Studi Sociali - anno V - n. 30 - 16 maggio 1934

dete questa parola uuitii nelle arringhe dei nostri uomini di Stato, leggete autorità. Sic– come il loro spirito, avverso all'intuizione del vero e chiuso quindi ad ogni idea d'or– ganizzazione, non esce mai dal circolo delle creazioni fittizie, essi non possono conce– pire e non concepiscono ìn fatto c1'unita che il suo surrogato autoritario". E' vero che coloro che ci parlano oggi di unita non sono tutti ancora degli uomini di Stato, ma aspirano a divenido. Cosi cia– scuno s'accorge ben presto che per "unita" i nostri unitari intendono precisamente una loro "autorita" su tutti quanti consen– tissero a unificarsi. E siccome ogni partito ha i suoi capi aspiranti al potere, tutti questi capi non possono che farsi opposi– ,lione gli uni agli altri e costituire il piu .grande ostacolo ad una reale unificazione. Nondimeno, le masse restano 1.ostesso convinte, e ben a ragione, che é necessario 1111irsi E si danno circostanze in cui l'u– nione· si fa spontaneamente, ma senza ch'essa si proponga uno scopo ben deter– minato e disponga. dei mezzi :c.tti a realiz– zarlo. Fu cosi che in Francia, a febbraio, si ebbero grandi manifestazioni - di cui non possiamo che rallegrarci - ma sen– z'altro risultato che quel'lo di mostrare che in Francia non tutti sono fascisti. e che anzi una forte maggioranza é avversa al fascismo. Ma fin dove sapra arrivare cotesta oppo– <Sizione? Ecco quel che ignoriamo e sopra– tutto importerebbe sapere. Noi sappiamo che neppure in Italia, in Germania e in Austria i fascisti erano maggioranza al mo– mento del loro trionfo; ma dessi avevano per sé una forza armata cui non si é saputo o potuto opporre una resistenza vittoriosa. Abbiamo letto, a proposito dell'insurrezione d'Austria, delle critiche tattiche e strate– giche; ma ci sarebbe poi possibile prepa– rare un movimento secondo tutte le norme della sinistra scienza militare? E una ri– voluzione popolare non deve essa rontare su ben altri elementi che quelli proprii ad una volgare azione militare? Ammettiamo anche noi che sarebte certo -di grande utilita che un movimento sia ·studiato e preparato, ma esso rischia cosi d'essert; scoperto prima di <Scoppiare. E d'al– tra parte, non é meno pericoloso d'P.ffidarsi interamente alla spontaneita delle masse, poiché abbiam visto che troppo spesso que– ste masse abbandonano l'avanguardia ge– nerosa che ha osato aprire il fuoco. In tutto ci6, insomma., sono 1mpliciti un in– sieme di problemi che bisogna studiare, ma che non potrebbero essere discussi pubbli– camente, ed ancor meno risolti finché ogni partito o grupp o pensera sopratu:to alla propria vittoria particola.re invece che alla vittoria di tutti. Intanto il pericolo ingigantisce; e sic– come le larghe intese presentano le pm grandi difficolta, e nonostante bisogna fare qualche cosa, noi crediamo che ciascuno, per cominciare, dovrebbe pensare ad una preparazione individuale. In vece di ade– sioni verbali o scritte non seguite dall'a.– zione, quanto piu pratica sarebbe la mani– festazione di volonta con cui ciascuno di noi si preparasse a resistere individualmen– te, in modo che, se degli aggruppamenti si formeranno sotto la spinta delle circo– stanze, essi risultino di elementi capaci per la difesa ed anche l)er una offensiva! Ma sopratutto niente parate chiassose, che ser– vono solo a mettere in guardia i nostri nemici ed a spingerli ad attaccarci finché si sentono e sono di fatto i piu forti. Nessuna. illusione é piu possibile. Il capi– talismo non vuo1e rinunciare al suo do– minio senz'aver dovunque giocata quest'ul– tima carta del fascismo. A noi spetta di saper agire in conseguenza e di persuadere sopratutto le masse che tutti e ciascuno hanno un loro compito da svolgere e deb– bono prepararvisi e star pronti. LUIGI BER'l'ONI. STUDI SOCIALl Questioni rivoluzionarie Cari compagni, Un ,giornale francese ha voluto occuparsi di ci6 ch'io rlisC:linella conrerenza antiparlamentare che fu tenuta a Londra il 3 di agosto [1890] nella sala del Club ''Autonomia" e mi fa di-re su per gill il con– trarlo di quel che ho detto realmente. Volete permettermi di ristabilire la veribi.'! Ci6 potrebbe anche, torse, dare occasiono ad una discus– sione tra compagni su questioni che interessano al piu alto grallo il partito anarchico. Ecco dunque le ideo che io esposi dinanzi ai com– pagini riuniti al1' 0 Autono111ia'' - un po· più svilup– pate che non potetti fare uel poco tempo di cui ogni oratore poteva disporre. Il problema prin<:lpa 1 le che la conferenza si po– neva, é il mezzo d'amJicurare la solidarietà interna• zionale nell'azione rivoluzionaria .. •Ci6 si ridusse aUa questione, gill. tanto discus.;.:ia, dell'organizzazione; questione c110 interessa tanto l'azione internazionale quanto l'aziono nazionale o locala. Vi sono fra gli anarchici cleì compag:ui che re• spingono ogni idea di organizzazione, per paura ch'essa finiSca. col creare un'autorita e con l'intral· ciare la libera iniziativa. Certamente tutte o <1uasi tutte le organizzazioni rivoluzionarie che si sono latte in passato sono state più o meno inficiate d'autoritarismo; ma si pu6 dedurre da ci6 che qua– lullque organizzazione sia necessariamente autori– -tarla? Certamento no. Una or,ganizzazione é auto• rltarla quando v'ha tra I suoi membri una parte cho vuole c;,ercltaro l'autorita e un'altra parte ch'é clisposta a subirla: una organizzazione tra anarchici é neces•sariamente libertaria. Pili ancora: il solo ratto di non saper concepire un'organizzazione senza autorlté. é una prova che l'Idea anarchica non é ben penetrata nel nostri cervelli. Infatti, che cos'é una socleta anarchica ae non una organizzazione senza autorna? E se ci6 é possibile nella socleta futura per la sodislazione di tutti i bisogni umani, perché non lo sarebbe oggi, tra quelli che comprendono e sentono l'anarchia, per i bisogni della lotta contro fa-borghesia? L'organizzazione autoritaria é pericolosa e funesta per la rivoluzione: essa mette tutto il movimento alla mercé delle Idee particolari od anche delle debolezze o del tradimento di alcuni capi; essa ol– fre il fianco al colpi mancini dei governi, e, cl6 ch"é peggio di tutto, abitua i rivoluzionari ad abdi• caro la loro iniziativa nelle mani di alcun!, ed 11 popolo ad aspettare la salute da una provvidenza qualsiaei. Afa, cl"allra parte, la non-organizzazione é l'impo· tenza e la morte; essa abitua all'insolidarieta, alla rivalità astiosa di cias,cuno contro tutti e sbocca nell'inazione. La ,libera iniziati va é certamente 1:i grande molla del progresso; ma perché c1essa agisca. bisogna an· che che abbia la coscienza della sua forza. Si la– vora, ci si espone, ci ,si sacrifica qua.ndo si crecl9 che ci6 11rodurrà qualche cosa, quando si sa che la propria azione sarA compresa, secondata, seguita dal compagni. Gli eroi, -che agiscono per l'idea senza preoccuparsi di ci6 che diranno e faranno gli altri, sono molto rari; non bisogna contare su di loro. Ed anche la loro azione, se non é giammai completamente ste– rile, non produce un effetto proporzionato allo sco– po se resta isolata. L'uomo isolato é il più Impotente degli animali; e più si avanza per la via della clvilta, pi(, diventa preponderante la !unzione che compiono nella vita la cooperazione e la solidar!etii. Del resto, tutto ciò in fondo non é che un cat– tivo cavillo. Quelli che predica-no contro ogni sorta di orga– nizzazione, quando si tratta di uomini di azione, fanno precisamente come noi; si mettono in parec– chi per fare una cosa, cercano d'allargare la 101·0 cerchia cli amici, di stabilire delle Intese e reia• zio~i più o meno conittnuate con gll individui ed i gru1>1>iche concordano col loro scopo. Vero é ch'essi s'Ingegnano a cèi'càre altri nomi che ~ostitui.scano quello di or,gantzzazione, ma in realta non fanno inconsciametite che dell'organiz· zazlone, o tentativi di organizzazione. E' li caso del slgnl>i· Jourdain che faceva della prosa senza sa• perlo. Se non fosse che questione di parole, noi vi saremmo del tutto indifferenti e ammetteremmo vo– lentieri che essi chiamino la cosa come lor pare e piace. Ma gli é che, predicando che l'anarchia non ammette organizzazione, si fa torto aJl'ldea preeso la gente di buon senso, si la perdere un tempo prezioso in discussioni oziose e si mantengono molti ,compagni in uno stato d"indrrisione che impedisce loro cli fare qualunque cosa. Accade inoltre che delle persone che avrebbero tutte le dispoolzlonl per diventare anarchici, cre– dendoci condannati all'Impotenza (e lo saremmo se veramente rinunciass,imo ai Yantaggi dell'associazf;. ne) preferiscono, in mancauia di meglio, di arruo· !arsi coi social-democralici od altri politicanti. La non-organizzazione, d'altra parte, snole sboc– .care in un'autortta, che per essere senza controllo e senza reepousabiHta, non é meno per ci6 una vera autorita. Infatti, gli uomini d'azione non rinunciano a riunir.ai, ad organizzarsi per acquistare la forza che viene dalla cooperazione; o cosi tutta la propa• ganda contrci l'organizzazione llnlsce col fare del– l'organizzazione il privilegio di pochi. La massa del partito, restando disorganizzata, é naturalmente tra– scinata da coloro che, essendo uniti, sono forti, e che, anche se 11011 ·lo vogliono, impongono le proprie ider e la J)ropria v·o101Ha con l'unanimitii. e l'accordo che mettono ne11a loro propaganda e nella loro azione. Noi vogliamo la libera iuizialiva ju ratto ii or"'a• nizzazione come in qualunque altra cosa: che c~a– c;cuno si organizzi come vuole, con coloro che gli con ,•engono, secondo le necessit(L cli ci6 che si vuol lare e secondo le affinità di temperamento, di ten– denze, d'Interessi; ma che vi siano 11 meno pos– sibile d'Individui Isolati, di !orze perdute. Noi non rinunce1'j!mo certo all'organizzazione che é la vita e la forza; a•l contrarlo cercheremo di svl_Iuppa~la per diventare pili !orti che potremo. Ma, poiché siamo anarchici e non Yoglinmo fare di lei uno strumento di dominio, tlcsideriamo che tutti i nostri compagni cerchino anch'oosi cli acquistare stringendo i vincoli che li uniscono, quanta pi~ forza possono. E la !orza di noi tutti sar,\ la forza della Rivoluzione, sara la leva con cui si rovescera i: mondo borghese. . Si temono l capi e si ha ragione; ma il vero, il aolo mezzo per non aver dei capi é di sapere ciò che s_i~uole e come lo si vuole. La propaganda dei prlnc1ph e dei metodi anarchici é dunque il rimedio per distruggere i capi. Un'organizzazione anarchica -non ha capi pe-rché é fondata nou sulla fede in un Individuo, ma sulla completa comprensione del programma da parte di tutti I membri deli'organiz• :zazfone. E se. auche fra gli anarchici, possono esservi di quelli che seguono ciecamente degli individui, é una disgrazia dovuta all'educazione autoritaria che da migliaia d'a·nni pesa sull'umanna. Essi troverebbero dei capi per ~ualunque cosa facciano. dovunque si pongano; per sbarazzarli dei capi bisogna sharaz. zare i loro cervelli delle tenebre: non ci sono due strade. • • • Poiché li fondamento ed il legam0 principale di una organizzazione anarchica dev·es-sere il program• ma compreso e accettato da tulli, é utile di dire qualche parola su questo programma dal punto di vista della ima ampiezza per vedere quali sono gli uomini che possiamo considerare come appartenenti a,l nostro partito e con i quali bisogna cercare d'in– tendersi ,e d'organizzarsi. Evidentemente non possiamo andare d'accordo che con gli anarchici. V'é troppa differenza di fine e di mezzi tra noi e I socialisti non anarchici perché sia possibile un acco1'do, specialmente ora che què– sti, trascinati dalla logica del metodo. si 3.Vvicinano sempre più alla borghesia e qun::;i dimenticano di essere socialisti. Ma tra gli anarchici vi sono frazioni diverse. se– condo l'idea ch'essl si ranno ùeJ.la societa futnra. Perché non saremmo tutti dello stesso partito finché slamo d'accordo sul modo di preparare e lare la Rivoluzione? Per esempio: noi elamo comunisti; ma vi sono anche degli anarchici collettivisti, che sono molto rari negli altri paesi, ma che, in Spagna, sono numerosi, ben organizzati e attivissimi lavo– ratori per la causa comune. Inutile dire che non bisogna confonderli con I "collettivisti" francesi, I che sono dei collettlvisfl !orse, ma sopratutto sono autoritari e parlamentaristi, cloé clegli antl-anar– chlci. Ora, quei collettivisti-anarchici ripudiano. come noi, qualunque speranza od espediente parlamentare f l e vogliono la rivoluzione con la !orza. Essi vogliono, come noi stessi, l'espropriazione violenta dei pro• prletari e la presa di possesso e la messa in co– mune di tutta la ricchezza privata e pubblico. per mezzo dell'azione diretta del popolo. Essi vogliono,

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