Studi Sociali - anno II - n. 16 - 10 gennaio 1932

2 qual che cosa di diverso, di piu, di pèggiore. P.er noi italiani, poi, l'errore suddetto sa– rebl :(e ,anche più grave, non solo perché ca– drebbe nel paradosso dell'assoluto, non te,– nendo conto deHa realta. che é relativa, ma .sopratutto pel fatto che non corrispo:p,dereb– be in· pratica al compito che nella lotta con– trò la tirannide e l'fagiustizia sociale spetta ai éittadini di ciascun paese: i'l compito, cioé, di cominciare col combattere l'ingiu– stizia e la tirannide del proprio paese• da es– si meglio conosciute e che quindi essi sono in miglior condizione di pote,r colpire e di– struggere. Da queste colonne noi andiamo studiando - la nostra rivista é sorta appunto a tale scopo -i vari problemi che si presentano sul terreno anarchico e rivoluzionario, sia per uno svolgimento piu efficace e coerente della lotta contro ill vecchio mondo autori– tario e borghese, sia perché 'la ricostruzio– ne del nùovo .mondo auspicato possa avve– ·nire senza fallire ai suoi scopi di giustizia ·e di benessere per tutti nel senso il piu li– bertario possibile. Ma un problema impel– lente e importantissimo é anche questo ini– ziale della lotta contro il fascismo, che per noi italiani precede ogni a'ltra distruzione o ·ricostruziòrie. E non é problema s·emplice, né unilaterale. Al contrario é molto com– plesso. e molteplice insieme. Non si vince né si abbatte il fascismo per una sola yia o con un solo mezzo, né tutti i mezzi o tutte le vie sono idonei. Riméttersene àll'improv– visazfone impu'lsiva sarebbe altrettanto ina– ne che il progettare p1ianj complicati e,a lun– 'ga scadenza. Lo· spiritò di coiitinuita e di or– ·ganizzazione sqno necessari tanto pèr l'a– zione collettiva ·che per quella individuale; ·ed altrettanto necessarie ne sono la' pre– ·meditazionè cosciente e la preparazione ma– teriale e spirituale. Cosi il prob'lema si fra– ·ziona ·in · altrettanti problemi subordi nati, de' qual'i cias.cuno ha bisogna. d 'esse.re stu– diato senza preven2'1ioni né 1>:r econcetd set- tari. --- - · · · · ·• I nove e più anni da che dura il fascismo non debbono esser passati senza insegnarci qualche cosa: fra l'altro che é stolido spe– rare che il fascismo cada da sé, oppure per l'opposizione delle classi o caste che gli so– no o furono· complici. E devono averci fatto ca– .pire altresi che ninna forza antifascista pu6 pretendere di bastare da sola ad abbattere il nemico; che nessuna forza, piccola o gran– de che sia, é superflua contro di lui; ché o– -gni colpo, da qualunque parte gli venga·, debole o forte, diretto o indiretto, pu6 avere la ·sua utdlita dal punto di vista rivoluziona– ·rio. E allora, da queste considerazioni sor– ge l'altro problema di una certa coordina– zione delle ,forze antifasciste: non nel sen– so dei blocchi, fronti unici, alleanze che an– •mìllino i programmi di quelle forze; annul– ·1ando cosi l a stessa ragion d'esse1'e della lo- 1;0 esistenza, ben.si nel senso che ogni 'forza .agendo in p iena au tonomia ed indipendenza · secondo le proprie idee e metodi, tenga con– to -;:- sponta:neamèrÌte e con sufficiente spi– rito di comp:i•ensione è 'tòlleranz·a - di tutte 1e aitre attivita antifasciste pataUele o coriver– gènti con la sua, jn mo-do ché gli sforzi e i èòlpi contro ìl comune nemico si sommino automaticamente a maggior danno di que– ·:sto, e ncin si neutralizzino invece od amiul– lino·· vicendevòlmente a tutto· ·suo· profiitto. La cosa pu6 parere difficile', n1a. merita di ,essere studiata. · Non ,si tratta, intendiamoci, di interrom– pere ·l'azione ·per Io stuqio del.l'azione. La ·rotta deve proseguire, cosi come si pu6, og– g;i, domai1i, sempre,· in tµtti i campi ed in ogni s.enso, per iniziativa in-divi-duale come per forza collettiva, senzà solÙzi01;1idi con– _tinui,ta. Ma ci6 non deve impedire che, con– temporaneamente, durante il combattimen– _to, si studino le vie, ( mezzi e_le armi per rendere piu efficace l'azione e più risolluti– v;i, la battaglia ininterrotta. Ii fronte di bat– ,taglia é vasto; c'é posto per tutte le atti vita '.è l'una attivita giova all'altra. Lo sforzo .<delbraccio che colpisce e quello del cerveUo BibliotecaGino Bia CO S'l'UDI SOCIALI · che medlita i cqlpi, "in questo campo spe– ciale come in quello· universale di tutto il lavoro. umano, nulla ·hanno da perdere, tut– to -da guadagnare, dailo svillupparsi in modo concorde e convergente. L'abbattimento del fascismo ne sara. sempre piu aUrettalo, - e non manchera. · E allora, solo allora, l'Italia rinnovata potra avere dinarizi a sé tutta aperta e sgom– bra ·di ostacoli la .porta, oggi sbarrata· dal fascism0, dalla quale uscire per avviarsi li– beramente incont,ro ai suoi nuovi destini. LUIGI ·FABBRI. UN PO'- DI TEORIA: Un soffio di rivolta passa dappertutto; e la rivolta é qui la espressione di una idea, la il risultato di un ,, bisogno;-- più spesso- poi é.,la conseguenza dell'.intrec– ciarsi cli bisogni e di idee ch0 si generano e si rin– forzano a vicenda; si scaglia contro la causa dei mali o la cÒ!pisce cli fianco, é cosciente o istintiva, umana o brutale, generosa o strettamente egoista, ·~1a in ogni modo diventa S~mpr~ più grande e si e– stende ogni giorno di' più. .., E' la storia che cammina: é inutile dunque perdere _tempo a lamentarsi delle vie che essa sceglie, poi– ché· queste vie le sono state tracciate da tutta una evoluzione ànté.riore. Ma la storia é fatta dag.li uomini; e siccome noi ·non vogliamo Testare spettatori indifferenti -e pas– •sivi della tragedh storica, siccome vogliamo concor– rere con tutte le nostre forze a dBtefminare gli av– venilnenti: che' ci sembrano pfll. favorevoli. alla no– stra· Ca.usa, ci a:bbiso"gna per que·sto un criterio che ci ·serva c1f ·guida ·nell'apprezzamento d-e;' fatti che si ·producono, sopratutto per saper scegliere il posto · cÌrn dobbiamo oc'éupare ne1ia battaglia.· Il fine giustifica i mezzi. Si é molto maledetta questa massima; ma in realta essa é la guida uni– versale. della· con.dotta. Sarebbe p'er6 meglio il dire: ·ogni fine vuole· i siioi mezzi, ·Poiché la morale bi– sogna cercarla· .nello scopo; il mezzo é fatale. Stabilito Jo· scopo a cui si V'UDI giungere, per vo- - ·1onla o Per -nec-essTta, -n gran problema -d:eUa---vita sta nel trovare il mezzo ·che ,secondo le circostanze, conduce con 111.aggiore• Sicurezza e pi.ù economica– mente, allo scopo prefisso.' Dalla maniera con cui viene risolto questo problema· dipende, per quantn pu6 dipendere dalla volònta umana, che un uomo -o un par,tito raggiunga o no il suo fine, che sia utile· alla sua causa o serva senza volerlo, alla causa •nemica. 'Aver trovato il buon mezzo: qui sta tutto il segreto dei grandi uomini -e dei grandi partiti che hanno lasciato le loro tracce nella storia. Lo scopo dei gesuiti é, per i mistici, la -g.Joria di Dio; per gli altri é la potenza della Compagn'ia. ·Essi devono dunque sforzarsi ·di abbrutire le mas-se, ter– ·rorizzarle e sottometterle. Lo scopo dei giacobini e cli tutti i partiti autori– ·tari, che si credono• in possesso della verità asso– lùta, é •'d·i'imporre le proprie i-dee alla massà: dèi Profani. Essi devono perei6 sforza:rsi di impadronir– .si cl~! potere; di asi/oggettare le· 'mas'Se e cli costriù– gere l'umanita nel letto cli Proèuste delle loro con– cezioni. In quanto a noi,. la cosa é diversa: molto differen– ·te essendo .;1 nostro scopo, moltÒ differenti devono pur' essere i nostri~ mezz·i·. ~ · Noi nòn lottiamo per· ri1ettèrd al posto degli· Sfr)lt– tatori e degli oppressori di· oggi, e· non Jcittlamb nep– pure· per il triolifo di una vacua astrazione. Non sia– mo affatto come quel patriota italiano 'che diéeva: · "Che importa che tutti gli italiani 'muoiano cli fame, pui·èhé l'Itana sia grande e g,lodòs-a!"; e neppu1~e cmne que1 compagno elle confes'sarva ,.~ssergli -ill'dif- -fe,rènte che' si• massacfras.sero i tre ·quarti ·c1eg!Ì uo– . mini, perché l'Umanita fosse libera e ·felice. Noi vogliamo la liberta e il benessere degli nomi– . ni, di 'tutti ·gli)u~n1ii1i 's~nzà -ecèezi.one. Vogliamo che - o~ni essei·e l;rnano possa· :sv,ilupparsi e vivere· i1 pÌù · réucemente possibile·. E crediamo ·che qtÌesta liberta • • ' ' ) > ' , • e questo bénesse-re non potranno ·-essere da:ti agli uomini'-cìa ;;n ·uomo o da uri Ì,artit~, ma che· tutti dovranno da sé stessi scopi'irne le condizioni e con- . quistarsele. ·Cre'cli~mo che soltanto la piu co,;_1pleta applicazione del principio di solid,arieta pti6 distrug– gere la lotta, ·roppressio1}e e''lo sfruttàmèilto; e che la solidarieta rion pu6 essere ·che il risultato del li– bero aCcorclo,' che l'armollizzftz_ione s~on_tanea r e, Vo– luta degli interessi. Secondo noi, tutto ci6 eh~ é volto a distruggere !'op- . presscione economica e polit.ica, tutto d6 che serve ad elevare il Ji,vello moraìe ed intellettu.ale degli nomini a dar loro la coscienza dei propri diritti e delle ;roprie forz~ e a pers,ìad~rli di fare i propri interess,i da sé, tutto ci6 che provoca l'odio contro l'oppress'ione e suscita l'amore fra gli uomini, ci av– vicina al nostro scopo e quindi é. un bene - sogget– to soltanto a un calcolo quantitativo per ottenere con forze date il massimo di -effetto utile. E al con– trario é male, perché in contraddizione col nostro scopo,' tutto d6 che tende a conservare lo stato attuale, tutto ci6 che _tende a sacrificare, contro la sua volonta, un uomo al trionfo di un principio. Noi vogliamo i-1trionfo clelÌa liberta e dell'amore. Ma per questo dovremo rioi. rinunciare all'impiego dei mezzi violenti? Niente affatto. I nostri m{lzzi so– no quelli che le circostanze ci permettono ed im• pongono. Certo, noi non ·vorremmo strappare un capello a nessuno; vorremm-o asciugare tutte le lacrime sen– "a farne versare alcuna. Ma ci é foiza lottare nel mondo tale· come questo é, sotto pena cli restare sognatori sterili. Verra ·il giorno, lo crediamo fermamente, in cui sarà possibi,le fare il bene degli uomini senza fare male né a sé né agl•i altri; ma oggi questo é im– possibile. Anche il più puro e dolce dei martiri, quegli che si farebbe trasc'inare al patibo1o per il trionfo del bene, -senza far i·esistenza, benedicendo i suoi persecut01-i come i1 Cristo della leggenda, anche lui farebbe del male. Oltre al male che fa• rebbe a sé stesso, che pur cìeve contare qualche co– sa, farebbe spargere amare lacrime a tutti quelli che , lo amassero. ' Si tratta adunane ,sempre, in tutti gli atti della 1 vftà, di scegliere - il n1inimò n1ale, cH tentare di fa– .re il meno· male per la più gra11de somma di bene possibile. L'umani,ta si trascina penosamente sotto il peso della OPJ?ressione" polit'ica ed economica; é abbruti– ta, clegen~rafa: uccl-sa· (e non sempre lentamente) dalla n1iseffa, dalla schiavitù, d~lla 'ignoranza e dai loro effetti. Per la difesa di· questo stato di cose esi– sto1;0 poteriti organizzazioni milital'i e· poliziesche, le quali--risponclono con la prigione, il patibolo e-cl il ·massacro, ad. ·ogni serio teritat'ivo di cambiamento. ·Noh vi soni? mezzi ·pacifici, ..legali, per use.ire da questa situazione; ed é naturale ci6, perch,l°la legge é fatta espressamente d'ai privilegiati 1Ìer la. difesa dei · propri privÙegi. Contro la forza fiska clie ci ·sbarra il cammino,· non v'é per vincere che l'appello alla forza fis'ica,' non v'é che la rivoluzione violenta. ·Evidentemente la ·rivollizione p;odurra molte di– sgrazie, molte sofferen"e ;' ma se anch_e ne producesse •cento volte cli più, essa sarebbe ·sempre una bene– dizione in coùfrontò a <inanti dolori s-on callsati ogii dalla cattiva coa'tituzione della societi. S-i sa che ili una sola battaglia si uccide più gente · che non nella pili sanguinosa c1€ne rivoluzioni; si , sanno i milioni di_f.anci~lli che muoiono ogni anno in ,· teuera eta per n1àncaù_za cli _:èur~; s-i sani10 i m.ilio- ni di proletari che miwiono pren1aturamente del ma– ·1e di n1ise1\a; st sa là vita raChiÙca, s_en~a gioie e senza Speranze; ~c11e m na la imme~sa ·maggioranza degli uomini; si sa che anche i più riccl;l e potenti sono meno felici cli quanto p~trebbero esserlo in una sòciètii di eguali; si sa che q\iesto stato di cose ·ciura da tempo immemorabile. ,E ci6 durerebbe in– ·definit~mente seùza .Ja rivoluzione( poicl;é s~lo un.a rivoluzi-ohe, che attacch'i risolutamente il· male alle radici, pu6 mettere· ùna buona .volta l'uma;,it~ sulla via del propi·Ìo, benessere. Ben V(?:rigaadunque la. rivoluZlmle; ogni giorno c1,;ella .tarda infligge· aJ\a umanita una massa enor– "'m'e cli soHerenze cii p•iù. Affatichiamoci e ,Jàvoriamo perché' essa avvengà p1'esto e sia tale che basti a , fiiÌirla· una _volta per' sempre co.u ·tutt~ ie. oppressioni ' e gli sfi•littainenti.. , . '. ' , m,~ per arriér .degli u01l1ini cb~ sian10 rivolu~ionari: e. non i còlpa 11~-stra,".se la storia ci cos"tringè a . questa 'dòioi'osa ',ie~essità.. .. , , • ' . ' D1i'nque. 'pei- noi' ana'rcitièl, o almen·o (giaccl1é in- . fi~e le paro1~ sono· conyenziOnali) per col~ro, fra gli an'archic:Ì'cll~ la pèns'~no co1~e nòi; ogni "atto'· .d.('pro– paganda o di realizzazionf,, .cqn la parpla _o C_of f~tti, ilÌcli~iduale o co!lettivo, .é buono quando s<ine acl avviCindr,e e faciÌita1!e'·1a rìv.oiuzione, quando a.naicura . ad essa· il c·oncorso cosciente delle masse e le dà quel - car.att0re cÙ liberaZ"i~ne ·univ-ersale, ·s~nza di cui po– . trebbe beùsr" averSi unà ri:voluzibne, ~a' non qué.lla . rivoluzio1ìe che, noi .c\esicleriamo. Ed é ~opra tutto

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