Studi Sociali - anno V - n. 35 - 10 novembre 1934

ANNO V AUJlO~AJUEN'rI: Per veutiquuttro numeri Per dodici uumel'i $ :!.– " l.~.; {Al'l'estero lo stesso prezzo, equivalente in mone• ta degli Stati Uniti a due dollari per 24 numerì ed un d-0ll~ro e 25 cent. per 12 numeri.) SOMMARIO La ri'l·0/11-cione spau11110/a~co11j'itta ( J.JA HED.1.- ;~lONE). Bi-,ognci el'ilare la. u1~e,.,.a1 (Luor PABBHi). J{isa11eio (E muco lV[.\l A'l'i,:S'l'.\). i.a ,nise,·in in A1neri'.ca, (Huao 'l'HEN1). l f(I./ tori morah della gner1·c1> (lfrDOl,F RocKKll). Spu.nli ci·itici e polemici (CATILINA). j1,·01101nia sco11quassata. (Lnc1 .BER'l'ONJ). A,per,w-rio e Spada (tiEBAS'l'U~K 1•'.\l'Rt,;). li 11111/110 nppoggù1 ril'o/11.Z'iona,rio (T,rmr F,rn. llHl). l'rogrcw1111ci ·e O1·gcm-i'.zza.zio·ne cl ll'A.ssociazioiie Internazionale dei Lavoi-alori (].;Rmco ]V[.\– rn\'l'ER'l'.\). LaRivoluzione Spa~nuola sconfitta Mentre scriviamo é ancora troppo presto per par– h:rre--deJl'ultimo movimento rivoluzionario spagnuolo senza per1corèf dl--e:~i~ Ma una cosa é certa, .pur-– troppo: la rivoluzione ·esrata-n..LlQ.Yamente sconfitta. Non sappiamo ancora 1che le solè n·otizie scarse, scheletriche ç cer-to non tutte vere, delle ag:enzie telegrafiche borghesi. Per6 esse sono sufficienti, ,pur nel dolore della disfatta e nei lutti inevitabili che questa ha seminato a 1piene mani nelle file rivolu– zionarie e proletarie, a -farci costatare che ancora una volta il popolo spagnuolo si é battuto eroica– mente per la liberta. Malgrado che 1questa nuova sconfitta della rivo– luzione appaia pili grave ,del le altre ,e pili densa di timori pel prossimo 1avveni·re, il fatto in sé resta come pagina epica nella storia delle umane riven– dicazioni e come prova della ,capacita combattiva ,tjelle masse, arra indubbia e promessa di una sem– J5re .possibile vittoria non lontana. In alto i cuori! Come dopo le giornate cruente della comune di Vienna, il mondo oggi vibra ,di com– mozione innanzi all'epilogo sanguinoso dell'insurre– zione del 1proletariato ,spagnuolo, sopratutto dinanzi all'esempio magnifico della resistenza 1 da esso oppo– ~ta, in Oviedo 1e nelle Asturie, alle milizie merce– narie della reazione, 1venute dai lidi africani a schiac– ciare con forza cieca e brutale ,un volontario' e cosciente tentativo di liberazione Politica e sociale. Onore ai caduti! alle mig,liaia di operai delle of– ficine e dei campi, dell'intelligenza e del braccio, caduti nell'impari lotta per l'ideale. E tutta la no– ~tra ansiosa solidarieta ai persegtlitati innumere– voli, di cui son piene le prigioni ,spagnuole, su ,cui si sferra la rappr-esaglia dei vincitori, e su tanti dei quali pende ora una feroce minaccia di morte. La vendetta statale e capitalista brama altre ,vit– time: dopo la mitraglia sugli insorti, la fucilazione dei prigionieri; dopo le stragi della soldatesca, le esecuzioni del carnefice. Monarchici e repubblicani reazionari, militari e clericali fanno i loro saturnali di sangue sulla repubblica agonizzante, pugnalata nella schiena 1 dai rinnegati saliti al potere in suo nome. Le sorti d'ur.a repubblica borghese, rossa di tanto sangue proletario, non ci commuovono; ma le conseguenze ne restano preoccupanti. Domani, a mente ,serena, potremo anche desumere dai fatti, senza inutili recriminazioni settarie e par– ticolaristiche, la lezione ammonitrice che ogni scon– fitta traè: naturalmente con sé, per imparare - non s:>lo in Spagna, ma dovunque - a vincere finalmente I.i battaglia per il pane e la libCrta <Ji tutti gli sfruttati e gli oppressi. Oggi é giorno di dolore, nel ,quale niun altro pen– siero e sentimento ha ragion d'essere, fuori di quello d'una fraternita incondizionata e senza distinzioni con i vinti, e d'una pili intransigente e implacabile O$tilita contro gli obbrobriosi vincitori. 7 novembre. LA REDAZIONE. MONTEVIDEO, 10 NOVEi\IBRE 1934 • • • RIVISTA DI LIR(RO t:SAM[ Per la redazione e l'Amministrazione ri– volgersi a: J,VJGI r'AllBRI, rhista. "Studi Sodali'' Casilla Ile Correo 141 JIO~'l'EYrn1W (lirug·m1y) Bisogna euitare laguerra! Mentre le cancellerie europee esercita– vano la loro infinita sapienza nel muovere lentamente una dopo l'altra sullo scacchie– re diplomatico le pedine della pace, - per soppiantarsi a vicenda e preparare, ciascu– na, per più tardi una guerra favorevole a se stessa, - di colpo una mano brutale scompigliava tutto il gioco, abbattendo a colpi di rivoltella qualcuno dei più abili giocatori. La guerra diventava all'improv– viso, dopo l'attentato di Marsiglia, una que– stione d'imminente attualita. Forse il pericolo é gia scoDgiurato, per– ché troppi sono gli Stati che, pur cinica– mente volendo la guerra. non vi si riten– gono ancora pronti. Ma non si pu6 negare !ostessa che le probabilita di guerra, non poche anche prima, oggi sono aumentate. IìJI.Jbene, di fronte al cresciuto pericolo bisogna accrescere i tentativi di scongiu– rarlo, e non mussulmanamente rassegnarsi senza resistenza ad aspettare che diventi realta. Aumentino quanto si voglia le pro– l.Jabilita di guerra, diventi difficile quanto si creda l'evitarla. fino a fatto compiuto né la guerra pu6 considerarsi inevitabile, né l'evitarla impossibile. Finché c'é fiato c'é speranza, suol dirsi. Finché la guerra non é scoppiata, pu6 sempre prodursi qualche evento che almeno l'allontani e dia tempo e modo d'impedirla definitivamente. E gli eventi non piovono dal cielo all'insaputa degli uomini, ma sono un fatto umano di cui la volonta umana é nn forte elemento del·enninante. Come é ben comprensibile, quando par- 1iamo di eventi che possano risparmiare all'urna.nit.a gli onori e le conseguenze fu– neste d'una guerra, noi pensiamo alla rivo– luzione, ch'é un fatto in gran parte volon– tario. poiché le rivoluzioni non si fanno per forza. Ma anche. senza rivoluzione, poi– rhé é pur vero rhe le rivoluzioni non av– VPngono o 11011 riescono. malgrado ogni sforzo volontario, senza un minimo di ronclizioni materiali r sociali favorevoli. non ,\ eletto c:he la guerra diventi una fa– talita ineluttabile cui non resti che adat– tarsi in attesa del dopo. Una pressione pu6 essere esercitata. con risultati positivi. sul– le rlassi dirigenti e sui governi. anche se non si ha la forza di abbatterli. dinanzi alla quale essi siano obbligati a retrocedere per non veder ingrossare quello che chia– mano "pericolo interno". Qnelclta preic;sione una volta era molto forte; e ehissa ouanto prima del 19]4 sa– rebbe scopDiata la guerra passata. se tanti Stati elle la volevano e preparavano non ne fossero stati trattenuti dall'avversione popolare e dalla minaccia da lei rappre– sentala. Oggi stesso. benché purtroppo tale ('lemento conti assai meno d'un tempo in e;onfronto con tanti altri nuovi fattori ne– fasti. forse qualche governo a quest'ora avrebbe gia lanciato il dardo fatale. se il braccio non gli fosse stato trattenuto dal timore di questa incognita dell'opposizione interna. Orbene, é questa opposizione che, Rll'ii1terno di ogni paese. bisogna ridestare e tener viva più che mai. RIYE~J)J'l'A: Per O!,;'IIÌ co11in $ o.o;; (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a cent. 5 di do::dlaro. - S~onto d'uso ai rivenditori.) Sarebbe naturalmente ridicolo se questo compito s'illudessero di assolverlo, con le sole loro povere forze, i modesti grnppi e giornali di estrema sinistra socialista, li– bertaria e rivoluzionaria. sia pure col con– corso degli organismi proletari più avan– zati. Ci vuole ben altro' Ci vuole ben altro' ma non bisogna nep– pure esagerare nello screditare le piccole forze. I. più vasti movimenti sono sempre il risultato tl'nn insieme ehe comincia dal– l'uno e da pochi, ed é la somma di forze piccole e grandi. Non si fonna110 i milioni senza le singole unita, decine e centinaia. Inoltre i piccoli grnppi attivi animati da uno spirito idealistico sono sempre 1111 fer– mento utile e necessario.in seno alle grandi masse; e se si cominciasse col seminare la sfirlucia proprio iu mezzo ad essi col pre– testo che il compito é troppo grande per le loro forze limitate, si verrebbe a sabot– tare anche il movimento generale e ci si renderebbe colpevoli d'un criminale disfat– tismo. Senza alimentare fallaci illusioni. senza nascouder mai la realta per quanto· triste essa sia, é necessario - al contrario - tener desta la fiducia in se stesse tanto tra le piccole forze come tra le grandi. E.d anche tra quelle individuali. Anche un fat– to individuale, purché ben meditato, gui– dato dal senso di responsabilita e dalla coscienza del fine, pu6 produne grandi effetti decisivi. Perché mai, se l'uccisione dell'arciduca Ferdinando a farajevo fu la scintilla che scateno la guerra 1914-1918 e l'assassinio di Jaures contribui a far d.i– vampare l'incendio, - ed oggi si attribui– sce un'importanza consimile all'attentato di Marsiglia, - si dovrebbe escludere che un i1ltervento consimile d'uno o di pochi. ma in senso inverso. potesse o possa gio– vare a scongiurare, allontanare o arrestare il 1'lagello della guerra? Queste considerazioni, s'intende, vanno 1wese nel loro carattere del tutto subordi– nato, solo per mostrare che nessun eon– e.orso cli forze. pe1· quanto minimo in se stesso. deve -considerarsi inutile e che cia– scuno deve almeno contare per uno. Ma é ei•idente che ci6 che occorre ed é indispen– sabile innanzi tutto é l'insurrezione della coscienza collettiva contro la guerra, la mobilitazione contro di lei di vaste oppo– sizioni popolari, di larghe correnti dell'o– pinione pubblica, di una diffusa e crescente commozione genera.le tli fronte al comune pericolo. Non parliamo dunque noi soltanto per i gia convinti, pel pubblico ristretto dei let– tori delle nostre poco diffuse pubblicazioni, ma contiamo su di essi come veicolo del nostro pensiero perché, per mezzo loro, questo arrivi fra le masse proletarie in mezzo a cui vivono e vi arrivi non soltanto· in modo impersonale, ma senza alcuna marca di fabbrica, al di fuori e al di sopra delle tendenze, delle scuole e dei partiti, dei nostri e degli altrui, come una espres– sione, un'eco fra le altre della voce dell'u– manita sull'orlo dell'abisso. Le guerre odierne, e più ancora quella che ci minaccia per un imminente domani,

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