Studi Sociali - VIII - n. 5 serie II - 28 marzo 1937

pria democrazia. I/arl>itrato obbligatorio nei conflitti operai, la legge sulla stampa, l'anteriore proibizione delle leghe milita– rizzate, sono un esempio delle tendenze ac– centratrici del gabinetto di Blum. E i fatti c:i stan dimostrando (in piccolo in Francia e in grande nell'U. R. S. S.) che quest'au– mento del potere statale va sempre, in ul– tima analisi, a profitto dei privilegiati con– tro gli oppressi che cercano di liberarsi. E quindi evidente che un intervento russo franco-inglese nelle cose di Spagna, che da molti é desiderato e che in ogni modo si produrra solo nel caso in cui gli interes,;i imperialisti delle classi dirigenti di queste nazioni finiscano col prevalere sulle loro segrete aspirazioni reazionarie, avrebbe dei ~·isultati disastrosi per !'indi pendenza spa– gnola e per la rivoluzione. In questo cas() una vittoria del "governo legittimo" d. Spagna, in cui non potrebbero rimanere c:he gli elementi piu "moderati" (leggi: c,onservatori), avrebbe, in processo di tem- , po, delle conseguenze abbastanza simili a i una vittoria di Franco. Pure, impegnato co- I m'é l'anarchismo nella lotta, non pu6 con– siderare i due nemici alla stessa stregua. Dato il desiderio, sempre meno occulto da parte dell'Inghilterra, d'una vittoria di r-ranco, dato l'asservimento della politic,1 I 02-tera francese a quella ioglese, dato che la Russia subordina tutto all'alleanza franco– russa, l'eventualita del conflitto europeo i sembrerebbe remota. Ma non bisogna di- · 111enticare che la corsa agli armamenti sta arrivando al suo punto culminante, che 12. Germania vuole colonie, che la Francia non vuol transigere sulla questione del Marocco. ecc., ecc. La questione spagnola, su cui tutti, in fondo, sono disposti a mettersi d'ac– cordo "per la difesa della proprieta priva– ta", pu6 da un momento all'altro essere, se non proprio il pretesto, l'occasione dello scoppio d'una guerra. Pu6 darsi che le pol– vE:ri prendano fuoco solo dopo una vittoria di Franco ottenuta con la complicita piu o meno attiva e palese di gran parte dell'Eu– ropa. E allora nella rivolta armata e, dove· non si possa, nel sabottaggio, consistereb– be per noi l'unica possibile linea d'azione. Per6 pu6 succedere anche che l'anarchi– smo militante spagnolo e con lui tutto il nostro movimento internazionale si veda coinvolto, sulla base della situazione attuale, in una vasta e complicata conflagrazione, in cui una delle parti sarebbe obbligata a na– scondere, sotto un linguaggio demagogica– mente affine al nostro, un'ostilita implaca– bile verso di noi. In questa animosita s'iu– confrerebbero le aspirazioni sadicamente tot.alitarle di Stalfn, il conservatorismo in– glese, ia "democrazia" del "Comité des For– ges". Sarebbe un gioco pericolosissimo, che i.n parte é gia in atto nella penisola ibe– rica ,e a cui il movimento anarchico non é affatto preparato, giacché sue caratteri– stiche sono l'entusiasmo e non l'astuzia, la chiarezza e non il compromesso, la since– rita e non la tattica. ·Kppunto per questa nostra naturale inet– titudine alla diplomazia, é necessario porre 1 chiaramente il problema della nostra azione futura nel caso abbastanza 'probabile dell'e– stendersi del conflitto spJlgnolo al resto d'Europa. Finché ciura l'attuale situazione di pseu– r!o-neutralita la nostra strada é ben chiara: rare il massimo sforzo perché arrivi· ad at– tuarsi il desiderio, cosi logico, dei nostri compagni spagnoli, che ci dicono: "Voi la– voratori avete nelle vostre mani le fabbri-1 che d'armi e i trasporti; lavorate per noi, llOrtateci direttamente il prodotto dél vo– stro lavoro, indipendentemente dai governi, malgrado i governi. Siete il numero, siete la vera forza; il vostro cuore é con noi. Noi diamo la vita per difendere la vostra li– berta e il vostro pane. Aiutateci". Alcuni obiettano: sarebbe la guerra. No; sono i governi che fanno la guerra. Quando la fanno i popoli si chiama rivoluzione. E non ri sono altre strade per salvarsi, per sal– vare la Spagna martoriata. C'é stato un momento che il mondo s'é sentito sollevato <la un'immensa ondata d'entusiasmo. L'e- S'lT])I SOCL\.LI roismo di Barcellona, di Malaga, delle A- conseguenze). Se, malgrado tutto, verra, sturie, di Madrid, aveva acceso una luce im- nostro compito é cercare di attenuarne le mensa negli occhi dei diseredati, dall'uno terribili conseguenze, salvando il piu pos– all'altro oceano. E non era solo speranza, sibile di ci6 che s'é conquistato in Spagna ma anche febbre d'azione. E questa febbre e mantenendo nel resto del mondo quello é stata attenuata, deviata dagli innumere- spirito d'indipendenza che la guerra tende voli Noske dei diversi partiti cii sinistra. Si a soffocare. sono fatti comizi quando si dovevano oc- In un bell'articolo recente di Saragat leg– e;upare fabbriche, si sono mandati alimenti gevp queste parole: "I colossi d'Europa po– a chi chiedeva armi, si é perduto tempo nel tranno pure affrontarsi e le scintille del– cercare assurdi ah1ti governativi per un po- l'urto volare al cielo. Ma la nazione nuova, polo che ha avuto l'audacia cli dimostraro quella che oggi si svena a Madrid, spalanca c:he ci si difende piu efficacemente quando ~ull'avvenire un varco attraverso cui pas– si. prescinde dal governo. Bisogna rifare la sera la storia di domani. . . Nel viluppo strada sbagliata; e chiedere intanto, con- !aocoonteo delle forze che oggi preparano tro l'invasione italo-tedesca della Spagna, ia guerra, la nazione nuova anticipa i tem– non l'intervento di eserciti stranieri, ma la pi, si colloca al di la degli imperialismi e liberta di commercio e il libero passo al- affronta oggi, in una solitudine desertica, l'aiuto (d'armi e di uomini) del proleta- quell'unica guerra per la liberta, per la qua– riato mondiale. Non bisogna nascondersi lP- nessuno Stato, nessun imperialismo, pu6 che questa liberta d'aiuto é sempre piu dif- combattere. Questa sun guerra é talmente ficile da ottenere. Solo la forza pu6 impor- distante, nello spirito degli avvenimenti, da la. Infatti, se a qualche stato piu o meno quell'altra che si prepara, che se, per una democratico pu6 convenire, a un determi- dannata ipotesi, tutta l'Europa dovessn nato momento, rappresentare la parte di prendere fuoco, essa rimarrebbe pur nell'e– ~al vatore della Spagna per mezzo d'una se- uorme tumulto, assolutamente inconfondi- 111i-occupazione militare, a nessuna delle hile e diversa, quasi come una lotta nella classi privilegiate d'Europa conviene che il lotta, una guerra nella guerra; per risol– popolo spagnolo determini spontaneamente vere altri problemi, per assolvere altri com– il suo destino, valendosi d'aiuti disinteres- piti, per far trionfare altri ideali". sati. E mai come in questo momento il Parole che possiamo sottoscrivere, non governo é stato l'espressione delle classi po- Lanto come affermazione (tutta l'.!Duropa, liticamente o economicamente privilegiate. amici e nemici, cercherebbe d'annullare L'ultimo accordo sulla proibizione del vo- q uest'originalita salvatrice), quanto come ìontariato, che non evita né limita la guer- speranza e, sopratutto, come volonta cl'a– ra, ma toglie agli spagnoli liberi ogni pos- ::ione. sibilita di rinforzo, n'é una prova. Salvaguardare l'iniziativa popolare in Se questa via di salvezza (che é la no- Spagna é gia fin d'ora il compito dei no– f:tra) si chiude, se una burrasca d'altro ge- 8 tr, compagni, 11011 vincolati alla "demo- nere 11011 obbliga inaspettatamente l'Italia crazia" di Blum, né all'autocrazia di Stalin. P la Germania ad abbandonare Franco, é Questa missione assumerebbe, nel caso d'u- molto difficile che si possa sfuggire al di- 1 ,a guerra europea un carattere di neces- lemma: vittoria fasciS t a in Spagna O guer- sita disperata. Conservare le armi e le forze ra europea. Una terza soluzione (la vitto- per l'inevitabile guerra civile di dopo sa– ria del popolo eroico contro tutto e contro tutti) sarebbe un miracolo. La storia é fat- rebt-e il primo dei nostri doveri. ia in par:tacdi miracoli e._non é_assw:do-sp.--.,...-~" Jl.l 'r n i 1 on e er alla m nzo– rarvi. Pero sulla speranza d'un miracolo gna e alla demagogia; dir chiaro quel clH' non si pu6 basare nessuna azione. si pensa e si vuole; svegliare l'iniziativa Lo scatenarsi d'una guerra, antifascista del popolo ·e basarsi su quella; sacrificare in apparenza, nettamente imperialista nel il me110 possibile il nostro lavoro. E' me– fonclo, sarebbe senza dubbio un disastro. Il glio P.ssere schiacciati con la forza dagli trionfo di Franco sarebbe un disastro peg- alleati d'un istante, che vinti sul terreno µ;iore, perché, senza evitare, in un prossi- dei principi. Bisogna vigilare incessante– mo futuro, la guena, estenderebbe il fasci- mente noi stessi perché la passione della f:1110 a tutta l'Europa. Noi non possiamo lotta non ci faccia perdere di vista questa quindi, ripeto, .considerare sullo stesso pia- ;.uprema esigenza. Bisogna salvare a tutti no le due eventualita. . i costi dalle deviazioni militariste ed auto- Nel caso d'un'alleanza militare ciel gover- ritarie le nostre idee, che sempre piu chia– no spagnolo con altri governi europei, que- ramente appaiono come l'unico patrimonio 1,t1 passerebbero ad essere in certo sensn ~icuro, l'unica speranza dell'umanita. per noi degli alleati (giacché non é nep- pure da prospettare il ritiro degli anarchici .Tema triste quello di quest'articolo. La dalla lotta); alleati che combatterebbero ricerca del male minore f.ra due grandis-. eontro Jo stesso nostro nemico, per deg·li simi non pu6 esser fatta con allegria. Ma· scopi diametralmente opposti ai nostri; al- c'é il modo di sfuggire il dilemma doloroso .. leati infidi e in mala fede a cui non bi- C'é modo d'evitare. la guerra senza pern11~t- f tere il trionfo fascista: far si che la vit- sogna ar concessioni, con cui non bisogna confonderci. Fin d'ora bisogna prepararci toria in Spagna sia qpera dei popoli, arfra– e preparare le masse alla resistenza spiri- tellati nella liberta e nello sforzo poderoso tuale contro la propaganda demagogica che per scuotere da sé il giogo pesante dei go- bb verni e la rete insidiosa dell'ipocrisia di- accompagnere e senza dubbio la guerra. contro l'atmosfera d"'unione sacra" che s: plomatica. La .strada libera e limpida c'é: eercherebbe di creare. é quella della rivoluzione. Finiranno col La nostra collaborazione dovrebbe ten - capirlo i pavidi rappresentanti delle due . l.nternazionali? oere ad essere ·il più possibile autonoma, sopratutto nel campo spirituale. Si cerche– rebbe di sfuggire al reclutamento attraverso formazioni volontarie, che sarebbero tanto meno legate all'oppressivo e reazionario lngranaggio militare, quanto piu fossero forti ed audaci. Dovremmo, insomma, pur accettando la necessaria coordinazione tee .. idea (che i nostri compagni reclamano a;i– che in Spagna colla parola d'ordine del "co– mando unico"), combattere la nostr11 guer– ra. Tutto questo non ci pu6 far dimenticare che una guerra sarebbe una catastrofe per noi, per i destini della rivoluzione, per tutti 1 popoli in generale. Bisogna cercare d'evi-1 tarla, senza cadere nella vigliaccheria della resa a discrezione di fronte al fascismo (che rl'altra parte non farebbe che rimandarla I 111poco, aggravandola ed aggravandone IP LUCE l'ABHHr. Nota. - 11 presente articolo vuol essere un con~ h·ibuto allo studio del quinto 1rnnto dell'ordine del giorno del Congresso Anarchico Internazionale che dovra riunfrsi in Spagna il prossimo lo maggio. R -icorclia.mo il clo1·cre cli aùltare lf vittime po1'itiche! Ragioni cli spMio c'impecl-iscono cli ,·iprod1trre appelli, circolari, resoconti, ecc. che rtppaiono in altri perioclici, diffusi fm com.pa~ {!lii ancor :où, della nostra i·ivista; mci ci6 é ima 1·agione di 11ù1 pe1· iwi cli 1·(1.cconiancùvre ai let– l01·i -il cmnpimento alacre e solerte ikl sacro irnpegno del/o. solicla~·,ie/(i dovufo da fotti cii ca.d11linella lotta ed alle loro fmnigl-ie.

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