Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942
j STUDI :SOCIALI 15 , per tùffi gli 'fstifutir pii,,-.-che servén'o pe, pover('e 'gl( e~sì'-'2 f~atelli -de('si~dac~/ ri ~ugi~i,,-'ì' c~gn~ti/i' ni- inabili anavÒro; deplorai che si rubas~e n_ello spendere poti, 1 amministratore fratello d~l-sindeco, 1- frÒ-telio ai e si qualificassero come opere pubbliche quelle che sono un consigliere comunale, 6 c_onsigJieri çomu11ali, 3 os- di semplice inte_resse privato; deplorai-infine che il da- sessori, ecc;, ecc. zio,,. consumo, il foèatico e la tassa sugli animali co- C<;>munque, al giorno d'oggi, dopo cent'anni di leggi ·stituissero la principale· risorsa economica dei Comuni; abolitive e di discussioni laboriosissi~e di terreni de- - . , , ......_ . ,- . , • /- "' • ~ , I , e deplorai che· 10 tutela esercitata dar Governo riuscisse· maniali· ndn sistemati 'v'é ancora -net· mezzogiorno d'I- - . ./ , ' . _, . . . . . . impotente ad impedire il male, e finisse invece per -ag- ta·lia circa mezzo -milione di ettari (in questa· cifro èon- gravarlò, per. servire al capricèio, al cÒmoçlo dei ben(a- cordan~ il .Rinaldi, il .Clòp~ e il Longo .. ·.) " ... mini, 'dei protetti,_ dei grandi elettori, dei deputati". - Questo. sotto i Sav~ia. - - , , _ _ L' Alonzi aggiunge: "Si profondono fçivori, inipieghi, · Diversi secoli addietro sotto Ruggìero I~ cose andav~mo esenzioni di tasse e protezioni d'ogni portata agli ade::: in quest'aljro mod_o: "Te~ere ~- freno i grandi, éppog- _ ~enti e.si · fa !~opposto per gli avversari, contro i q~àli: - giandosi 'al'ia Chies·a ed al popolo:· di qui la nominale persecuzione. continua, evidente, spesso ·sfacciata e- fe- dipenderiz~. del, regno d~Wuna _e_ i reali diritti d_~Wa.itro. '· roce, fino al delitto. E si pret;nde ·che i· funzionari del li suolo continua ad essere nazionale, e il sovrano in- Gòverno s~~~ano qu~sto indiriz~o._ T.ranne -poche· e lode:· feudando le -terre,_ non puo còncederne ehè il _di.mania voli ~ccezioni, nei comuni dominano l'inc 9 mpeter:iza e pubblico' utile: esse resta~o p~bbli~he, perèhé d~I re in ta prepotenz_a ,,piu goffe e sfrenate che per contraccolç:o- quài;ito ta-le e· non patrim_oniali.-:-D~ tu'tto do ve~ivo lo vì producono lo paura, la sofferen_ia, i rancori so;di piu notevole caratteristica della proprietéi immobiliare nel delle masse. - - - mezzogio(nò d'Italia al~principio dell'era ~oderna: Òc-. "L'ufficio di Sindaco; nei piccoli comuni, é sfuggito canto_ ai beni privati, persistono quelli feudali, mo rite- -ciai buoni, perché arduo .e- pericoloso; é · ricercato avido- nuti sempre come concessi al barone in' usufrutto, con r:ne~te dai tristi cui offre risorse il,lècitE/,_ma sfuggenti - risé.rva sottintesa di domir1io per là universit6". _ . ol Codic_e Pene le; é v_oli,itt6di compndo e di prepotenza Lo stesso sotto i Borboni, nel 1785: Il viceré 'ca;ac- che fanno rivivere don Rodrigo sense il l;>lasone". ciolo, seguendo gli esempi poco prima dati da Mario , Teresa 'in Lombardia ( 1772) ,· e e do Piefro Leopoldo di ,Con tali sistemi era possibile la vàndea .. - I , . Toscana ( 17-76 - 78), ordinava là divisione e 'la con- Roberto· Palmarocclìi, in un opuscolo de La vocè, landa dei dèmani parecchi anni orsgno ~criveva: . ' -, "Ma se nel la leg'ge- de,I 6 settèmb're- I 806 si dichia- . por- '(;essione enfiteutica delle terre appartenenti alle - ·uni– versit6_- Poco dopo Ferdinando IV, colla p;ammatico·' de Adminis,t~atione univ~rsitat~m ( 1792), dich'iarava sciolte le 1:{romiscuit6, -conservati i diritti dei coloni I perpetui, dati i demani o· censo, co~ preferenza dei ·nulla tenenti, Ma tali leggi per un supremo sfo~zo dei baroni rimasero .ravano <llboliti glì usi civici e si ordinava la ripartizione definitiva dei demani, lo scopo non era çli disciplinare 'la pròpriet6 disputata, non era· di aumentare la prbdu– zior-ie; si spe_ravci'di spezzare il' latifondo e si prevedeva che sulle· su'e rovine sarebbz sorta Id tÒnto sospir:ata pie– colò propriet6. Questa speranza e questa -previsione fai– lirono completamente. Quànto. ai -funzionari incaricati _delle _liquidazioni, dÒpo che fu sciofta la còmmissione féudale ( I I ncivem– _bre 1807 - 20 agosto 1810), i poteri giurisdizionali -passarono nelle mani dei tribunali ordinari e un decreto del · 181 1· affido le funzioni dei com~issari agli lnter:i- denti deJle provin_ce. , ~ Il governo dittatoriale del 1861 revoco questa dispo– sizione~ ·istituendo nuovamente sp·eèiali incaricati; ma subito _dopo i ministri piemontesi ricaddero nel1'err'Jre primitivo ·e restituirono ai -prefetti le anticlie mansioni cegli Intendenti; trasferendo tutte le pratiche dal mini– stero dell'interno a quello di Ògdèoltura. Sull'azione svol- ta dai prefetti· in un cinquantenniq_ sar6 _bene divulgare il giudizio ·della re__centeInchiesta Parlamentare (Voi. V. Basilicata e Calabria, t. 111, p. 6<§1)che afferma minor danh; éss~r -venuto dall'opera dei funz10nari' borbonici che noti 'da quella dei prefetti çl~I regno, .; cita '.in pro– posito un ep_is.odio dei_ piu caratterist~ci. _ "Dimin:z;i al prefetto commissario ripartitore di Basi– . licata hiferisco testu~lmentE?) comparve in una gravis- sima causq demanial-e a patrocinare gli interessi di gran– di proprietari,_ il presidente della Camera dei ~eputati. Ora di q1,.1ell'illustre personaggio i giornali annunziano là nomina _imminente. a· ministro dell'interno;· e di faJti _,egli fu ministro~dell'intetno all'indomane che il prefetto, regio con,missario, emetteva gravissima ·sentenza." La stessa inchiesta ·riferisce il caso sintomÒtico del comune di ~er1uzzano in prÒvincia di Reggio Calabria, __ ,dove di un b_oss;9 •dernanidle _eròno 83 u~urpòt(_)ri, e di lettera morta. _ Sotto i Savoia a chi parlo 'in difesa dei contadini toccò la sorfe dei Panepi_nto, dei Verro, degli Alonzi, dei Ru– mori, caduti per mano di sicari protetti da'i ·fun:zionòri._ . Ed a proposito del lati fondò il Bruccoleri scrive: · ' )_'Passando- a( tri;ti, fenomeni economici ché sòno ,~ta– ti; da tutti èd in og~-i tempo, rilevati~come cdrattèdstici della Sicilia, in essi non s'i trova che una èonsegùenza fogica e ·necessaria· dzlla causa originaria e· principale: - l;inumème squilibrio nella' distribuzione delle ricchezze. "L'accentramento, infatti, in. poche mcini privilègìcite fa sf che· il _pròprietario poco si curi èhe la sua térro produca di_ piu e meglio di quònto-1,:>roduce. Quandq il reddito complessivo èhe egH ricava dai· suoi beni é tale · da conc~dergli non - solo· 'la letizia ·deH'esi;tenza, -·ma anche il lusso, talvolta il piu smodàto, perché dç>Vrebb~ egli, lambiccarsi il cervello, darsi la noia di. ,tentare nuove esperienze, sottrarre al ,fasto e al divertill)e.nto ii · denaro necessario ci quei· tentativi? Percl;ié lasciare gÌi ozi della citt6 per confinarsi -in -una deserta campa– gna? · "Perché procurarsi le ansie -del .bµÒno o cattivo rac– colto quando c'é un gabellotto che si addossa ogni ri– schio e porfo, o gli manda anticipat~-mente fino allo . citt6; quadrirnestre i;ier quadrimestre, l'importo- dell' e f- ' fitto? / "Il gabellotto, cosf, diventa l'intermediario qua.si ne– cessario alla produzione _della terra. Parte di essa, pro– babilmente, resterebbe incolta ~enza lu'i'i perché il gr\~nde latifondista sici!'i.ano poco si curerebbe di ricavare qual– che migliaio di lire di piu all'anr:10, pùr _di non abban– donare la _-tranguillit6 della sua -esistenza. (Continua.) NINQ NAPQLITAN_O.;
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