Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942

ser.viz10 militare e di prestare giuramento ed_ entrò– vano per questa causa in conflitto con le autorité ci--– vili (5). L'arricchimento -rapido degli uni doveva implicare ne– cessariamente la miseria e Ìo sfruttamento degli altri. Francesco lo previde forse ed é in_parte per questo che affermo cosi energicamente per i suoi frati il diritto di vivere e d'essere alimentati e che consiglio loro di re– clamare l'elemosina, quando non fossero retribuiti per il loro lavoro? hliente sarebbe piu interessante che lo studio delle basi sociali dello predicçi di Francesco d'Assisi e del suo successo; niente sarebbe piu interessante che cercare i legami che lo univano al popolo çlel suo tempo e ve– dere in quale misura egli ne esprimesse i sentimenti. Ma, per la maggior parte dei. suoi biografi moderni, ~gli sembra .esser disceso dal cielo: la suo yita rimane una specie di leggenda miracolosa. Che nel secolo Xlii i su_òi discepoli r'abbiano visto cosf, é la co,,sa piu na– turale; che i bollandisti raccolgano ed accettino come veritiere quest.e pie leggende, é il loro ~estiere; ma che i nostri laici facciano i l;>imbi creduli, cataloghino mir~coli e scrivono vite di S. Francesco senza cono– scere il suo ambiente ed il suo tempo, non é che com– media. Bisogna quindi preferire la lettura delle ipgenue leg– gende• originali, impregnate dall'atmosfera dell'epoco,– o quello delle biografie recenti, che non fanno che pa– rafr~sare i vecchi testi, alterandone il sapore con l'ag– giunta di salse libresche. Se si vuol conoscere l'ambiente per meglio definì re i lineamenti che sono propri di Francesco d'Assisi e precisare il significato ~eale della sua opera, bisogno ricorrere agi) autori moderni che hanno studiato seria– mente la societé di quel t~mpo in funzione della sua struttura economica; se s'ignora questa struttura non si pu6 cogliere il carattere di questa sòciet6, l'origine delle correnti che l'agitano e le ragioni del s~ccesso di certe idee è di certe -personalité dell'epoca. Un libro come· la grande Storia di Firenze di Davidsohn (6) c'insegna ben piu -sotto quest'aspetto- che tutte le fantasie letterarie ad uso dei falsi devoti, che si smer– ciano oggi sotto il nome di vite di S. Francesco. JACQUES MESNiL. (1) Si veda ;,Une .-isite à St. l!'rançois", nell'"Effort libre", febbraio 1913. (2) Si veda ·il testo originale in H. Boehmer, Ana– _lekten zur Ge!'r.hicht,. des Franciscus von Assisi (Tti– bingen, 1904), la maggior raccolta di scritti che· po15sono essere attribuiti a S. 'Fran, esco. (3) La Divina Commedia, canto XXII del Paradiso, vern1 òi> - 9&. Dante mette queste parole neila bocca di S. Benedet1:o, che dirige questa critica tanto ai bBne– dettini, ed anche ai cristiani in generale, quanto a.i francescani. (4) La migliore e.dizione delle facezie del Piovano Arlotto é quBlla di G. Baccinl (Firenze, 1884). Fin dal secolo XVIII, Mannl, nelle sue Veglie piacevoli aveva riunita la maggior parte' dei documenti che peTmettono -di ricostituire la biografia del personaggio storico; &e ne trovera qua.lche altro nella prefazione all'ediziorw Baccinl. (5) Questo ci da la misura di quanto sia ri<l!colo parlare di. "patriotti.smo" di S. Fran(;es-:·o, come fanno alcuni oggi in Italia. Notiamo incidentalmente che U papa sosteneva per interesse I membri del Terzo Ordine èontro l'autorita civile ch'egli voleva abbassare in van- tave-io ne11a pr"uria. ' (6) Robert Davidsohn, Geschichte von Fiorenz, Brr'ino 1896 e sg-g-_Vedere sopratwto la prima parte del II vo– lume (1908) in cui un capitolo speci?,le é consacrato ai ·francescani ed ai domenicani. Consultare anche il III e liV volume dBl Forschungen zur Ge,S<:hichte von F:orenz <:te so autore. Per ma1ii::anza di spazio, rùna1uliamo al 2frossi– mo_mt-mero la n1brìcp '' Libri siiUa. Spagna'.'. _BIBLIOGRAFIA Marceau Pivert: t.A DONDE VA FRAN– <;IA? Prefazione di J. Gorkin. Publicacione Panamericanas. México. p. 252. $ 3,00 (mo– neta messicana) . Ne~li ultimi sei mesi sono usciti vari libri sulla scon– f_itta della F,!oncia. La maggior porte di queste opere, scritte do letterati o giornalisti intimamente legati olio putredine democratico francese, appartiene· cl genere della piccola storia aneddotica, ed il lettore che s'oli– 'menta esclusivamente di tali prodotti d'emigrazione fi– nisce col credere che il crollo del sistema imperialista francese si devo alle ubriacature di Daladier, olla P. Ct. di Flandin o alle avventure sentimentali di Reynaud. L'unico merito di simili libri "storici" é quello di dare lo nausea al lettore debole di stomaco e risparmiargli lacrime sul triste' .destino d'un regime che non conser– vava tracce della Rivoluzione francese oltrò chz nei mu– sei e nei monumenti. Il libro di Marceau Pivert, capo del Partito Soc.ialista Operaio e Contadino franc~se, arriva a tempo per im– mettere un po' . d'aria ·puro néll'otmos.fero pestilente della terzo Repubblica. Aprendo il libro si apre unçi fi– nestra. Il lavoro di Pivert é l'opero_ d'un militante, d'un uo– mo di partito. Siccome si tratta d'un militante rivolu-– zionario, d'un uomo di parte genuinamente socialista;– che non ha niente da tàczre, Pivert chioma le cose col loro nome, e tutta lo prima porte del libro ci descrive quel che fu là politica economica, sociale ed imperia– lista dei p,adroni dello Francia o partire dal trattato di V2rsailles fino alla sua fine: il disastro· militare, riflesso nel campo dello guerra dei disastri economici e dei di– sastri nella gestione _dell'impero. L'autore mette a nudo il meccanismo della truffa democratico: dietro il sistemò elettorale e governativo, o meglio, manipolando questo sistemo, alcuni gruppi di finanzieri e industriali che dirigono praticamente il paese, orizntano la politico e– stero ed utiliziano, nel gioco democratico, i partiti, tutti i- partiti. 11 punto debole di questa prima parte ci sembra es– sere l'analisi del movimento fascista che l'autore e.se – mina molto schematicamente. Crediamo che una gran parte dei nuclei chiamati fascisti formassero ·parte, in recito, del sistema democratico. Per esemplio le "Croci di Fuoco"_ çlel colonnello de la Roque, sotto l'influenza di Lavai, non disimpegnava in recito' altro missione che quella,_ di spaventare i deputati 'radicali. Altri gruppi rappresentavano la vecchia reazione classica francese. Al contrariò, nel seno dei partiti o movimenti democra– tici, tendenze come quelle dei "neo-socialisti", dei sin– dacalisti di Belin, dei nuclei tecnocratici, rappresen– tavano, allo stato piu puro, Ufì pericolo di carattere autenticamente fascista, cioé onticapitalista ed antiso– cialista ad un tempo. La seconda· parte del libro, dedicata o·ll'analisi delle classi sociali e delle loro espressioni politiche, descrive particolareggiatamente ·e molto bene lo geografia socia-· le francese, per6 ha anch'essa il difetto d'isolare troppo i partiti che partecipano al sistema democratico, senza ritrarre l'ambiente, senza definire l'impegno tacito, il gioco a cui partecipavo l'insieme politico, non esclusa la maggioranza dei settori rivoluzionari. . La democrazia francese formava un insieme che an– dava dai "gangsters" di Marsiglia all'Eliseo, o dai li– bertari ai radicali, o dar sindacalisti "indipendenti" al magnate dell'elettricité, Ernesto Mercier. Disgraziato chi cercava di sfuggire allo norma generale e non rispet– tcva il patto. E bisogna dire che gli _estremisti di destro della "Cagoule" furono meno complici e meno vittime della putredine democratico che gli estremisti di sini– stra. ·'Tutto si paga, ed oggi il movimento rivoluzionario francese pÒga le sue vincolazioni e la sua servitu alle sfere politiche parlamentari od ufficiali. Bisogno partire da zero. Pivert, nello terza parte del suo libro, dove. esamina le possibilité rivoluzionarie, ci pare molto ottimista. E'· 1,,maprova- di vitalit6 e di gio~

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