Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943

10 .STUDI SOiGIALI la filosofia politica italiana nelsecolo XIX • Ho letto questo libro di Mondolfo èon affetto: affetto dell'alunna che ritrova il maestro, affetto dell'esule che ritrova lo spirito della sua terra, affetto ansioso di chi cerca, nelle idee che agi_tarono il passato, le radi_ci delle idee vive nel presente. E' una sintesi chiara e profonda (la chiarezza e la pro• fondila di Mo ridolfo) del substrato teorico del Risorgi– mento e del post-risorgimento. L'800 s'inizia -nel campo del pensiero italiano– quando piu forte si 'faceva_ sentire l'i~fluenza francese. Il sensualismo di Condillac, che fa dell'uomo un essere passivo, m~dellato dall'esperienza ester~a, non poteva condurre che al pessimismo del Foscolo o del Leopardi. In Italia si sentiva invece il bisogno d'una filosofia che infondesse fiducia nell'uomo e fosse incoraggiamento al– l'azione. "Se non abbiamo altro che se:psazioni, e tra• sformazioni e combinazioni di queste, non ci troveremo mai in relazione con qualcosa che sia fuori e al di la delle sensazioni e niente potremo dire rispetto ad una realta oggettiva ad esse corrispondente ... Pero chi vuo– le agire ha bisogno che la realta non gli sfugg~ e si lasci afferrare. Ecco il problema vitaÌe da Rom:ignosi a Galluppi, da Rosmini a Gioberti: s~lvarsi dallo scetti– cismo; saJvare il valore assoluto della conoscenza e l'og• gettivita delle idee; saivare la realta dell'essere e del mondo in cui si svolgono la nostra vita e la nostra azio– ne" (,pp. 21 - 22). L'eredita di G. B. Vico aiutava a reagire contro l'in– fluenza francese. Ma questa reazione ha radici complesse e si confonde con tutto il movimento verso l'indipen– denza politica. "I francesi liberatori erano tali veramen– te, in. quanto generavano la reazione contro il loro stesso dominio mediante le idee che sventolavano come ban– diera della loro conquista" (p. 26). All'interno della corrente stessa del sensualismo, Mel– chiorre Gioia e, piu profondamente, Gian Domenico Romagnosi, rivendicavano l'esistenza nell'uomo d'un principio interiore, che non é puramènte un prodotto dell'esperienza esterna. Gioia fondava -da un punto di vista filosofico- su questo terreno l'esigenza di liberta. Per risolvere i problemi del diritto e dello Stato, Ro– magnosi "afferma principi razionali ed assoluti di giu– stizia, che, cio malgrado, dovevano adattarsi, nella loro applicazione pratica, alle circostanze storiche di ogni Sappiamo che, malgrado il desiderio universale di pace e appunto per arrivare alla pace, bisogna decidersi alla guerra; ma la guerra del popolo -l'unica che possa portarci a raggiungere tale scopo~ si chiama rivoluzio– ne. E lo sapeva Wallace, il vicepresidente degli Stati Uniti, quando, volendo dare una base popolare alla guerra. attuale, l'ha chiamata demagogicamente "la rivo– luzione dell'uomo del popolo". Ma, per essere feconda, la rivoluzione deve liberare e non, come dice Lun, "im– porre la liberta''. Son due cose molto diverse. La liberta s'annulla nell'imposizione e il socialismo imposto con la forza si trasforma, come in Russia, in fascismo, per-· ché l'imposizione crea lo Stato -suo organo naturale~ · e lo Stato lo sfruttamento. (10) ;Mai é stato piu vicino il momento dell'azione e delle grandi possibilita creative. La Spagna n'é, piu che· un esempio, un sintomo. Il capitalismo muore; su questo_ non c'é dubbio. Ed il capitalismo o socialismo di Stato (é lo stesso) puo ricevere un grave colpo dalla guérra. Questa grande crisi é una grande occasione per i popo- nazione in particolare. E in questo, Romagnosi che, in quanto alla teoria della èonoscenza, abbiamo avvicinato a Galluppi, si' accosta anche ad un altro_ pensatore napo• letano, Vincenzo Cuoco, con cui ha in comune il pro– fondo · senso del carattere concreto della storia, che é per lui un altro decisivo fattore di superamento del sensualismo" (pp. 35 - 36). Il problema sociale sorge in RoÌnagnosi dalla sua preoccupazione per l'educazione popolare, seguendo un processo inverso a quello che si produce in Mazzini,_ in cui il problema sociale si risolve in un problema d'educazione .. La corrente idealista, rappresentata nell'Italia del Sud da Vincenzo Cuoco e Pasquale Galluppi, ha poi i suoi piu alti esponenti nel Nord in Rosmini e Gioberti. Cuoco parte dall'esperienza infelice della rivoluzione parteno– pea del 1799, in cui Vincenzo Russo e Mario Pagano avevano voluto applicare le loro teorie: astrattamente utopiche quelle del primo, piu profonde e serie quelle del secondo (che cerco di combinare le idee vichiane ·con l'enciclopedismo) pero froppo ispirate al centrali– smo della costituzione francese dell'anno III, 1n cosi netto contrasto con "la tradizione d'autonomia e di de– centralizzazione comunale caratteristiche di tutto il re– gno di Napoli" (p. 43). Cuoco intuisce che solo la corri• spondenza con la coscienza popolare e le sue necessita avrebbe potuto salvare la rivoluzione dalla catasti;ofe. E contro l'antistoricismo giacobino Cuoco cerca un ritorno ai principi di continuita e concretezza storica di Vico. Bisogna - egli pensa~ creare nel popolo la coscienza e la volonta d'azione, pero facendo leva sulle sue con– dizioni reali. "Il fine a cui Cuoco vuole che. tendano insieme le costituzioni e l'educazione, non é la· sovrap– posizione d'un disegno rifo~matore alle energie spon– tanee degli individU:i e della collettivii:a; ma la forma– zione d'una confluenza, d'una cooperazione d'energie spontanee, libere e, per conseguenza, attive. . . Non il governo centrale deve· far tutto, veder tutto, diriger tutto; ma l'.attivii:a nazionale di tutti gli individui, con– fluendo in un proposito concorde, deve condurre all'ar– monico e fecondo risultato totale. Pero, per ottenere una simile educazione generale del popolo, é necessario elevar.e il suo livello di vita. E Cuoco sente ed esprime, prima che Gioberti e Mazzini, una profonda coscienza della I connessione che· esiste· tra il problema nazionale e il problema sociale" (p. 45). li. E il lavoro degli "uomini che aspirano alla liberta, ecc.'' é cercare che i popoli ne approfittino, é svegliare iniziative ed energie, creare' dal basso, fin da adesso, in seno alla lotta contro il fascismo, gli organismi della vita futura e prepararsi e preparare gli altri a difenderle c·on la forza, come si sono_ difesi i sindacati catalani, le comunita a_ragonesi, e a diffonderle ·con l'esempio. Questa volta non ci saran piu le autoblindate italo • tedesche contro di loro. Ci saranno quelle anglo - nordamericane? Ma le prime attaccavano in nome d'un mostro vivo, le seconde lo faranno in nome d'µn cadavere. Potranno vincere. Ma per quanto tempo? Il pericolo vero -peri– colo ·nettamente fascista- é la Russia. Ma anche in Rus– sia c'é un popolo. (11) Naturalm~nte. Nessuno l'ha mai sperato. E quan• do dicono di sperarlo gli organizzatori dei sindacati cat• tolici, non sono probabilmente 'sinceri, ma lo fanno per– ché questa é l'unica teoria che permetta negare la lotta di classe. La redazione. /

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