Studi Sociali - anno IV - n. 28 - 4 dicembre 1933

(lUA:\'DO LA AL POTER.E "SINISTRA" IN ITALIA <\.NDO' (1876) La Sinistra comincia a "riparare". Quelll tra co– loro che credono e sperano nei partili, -e nelle com. medie con cui i borghesi tentano ingannare ed ad– dormentai-e il popolo, <Juelli che tra 11 vaneggiare dell'inte;lletto han conservato l'animo Ol108tO, guar– dino ai ratti che si sono svolti a Roma In quest'ul– timo scol'cio di tempo e giudichino. Non ancora in Italia han llOtuto i repubblicani farci ammirare le ge<!ta con cui i loro fratelli di fede e d'Interessi hanno ini-rnnguinate cd incatenale la Francia o la Spagna: accontentiamoci per ora di .,jeguire l'opera della Sinistra. Dopo i fasti del metting del Corea ( l), in cui il governo riusciva per mezzo dei suoi agenti nasco. sti sotto tutte le mai:icl'l)re e principalmente per opera di colui, che per le trame della polizia e per l'ingenuitit di un gruppo di operai, tenne la presi– denza, a strozzar la parola a me ed a chiunque altro volle aciditare la causa vera delle pia~he sociali; cd in cui Il Colacito che quel meeting prc-sleùe·va, ci dava sotto la forma dell'ordine del giorno, quel sag– gio dl socialismo poliziesco .,che vi avranno appre1:;o i giornali; - dopo la cotnmedia del 2v meeting in cui il piagnucoloso Mauro Ma.echi, de·legato d1el generalo Gariba;lcli, il quale erasi ratto garante clel- 1'01,dine presso il governo, poscia che ebbe parlalo delle cooperath·e, dell'astensione dal gioco elci lotto e di simili banalità, ed ebbe data la parola a qual– cun della cricca, licenziava il pubblico, perché il flUO animo gentile si commoveva vedendo tanti uo– nesti padri di famiglia esposti al sole" (testuale), e ci6 non appena si accenn6 a propositi pili ragio– nevoli e pili. radicali, e non ostante i fischi e le proteste replicate; - clòpq quella grande mistifica– zione de-Ila dimostrazione operaia, in occasione d-e11a quale molli democratici la fecero c?a spie o da agenti governativi, e l'ufficio del giornale La Capi. tale eervr da ufficio cli polizia, C'd un ministro non si peritnva di mcntil' goffamente in rresenza d'in– genu! operai, é venuta la volta del C'lrcolo Operalo socialista. La ctimm;trazione di cui or ora parlavo, servi alla polizia per arrestare il 18 scorso mese me ed i miei amici :Massimo Innocenti cd Ugo Talchi cli Firenze o farci tradurre scortati ai rispeltivi paesi, sitto lo specioso pretesto di provocatori cli dlaor– dini. A me inoltre rubarono (stile ufficiale seque. strarono) quelle tra le mie carte su cui potebbero mettere le mani. e non ostante ch'io avessi doman– dato o li processo, se quelle carte costituivano un reato,--0 1 restituzione, quantunque il questore I:Jplis mi avesse fatto promettere formaJmente a mezzo ciel delegato Galeazzo, che mi sarebbero state re– stituite non appena giunto in NapolL finora non le ho più avute. l~vviva i difensori della propriétU! Ora, ripeto, é la volta del Circolo Socialista. Era ben naturale c·ho .questo sodrulizio ope1 1aio dovesse attira re l'ira ael governo e della borgheaia. A Roma si era abituali cla molti anni a mistificare -e ingannare la classe operaia: i Parhon i, i Sermo– neta, i signori della Capitale insegnino. Quel circolo gia eia qua:lche tempo avern rotto la Yccchia tradi– zione; si era liberato dagli elementi reazionarii che al suo sorgere lo avevano invaso; aveva fatto ade– sione all'Internazionale, ed aveva proclamalo so– lenr.emente i principii socialisti- rivoluzionarii; al– Jargava con successo la sua propaganda, incontrava numerose e fervide simpatie, ed accennava gié. a tarsi centro delle molte societa operaie esistenti a Iioma, perché queste, liberatesi anch'ssse della fec– cia reazionaria che le ammorba, costituissero una Federazione Operaia Romana con programma netta– mente socialista. DI quf l'ira. Molti tra i nostri migliori compagni, Bertolanl. Marrani, Pierettl, Stortoni. Corn acchia, l'opet'alo claa earatterc fiero ed onesto, 1rsté liberà.lo dalla giuria bolognese, furono anch'es-.:1i ,se nza una ragione al mondo arrestati P tradotti quali malfattori ai lol'o rispettivi paesi. Eroi principali i.li r1ueste ~esta souo i famigerati delegato Galeazzo e mar-escitlLlo Bernarcli, a carico rlel quali risultò evidente dal dibattito dei bravi internazionalisti procesr-;ati a Romn, che avevan corrotti due testimoni r suggerite loro le false te– .slimonianze che questi avevan ratte. Questi due mieerabili traviati trovansi in prigione: ed i conut– torl? Cominciano a riempir la citta del loro arbi- trii! - Ed ag.li arresti si sono aggiunte intimidazioni di ·ogni sorta ; il questore ha fatto chiamare diversi operai, ecl ha messo iu opera tutti i mezzi per impedir loro di rocarsi alle riunioni del Circolo. Gli operai del Circolo Roma.no risponcleranno 1 ne siamo sicuri, con ancor maggiore fermezza. Noi conoscia– mo quei coraggioni difensori dei diritti dell'umanità e contiamo su di loro,. come essi possono contare su cli noi. Le idee non si uccidono né per mentire cli preti, né per inseverire di birri, né per inferocire di soldati. Siccome oggi la nostra pacifica propaganda mette ii panico fra i potenti pure a lrayerso del ferro di cui si circondano, cosi la nostra disadorna parola confonde i sofismi bugiardi della loro dialettica partigiana. S-e, sconsigliati, vorranno ric-orrerr un (1) Teatro popolnro cli Roma, in cui si tr-ue,·:ui<, HPtHHO •comizi. STUDI SOCIALI giorno alla forza delle armi, vedranno i:l loro piombo e le loro baionette impotenti dinanzi al nudi petti dell'oppreseo che rivendica libertà e giustizia. Ed intanto, perché non sciolgono il circolo? Perché non iniziano il processo? Ess.f hanno paura. I Gerra ed i Castelli, contro dei quali sentimmo per tanto tempo le declamazioni dell'opposizione par– lamentare, avevano almeno Il co raggio delle loro azioni; i governanti dell'oggi al.la ferocia di quelli aggiungono vitta ed ipocrisia; qu elli si vantavano di e&Sere quel che erano, questi vogliono nascon– dersi aotto il falso manto del liberalismo. •Con questi avremo meno processi forse, ma ve– dremo invece Ja corruzione, l'intrigo, lo spionaggio prendere proporzioni spaventevoli ed essere elevati a principio. Ed ora che cosa dicono i difensori d<>ll'esperi– mento? Gl'iugenul, coloro che si fan spaventare dallo spettro del clericalismo e della "Con~orteria" abil– mente me-ssa in iscena, si diafjludano; i conniventi cessino dal mentire. Fi tn. 8toria. HCrivi ancora questo; alle gesta del Lanza caruetice, del 1Cantelli cortegiauo, del Gena gesuita, unisci e vota alla stessa esecrazione i fasti del Nicotera repubblicano. Non voglio chiudere questa. mia senza pal'larvi rtel– la. condanna del nostro curo F.milio Borghetti di Ancona, che cla qualche tempo era clomictliato a Roma. Costui 1 giovane onesto e laborioso, di cui chiunque lo ha conosciuto si onora e3sere amico. coraggioso propugnatore dei princlpii nostri, fu. al cadere del vecchio ministero, ammonito come inter– nazionalista e, gia. s'intende, come ozioso e vagabon– do. Protestava egili contro questi ultimi calunniosi ad– debiti, ma li Preto,·e gli di<l8va: "Debbo credere pili al Questore che a voi; d'altrondo siete socia:llsta e ci6 basta". ,Cadde il governo dei conciort.i; ma le leggi del sospetto e dall'arbitrio r-estarono con tutto quanto il sistema. ' Ed infatti 11 30 maggio il Borghetti veniva arre– stat o per contravvenzione all'ammonizione. Fuvvi chi ricor.se a,t Mancini: 11 Vigllunl avrebbe eletto ",,I pro cederà"; il Mancini invece promise di far ~iu– stizia .,_ .. iJ 23 del mese passato li nostro nm1,qo, non ostante l'eloquente difesa dell'avvocato Enrico Cardinali, la cui parola é sempre pronta per difen– dere la giustizia contro gli attentati ciel potere, veniva condannato a 3 mesi di carcere. ERRICO MALATESTA. Napoli, 4 luglio 1876. (Dal periodico "Il Martello", giornale socialista, di Fabriano. - Anno I, n. 1 del 29 luglio 1876.) ~a. - 11 Martello era un perio<lico, piccolo quanto un fazzolello cla naso, a. due colonnine per pagina, che 8i é pubblicato pei· poco tempo, denu·o quell'anno (1876), un po' a Fabriano e un po' nella vicina Jesi. Lo recligev:i. il fabriane!:'C Napoleone Papinl, allora 8tudente, che poi emigr6 ed é morto recentemente a Patagones, nella Re– pubblica Argentina. Alcuni numeri sono import:mtl per In Rtoria del socialismo e dell'anarchismo, due dei (Juali coi resoconti d<'I congressi lntcrnnzlonallsti cli Firenze <' di Berna di qucll'f\nno. Vi collabor:1,·a assiduamento Andrea ÙJsta, il quale l'nnno <lopo (IS77) trasport6 il periodico :i Bologna, dove sollo la sua direzione ne usci– rono, in formato piO: grnncle, parecchi numeri, sempre, r-r,n lo Rtesso programma socialista anarchico rivoluzio– nario. che allora si dice,·a. semplicemente socialista. .\v,•erliamo che U tltolo alla riproduzione di quest'ar– tkolo di Malatesta, - che na una semplice corrispon– denza senza titolo, -· lo abbiamo ngglunto ora noi di no!'.tro arbitrio. Ricordiamo il dovere di aùttai·e le vittime politiche! Ragioni di spazio c'impediscono di 1·iprocl111'/'e appelli, circola,·i, n·.socanti, ecc. che appaiono in altri 11erioclic-i. diflusi fi-a compa– gn·i ancor pi,, della 1wRtrr,rivista; ntlL cio é una rngione di pùt per noi cli rnccomanclarc ai let– tori ·il co111pime11lo alac1·e e solerte dl'l sacro -ilnpegno della soliclarietti, .clov·uta da lutl·i a-i caduti 11ellalotta crl alle I/oro famiglie. Dia1110qui. 1 .r,· non11aclei volenterosi, gli in– di>-iz.,i cli alrn11i elci principali Comitati di soc– corso. cui ril'Ol(irr.•icon le offerte ver 1·eni 1 ·r in aiuln oli<' 1'iltime politiche: <:0111ilalu .Vaiinnnlc .ti narch'Ìco pro Vittime politiche. - - Rivolgersi a: V. P. ,TEAN RE B E:YRON. lJoitr postille 21. Bnrcan 14, PA– HH; 1-! (FrnMia). ('mnilalo wo figli !lei r:ai·cemti politici d'I– talia. - Rivolgc1·si a: CARLO FRIGERIO, ('asr poste 8tancl. 128 (HNEVRA (Svizzera). ('omilalo l11te.nwzionale l.ibertario d'assi– stenza alle i-itlime volilichc. - Rivolgersi a: CO:\II'l'A'l'O lNTEUXAZIONALE LIBER'l'A– RTO. P. O. Box 56,j, WES'l'l<'IELD. N. JER– SEY (Stati TTniti). Comilato p,·o Vittime politiche dell'Unione 8inclacalc ltalicwa. - Bi11olge1·si a: JEAN GI– RARDIN (U. S. I.) Boite postale n. 58. P ARIS 10. (Fran<·ia). 7 BIBllOGRAflA Christian Cornelisseu: EL COMUNISMO LIBERTARIO Y EL REGIMEN l)E TRAN• SICION. . ·E<lit, Biblioteca "Orto", yalencia, 1933. - Un -vo– lumetto (pag. 110). - Prezzo: Pta,,. 2. Veramente ci pare che nel progetto di riorganiz– zazione sociale presentatoci dall' A. il "comunismo libertario'' c'entri un p6 come I ramosi cavali a merenda! Sempre, s'intende, che per "comunismo libertario'• si voglia significare ci6 che si é iuteso fin qui dovunque nel linguaggio usuale: il comuni– smo anarchico. Il regime di transizione prospettatoci dall' A. po– trebbe effettivamente. - se potesse realizzarsi, - essere come nn ponte di passaggio verso quella for– ma di regime anarchico che molti oggi sogllon chia– mare comunismo libertario; ma non ·lo sarebbe "ne– cessariamente'', bensi soltanto s-0 nel sno seno vi sal'{L nna forte· c-orrente che lo voglia e c,l1e alla l'lne riesca R detcnninare la trasfcrmazione iu senao anarchi'Co. Di per He stessa per6 l'organizzazione proposta da Corneliss-en sarebbe certo un progreooo ~ulle esistenti; in quanto sarebbe più capa e-e di liberta ed autonomie individuali e cQlllcttive, mn sarebbe sempre un regime democratico, e non a– narchico Q libertario che dir si voglia, - sarebbe cioé un regime autoritario che, sviluppandosi nel senso naturale ad ogni regim:- del genere, potrebbe anche essere ponte di transizione verso sh;tcmi 3em– pre pili. autoritari, attraverso i quali ri8orgercbbero i pit\ vecchi privilegi politici ed economici; cd in– fine anche la "d-e-mocrazia" potrebbe easere mandata a farsi benedire. Esaminando bene il progetto clelol' A. si trova poi che anche il suo "comunismo'' é mo.lto relativo, anzi ridotto ai minimi termini. Egli vuole eliminare il salariato e lo sfruttamento; ma non siamo•rtuscitt a capire come farebbe, se d'altro canto si pronuncia pel mantenimento del danaro (anzi, addirittura della valuta metallica) e perfino d'una specie di banca statale o nazionale. Non siamo r,eppur noi contrari "a priori'' in modo assoluto a qualsiasi mezzo con– venzionale di scambio, e pensiamo ohe il problema vada studiato in rapporto alle possibi-!i necessita. Ma quello proposto dal Cornelissen ci pare di tipo troppo capitalistico per non lasciar sussistere i peggiori timori. In ogni modo il comunismo vien messo fuori causa, meno che per i prodotti di assoluta abbon– danza che· si pote,;sero distribuire senza contare. come oggi in certi paesi si fa con l'acqua. ,Ma chi legge Il libro cli Cornelissen non soltanto nel titolo si accorge subito, dopo poche pagine, che ltti col nome di "comunismo libertario" battezza qualche cosa di molto diverso da cl6 cbe fin qui noi abbiamo inteso con questa espre~.\one. Non solo per lui il ''comunismo libertario" non é, come per noi, una forma di reailizzazione dell'anarchia, cioé il comunismo anarchico, beusi un f:istema che si op- 1>one all'anarchismo, che considera l'anarchismo co– me qualche cosa di diverso e pili. imperfetto, o per– lomeno come qualcosa di utopistico da lasciaro per ora e per un pezzo nel mondo dei sogni. .E sarebbe anch'essa una opinione rispettabile, del resto, anche se a nostro avviso erronea, se l'A. nel– l'opporre il comunismo dlbertario all'anarchismo, non presentasse di .continuo gli anarchici unicamente come ind!vidualls-ti, mettendo in0Itre loro in bocca idee e propositi puerili o eccezionali, che egli sa bene non propri alla generalltà, come sa bene cbe la grande maggioranza degli anarchici non sono !n– d!v!dua,llsti. Anche quando critica qualche idea degli anM'ChLci, che effettivamente gran parte di essl oon– dlvldono o han condiviso fino a poco tempo fa, come "la presa nel mucchio" di Kropotkin, egli arriva pe1· lo meno in ritardo di quarant'anni sugli anar– chie! stessi, facendo vista d'Ignorare che non po– chi anarchici, come l\>lerlino, Malatesta ed altri re– spinsero quell'idea, da essi pure ritenuta erronea. fin dalla !!ne d<l;I secolo scorso. Questa specie di falsificazione settaria delle idee degli anarchici co– stituisce il lato più antipatico del libro. Tutto un artic~Io dovremmo se.rivere, poi, a pro– posito del capitolo \n!I: "Esisterà un governo -in una societa comunista libertaria?" Ma questo non ci é consentito dai limiti ristretti di q11eata rnbrlca. L' A. risponde afferrnativameute alJa sua domanda: "la soci-0t{Lcomunista libertaria. lE!nà il suo Governo colne qua,lsiasi altra societA". Dovrà esir~torc lo Sta– to, e ~olo invece cli servire gli !ntereS6I cli uua aristocrazia o classe dominante, serviré\. le grandi masse. Come se qualsiasi governo non pretendesse di servire le grandi mass-e nel modo migliore! Anche Mu~ollni ed Hitler pretendono la stessa cosa ... Ma Cornells.;en vuole uno Stato i,J più democratiz– zato possibile, discentrato, libero, ecc. Ottimo iu– tenzioni, per6, che cozzano contro la natura. di qualunque Stato, 1ier quanto poco autorit1rio sia al prinèipio, di farsi sempre meno libero, più auto– ritario ,e pill accentrato. E' .per queb"to che gli anar– chici vogliono abolire Io Stato e il govcmo. Ma perché l' A. chiama. "1libertario'· i1 suo sistema, se [In qui "socleta libertaria" ha sempre significato ..:societa senza governo"? Non era più appropriato il nome cli sistema liberale o clemocrnt!co 1'ederale?

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