Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943

28 STUDI SOCIALI BIBLIOGRAFIA Octav~o Rivas Rooney: EXTRANJEROS EN SU TIERRA (Hombres y paisajes del norte ar– gentino). Ed. Americalee. B11enos Aires. 1942. èominciamo con lo spiegare il senso profondo del titolo del libro di cui ci occupiamo. 1 Il Nord dell'Argentina aveva una vita propria prima dell'indipendenza; la sua ricchezza naturale era sfrutta– ta dai suoi abitanti, che, non solo soddisfacevano le pro– prie necessita, fua esportavano anche l'eccesso della loro produzione. Ma si elaboro, dopo l'emancipazione dalla Spagna, una costituzione federale nella lettera, pero cen– tralista nei fatti, e tutta l'autoritii si concentro a Buenos Aires. E la borghesia "portegna", in combinazione con quella delle provincp, monopolizza tutte le fiorenti in– dustrie (o ne dii il monopolio a compagnie straniere). Cosi il popolo si vede ridotto a condizioni cosi mi– sere che va perdendo la sua personalitii e sempre piu gli si accrescono la fame e le malattie. La sua esisten~a come entita storico - geografica, l'unita che c'é tra l'am– biente e l'uomo,' non si riconoscono perché due elementi -che possono ridursi ad uno- l'impediscono tenacemen– te: il capitalismo e lo Stato. L'impediscono perché il loro interesse consiste nel far vegetare il Nord dell'Argen• tina nelle condizioni piu infelici, per ~eglio soggì'ogarlo. ' Per dimostrarlo basta dire che, se si volesse uno shocco naturale al mare per i prodotti, sarebbe sufficente co– struire una strada o una ferrovia di 500 chjlometri; pero attualmente devono percorrerne 1. 800 per arrivare a ' Buenos Aires. Inoltre, ad ogni tentativo di stabilire nuo– ve industrie -specialmente minerarie- si risponde au– mentando il prezzo del trasporto. Cosi, il genuino abitante del Nord viene ad essere uno straniero nel suo· proprio territorio; vive ambulando da 'una provincia all'altra per guadagnare uno scarso salario, ora nella raccolta dello zucchero, ora in quella del cotone. Il proÌogo di quesi'importantissimo· lijno studia molto a fondo il _problema dell'Argentina settentrionale dal punto di vista sociologico; se ne deduce che solo quando a questo popolo sarii permesso svilupparsi d'accordo con il suo ambiente geografico, esso potrii ritrovare se stesso ed avviarsi verso un vero progresso. gendarmi. Costoro fanno atto· di afferrare Ma– rio). Carlo: Siete dei boia! (afferra unci seggiola e con quella spezza la lampada. La scena resta al buio.) Tipo (gridando): Tutti fermi o facciamo fuoco. Carlo (grtdando): Per voi il fuoco, fanaglie ! (Spari; fracasso di seggiole e di tavoli che si ro– vesciano. Rumore di gente che fugge). La madre: Mario! Mario!.· .. Giovanna! ... Qualche minuto di silenzio. Scena XII I . Giovanna: Mario! . . . Che cosa succede, mio Dio? . . . Dove siete? Màrio ! . . . Mario. . . Dove siete, Maria? Il padrone (affacciandosi con un candeliere in mano): Ma che cosa succede stasera? Sulla scena c'é Giovanna che si inginocchia e cerca di rialzare la madre. Il padrone gira lo sguardo spaventato e posa il lume sul tavolo, do po averlo- rialzato. Paolo (guarda davanti a sé, con occhi vitrei): Bruno ... non te lo ricordi, eh, il papa? . . . ( tira fzwri da una tasca una cuffia di lana, e come ri- · Entrando giii a considerare il contenuto del libro, si puo dire che, malgrado il sottotitolo messo da Rivas Rooney, questi stesso avverte fin da principio che solo incidentalmente parlerii della bellezza, pur cosi grande, del paesaggio, perché "cio che veramente é bello, é la · comunicazione dell'uomo con l'uomo''. Il turista guarda meravigliato lo scenario; ma é indispensabile per noi sentire a fondo -e bene ce lo fa sentire l'autore- il dramma che si svolge in ogni individuo e il dramma collettivo che proviene fondamentalmente dal desiderio di adattare la trama -ch'é la vita- allo splendente sce– nario. "Pero lo scenario non ne ha colpa ... " "Vita tor– turata della povera gente, cosi indurita nel dolore che non é piu altro che un callo che cammina e non sente piu niente, né desidera niente''. . Per dimostra;e fino a che puntò ,é arrivata la povertii, basti ricordare. la frase corrente nei sobborghi di Tucu- •miin: ,"mingar el gustador',', prestarsi per il brodo_ l'osso che per qualche centesimo compra a turno .un gruppo di famiglie. E l'alcool li va degradando sempre piu; a Tucuman é comune "macharse" (ubriacarsi) e la parola stessa ("macho'' in spagn'olo equivale a "maschio" - N. de R.) indica che tale azione é un segno di virilitii. Pero ìl problema piu scottante da affrontare a Tucu– man é -secondo Rivas Rooney- quello dell'infanzia. Il numero di bimbi mendicanti é incredibile ("Niiiito, me da un cinquito ?'' s'ode ripetere continuamente) ed é strano che, malgrado la vita che conducono, senza educazione di nessun genere, non çj sia quasi delin– quenza. Ej)' il "chango", destinato ad essere più tardi "pelador de caiia'', ha solo una grande ambizione: gio- care bene al football. ' Questo problema dell'infanzia a Tucumiin é tanto im• portante quanto quello della febbre endemica nella re– gione di 5alta e quello dello sfruttamento delle ricchezze immense di Jujuy, vicino a cui vivono i nativi nella miseria. L'indiano che abita le regioni alte é .sano; pero scende a lavorare nei luoghi caldi e prende la lebbra, la sifi– lide, la febbre intermittente, malattie che contagia poi agli abitanti del suo villaggio: Attraverso tutto il libro, il tipo che piu richiama la nostra attenzione é quello dell'opa, figlio dei coya mer– canti di coca, prodotto quasi inconcepibile della dege– nerazione d'una razza: é un idiota dal viso completa– :ip.ente inespressivo in cui "riso e pianto si confondono". Per fortuna, oggi quasi non se ne vedono, "pero il coya, oggi come ie,;i; non é per i bianchi altro che uno spet• volgendosi a qualcuno). Mettiamogli questo, Nelda, vedrai che cosi non avra piu freddo ... Ho portato anche della calzette di lana... . (Si volge come per cercarle. Poi si passa le mani su- gli occhi): Nelda ... Nelda ... dov'é. Bruno? ... Nelda, dove sei? ... Nelda! ... (gridando). Nel- da! ... Nelda! ... (Gira lo sguardo per la stanza, si po,rta l~ mani' al capo). Sono la. . . nella ne– ve. . . sono la. . . (Si fa sulla porta e grida): Carlo! Carlo! Dove sei? ... Carlo, vengo anch'io laggiu ... Vengo anch'io.- .. Cala la tela. C. BERNERI. Nota della r~dazione. Questo piccolo dramma fu scritto da. Berneri molto te~po fa -nel 1930 o poco do– po- sotto l'impressione di stupore e di sdegno che su– s<;ito l'inumano decret9 del governo' francese che dispo– neva si respingessero al di lii delle frontiere coloro che cercassero di penetrarè in Francia senza regolari docu– menti. L'autore lo mando a Luigi Fabbri pregandolo di scr~vergli la sua opinione su questo suo primo tentativo di letteratura drammatica. La copia rimase fra le carte della rivista. Non ricordiamo d'aver visto stampato al– trove questo bozzetto e pensiamo che la sua puhhlica~io– ne possa far piacere ai compagni, perché rievgca un'e– poca eroica nella storia del fuoruscitismo. ,

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