Studi Sociali - X - n. 14 serie II - 29 luglio 1939

2 lare d'eredita storica, non lo dicono; ma il culto di Mussolini é figlio diretto del culto di Lenin. In ogni modo, in un campo e nel– l'altro, il capo é l'idolo senza cui il totali– tarismo non si pu6 reg-gere, é il mito tipico, é -per chi ama Ja liberta,. la vita, la ve– rita- il -grande nemico. Il giorno in cui la fede nel Capo comincera, a vacillare .(in Italia e fuori d'Italia), s'aprira per l'uomo una strada verso la salvezza. Un quadro efficacis_simo di questo mon– do d'idee ufficiali ed artificiali che ·si me– scolano, in modo spesso grottesco, ma con , effetti tragici, alla vita italiana di tutti i giorni, ci é dato da molte pagine del "Pane e Vino" di Silone, il cui tono un po' cari– caturale non serve che a mettere l'accento sugli aspetti salienti ,della realta, come la voce lo mette sulle parole. Le pagine del romanzo che riguardano appunto la misti– ca del Duce, auelle sul "nemico ereditario" e le altre sul·· miraggio dell'Abissinia, sono piu "vere" di molte pagine di storia. Sa- . rebb·e interessante sapere se c'é qualcosa di simile per la Germania .-il cui latente romanticismo ·é a·ssai piu propenso che il positivo e critico carattere italiano ad ac– cogliere il mito-, per il Giappone che basa il suo impero in una specialissima mistica militare e per le nazioni minori che gra– vitano nell'orbita del fascismo. Sarebbe interessante sopratutto studiare l'odio e l'amore di razza, che é in Germania una specie di religione di Stato, ma che, rispon– dendo a facili superstizioni chE:han nell'uo– mo radici profonde, acquista una forza d'e– spansione assai superiore a quella delle altre parole magiche, delle altre fruste spi– rituali con cui i taumaturghi fan cammi- . nare in una direzione o nell'altra l'immen– so gregge degli uomini. In nessun pae-se la parola razza pu6 a– vere un senso reale. Ne parlano i dilettanti di sociologia, non gli antropologi. Esistono gruppi linguistici, non razze; e non é il caso di ripetere qui la dimostraz'ione, che é risaputa. Pure questo preteso antagoni– smo naturale tra vari gruppi di uomini é lo strumento di dominio che piu si é riu- . sciti ad affondare nella carne e nell'anima dei popoli. C'.era, a riceverlo, una predispo- · sizione tradizionale. In GermRnia, per e– sempio, esso é legato al culto· del sangue, a oscure e remote superstizioni di cui inor– ridivano un anno fa coloro che oggi sono, in Italia, i piu fermi assertori del razzismo. Ma il culto della razza ha trovato o va trcvando ambiente anche in paesi per la cui popolazione essenzialmente mista o ma– gari addirittura meticcia là sola enunda– zione ,dell"'arianesimo" costitui-sce un'offe– sa. E i vapori che trasportano gli ebrei fuggitivi si trasformano in navi fantasma, condannate a non trovar mai porto. L'anti– semitismo é .di moda, (pej quanto superfi– ciale sia _il fenomeno)· anche dove non se, n'era mai inteso parlare; •se in Germania e in qualche altra nazi-one europea é Una sopravvivenza del passato, rimes:,a a nuo– vo per trasformarla i'n strumento_ politic-Ò, · nel resto del mondo non é che una delle fittizie parole d'ord,ine del fascismo, un mi-. to nuovo, accolto ,da una parte dei privile– giati, perché il nazismo si presenta loro sotto la veste d'una difesa de i loro tr adi– zionali interessi ed essi sono dispos.ti ad accettarlo in tutti i suoi asp etti; acc olto da una parte dei diseredati per quella fa– mosa disposizione dei polli di Renzo a bec– carsi fra loro ed a .beccare tutto e tutti fuorché la mano che li tiene stretti per le_ zampe. Nel caso particolare dell'Italia, il razzi– smo s'é imposto nella pratica con la coa– zi-one poliziesca, ma come idea - forza ope– rante fra le masse (se idee si possono chia- . mare queste vuote parole che sono piutto– sto dei inanganelli spirituali) é rimastq completamente alla superficie. Non si é are rivati -almeno per ora- a creare il mito, perché troppo ridi-cola é la contraddizione fra il razz ismo att uale, la struttura etnica de:! popolo italia.no e le precedenti dottrine del fascism o. STUDI SOCIALI In ogni modo, da un punto di vista ge– nerale, il fatto che il razzismo ariano, che serve alla politica interna tedesca e all'e– spausione esterna della Grande Germania (destinata dalla superiorita del suo sangue a dominare tutti gli altri popoli), sia riu– scito -attraverso una propaganda che non é. neppure. abile- ad- invadere ..iL.rrioudo. e particolarmente i paesi minacciati dall'e– Epansione, é uno -dei sintomi ·caratteristici di questo tempo nostro, che vede sparire la nazione e prevalere lo spirito interna– zionale di casta. La nazione: -ecco un'altra parola da guar– dare da vicino. Ha avuto un contenuto e ne ha ancora, se la si considera come e– spressione della personalita collettiva - culturale e linguistica- di gruppi umani piu o meno estesi. In senso proprio non ha niente a -che fare con lo Stato, e le fron– tiere, nonché difenderne le caratteristiche e la continuita, sono per lei come delle ferree catene sotto, il cui, peso soffrono le , sue parli piu delic'ate e piu utili, quelle che ·segnano la transizione fra una cultura e l'altra e· sono, con tutte le loro gradazioni e sfumature, la vera garanzia di quella va~.. rieta che é il fondamento stesso della vita. Ma la parola nazione non é affatto intesa in questo senso dai piu; -e per questo noi -che pur siamo i nemici dell'uniformita, i difensori del libero sviluppo di tutte le -correnti -della vita umana-, di nazione non parliamo mai. Ne parlano invece (e quan– to!) gli altri, coloro che, identificando Na– zione e Stato, fomentano, a beneficio del secondo, il culto della prima. Ora, in questo momento di nazionalismi ·es-acerbati, la nazione, come entita politica, sta morendo, e con lei stanno morendo tan– te altre cose. I progressi tecnici sono con- . tro di lei, ma assai piu il carattere inter– nazionale della crisi capitalista e della crisi dello Stato. Per questo il suo mito sta per declinare e per essere. sostituito dal mito dell'Impero da una parte, dal mito del pro– letariato dall'altra, ambedue a tendenze- in– ternazionali. Per6 é successo a questo pro– posito una co-sa curiosa: nelle mani della dipl0mazia russa, che, attraverso il partito Comunista e le sue ramificazioni, trasmet– te ordini e passioni a grandi masse, non solo l'idea - forza (oggi non piu -che p1,1,rola– forza) dL proletariato s'é avvicinata str.an11,– mente a quella d'impero, che sve;ntola come una bandiera sull'opposta trincea, ma an– che la mistica della nazione risorge a nuo– ya (se pur effimera) vita, proprio nell'am– biente degli umili ch-e sembravano piu re– .frattari ac.l accoglierla. All'accordo interna– zionale dei governi contro i popoli, suggel– · 1ato ·a.Monaco e piu forte delle minacce ed anche della realta d'una guerra, rispon– de nelle piazze l"'union sacrée" per la na– zione. E nelle ingenue menti dei futuri sol– dati, la difesa rl3lla nazione s'identifica coh la lotta contro il fascismo. E non c'é niente invece di piu antitetico, intendendo sempre nazione ne1 senso corrente. Non si combatte il fascismo aggrappati ad un'om- . bra. Lo stesso carattere di vuoto idolo reli– gioso ha la parola e il concetto di demo– crazia. La democrazia borghese non esiste piu. (E' mai esistita?) Quel poco che ne rimane é tavola fradicia sotto i piedi dei lottatori e non resiste se non durante gli intervalli di calma. Ogni tanto ne cadon frammenti e quel tanto che ancora se ne vede non fa che nascond-ere l'abisso, ed é un pericolo, non un appoggio. La democra– ·zia di domani, diretta, decentralizzata, fe– derale, senza coazi,one, non é ancora nata. Una volta di piu, ci chiamano a difendere una parola, dietro cui si nascondono gli interessi economici e -politici d'un settore delle caste dominanti. Il mito democratico n·on ha nessun di– namismo. Benché sia stato i'iverniciato e lustrato in questi ultimi anni, a misura che il fascismo guadagnava terreno nei paesi cosidetti democratici e .proprio attraverso gli organi della democrazia (regime di pie– ni poteri; controllo dello Stato sull'econo- mia, arbitrato obbligatorio, boicottaggio alla Spagna rivoluzionatia, aiuti finaRziari al fascismo esterno ed. interno -vedi rap– porti Tardieu - La Rocque'---, persecuzioni contro gli antifascisti, chiusura delle fron– tiere, etc., etc. - un etcetera lungo), le mass,e non ci si commuovono gran che. E' ..molto piu forte in loro lo spirito patriot– tico (ampli'azione artificiale del rabbi•oso campanilismo atavico, che s'addormenta quando prevalgono altre passioni, ma che é facile risvegliare con un solo squillo di tromba, quando conviene ai direttori d'or– chestra) e ancor piu lo spirito di classe, che s'oppone logicamente al primo- giac– ché la classe (finché esiste) é uno strato orizzontale e la nazione (finché esiste) é un settore verticale -ma che ha la stessa -origine: l'amore per il clan, per il gruppo, !'o-dio verso gli esseri che la vita colloca d~ll'altra parte d'una linea · divisoria, con qualunque criterio sia stata tracciata. Que– st'antagonismo istintivo é, fra gli umili e i primitivi assai piu indipendente dagli in– teressi materiali di quanto non lo sia fra i privilegiati. .Lo s-pirito patriottico si sfrutta per man– tenere in vita artificialmente una real'ta che sta scomparendo e s'avvia a non aver piu altra base che la fede: la nazione. Sul– lo spirito di classe si basa tutta una mi– stica che sarebbe interessante seguire at– traverso i secoli nei suoi due aspetti, delle classi alte e delle classi inferiori. Ma a– noi non interessa qui che l'aspetto moder– no. I miti a cui ha dato vita lo spirito di classe sono due e l'uno deriva dall'altro: il mito del proletariato (a cui corris·p-onde, come contrapposto. necessario, quello del capitalismo) e, d·opo la guerra, il mito mes– sianico della Russia. Non si vuol negare qui (sarebbe assur– do) l'esistenza d'un proletariato e d'un ca– pitalismo. Si vuol so-lo dimostrare che que– sti due concetti, ridotti a strumenti di do 0 minio, sùno stati falsati e, mentre corri– spondono ad una realta complessa in con– tinua trasformazione ed ora sul punto di ~comparire, hanno acquistato il carattere schematico ed immobHe delle iconi reli- _ giose. I sociali-sti autoritari han sempre basata la !ero azione e la loro influenza sulla mi– stica del proletariato, la classe creatrice che porta in sé l'avvenire e che é destinata a raccogliere l'eredita della borghesia -e ad «sercitare il potere attra~erso la rivoluzio– ne, aspettando la futura spontanea wboli– :i;ione delle classi e dello Stato. (Da notare ,:he invece i socialisti libertari han sempre preferito basare la loro azione non sulla classe, che é transitoria, ma sull'uomo, che é eterno.) Obiettivamente il disagio econo– -mico dei produttori, l'ingiustizia della loro .condizione d'inferiorita, la sconosciuta po– tenza che é nelle -!Òro ·mani, facevano e possoho ancora fare della classe operaia il fattore decisivo nella lotta contro lo sfrut– tamento. Ma quan,do si crea il culto del pro– letariato, quando -ci si basa sulla fame di potere che é nell'uomo, e quindi ànche nel lavoratore, per prom-ettere una -cosa im– possibile, come la dittatura del proletariato destinata a portare al governo una buro– crazia di partito, allora quel che era solo un ambiente favorevole all'azione rivoluziona– ria e direttamente interessato in essa, si t trasforma in un ente astratto, in un idolo politico, che perde Ja sua vita reale ed é mantenuto rigidamente immutabile dalla casta dei suoi sacerdoti. E invece la realta cambia .. Quando la lotta ,in nome dell'idolo si avvicina alla sua fas-e acuta, la base so– lida, reale di quella superstruttura religio- sa gia non esiste piu. Muore il capitalismo e con lui il prole– tariato, L'attivita creatrice dell'uomo, se non di– struggera se stessa nel giudizio finale della guerra da lei preparata, superera presto l'attuale teorico contrasto fra la classe o– perai:o. e il sistema capitalista. La guerra c.t.issa non é che un diversivo delle forze del potere e del capitale per sfuggire non

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