Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943

"' STUDI SOCIALI RIVISTA DI LIBERO ESAME ANNO XIV MONTEVIDEO 30 A.PRILE 194:3 SERIE Ili • N .o 3'; (Dalla fondazione: n. 59) Hitler ha detto in uno dei suoi ultimi pro- clami: «I principi del Nazionalsocialismo si dif - fondono fatalmente e trionferanno prima della nostra vittoria militare, perché i governi dei paesi nemici li adottano progressivamente, tra– scinati dalle necessita stesse del~a guerra». Que~ ste par0le, che nòn sono originali, ma meritano d'essere ripetute, perché corrispondono a un pericolo reale', dovrebbero ·rendere chiara agli occhi di tutti l'inevitabilita del dilemma: fasci– smo o rivoluzione antistatale. Non solo le necessita della guerra, ma, piu ancora, le possibilita immense che l'uomo si sta conquistando per il tempo di pace, spingono i governi verso il fascismq. Che ci giova ora, a– ,verlo sempre detto? Dovremo aspettare, ancora una volta, che le nostre «paradossali» affermlt– zioni diventino luoghi comuni (e diventano luo– ghi comuni solo a catastrofe avvenuta, cioé quando non servono piu a niente) o riusciremo, insieme ai pochi spiriti liberi che, senz'essere dei nostri, non han legami di partito, a farle entrare nella coscienza pubblica? Non c'é da essere troppo ottimisti, se neppure la rivolu– zione spagnola, il patto russo• tedesco, la poli- · tica dell'Inghilterra nell'India o qvella degli Stati· Uniti nell'Africa del Nord, che pure par– lano con il linguaggio terribile dei fatti, hanno avuto la virtu di cambiare l'impostazione dema– gogicamente convenzionale dei grandi problemi dell'ora presente. _ Nel campo degli antifascisti italiani c'é stato si qùalche allarme per l'attuale tendenza al compromesso, ma le proteste delle cenerentole 1 han sempre poca importanza e noi, come ita– liani, siamo cenerentole. Dobbiamo' parlare, non da un punto di vista italiano, ma mondiale/ e, sopratutto, non mostI\are quel se~timento inu– tile ch'é la delusion~. Nei momenti che attra- versiamo non bisognà illudersi. · · La storia dell'antifascismo tra'dizionale é ,fatta di sterili delusioni. Blum e il non intervento: una delusione (correlativa illusione: il fronte popolare) ; l\'[onaco: una delusione (correlativa illusione: le promesse solenni dei grandi stati demòcratici) ; il collasso francese: una delusio– ne (correlativa illusione: l'unione sacra antifa– scista dietro la linea Maginot, la forza coes,.iva degli immortali principi, ecc.). E' una tradizio- nale tendenza ad illudersi che rimonta all'Aven– tino. E se c'é chi, prima della delusione pub– blica e generale, ha dei dubbi, li tace, perché non é opportuno, perché non é il momento, perché sarebbe fare il gioco del nemico, ec~., ecc. E se c'é qualcuno che dice quel che pensa, quel che teme o, semplicemente, quel che vede, ad alta voce, questo qualcuno rimane isolato co– me se avesse la peste, e la sua voce, pér quanto alta, muore a pochi passi da luì, soffocata dal frastuono delle «illusioni», che dominano il c~mpo perché sono dolci alle orecehie dei po– poli e convenienti agli' altoparlanti dei governi. La lotta contro il narcotico micidiale delle illusioni é dura ed ingrata; solo· chi non spera van,taggi personali o di partito puo condurla, cercando di gridare piu forte che puo ·.la sua verita in mezzo a tanto clamore di grida inte– res·sate, con l'appoggio unico ~quanto amaro!– dei fatti, e con l'unica speranza -non sempre' delusa nella storia- della, facolta d'int~izione insita nell'anima popolare. Co!lle parte di questa lotta contro le illusioni, appoggiamo dunque su alcuni fatti d'oggi al– cun~ nostre parole di ieri. Dicevamo: la vera guerra contro· il fascismo é la rivoluzione. E la rivoluzione non la fanno i governi. Quando questa guerra s'approssimera alla vittoria avra di per sé un carattere rivoluzionario e al~ora i governi non vorranno vincere (se avessero vo– luto vincere a quel prezzo, avrebbero potuto farlo comodamente in Spagna; e se non han voluto non é stato per cecita). Rifiutiamo di allineare la nostra azione con le direttive uffi. ciali degli st~ti democratici, no~ perché noi si sia cQntro questa guerra, ma ·perché contro questa guerra sono loro, -giacché é contro la guerra chi ha paura di vincerla. Non c'é nien- , te di piu pericoloso dell'unita, strumento dello Stato o di partiti statali, per mezzo del quale i popoli corrono il rischio d'essere ingannati sui retroscena della guerra e trascinati . nella «pace» voluta dalle loro classi dirigenti. Dice– vamo: non siamo contro la guerra, ma per una guerra piu a fondo contro il fascismo, di quella che possano condurre i privilegiati del potere e del danaro, che, di fronte ai pericoli -della vittoria, cercheranno inevitabilmente il com– promesso e cesseranno la lotta, per cercare di

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