassoni, e il grido d'adunafa dei socialisti (<Proletari di tutto il mondo, unitevi!>) é sostanziale e profonda • .. La nuova concezione collettivistica non propugna la dit• tatura, ma la liberta; non considera fatale e permanente l'urto delle classi, m,a crede· desiderabile la loro coope- . razione, dopo l'abolizione in forma graduale e non violenta dei p-rivifogi piii..;-ingiusti, ~d una npgliore di· stribuzione · delle ricchezze. Si tratta 'insomma d'una sin• t~si tra liberalismo e socialismo.,: LE' curioso notare come quest'idea, ch'é nella aria in ·Italia e in Europa, prenda, secondo chi la fa propria, •:dei colori contraddi• tori e a volte assurdi; di qui la netessita di chiarirla ed elaborarla in profondila - N. d. R.] ... I fautori di. questo nuovo (?) socialismo non sono 'dei diseredati avvelenati dalla sventura, la cui forzà stia solo nel Dli• mero e nella violenza. . . ma siedono gia al banco del governo o vi siederanno fra poco; •collaborano nei comi• tati interalleati .di guerra ad apprestare le armi per la vittoria ... > («Domani>, num. III, ottobre-dicembre 19,3, p. 269). Non continuiamo. Abbiamo citato per segnalare un pericolo di propaganda subdola che é ·troppo d'•~ cordo con la vaga demagogia degli ~ttuali dirigenti della politica ufficiale nel mQndo, p·er essere trascurabile. / ., Nel cPais> quotidia~o di Montevideo, Carlo11 Benve– nuto sta pubblicando una serie d'articoli sulla demo– crazia che sono interessanti da •parecchi punti di vieta. Ne parlereme quando la serie sara finita, cosi come parleremo delle correnti .èhe qui fanno capo al penaiero di Y az Ferreira. Oggi volevamo rileviµ-e solo (oltre alla solita idea superstiziosa che diberta> e cgiusti'zia socia• le> siano due termini opposti da conciliare e non due termini necessariamente complementari), un'affermaaio-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy