Studi Sociali - anno I - n. 3 - 16 maggio 1930

2 ~ivilta, debbono far si che La loro attivita sia guida~a dalla ragione; che l'elemento "ragio· ne" vi ptevalga, su tutti g!i altri; che la ragio· ne sia piu che é possibile la regobtrice' ed uti-· lizzatrice insienie degli elementi istintivi, pns· sionali e interesSdti. La ragione deve presiedere all'azione umana, individuale e collettiva, quan· to piu é possibile e in misura sempre crescente, e non nbclicarc, non affidarsi al caso. non la· sciarsi andare al fa1·e per fare, senzà curai·si abbastanza se si fa male o bene, se si cagiona una vittoria o una sconfitta, un avanzamento o un incli,,treggiamen'to. • • • Il nostro v11oles!lcre, a"dtmque, un appello alla ragione che guidi l'azione -rivoluzionaria degli individui e delle c_ollettivjUi,mettendo in movi· me1ùo ai fini Jclla causa tutti gli elementi emotivi umani, e non lasciandosi deviare da questi; e cerc,irnclo altresi di sfruttare anche quelli che sono determinati da -eause a lei estra· nee sia col resistere ai loro impulsi nocivi sia col modificarne e rettificarne il corso, sia col clirigcrli intèlligentementc contro il nemico. No11 si tratta, come ognuno comprende, di dare all'azione dei singoli o doi molti un.a gui– da o clirezionc ,il cli fuori o al di sopra di se stessi: la guida e la direzione ogni indivirluo deve trovarla nella sua ragione, unie.a sovrana, e 11011 in quella degli altri se non in quanto la ragione pro-pria vi co11senìa liberamente, Ogni culléttivi"ta piccola o grande deve derivare ogni sua decisione, far dipendere ogni suo movime1r to o attivita, non dalla volonta cli inu'tili ca.pi, ma dalla Tif!essione propria che si esplica nella discussione e nell'accol'Clo, e sbocca quindi nel· l ',azioJJcpi(1 cosciente. ~Ia sempre a patto che, nell'individuo o nella collcttivita, l'azione sia dete1·mina·ta non dal caso o da reazioni impuL sive e istintive il"rlfl~ssc, ben.si Ja una forte vo· !"ontaindividuale e collet tiva i spirata dalla ra· gi"one. Questo appello alla· tagione non é superfluo. nel momento attuale, per nessuna forza di pro· gresso e di rivoluzione. 'l'roppo forte in tutti é la tendenza a non pensnre a.l domani, ad aspet· tlll'C consiglio dal caso o dalle circostanze. sen– ~a sfot·zarsi di prevederle; di rimette1:si all 'im · pro"9"Visnzione immedittta, .alla necessita del mo· mento, all'interesse contingente; di segnirc volubilmente la spinta del capriccio, della fanta.– sia, della passi01ie o cle-11-'csaspcr.'.lzione d ll 'at– timo fuggente, ;:enza preocéuparsi del -risulta· to probnbile in rappoTto allo scopo generale e supctior·e da t·aggiungere. L'appello alla r.agio· ne, alla cunsiclcra•zione del rappo'rt.o fra l 'azio· ne e i suoi fini ideali, pn6· qujndi. essere 1·ivolto a tutti, a noi stessi !ld.agli_·al~ri, sii- singoli ed agli :1ggn1ppamcnti piccoli e grandi, ai ·parti· ti o ci sindacati, ai lavoratori del br,'.lceioe del pensiero, agli organizzatori <edai giornalisti, ai propagandisti ed agli-uomini d'azione. Qmndo assistiamo allo spettacolo cli lavora– tori, tutti mossi dal desiderio-cli emanciparsi ed e.levarsi, cho si dil\7idono e suddividono jn 01•· ganizzazioni clivcl'sc, si combattono come nemi· ci, si fanno una concorrenza bottegaia, e non di rado giirngono a odiarsi fino.al sangue ed ,al cainesco omicidio; qlìando ! uomin i della stessa .fede si azzannano e dilaniano per uno spirito settario ipersusccittibile; quando partiti e org.'.I· 1ùzzazioni si muovono e combattono per cause 1,1eschine di tivalit,'1 senza curarsi clel fine; quando scrit"tori cl'nvnnguardia ubbidiscono pi(1 alla vanita person.:ile e i-ic<'rcano il successo pel successo; quando i giornali si rie1hpiono d 'inu· tili" diatribe, si esauris("ono in una inutile 1·eto- ..1·ica parolaia, o gettano ac-iclo corrosivo dove bisognerebbe spargere. balsamo p,:icificatore, ecc., il nostro enorc si serra come in una mor· sa cli disperazione, e le in1pressioni che ricevia · mo gettano iii noi il maI°seme del.dubbio e del· lÒ sc.onfortò. 'Eppure p~r;.lo,piu-11011 si tratta cli fenomeni ·c(lgionàti dà malw1gita· o da c·attive · inte~ioni; al contrario! Si tratta solo, w1ita· mente a cause naturali e inevitabili derivanti . dall'imperfezione e debole'zza umane, cli una as– senza, di una abdicazione della- ragione. La stessà cosa pu6 dir.si , qu.ando urni parola BibliotecaGino Bianco s·rooi sodtni irragionevole, un movimento inconsiderato, un'azione imprevidente determina un peggio· ramento della situazione ed ha un risultato op– posto ,!\ quello che gli stessi autori si propone· vano. La onesta delle intenzioni, il valore per– son,!lle, lo spirito cli sacrificio ·in tali casi sono imeor più evidenti, e spesso raggiungono le ci– me dell'eroismo. Ma come un eroismo fine a se stesso sarebbe irragionevole, cosi per essere realmente eroe l'uomo cl'azione dev'essere an· che uomo di ragione. E più i tempi diventan difficili, più ci6 si rende necessario: che cioé o· gni atto sia in rapporto con lo scopo e tutte le ·energie, cli cui purtroppo 11011 v 'é esuberanza eccessiva, siano risparmfate per essere utilmen· te spese Si dira che questo non si pu6 pretendere, per. ché quando un nomo, un gruppo o un popolo da tutto se stesso, chiedergli cli piu, o fargli colpa cli non aver dato cli piu, non é umano. B' vero; ma noi non esponiamo una pretesa, e meno ancora p,3rliamo cli colpe. Del resto non é dei fatti compiuti che ci preoccupiamo cli più, ma cli quelli da compiere; non del passato ma dell 'avveuire. Ed anche per l'avvenire, non é una pretesa, ripetiamo: é un consiglio che viene dallo studio degli avvenimenti, cl~ll'os· servazione dei fatti, dalla esp-e'rienza gia fatta, e sopratutto dalla visione delle necessita ferree ed aspre, che diventano sempre più esigenti in: dipendentemente dalla nostra volonta e dalle nostre parole. E' un consiglio che viene non da noi, ma dalla forza stessa delle cose, cbc noi non facciamo che interpretare con parole, per– ché tale é la funzione della p1·op,aganda per mezzo della stampa. Compito della propagauda orale e scl"itta, - quello della propaganda col fatto é evidente che non si assolve a voce, o con la penna e i ca. ratteri tipografici, - é di diffondere le idee 1i dire ci6 che sarebbe bene e meglio di fare per il loro trionfo. Sappia.mo che 11011 tutto quello che ci vorrebbe o si vo1·1·ebbeé possibile attuare in pratica al completo; né é possibile in modo assoluto evitare tutto ci6 che crediamo dannoso o inutile o insufficiente. Comprenclia· mo quindi cbc a.ncbQ qu~st.a necessita che qui costatiamo, che la nostra ragione presieda scm· prc ai nostri atti ed azioni, non pu6 in realta "sempre" essere ubbidita . .All'opposto q\rnntc volte uno scatto di nervi o un impulso egoisti– co non ci strappa nella vita orclinariii una pa· 1·a)ao,un gesto che I.a nostra ragione conc1!11ma ! , La stessa cosa si pu6 dire per gli individui o per le folle, che hanno i loro scatti nervosi od egoistici anche nella vita politica e sociale, cioé , i loro impulsi passionali o interessati non sem· ·,pre ragionevoli o benefici. ! M:a questo non importa. Nessuno pu6 pre· i , tendere o sperare l'impossibile, cioé la <perfc· I zioni da uomini per loro natura imperfetti. I QuÒllo che importa é che ci sia la volouta e I lo sforzo di perfu-Lionarsi; vale a dire, nel no· stro caso; che ci sia la volonta e lo sforzo di far prevalere sempre piu il cosciente sull'inco· sciente, la previdenza sull 'impre-videnza, la pre· meditazione sull'improvvisazione, l'atto delibe. rato sull'atto casuale, la ragione sull'impulso. li che n~n eschtde, s'intende, né l'utilizzazione degli impulsi, né l'intel'vento del caso o dell'im– previsto, né la necessita d'improvvisare le cose cui non si poté pensar prima. Ci6 che bisogna combattere, in noi stessi con lo sforzo di vo; lontà e negli altri con la propaganda e l.'esem.· pio, é la pig1•i7,iamentale che impedisce di pene sare sel"iamentc a quel che si fo, che aspett.a. l'ultimo momento per decidersi, che chiude· gli occhi sulle difficolta più gravi, 'che p1·e:fici:isce ignol',!lt·e i problel!1i allQ sfò1'zo per nisolverli, che aceett11 certi f.attl compiuti solo perché so· no ·compittti,_che_si sQttrae-allo sforzo di dis'tin· guerc ed a qtiel!o di armonizzare nell'azione la ragioJle Qols~ntirnent_o. BisQgna,. nati1ralmcnte, sfuggii;e anche al pe· rico]Q oppost:o cli:rimandare sempre al domani ogni a'zione, per v.ole:r:prima. risolvere tutte le · difficolta e prevedere tutti i tisultati. Quando e 'é il· bisogno o l 'occnsione propizia di agire, non si discute più: si agisce. La. ragion.è mede· sima é qttella che consiglia, allora, di passare dalla meditirzione agli ,atti. Una ragione avul· sa dall 'azioue, non meriterebbe piu il suo no· me; sarebbe accademia o sofisma, e in sostanza un 'A_ltrafo1ma cli )ligrizia. Non é t'.1 quella che facemmo appello. Abbiamo orrore cli Bisanzio. llfa non bisogna confondere la ragione, che é capace anche_ di risoluzioni pronte e tempesti– ve, con l','.lccademia o il sofisma che fa la di· scussio!1e per la discussione, e ignora l'azione. La ragione, la vera, é .inseparabile dall'azione come questa da quella. Quelli che han tcndcn~ za a considerarle separate e quasi in contrasto, llOll solo sono nel falso, ma se fossero ascoltati procw-erebbero danni e guai senza numero al· 111 causa della rivoluzione. , li nostro- appello a·lb ragione non é quindi cnc un appello àll'azione: ali 'azione, animata dal complesso d'odii e d'amo-ri che ci tumultua· no nel cuore, e guidata dall'intelligenza che vi· bra nelle cellule del noRtro cervello. Luigi F ABBRT Il compito. degli anarchici Che COS'adobblnmo tare? Ecco il problema che si impone n 1lo'i, come del resto a tutti coloro che hanno delle Idee eia attuare e deg;•1nteressl da clHendere in ogni momento della nostra vita di partito. Noi vogliamo abollre la v,·oprleta indiriduale o l'auto1'ita, vogl!amo cioé espropriare I detentori del suolo e del capitale, ed abbattere il governo, e mAi– tere a disposizione di tutti la ricchezza sociale per– ché tutti possano vivere a modo loro sellza nessun nitro limite che queUi imposti dalle necesMta. 11:itu· ral! e sociali "l"iberamente e volontariamente" rico– nosciute ed accettate: vogliamo, ln un:. parola, at• tuare il programma socialista-ana·rchico. E siam con~ vinti (e l'esperienza quotidiana ci conferma In que– sta convinzione) ohe, 'i proprietari! ed i governi lit· rendendo ·li loro dbminio colla forza tisica, nol dob– biamo pn vincerli ricorrere neeessarlamente alla forza risica, alla rivoluzione Ylolenta. Per conseguenza, noi siamo nemici di tutte le clas– si privilegiate e di tut~i i governi, ed avversarli di tutti coloro che, s·ia pure pon .buone intenzioni, ten– dono coll'opera loro ari indebolire le energie rivolu• zlonarle del ·popolo ed a sostituire un governo ad un altro. Ma che cosa dobbiamo !are per metterci in gra– do di tare la rlvoluzlone- n6strn, Ja· rivohtzlone con, tro ogni priV"ilcgio ed ogni autorità, e vlncerer La tattlca migliore sarebbe di rare sempre e dap, pét1utto' la propaganda delle nostre idee; di svilup• pare nei proletari!, con tutti I mezzi possibili, 10 sph'ito di associazione e di resistenza e di suscita– re in loro sempre crescenti pretensioni; di comb'al· tere continuamente tutti i pal'tlti borghesi. e tut,, ti i p:!rtitl autoritarii restando indifferenti alle lo· ro querele; di organizzarci fra quanti sono convin– ti e si rnn convincendo delle nostre Idee, e provve– derci dei mezzi materiali necessarli alia lotta; e· qµando fossimo arrivati ad aver la !orza suftlc1ente· Pet. vincere, insorgere da soli, per conto nostro esclu– sivo, pe1: attuare tutto intero il nostro programma,. o 1>i(L propriamente per conquistare a ciascuno !'in- ' ter-a liberi.A di sperimentare, praticare ed andar1 man mano modificando il modo di vita sociale ch'eglli crede migliore. Ma, purtroppo, questa tattica non pu6 essere sem: pre rigorosamente seguita ed é impotente a raggiun• gere lo scopo. La propaganda non ha che un'effica· ci'a limitata, e quando in un dato ambiente si sono a<.IJor.bHItutti gli elementi <ia1>ac'iper le loro con• dizioni morali e materiali ·di comprendere ed accet· tare un dato ordine d'idee, poco ph\ si pu'6 fare col– la parola e cogli scritti tino a che una trasformazio– ne aell'ambiente non abbia sollev'ato nn nuovo strato della PC1polazlone àlllt posS1bllita. di app1'ezzare quel• le icfee. 'llefficaclà. dell'organinazlone "l>Pérala• é -es– sa pure limitata dalle ragtont stesse che si oppon-

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