Studi Sociali - anno V - n. 35 - 10 novembre 1934

2 non hanno più nulla di quelle del passato, che impoverivano qualche paese, ne deci– ma vano la migliore gioventù, né abbassa– vano il livello morale, ma lasciavano sem– pre qualche evasione possibile a vaste col– lettivita, magg'iora1tze o minoranze che fossero, le quali riuscivano sempre a sal– vare gran parte delle loro forze di resi– stenza vitale e un sufficiente grado della civilta raggiunta fino a quel momento. ll campo per quanto vasto del conflitto di sangue e di morte era sempre circoscritto, vaste parti del mondo continuavano il loro ritmo normale di esistenza e di sviluppo, talvolta i diritti della vita soffocati e mu– tilati in una parte potevano prendere la loro rivincita in un'altra. E alla fine, dopo qualche anno, l'equilibrio si rista:bìliva, un po più basso forse, ma non mai definitiva– mente compromesso e annientato. Oggi non é più cosi. Per trovare un pallido paragone poss.i– lJile co'l disastro che oggi minaccia l'uma– nita bisognerebbe risalire a certe guerre asiatiche del lontano medio-evo, che in de– cine e decine di anni di distruzioni, fli sterminii e di stragi annientarono comple– tamente delle fiorenti civilta; e dove prima erano piani ubertosi clricolture, giardini di bellezza, citta doviziose e splendenti di let– terature e di arti, non lasciarono dopo di sé altro che barbarie, rovine e deserti, da cui quei popoli non si rialzarono più e di cui tuttora i territori sono spettacolo di miserando squallore. Solo che, mentre la furia distruttrice di allora ebbe bisogno di durare e ripetersi per più di un secolo e s'arresto sulle rive orientali del Mediter- 1·aneo. la guerra moderna puo avere risul– tati simili e peggiori 11el giro di pochi mesi grazie all'enorme progresso soientifico delfa <,himica e della meccanica a sua disposi– zione: né gli stessi oceani saran barriera irnfficiente arl arrestarne la devastazione di STUDI SOCIALI bilita di riuscirvi, gia scarse, diminuiscono tutti i giorni. Le nostre parole contro la guerra potrebbero paragonarsi al ronzio d'un ape elre volesse arrestare un aero– plano. Ma noi non siamo soli; e le api umane cli cui son minacciati gli alveari sono milioni e milioni. Perché il loro sfor– zo dovrebbe proprio esser vano'? Non fac– ciamoci illusioni; ma non diamoci per vinti sen:-1a combattere. V'é chi scorge un carattere di fatalita incleprecabile della guerra nel fatto che questa é una conseguenza del privilegio e monopolio capitalistico. Tale conseguenza é reale. Finché vi saranno Capitalismo e Stato le guerre saran sempre possibili; e per renderle impossibili bisogna eliminare la Iorn causa capitalistica e statale. Ma il capitalismo é un. fatto sociale multiforme, da cui si sprigionano molteplici cause. Vi sono in esso dei fattori o cause di guerra; ma ve ne sono anche dei contrari. Non sempre i primi hanno il sopravvento; - e anche quando l'hanno, come sembra sia in questo momento storico, i fattori con– trari conservano una loro forza che •conta anche essa sulla bilancia degli avvenimen– ti. e l'intervento di altre forze nello stesso senso potrebbe benissimo riuscire a rove– sciare la situazione. L'esistenza di altri fattori concomitanti contrari alla guerra non significa che tutti possano essere favoriti da noi o utilizzati per la nostra azione specifica. Nel 1914-18 v'erano anche clei giolittiani e dei clericali contrari alla guerra, ma noi non avevamo nulla da fare con lorn, e i nostri campi eran separati radicalmente. Ma che tali fattori esistano, non si puo negarlo. E del resto é naturale. Vi sono interessi capita– listici favoriti dalla guerra, e per molt: capitalisti la guerra stessa é un affare; ma vi sono anche interessi capitalistici dan– neggiati. Eppoi i capitalisti sono uomini cli. carne e d'ossa come gli altri, e con la guerra quale ora si prevede, non tutti pos– sono sperare di farla franca e salvare la pancia per i fichi! Dovranno dunque pen– sarsi un poco anch'essi ... Politicamente, dal punto di vista della nostra lotta, in quanto siamo nemici della guerra, ma non meno nemici del capita– lismo, questo lato della questione ci resta estraneo. Ma obiettivamente non possiamo né dobbiamo ignorarlo. Esso, in ogni caso. ci serve per dimostrare che il fatto che la guerra é un portato del capitalismo non é sufficiente a farci ritenere che la mede– sima. anche in regime capitalistico, sia sempre inevitabile e non possa talvolta da un intervento di forze contrarie essere allontanata od evitata. Se questa possibi– Jita esiste, per quanto scarsa possa essere. perché rinunciarvi e non tentarla? Non é [orse un dovere? Non solo lo sforzo po– trebbe riuscire; ma anche sconfitto non riuscirà inutile, perché salvera sempre per l'avvenire tutto il po di salvabile possibile. che sarebbe invece anch'esso perduto da un atteggiamento passivo o di rinuncia. Ci si dira che la guerra evitata oggi, poi– ché é una malattia costituzionale e perio– dica del regime attuale, scoppiera un po più tardi. Puo darsi. Ma ritardarla più che si puo non sara fatica gettata, - se, il re– gime attuale non essendo eterno, nel frat– tempo le rinate forze rivoluzionarie del proletar.iato e clei popoli potranno inter– venire nel gioco malefico e spezzare alfine l'ignobiìe circolo vizioso cli paci armate e cli guerre guerreggiate in cui l'nmanita s'aggira da secoli sotto l'aculeo insangui– nato della tirannide economica, politica e religiosa. LUHH }',umm. - vitp umane e d'ogni ricchezza materiale e j :;pirjtuale. Bl~A~ '7161, buon senso che :!.'ende le masse cosi chiaroveggenti --+---_,,... ___ , - - ~ ~,-,1::- -u'--~~==ir-- qrtnndo on Slclllò flto1•vtrrtecra-__t;11 inganni della poT!- E' in utile entrare in !)articolari pe1· de- BCrivere che cosa oggi la guerra prepara Vrrso 11.1 mpb'1 clrl XV 0 8ec·olo, il e-annone di Mao- smussato dagli interessi e _pregh1dizi cli casta che, l tica, e perché il loro spirilo critico 11011 é s-tat-o ai popo'li. E' gia stato fatto dagli stessi mPUo 11 hritt0v:i in hl'ecc-ia lr- mura rli Bisanzio. ~enern.hnente. spingono gli scienziati a giusti[1care Lecnici del n1ilitaris1110 . .Si sa che orn1aj -U11 pugno ,di coraggiosi tentava difendere la ciltft. i privilegi e le assurclitc\ della società attuale. non P•iù solo gli eserciti combattenti sa- Ma i monaci che, con la superstizione, dirigevano ranno colpiti, ma le popolazioni indifese e e dominavano il popolo, 11on·curanti della liberta, re- lontane dai fronti; e cio sistematicamente stavano indil'ferenti a·lla vista delle bandiere del come principale obiettivo, perché sono { Profeta e non s'occupavano che di discus,3ioni di popoli che si vorran distruggere e non le teologia e cli disciplina ecclesiastica. Le grc,ndi que- 1,ole forze annate degli Stati. Con la guerra stioni clie riscalchtvano gli animi erano: se :;i do- aerea, speciahnente, non vi saranno ripari veva dire Ja messa in greco o in latino, se lo Spi- contro i gaz velenosi, contro gli incendi, rito santo procede dal Padre e dal Figlio, o dal contro le distruzioni, di cui nella guerra Padre pe,· mezzo del Figlio. - e poi ancora la precedente si fece appena un assaggio, - consostanzia!ità del Verbo, la luce increata del Ta• e tutti ne ricordiamo i terribile effetti, - hor ed altri argomenti ,i!trettauto chiari che inte- rna che domani, perfezionati in quin<lici roosanti. Jno!lrn si gridava al sacrilegio contro co- anni cli pace menzognera, saranno gene- loro che volevano combattere, perché cercavano la ralizzati a danno dei più vasti territori salute nel proprio coraggio Invece cf'aspettarla dal· naz,ionali di tutti i paesi belligeranti. Non l'aiuto degli angeli. Si cercava cosi di disflrmare il :-o'ltanto la vita umana sani mutilata, ma cornggio e di giustificare la vigliaccheria. essa sara colpita neJl.e sue fonti più gelose Naturalmente, i Turchi entrarono nella città: la t,cl innocenti, uccidendo in germe l'avve- scimitarm tronc6 le •questioni e gli abitanti furono n i re. a.ss- oggettati a 1 giogo degli invaso-ri. Pochi sono ancora quelli che compren- Ebbene, compagni, non v'é nella condotta di qual- . dono questa terribile verita. V'é molta gen- cnno dei nostri gruppi qualche •cosa che assomiglifl te, sempre, miope fino all'accieeamento, molto a quelle misernlli-:I dispute che la storia h,i che parla della guerra futura con molta bollato col 11ome cli bizantinismo? tranquillita, o piuttosto incoscienza, come Dallo studio dei problemi vivi che agitano ,J di cosa dopo la quale non ci sara che da mondo moderno. dalla -discussione delle questioni .riprendere la vita cli prima o magari una scottanti che appassionano le masse, perd1é esse vita migliore, e si fa perfino illusione di sono comprc-:;e e sentite, si é passati a discutere. sfruttare per essa le conseguenze della ,lellc questioni astratte, ,ci si é lanciati nelle teuri<l Rtrage. Né mancano insensati che giungono a penlilfl d'occhio, e, come ,s,,ccede per solito in a sperarne una uscita dalle crisi ed angu- questioni di questo genere. s-i é slnito in intermi- stie odierne! Non si vuol comprendere dai nabili alte,·chi di parole. che steri-lizzano il pensiero più che, pur essendo molto naturale che e 11cciclo110razione. dopo il disastro si debba utilizzare i rot- Vi sono presentemente fra i compagni dei centrl tami meglio che si puo e cogliere l'occa- dove non si sente parlare che cli "scienza", da per- sione df farla finita coi responsabili di sone cl1e. C'ome· quasi tutti noi. non ne sanno una. tanto male, prima che il disastro avvenga parola. l""·ché non hann-0 avuto il tempo, né i mez- l'importante é cercare di evitarlo. Solo chi zi. né torse neancl1e la volonta di applicarvisi. ma avra fatto in tal senso il suo dovere prima, che immaginano che basti. per essere sapiente, d'a- avra diritto cli parlare dopo; e il compi- ver compreso che si ha diritto ai mezzi per riuscirvi. mento del dovere é gia un modo di crearsi Questi compagni potrebbero cli eerto, nelle , 1uc- le condizioni meno sfavorevoli per le eve- ,+ioni sociali, vedere più giusto e più lontano degli nienze dell'indomani. scienziati patentati della borghesia. perché cono- Evitare la guerra! Sappian10 bene che scono I fatti clie, in tali questioni. sono aJJa pqrtata non é cosa facile né semplice; e le pro ha- cleJJ'osservazione cli tutti, perclré hanno quel certo Ma no! essi l)l'f"feriscono occuparsi proprio di quelle questioni che non possono in alcn11 modo chiarire, perché si ritf'.eriscono a dei fatti, l'osser– vazione dei quali richiede studi. mezzi. ricerche. e-.sperienze che noi non abbiamo fatte e non :-;iamo neppure in grado di fare nello stato di miserh1 e di sd1iavitti in cui viviamo. E quando si degnano cli parlare di questione sociale, invece di chiarire la 1guestione con l'esame dei fatti e con le indtt– zioni e deduzioni della logica. cioé del buon senso, egsi si sfo,rzano di renderla oscura con nna quan– tit{t di parole in logia e in ismo che hanno ramaz– zato .qua e 18. in letture frammentarie fatte a eru,o. e arrivano spesso alle conclusioni più abracada.– bra.nti. Darvinismo. spencerismo. l)Ositivismo, sociologia, psicologia. cosmologia, leggi naturali, e poi ancora. egoismo. altruisn.10, ::;entimenli 1 moralit::'1... Eccu dieci 11arole tra mille di cui ci si serve spesso in maniera tale che esse fanno iu mezzo a noi la medesima. funzione che la consustanzialita e 1:-1 trau– sustanzialitù. compie,vano tra i bizantini. La prima conseguenza di quesle discus:.;ioni e di questo linguaggio é stata che si é ces:mto di stare in comunione d'idee con la folla, e che le riunioni pubbliche tenute dagli anarchici, 1che sono numerose ecl efficaci dovunque si parla la lingua del popolo 1 si sono spopolate e t!'asformate in pie• cole cappelle dovunque la tendenza di cui ci occu– piamo ha preso il sopravvento. L'altra conseguenza, ancor più fastidiosa, se pos• sibile. é stata che, applicando tale spirito cavillmrn e cullo delle. parole alle questioni di morale, cioé della condotta verso gli altri, si é arrivati a ingar– bugliare 1e questioni 1più semplici, ad aver l'aria di mettere in dubbio i principii meglio acquisiti del socialismo, ed a dare enorme importanza ad un muc– chio cli sottigliezze che servono solo a spargere la freddezza e cattive prevenzioni [ra compagui, nonehé a renderci impotenti nrl ogni azione col– lettiva. Noi crediamo che é necessario per l'avvenire de~ nostro partito, pel compimento (lella nostra miS:

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