Studi Sociali - anno III - n. 17 - 21 febbraio 1932
ANNO III MONTEVIDEO, 21 Febb.raio 1932 N.• 17 • • • I RIVISTADI LIBERO ESAME --------------:------- ABB0N OIEN'n: Peir ventiquattro numeri Per <Iodici numeri $ 2.– ,, 1.2i> {All'estero le.. ~tesso prezzo, equivalente in mone. ta degli Stati Uniti a due dollari per 24 'lumerl ed un dollaro e 25 cent. per 12 numeri.) SOMMARIO l,a C,·isi economica e gli '' Stati Uniti d'Euro– pa" (Hugo Treni.) Errori e Rimedi. -- Schiarimenti (Errico Mala- testa.) Il Pericolo cattolico (Lucia Ferrari.) Il mio credo sociale (D. Abad de Santillan.) La piccola proprieta agraria e la rivoluzione (Luigi Fabbri.) La "Nuova Utopia" e l'anai·chismo d,i Riccardo illeUa (l\Iax Nettlau.) La crisi economica e gli "Stati Uniti cl' Europa" Sono ormai piu di due anni che la crisi, pur sovrastando a tutto il mondo, prmta con una acutezza parti>C'olare, per rma serie di fattori che ora sarebbe troppo lungo enumerare, mi paesi d'Europa. Le interpetrazioni che del fat– to danno i dirigenti dell'economia ed i gove,·– naati, nonehé le idee che emettono in propJ– sito, dimostrano -che non sempre essi stessi h,m– no b~n compreso e compl'endono le cose e gli avvenimenti che si svolgono sotto i loro occhi, Per ci6 non possono nemmeno trovare una so– luzione adeguata. E cosi continuano a branco– lare nel buio come dei ciechi, e vanno a tasto– ni, ora proponendo una cosa ed ora un 'altra, aumentando la confnsione. Intanto la crisi si .!pprofondisce, inghiotte nuovi paesi e va pre– cisando sempre piu le ,.;ue linee evolutive. Gli é che la questione non é semplice e la paura é grande e sempre in aumento davanti alla crescente gravita che fa perdere a molti la tranquillita e dimenticare alt.resi le ragioni ve– re della crisi stessa. ~ncora pochi mesi fa e'era in molti la spe– ,ranza, a causa di rma breve rianimazione dei valori e degli affari in qualche paese, ..:heil pe– ricolo maggiore fosse ormai superato, e eh<>, anche per questa volta, come gia molte altre in passato, la crisi si sarebbe a ,poco a poco risolta senza grandi difficolta né sacrifici da parte del capitalismo, e delle classi dirigenti. Ma invece subito dopo, ecco il disastro finan– ziario tedesco, col fallimento di una delle piu forti banche (la Danatbank) e la chiusura di, tutte le altre; e, piu recentemente ancora, la caduta del credito e della moneta inglese che ouakhe anno addietro appariva ancora come cosa assolutamente impossibile. ,Questi ultimi fatti disincantarono tutti e mostrarono, fra l'altro, come la orisi, ben lun– gi dall'andare verso una soluzione, "ada inve– ce aggravandm,i sempre piu e il capitalismo ne &ia fortemente soosso, non sapendo questo tro– vare altre &oluzioni che le solite non uscenti dagli stretti limiti delle sue vecohie concezio– ni particolari tiche, e senza avvedersi, almeno nella maggioranza ,dei casi, come al contrario le neeessita tanto della produzione che del con– sumo richiedano soluzioni collettive o generali. Solo una parte dei capitalisti fra i piu intelli– genti si danno conto che non vi possono essere ~olnzimli, sia pure provvisorie, senza grandi concessioni .che mutino in qualche punto l'a– spetto della societa attuale e rinno,vino magari le basi stesse del capitalismo attuale, salvan- Per la redazione e l'Amministrazione ri– volgersi a: LUIGI FABBRI, rivista "Studi Sociali" Casilla <le Correo 141 l\ION'.l'EVIDEO (Uruguay) clo non ostante tutto il salvabile delle sue pre– rogative, tA questo proposito assai giustamente un de– putato francese, il Bergery della Seine-et-Oise, trattando della situazione attuale del capitali– smo e dei suoi tentativi per uscirne, e dirigen– dosi appunto all'Europa capitalista occidentale, ~bbe a dire: "!<'ate voi stessi la rivoluzione, se non volete che altri se ne incarichino!" Perché la gravita della situazione {! tale, e peggiora tutti i g'iorni, da rend•er necessarie misure e– stremamente radicali, Il capitalismo, se vuol salvare qualcuno dei suoi privilegi, deve esso ,tesso iniziare un movimento di rinnovazione abbastanza arclirto e profondo. Altrimenti non arrivera, nemmeno per un corto periodo di tempo, a ristabilire un equilibrio economico spezzato dalle nuove forme di produzione in– tensiva, che sino ad ora gli permissero di rea– J;zzare benefici rilevanti, ma che nel medesimo tempo acuirono il ,dissidio e la l/Jtta fra lavo– ratori e capitalisti, come fra capit,iJi.5ti e con– ~~um~tcri. ,Quest'antagonismo s'é andato acutizzando a tal punto <la presentare un quadro dei piu il– logici, e <,he pure é quotidiano, in cui la fame sta a lato della sovra-produzione, la prima ;,trettamente legata alla seconda, perchéJ quest'ultima cozza con l 'incapacita di compe– rnre delle grandi maggioranze. Cosi l'abbon– danza di prodotti, da cui la societa potrebbe avere tanto aumento, di benessere, finisee col paralizzare la vita della stessa societa. Ecco come il succitato ,deputato Bergery riassume tal quadro c'ontradditorio: "sedici milioni ,di disoccwpati, che con le loro famiglie somma– no a cinquanta milioni di (lSseri runani nella impossibilita di mangiare a sufficienza; ed al loro fignco degli enormi stock di prodotti, del– le montagne di grano, dei sotterranei pieni di oro," Questa ricchezza di beni rimane inutiliz– zata. perché i milioni di disoccupati non hanno mezzi per comperarne e perché alla produzione manca un movimento possente che trovi di con– tinuo uno sbocco adeguato allo smaltimento dei prodotti accumulati. Da Ull lato sviluppo continuo dei mezzi di produzione sotto la spinta del progresso scien- 1.ifico e tecnico, dall'altro (e parallelo, a tale ,;viluppo) conrtinuo aumento della di:socc,npa– zione. Il che determina, - ed é questa u11a delle piu grandi contradizioni del mondo ·mo– derno. - invece cli una piu grande ricchezza generale, una ~·empre 1naggiorc miseria: con– seguenza logica del fatto che tutti i nuovi pro– g-re~si scientifici ed industriali vanno a pro– fitto, non della ·ocieta intera, ma di una parte 5ola di essa, e la mena numerosa, cioé del ca– pitalismo. Ma il capitalismo medesimo ora si Yecle ferito dalla sua t 8 3sa arma, in quanto la miseria ,9tessa da lui provocata gli limita ~empre p1ù il profitto e lo spinge al fallimen– to. Jl macchinismo moderno, creato per rispar– miare lo 8fomo fisico degli uomini, é stato utilizzato dallo spirito merrantile per moltipli– care senza discernimento i più grandi profitti d'una piccola minoranza. a scapito e con l'im– poverimento progre~sivo della grande maggio– nmza. Qui in realta risiede la causa prima del– la crisi attuale, in questa terribile <l'ontradizio– ne: po,ssibilita di_grandi produzioni da un lato RIVENDl'J'A: Per og•ni copia $ 0.05. (Negli altri paesi lo stesso prezzo, equivalente a cent. 5 di dollaro. - Sconto d'uso ai rivenditori.) e incapacita di compera dall'altro. Contradi– zione che non tende ad attenuarsi, ma al con– trar_io, ,diventando sempre piu profonda, viene a dimostrare come la crisi attuale sorpassa i quadri soliti -delle crisi cicliche e cli facile o– luzione nell'ambito capitalistico e si risolve in una vera crisi di regime che s 1 cnote tutto un sistema, e la •C'ui oluzion,e non é affatto sem– plice né facile. Questa crisi non pu6 essere risolta con dei palliativi, poiché essa pone in gioco tutti i va– lori della civilta capitalista moderna. Pu6 es– sere risolta soltanto con lo spezzare la para– bola della civilta attuale, o tornando indietro verso la barbarie della rtirannia e della schia– vitu, oppure andando avanti coraggiosamente verso ,una nuova civilta liberatrice eèi emanci– patrice: Un g_ruppo di intellettuali, in maggior parte francesi, chceva testé in un suo '' Abboz– zo rii una analisi collettiva della situazione mon– diale": "La responsabilita della crisi non é da att ''buirsi al maci:hinismo. brn~i ~1 regime e– coi omico che se ne é servito". Il che significa che bisogna cambia1,e seriamente ,e direittamen– te tutto il regime, e non soltanto riparare a qualche suo difetto piu apparente. •1.: na soluzione radicale in tal senso s'impo– ne, e si presenta subito come indispensabile e improrogabile alla meditazione di qualsiasi- os– servatore della situazione attuale, perché una crisi tanto pr,ofouda non pu6 che richiedere profondi rimedi. Resta a vedere, poi, se il ca– pitalismo e i suoi uomini sono adatti e <l'apaci alla bisogna: se, cioé, sapranno trovare la so– lu.zione gÌ1L5tae se, tro.vati i rimedi, sapranno e potranno applicarli! Noi non lo crediamo affatto ... Qualche elemento della borghesia fra i piu intelligenti, analizzando la situazione attuale, eerto con la speranza di riuscire a salvare tut– to quanto é possibile del capitalismo, riconosce ci6 che abbiamo eletto sopra: che la crisi at– tuale ha una importanza tutta particolare, che esce dai quadri soliti delle e'risi periodiche che, in passato, colpivano di tanto in tanto or l'uno or l'altro paese. Conviene, anzi, che detta crisi sta per entrare od é gia entrata nella sua fase acuta che decidera a seconda delle soluzioni che si adotteranno, dell'avanzare o del retroce– dere di tutta la civilta umana, E' necessario, per ci6, ricercarne le cause non pi(i in qual– che fenomeno particolare temporaneo, bensf 1:ella "opposizione ehe v'é fra i risultati della civilizzazione meccanica e le istituzioni clell'a Yecchia civilizzazione militare e giuridica da una parte, e dall'altra nello squilibrio econo– mico e sociale causato dalla razionalizzazione delle impre~e private in seno ad una economia genernle non razionalizzata, dove i prodotti non possono arrivare ai loro destinatari". Vale a dire che l'attrezzamento industriale mod<érno, tutto l'ingranaggio produttivo at- 1·uale, trova un argine quasi insormontabile al wo completo funzionamento nella stessa orga– nizzazione sociale capitalista, ,@usa della limi– tatezza clei mercati e, per una infinita ,di ra– gioni, della impossibilità cli trovare nuovi com– pratori per i prodotti che si possono gettar
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