Studi Sociali - anno II - n. 15 - 21 novembre 1931

2 • • • Anzitutto, é vero che non vi sia proprio altra soluzione cbe una solu- zione unitaria: o tutto col capit.'llismo, o tutto con la Confederazione 1 o tutto con lo Stato borghese, o tutto con l'anarchismo comu– nista 1 Noi, come anarchici, abbiamo due campi d'a– zione che si completano. Dobbiamo essere da un lato promotori e stimolatori di ogni progresso, di ogni perfezionamento vrogressivo, di ogni a– vanzamento materia.le, rntellettuale e morale; dobbiamo ess ere nella s ocieta come un lievito di perenne fermento. uno sprone vivificante contro gli assopimenti e i tentennamenti. Pero dobbiamo essere anche qualche cosa di più: in periodi di tra– sformazione sociale come quello che stiamo vi– vendo, siamo tenuti ad essere qualcosa più che portavoci e .attori di un progres. o generale; dob– biamo e · ere una forza che combatte per portare nella vita le sue idee, per realizzare nei fatti il suo pensiero. Forse han ragione coloro che si sentono deboli per accelerare il mutamento so– ciale in Spagna e per affrontarne le conseguenti resporu,.abilita, che potrebbero essere proprio quelle responsabilita di futuro governo cosi ri– pugnanti alle loro stesse convinzioni anarchiche. Pure, se non una avanzata totale, si potrebbe fare una avanzata parzialé, come quella della conquist.3 della terra da parte dei sindacati di contadini in Andalusia, quella della presa delle fabbriche da parte degli operai in Catalogna, quella della rottura della forma economica e po– litica unitari.a della Spagna. Non si tenta nel campo politico la decentraliz– zazione, la ge tione ,regionale degli affari loca– li. La ste ·a cosa si potrebbe fare nel campo e– conomico, in modo che qualche regione possa stare in mano dt-i bvoratori e qualche altrn ri– manere in potere del capitalmmo, o dei socialde– mocratici. o dei repubblicani federali. ecc. Vi sono zone vastissime, come la Catalogna, dove é voc<>pubblica e notorio che mdla si potrebbe in– traprendere senza la ('onfrderazione, senza la sua neutralita ocl il suo appoggio. Perché- quivi ,; do~.-ebbc eon«enti,-e tt li-nett direthva c·ipiu fotic,'.l e statale borghese' P<'rché Jlon tentar di . pezzare in tali zone il monopolio della proprie- 1[1 capit.1lista, stabilendo 11ci fatti e difendendo con tutte le armi l<'gittime il diritto alla libera sp<'rimentazioM? .. " . Ci afferriamo sempre più a que ·ta idea_, per: ché non vogliamo conYcrti1·ci in un_ p~rt1to. cli gov<'rno e neppure vogliamo che tutti gli altn s1 sottomettano senza Yolonta e comprensione, alle nostl'e prefe~ence ed interpetrazioni. Xci. caso della Spagna ci pare che un pri1110pa so nvoln– zional'io potrebbe farsi dove il nos~1·0movm~en– to (, più forte, senza pl'etenclere fm da~ pruno momento d'inalveare la totahta delht y1ta spa– o-nuola nel letto della nostra speciale corrente. Si ricordi che alcuni secoli orsono. non molti, sa: rebbe sembrata utopia delle più straYaganb quella della coesistenza ndla 111l'Clesirna nazione di reli..,.ioni differenti. Ogg-i non solo coes1:tono nel mo~lo più naturale le religioni pi~1 cl)ve_rse, ma co1wivono gli uni accanto agli altn teisti e~ atei senza cl1e loro Y<'nga pu11to in mente cli i;cannar~i a Yicenda. La i;tes.,:1cosa potr<>bbeve– rificarsi nel campo politico ed in quello econo– mico. Sarebbe ora di riYendieare la rnultiformi– ta la varieta dei tentativi t-d esp<'rienze; sareb– be' ora di rompere la linea nniea. il comando u– nico, frutti sempre dello spirito cl'autoritii. del– la mentalita di governo. Ll' rel.1zioni tra forme economiche diverse so– no sempre possibili come pure sono praticabili que..,.li accordi che sono nece. sari per assicurare ser~zi cli comune intere. ·e. Ci6 el1e noi vogliamo é che. come minoranza, ci si corn,enta vivere la nostra vita e disporr(' secon lo le nostre vedute della corrispondente rieclH'lllZa sociale necessa– ria al nostro ostentamento e al nostro sviluppo; e, doYe giunge imo .:1<1 esse1·c 1nag-gioranza. non potremmo ne:;?are alle minor.qnzp di.'l.~identi lo stesso diritto. alla condizione che ta1i minoranze non siano a:;(gressi\'e. non pretencl»no usurpare i dil'itti altrui calpestare le altrni libel'ta e in– vadere c.9mpi ~ loro estraiwi. Noi 11011- vediamo altro che questa soluzione. o la soluzione della BibliotecaGino Bianco S'fUDI SOCIALI ditt>itura rivolur!ionaria, che possa far entrare nell'alveo da noi desiderato i dissidenti. E sa– ra fra i due corni di questo dilemma che sare– mo costretti a scegliere. V 'é nel popolo spagnuolo, come in nessun al– tro popolo, un profondo senso antistatale, anti– centralista. Si odia Madrid, sede del governo, e la felicita di milioni di contadini poveri consi– sterebbe nell 'e. ere lasciati tranquilli e non li si forzasse a sacrificare la maggior parte del loro hvoro e della loro produzione pel paga– mento delle imposte. Quelle popolazioni rispon– derebbero di fatto a un regime di vita senza Stato e, con le sue condizioni primitive di lavo– ro ed il suo proprio regime economico e socia– le, porterebbero un valido contributo alla nuova struttura del mondo. In una parola, nel percorrere la Spa 00 na e co– statare le gr.andi prospettive rivoluzionarie eh 'essa offre, come anche al cornprende1·e che l'idea di un trnpa ·so "totale" clella ricchez– za sociale alla Confederazione implicherebbe una nuova dittatura, - la dittatura dei sindacati, non meno deprecabile d'ogni altra dittatura - noi non vedevamo, pel caso eh~ s'imponesse la scelta cl 'una soluzione, altra via d'uscita che quest.a : rive71dicare con la f01·za cli cui ogg·i di– sponiamo in Spagna, il diritto all'organizzazio– ne econo,nica e sociale seconclo le proprie idee, senza ledere le opinioni o crecùnze cli coloro che sostenessero a/Ire interpretazion·i della proprie– /ii, del lm·o1·0 e della distribuzione dei prodotti. • o • B~~ogna cli.5ti11gnel'eanche cio che é una ri– nluzione politica da ci6 cbe é una rivoluzione sociale. Un.:1 rivoluzione politica tende n domi– nare una situa::ione data, far prev'.llere il prin– cipio cli autoritrt fino sui suoi nemici più il're- / conciliabili, sottomett('rP, magari solo material– mente, i dmsitl<'nti. Non si potrebbe concepire una l'i\'oluzione politica con uno spirito cliver-_ so. Il :;?0Yt'rnoeh(' soi·gesse da essa ;-.1rebbe i;;(1 o meno tirannico. poich{, ,l°'•rebbe sostPnersi sul– l'obbC'dienza gent-r.ale. Nni conc{']liamo la rivoluzione sociale come u- n ~ f i,u• i!.u.J:a..Jl.i_; · · · · La unit,1 d'interessi ed il suo mantenim ento non si rompe per il fatto di e: ·ere gli uni religio.si ecl altl'i atei, come non si rompe per lavorare io in comunismo coi miei compagni d'idee e quelli pi(t lontaui in collettivismo, in cooperntivismo o in capitalis!llo. C'i6 che m 'ìmporta, a me, é che ne: ·uno Yiva del prodotto clel mio lavoro, che nessuno mi sfrutti, che ne uno mi faccia lavo– rare od azi1·e contro la mia Yolonta e la mia coscienza. Bisogna pensare che vi sono in Spa– gna individui ed anche intere regioni che difendcrC'bbero a sangne e fuoco le loro chie– se e i loro prt-ti; e la grande ma ·a contadina spagnuola. ad eccezione di quella andalusa, spos.~essata. difenderebbe coH la sua vita le sue t<>rl'C' e si mo:,,t1·erebbe refrattaria ad ogni inten– to pn·Hrnluro di trasformazione clel suo l'<'gi– me territoriale in JH;oprietà colleltiY,9. XatundmentC', se la Confeclernzione dove. ·e asprttn1•p che tutta la vita della nazione entri nelle sm• fili• e si sottometta ai suoi d ttati, do– vn\ ,rnpettal'e lungo tempo, non due bensi cluC'– cento anni, oppure dovrebbe prepararsi a st.abi– lil'e il suo gowrno in luogo del governo repub– blicano. La HOstra riYnluzione chiamata sociale. non potl':'t an'l'e dirdtiYe unich<'. sarit creatri– ce. manter1·,1 il dil'ilto alla libera spC'rimenta– zion<• <' non user,1 pi(, Yiolenza fnol'i di quella 1iecp,;·.1rin pc•1·abhatte1·e la dominazione Psclu– sirn i' monopolista della bòro-hesia. Per costrni– re la nuorn vita non proceder,, più che con l'esempio. con la pel'suasione che scaturir,'.! dalle suf' rPalizzazioni pl'atiche. E quPsto (, ,mio possibile Mlla fornrn qui sboz– zata. .. • • La Hpag-1rn (, un p.:1ese minentemente ag-rico– lo e di piccola indm,tria; e que:to fatto medesi– mo renck1·t,bbe più semplice e meno costosa una ricostrnzione libel'tal'ia d<'lla Yita. La mi ·si0ne principale di una rivoluzione spagnuola llOn é, come nei paesi fortemente industrialim:ati, la futur.1 ricostruzione, bensi la rottura dei lega– mi e c•atene che ostacolano og-gi il libero svilup– po cklk eaparit,1 e attiYita umane. Quindici mi, lioni cli popolazione campagnuola che produce con le proprie mani più dell'ottanta per cento del suo consmno, é un dato ottimista. D'altra parte, lo stesso livello di scarsa industrializza– zione in Spagna permetterebbe di resistere al– I conseguenze cli un blocco internazionale di vari anni senza soverchi inconvenienti interni. Sono pochi i paesi cl'Europa in condizioni tanto favol'evoli, - date la produzione del paese, la psicologia delle popolazioni, le gr.1ndi forze li– bei (arie, la relativa debolezza dei movimenti ri– Yali, comunisti e socialdemocratici, - per una rivoluzione immediata. V 'é inoltre un 'altra cil'costanza in nostro fa– Yore: la Spagna é rest.ata per quasi tutti questi anni quasi al margine della cri.~i economica mondiale. Solo recentement-e, in questi ultimi tempi, s'é cominciato a sentire il male univer– sale della disoccupazione, che non mancherai di ripercuotersi vivamente nelle sue finanze e nel– la sua produzione. Le m.asse non sono abituate ancora, come in Germania, in. fnghiltel'ra, negli Stati Uniti, alle sofferenze della disoccupwzione e della mmeria degl'adante ed annichilatrice; il loro adattamento pr sumer,1 un lasso cli tempo più o meno lungo cli rib{>llione e cli insofferen– za, ed é questo il periodo che i nostri comp:i– gni di Spagna non dovrebbero 1-'.l~ciarpa are. .\.ltrim<>nti ribassera il liYello di vita, il popo– lo si familial'izzera con la penul'ia e questa gli divena più sopportabile. E nel frattempo il capitalismo goclrii cl'nn nuo\'0 prolungamento di Yit.1. • . ~ Realmente le condizioni materiali rivoluziona– rir non scompariranno per ora, poiché il capita– lismo {> entrato in cri:i come sistema economico e come modalità politica. 11 mondo f' entrato in Hna fase di decomposizione, e negli anni che verranno noi aYremo numerose occasioni cl 'inter– venire nella nuow1 creazione socia]('. 'C1rn rivo– luzione cli carntten• sociale in Spa:;?1rnavrebbe po– tuto darci, in thtti i paesi. un impulso insperato " avl'ebbe aperta una nuo,·a l'0tta nella stol'ia. Xoi ci .~periamo ancora. )la ,rnch{' nel caso piu disn-ra ;iato che il nostro movim nto spa:;(nuolo noi! sappia o non possa p1·iififtare cl<•tle •01 ·_ zioni in cui si tro\'a, per spC'zza1·c• l 'u11ità clel sLstema economico imp{•ua11te m qu lln penisola, prepariamoci, gli anarchici cli tutto il mondo. ad .:1g-ir<'efficacc•niente nei due campi più propizi: il J'om<'nto e lo stimolo del progre o sociale generale, C'la ·perimenta– zione delle nostre visioni della vita, clel laYoro e del consumo. Tn qualche periodico spagnuolo abbiamo e– sposta la ·1iaccennata idea d<'lln possibile c3m·i– wnza e collaborazione di di\'e1·se moda lita econo– miche e bociali nella ricostruzione cli una nuo\'a eronomia e di una nuova societa. Non sappiamo quale sia stata I 'impres.sione prodotta c].,1 quegli scritti. ln ogni moclo ci pare oppor– tuno il momento per insLstere nel prospettare quPlla soluzione. 17 ollobre 1!:!31. D. ABAD DE SANTILLAN. Prima "Il Martello" di New York (N.o 14, del 2 maggio u. s.) e ultimamente "Guerra di Classe" di Bruxelles (N.o 12, del settembre) han ripubblicato sotto forma di articolo, col titolo "A proposito di Sindacalismo", un brano di un mio vecchio opuscolo, - 41 L'Organizzazione operaia e l'Anarchia" - edito in Roma nel 1906, senza citarne la data d'origine. Forse il secondo periodico non ha fatto che sforbi– ciare, cosi com'era, la riproduzione del primo. Niente di male, poiché riprodurre cosi dei vecchi scritti é nell'uso corrente di molti organi di propa– ganda, e del resto i giornali suddetti avranno a loro volta riprodotto lo scritto da qualche consimile esu– mazione precedente senza saperne altro. Ma sono costretto a rilevare la cosa, che di per sé non avr~b– be importanza, non per formalizzarmene, - ognu– no é libero di riprodurre ci6 che vuole di quel che ho gi3 pubblicato, anche senza la cortesia di citarne la fonte, - ma semplicemente per avvertire che le mie idee sul sindacalismo sono molto cambiate e di– verse da quelle che esponevo, piU di 25 anni fa, nel– l'opuscolo da cui fu tolto il brano ripubblicato dai periodici suindicati. Non ho piu, fra l'altro, pel sindacalismo quell'entusiasmct e fiducia di allora, pur essendo sempre convinto della necessita ed utilita dell'organizzazione sindacale e della partecipazione ad essa degli anarchici. Ho gia esposto le mie idee in proposito da queste colonne in qualche numero addietro. LUIGI FABBRI.

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