Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941

Note alla Gi6 in un numero deilo serie anteriore abbiamo pub-· blicoto un orticolo d'A. Simon, ovveaendo che egl~ ·non é un compog-no. L'avvertenza é ancora piu ne– cessaria questo volta,· non per il contenuto del l'orticolo, che,. nel suo complesso, anche un anarchico avrebbe potuto scrivere, ma per il titolo. Infatti si trotta di rivedere la teoria. marxista -che non é porte inte– grante delle idee anarchiche per quanto ci siano ano•-' chici· che l'hanno accettata- della transizione naturale dal mondo capitalista al ,....mondo socialista, quando ii primo. sia onivoto o un certo grado di sviluppo. Agli cnorchici é stato sempre rimproverata --spesso a tor– to-- lo tendei;zo contraria, quella cioé di dar troppo. poco valore al progresso tecnico. Non per n'iente essi sono stati consideràti -ancora una volto non del tutto giustamente- come i discepoli di Rousseau. E questo per lo loro preoccupazione di mettere l'uomo e la sua liberto al di' sopra di tutte le cose. Il loro· culto dello · spon.toneit6 individ~dle sembrava avversione di mac– chinismo (e· non era che avversione Ggli aspetti mec– canizz~tori del macchinismo). Per6 anche per noi· la discussione é 6pportuno, ·.perché lo possibilité che può offrire la macchino di liberare l'uomo dalle catene d'un lavoro troppo pesante dandogli nello _stesso tempo il modo di consumare di piu, non· pu6 non interessare · tutti i rivoluzionari. In particolare in queste colonne ci •si é basati piu d'una volta su alcune teorie che A. Si– mÒn critica in quest'orticolo, teorie che é bene siano sottomesse· od analisi'. approfondite, modificate. In' o– gni modo lo _disc4ssione non é chiusa. Non solo non é chiusa: "Studi Sociali" spero che con questo articolo, e con la reG:ensione di Simon all'opu.– scolo di Gold O'Boy cominci un esame sereno---eello que– stione. Del resto non é la pril'Y)a volta che se ne parlo fra · noi. Malatesta, guidato dal suo seriso pratico, ha sempre• cercàto di mettere in guardia i lavoratori contro_ il. fac cile ottimismo· dell'abbondanza. Saranno opportune al– cune citazioni. Parlando della storia del movimento O·· norchico, egli fa notare l'influenza nefasta _eh'ebbe ad un certo momento (prima del 1900) la pubblicazione di due opuscoli _anonimi "I prodotti della terra" e ''I prodotti de Il' industrio". "In questi opuscoli si sosteneva collo statistica alla· mano (che ca.sa non si riesce, a sostenere col là stati– sticcì quando si èonsulta per trovarci lo confermo d'un'i– deÒ preconceJto?) che la terra coltivata produce oggi molto di piu di quello che occorrerebbe perché tutti vivessero nell'abbondanza ·e che uguale ò maggiore so– vrabl;>ondanza produce I' industr_io.. Ogni anno vi sarebbe stçito quindi un gronde àvanzo di merce non consu– mata ... ". Malatesta prosegue riassumendo le ideè di questi prec~rsori d~lla t,eoria de-I l'abbondanza, che non d?vano P,iu alcuna importanza all'organizzazione della produzione e si preoccupavano solo di quella del èon– sumo; e mettendole in relazione con l'infelice formula 1 kropotkinian_a dello "presa nel mucchio'_'. E prosegue: "lo richiamai l'attenzione sull'assurdité della credenza nell'abbondanza. e cercai di dimostrare che· il danno· prodotto dal. sistema capitalistico non é tanto .lei crea– ziÒne d'un nugolo di parassiti, quanto quello di impe– dire l'abbondanza po?sibile, arrestando la pro<Juzi0ne al punto dove cessa il profitto del c1:lpitolista. Insistetti '-. ' re·v1s 10 né s.ulla· questio~e Gri po' dapertutto. Ne parlai allo stesso Kropotkin e qUesti, colpito dalla giustezza delle mie os– servazioni, volle fare delle rice'rche statistiche sulle ri- -· serve alimentari dell'Inghilterra ed arrivo alla conclu– sione che, se l'importazione· nel paese fosse cessato, in _tr-e mesi si sarebbe_morti tutti. di fame! Ora crecio quel periodo. d'illusioni sia definitivamente superato. Oggi l'esperienza delle carestie ricorrenti e l'esperienza della gronde guerra hanno convinto tutti che, se la poten– zialit6 di produzione del mondo moderno é sJavvero immenso, !a produzione effettiva é insufficente anche à garantire quel basso. livello di benessere a cui il ca– pitalismo costringe i lavoratori. Oggi tutti sono convi_nti che p~r avere l'abbondanza bisogna lavorare e molto, e che quindi i problemi del Ìavoro e della produzione sono i piu importanti, in vista di ogni trasform·azione ·~ociale ... Liberto e lavoro sono le condizioni del socia- lismo ... ~, ("Scritti" - voi. 111, pgg. 263, 264, 265 ~- agosto 1926). E altrove, parlando della scarsité che si notava in Europa immediatamente dopo la guerra, osservava: "·I pr.o_dotti sono sempre stotì- irisufficenti, anche in epoca normale, anche quando si diceva che abbondavano, on– ché. quqndo avvenivano quelle crisi cosidette di sopra– produzione che lasciavanQ gli operai senza lavoro ... Se si pensa oll'innumere massa che non si nut-risce ab– bastanza e che é coperto di stracci, che._ si affolla in fetide catapecchie, si comprende subito_ che quell'ap– parente abboncianza viene solo dal fatto che il piu gran numero non consuma· abbastanza. . .. Tutta la vjta eco– nomica della societé risulta non dalla necessito di sod– disfare ai pisogni di tutti, ma dall'interesse dei pro– prietari e dalla concorrenza che questi si fanno tra loro. Quindi la· produzione limitata per assicurare ·prezzi alti, quindi il fenomeno della disoccupazione an– che quando i bisogni urgono, quindi le terre incolte o mal coltivate, quindi la miseria e la soggezione dello grande massa dei proletarL Come si pu6 fare in quesle condiziçmi ò produrre in abbondanza? .... La borghesia non pu6 salvare i lavoratori e nàn pu6 salvare .se stes– rn. Bisogna che i lavoratori si salvino da- loro, pigliando essi- la direzione della produ:z:io_ne -e per farlo deb– bono impossessarsi dèi mezzi di produzione. Bisogna dunque fare la rivoluzione. Ma la rivoluzione crea per se stèssa l'abbondanza? Certamente no; ma do i mezzi. per lavorare e produrre. E i lavoratori·, qùando lavor~– rc.nno per loro stessi, sapranno fare tutti gli sfo'rzi, tutti i sacrifici necessari" ("Scritti" - voi. I, pgg. 34, _35 -----' 7 marzo 1920). Del resto anche -Kropotkin, un entusiasta del progrés– so meccanico che vedeva vicino gié ai suoi tempi il regno _clell'abbondanza, sosteneva ch2 questa non si pu6 rag1;1iungere conservando la tecnica capitalista d'indu– strializzazione a oltranza. Gié Kropotkin negava che la centralizzazione della produzione in officine masto– dontiche sia sempre economicamente vantaggiosa. Lun– g_i dall'essere uno sbocco naturale dell'organizzazione capitalista della produzione, comè· sosteneva Marx, ,il socialismo troveré -secondo Kropotkin- le sue con– dizioni notùroli · di sviluppo in una societo che metto la macchina al servizio d'und produzio~e decentraliz– zato, scongestionota,. umonéÌ. L' accr~sci.uta-potenza pro-· duttiva e lo ··disseminazione dell'energia motrice dzve permettere, s.econdo lui, che il campo e lo fabbrica· s'al- 7

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